lunedì 21 ottobre 2024

Davvero ha sempre piovuto così?

Dopo l'estate più calda mai registrata sulla Terra – e non è solo un'impressione di chi come me detesta l'afa, ma l'hanno detto pure gli scienziati – l'arrivo dell'autunno ha segnato la ripresa di eventi meteorologici estremi di segno opposto: l'ultimo episodio in ordine di tempo è stato la quarta alluvione in un anno e mezzo in Emilia-Romagna, questa volta specialmente nell'area metropolitana di Bologna, dove si sono registrati gravi danni e un ragazzo di 20 anni è morto travolto dalla piena del torrente Zena mentre si trovava in auto.

Per cercare di mettere a tacere gli eventuali negazionisti dei cambiamenti climatici che dovessero essere in agguato, riporto qui di seguito il contenuto di un post pubblicato su Facebook da Fausto Tomei, che oltre ad essere un politico (per Coalizione Civica per Bologna, Coraggiosa, Ecologista e Solidale) lavora presso l'Osservatorio Clima ARPAE Emilia-Romagna.

HA SEMPRE PIOVUTO COSI'..
Sto notando una significativa riduzione, ma non scomparsa, dei premi nobel da social che esordiscono regolarmente con:
Ma dai! Ha sempre piovuto così!
Andiamo quindi a vedere se è vero, per i nostri cari amici residuali.
Queste in figura [clicca per ingrandire, NdC] sono le piogge massime giornaliere, dal 1961 ad oggi, interpolate sulla cella meteo su cui ricade la maggior parte del bacino del Ravone (nelle colline subito sopra Bologna), prese dalla griglia di analisi climatica regionale ERACLITO.
Dal 1961 al 2022 si nota una significativa stabilità: la media della cumulate massime annue è intorno a 55 mm, con un picco di 92 mm nel 2005.
Poi andiamo improvvisamente fuori scala: nel 2023, a maggio, cadono 118 mm in un giorno. E nel 2024 saltiamo a 137 mm, il 19 ottobre.
E questi sono dati interpolati, su 24 ore. Se facessimo analisi sui dati delle singole stazioni, o sull'intensità oraria, vedremmo valori e differenze ancora maggiori, ma queste richiedono più tempo per essere calcolate. La stazione di Paderno, a monte del bacino del Ravone, ieri ha registrato quasi 80 mm in sole tre ore (quelle che hanno fatto esplodere il torrente).
Se ricordate, maggio del 2023 è il periodo in cui le temperature degli oceani sul pianeta iniziarono a segnare un gap di alcuni decimi di grado con le temperature precedenti (che equivalgono a una quantità spaventosa di energia). Un divario che da allora si è leggermente ridotto, ma mai colmato.
Come scrissi allora: siamo entrati in un nuovo stato energetico del pianeta, prodotto dalle nostre emissioni climalteranti, che ancora non conosciamo. Ma ora lo cominciamo a conoscere, almeno per il nostro territorio: piogge devastanti, che i nostri torrenti non sono in grado di contenere.
Non esistono soluzioni semplici a un problema così enorme. Se qualcuno ve le prospetta , vi prende in giro o ignora la realtà. Fiumi e torrenti vanno tutti allargati, ma questo comporta un serio lavoro di pianificazione e di collaborazione, con chi ci abita sopra o intorno.
E dobbiamo tagliare le nostre emissioni, a un ritmo di almeno il 3% anno (ora siamo sotto all'1%, in regione). Questo non ci riporterà indietro nel tempo, no. Ma lo dobbiamo alle prossime generazioni, se ci frega di lasciargli un pianeta vivibile.
#ecosocialisti
Qui potete scaricare i dati Eraclito:
https://dati.arpae.it/dataset/erg5-eraclito
Qui i dati sulla Sea surface temperature:
https://pulse.climate.copernicus.eu/

domenica 20 ottobre 2024

Con tutto il rispetto, non prenderla sul personale

Stamattina un mio "facciamico" osservava come certe persone siano solite rivolgere al prossimo critiche oltremodo umilianti e offensive, per poi concludere il discorso dicendo «però non prenderla sul personale». E come potrei mai NON prenderla sul personale, scusa?!

Mi è venuto naturale stabilire un nesso tra questa considerazione e il commento di Matteo Salvini alla notizia dell'uccisione a colpi di pistola, da parte di un agente della polizia ferroviaria, di un 26enne originario del Mali armato di coltello il quale, dopo aver fatto danni nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Verona, si sarebbe scagliato contro alcuni poliziotti. Il commento del ministro competente – non tanto perché si occupa di trasporti, quanto perché se ha l'occasione di scagliarsi contro gli extracomunitari non si tira mai indietro – è stato «Con tutto il rispetto, non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere».

Con tutto il rispetto. Pensa te se non ce l'avesse avuto, il rispetto. Ora, devo ammettere che io stessa probabilmente avrei avuto paura se mi fossi trovata da quelle parti... ma stiamo pur sempre parlando di un uomo che ha perso la vita, in circostanze ancora da chiarire. A tal proposito Alessandro Capriccioli ha scritto

Un ministro della Repubblica non dice “non ci mancherà” parlando di un uomo morto: chiunque sia l’uomo, qualunque cosa abbia fatto o tentato di fare e per quanto legittimo sia stato l’uso della forza nei suoi confronti.
La dignità del suo ufficio e il rispetto dell’istituzione che rappresenta non gli consentono di parlare come uno qualsiasi.
Se ha voglia di parlare come uno qualsiasi, si dimetta, vada al bar a dire quello che vuole e la smetta di farci vergognare per lui.

sabato 19 ottobre 2024

La carica dei 101 e il suo messaggio "nascosto"

Il primo film in assoluto che ho visto al cinema in vita mia è stato La carica dei cento e uno. Ovviamente non all'epoca dell'uscita iniziale nel 1961 – quando non solo ero ben lungi dal nascere, ma i miei genitori ancora nemmeno si conoscevano ;-) – bensì in occasione della riedizione del 1985. Poiché ero una bambina delle elementari, credo sia normale che non fossi assolutamente in grado di leggere nei cartoni animati qualcosa di diverso dalla trama: nella fattispecie la storia di una supercattiva, Crudelia De Mon, che desidera a tutti i costi un cappotto di pelliccia di cuccioli di dalmata.

Da allora non mi pare di averlo più rivisto, quel film, ma se lo avessi fatto, anche da adulta, non sono affatto sicura che sarei riuscita a decifrare il suo messaggio metaforico. A questo punto tu forse ti starai chiedendo: quale? Nel video qua sotto il designer e scrittore Riccardo Falcinelli risponde a questa domanda.

@riccardo.falcinelli #riccardofalcinelli #graphicdesign #design #grafica #bookdesign #typography #type #immagini #visual #visualculture #creativita ♬ suono originale - Riccardo Falcinelli

Ecco la trascrizione del testo.

Ho detto non è molto colorata, diventa sempre meno colorata: questi fotogrammi sono quasi in bianco e nero, non c'è colore. Allora, un altro studio, di fronte a un problema del genere, dice «Dobbiamo animare 101 cani bianchi e neri», avrebbe fatto i fondali colorati. Qua invece la direction Disney comincia a togliere, toglie sempre di più.
Guardate, la seconda parte del film è un film in bianco e nero: questo è un film di guerra. Qua Disney sta citando i cinegiornali degli anni '40. Sono i soldati della seconda guerra mondiale, o della prima, che camminano in mezzo alla neve nelle trincee: stanno scappando per non essere presi. La carica dei 101, se fa la parodia di un genere, è quella del film di guerra, della fuga... da che cosa?Eh, da questo. Devono far finta di essere di un'altra razza: per non farsi prendere, si fanno passare per dei labrador. È Auschwitz.
La carica dei 101 parla della società di massa, della pubblicità della società di massa nello sterminio e nella gestione delle masse. Voi considerate che nel '64 questo tipo di immaginario era trasparente, molto più che per noi oggi, che pure abbiamo visto decine di puntate di Rai Storia.

venerdì 18 ottobre 2024

Come percepiamo la realtà

Stasera avrei voluto scrivere qualcosa sugli ultimi due pasticci combinati dal governo di destra-centro: la gestazione per altri proclamata "reato universale" dal Senato e l'imbarazzante esordio dei discussi e costosissimi centri per richiedenti asilo in Albania... ma troppo ci sarebbe da argomentare, del resto ne stanno parlando un po' tutti, e l'unica cosa che riesco a dire adesso io è: CHE DISASTRO.

Comunque mi sembra il momento giusto per condividere dei testi che in qualche modo sono attinenti, perché raccontano la realtà e la maniera in cui le persone possono percepirla.

In ordine cronologico, prima un post pubblicato su Facebook dal mio "facciamico" Antonio Pavolini, esperto di comunicazione digitale...

dopo la paura di essere tagliati fuori dalle discussioni sui trending topics (FOMO, Fear Of Missing Out) e la paura di non aver detto la propria (FOMI, Fear Of Missing In), credo sia giunto il momento di parlare di FOME (Fear of Missing Ego).
Cos'è la FOME? Si tratta della tendenza a commentare qualsiasi fatto solo ed esclusivamente in chiave autoriferita.
Esempi lampanti delle manifestazioni della FOME sono:
Muore una poetessa? Si pubblica una propria foto in compagnia della poetessa estinta, corredata da un aneddoto personale, con l'accortezza che non possa aggiungere nulla di rilevante o già stranoto sulla poetessa in questione.
Si svolge un Festival? Si pubblicano selfie in compagnia dei relatori più famosi, corredati da un testo in cui vengono menzionati rigorosamente con il nome di battesimo.
Esce il remake di un film? Si racconta di quando, vestiti alla marinara, ci si recò al cinema accompagnati da papà (aneddoto imperdibile sul papà) a vedere la versione originale, con un pizzico di scetticismo preventivo sul remake che non fa mai male.
Un amico ottiene un successo professionale? Si scrive un lungo post in cui si elencano tutti i momenti in cui tu (tu, non lui o lei) l'hai aiutato a crederci fino in fondo, corredato da fotogallery di vari momenti davanti a birette/spritz/carbonare travestiti da illuminanti sessioni di mentorship.
Potrei andare avanti a lungo con altri esempi di FOME, sapete benissimo di che patologia sto parlando e già state pensando ad alcuni dei suoi più fulgidi interpreti. Anche perché, come mi confidò Jeremy Rifkin 12 anni fa... [lo portano via]

[L'immagine l'ha creata lo stesso Antonio con l'aiuto dell'AI]

... poi un post pubblicato dal professor Guido Saraceni sul suo blog Due Minuti di Lucidità...

“Se un albero cade nella foresta, ma tu non sei lì a sentirlo, emette un suono?” Questo è ciò che recita un celebre Koan Zen. In base alla nostra mentalità occidentale e scientista, si tratta di una domanda assurda, difficile da comprendere.
“Certo che emette un suono!”. Siamo portati a rispondere, che importanza ha che io sia presente o meno?
In verità, si tratta di una domanda sensatissima e profonda.
Siete così sicuri che la realtà esista anche se non vi coinvolge in prima persona? Vi faccio un esempio. Viviamo in un mondo in cui le guerre, la fame e le epidemie, rappresentano l’inferno quotidiano per milioni di bambini. Tutti lo sappiamo. Cambia davvero qualcosa, per noi? Quel dolore, quella sofferenza, quel lutto, esiste davvero, se accade a migliaia di chilometri di distanza?
Temo di no.
L’etica è un organo di prossimità – insegnava un importante antropologo del XX secolo. Abbiamo la naturale tendenza a preoccuparci solo per le disgrazie che accadono nelle vicinanze, che ci coinvolgono in qualche modo, che ci toccano da vicino.
Per questo motivo possiamo affermare che nel mondo, ogni giorno, crollano fragorosamente intere foreste.
Senza emettere un suono.

... e infine un post pubblicato su Facebook dal politico radicale Alessandro Capriccioli.

LA TRAPPOLA INFAME DELLA “SICUREZZA PERCEPITA”
Mettiamo il caso - come pure è ragionevole ipotizzare che sia successo davvero - che dopo l’affermazione di Trump, secondo cui a Springfield gli haitiani mangiano i cani e i gatti domestici delle persone, alcuni dei residenti nella capitale dell’Illinois abbiano iniziato a vivere in uno stato d’ansia per la sorte dei loro animali.
Sapete come vanno queste cose, no? Fino al giorno prima il signor Smith a momenti non faceva neanche caso se il gatto Fuffi fosse rientrato per la notte, mentre dal giorno dopo qualsiasi assenza dalle mura domestiche che si protragga per più di venti minuti scatena nel poveretto il terrore che il suo felino sia finito nel piatto di qualcuno, cucinato in umido con tanta curcuma e un bel contorno di riso bianco e patate arrosto.
A ben guardare in quelle ventiquattr’ore non è cambiato nulla: non si è verificata una strage di animali domestici, non è stata scoperta una banda dedita al sequestro e alla macellazione dei cani, non sono stati ritrovati i resti di centinaia di gattini spolpati nella discarica della città. Cionondimeno, la vita di una parte della popolazione di Springfield è improvvisamente diventata meno serena, più angosciata, più sensibile al pericolo di quanto fosse stata fino a poche ore prima. Il tutto, sostanzialmente, senza alcuna ragione.
Ecco, quello che avete appena letto è un esempio perfetto di cosa avviene quando si verifica un calo della cosiddetta “sicurezza percepita”: le persone iniziano a sentirsi più insicure di prima pur non essendo successo niente che giustifichi questo nuovo stato d’animo.
Fin qui, direte voi, non c’è granché di cui preoccuparsi. Ma il guaio comincia immediatamente dopo.
Perché, ci avrete fatto caso, da qualche anno la “sicurezza percepita” è uscita dalla dimensione personale, privata e talora patologica delle persone che sarebbe, come dire, la sua collocazione naturale, per entrare trionfalmente (e pubblicamente) a far parte degli elementi attraverso cui vengono decise iniziative politiche, elaborate strategie e finanche adottati provvedimenti legislativi.
Un po’ come se - altra ipotesi tutt’altro che fantasiosa - fra qualche mese, una volta vinte le elezioni, Trump varasse una norma discriminatoria nei confronti degli haitiani residenti a Springfield (un obbligo di firma? Un coprifuoco? La deportazione nel loro paese di origine? Fate voi) per rispondere alla “insicurezza percepita” che la loro presenza ha generato nei cittadini a seguito delle sue stesse affermazioni.
Voi capire bene che si tratta di una trappola infame: prima si induce nelle persone una nuova percezione, del tutto svincolata dalla realtà, e poi si utilizza quella percezione per aumentare il proprio consenso nei loro confronti, generalmente a discapito di altre persone che fungono, loro malgrado, da catalizzatori del processo e da capri espiatori.
Mi pare inutile sottolineare che questa è la strategia utilizzata negli ultimi decenni (in modo, ahimè, abbastanza trasversale) per guadagnare voti a scapito dei migranti, tanto per fare il primo esempio che mi viene in mente. Ma non è il solo caso. Basti citare il fantasma della demolizione della “famiglia tradizionale” usato a scapito delle persone omosessuali, o quello dell’eugenetica in danno della libertà di scelta dei malati sulla loro vita. Proseguite pure voi, gli esempi sono infiniti.
Ciò che conta è che lo schema è sempre lo stesso: si crea una paura immaginaria legata alla presenza di determinati gruppi di persone e poi si interviene penalizzando quei gruppi di persone per sconfiggerla allo scopo di aumentare il proprio consenso.
Dietro all’invenzione della “sicurezza percepita” c’è tutta questa schifezza.
Ogni volta che sentite qualcuno nominarla, tenete a mente che c’è sotto una fregatura.

giovedì 17 ottobre 2024

Per un mondo più giusto e solidale

Tramite la newsletter di People, alla quale sono iscritta da quando ho acquistato online dei libri da loro il mese scorso, ho scoperto che oggi è la giornata mondiale del rifiuto della miseria, o meglio la giornata mondiale dell'eradicazione della povertà (International Day for the Eradication of Poverty). Una problematica che non è certo esclusiva del Terzo Mondo, ma ha un'incidenza rilevante pure in Italia.

People mi informa che solo per oggi, 17 ottobre, chiunque effettui un ordine su peoplepub.it riceverà in omaggio il nuovo libro di Giuseppe Civati, Socialismo tascabile, «Un libro dedicato a tutte e tutti quelli che pensano che un'alternativa al presente e alle sue miserie ci sia sempre». Alla mezzanotte mancano ancora quasi due ore... Magari qualcuno può essere interessato a cogliere l'occasione! (Che poi, anche a comprarlo a prezzo pieno, non si va di certo in bancarotta)

People propone anche un calendario 2025 con i disegni di Stefano Tartarotti, ideale per gli amanti dei libri... e per i fan della mitica Cana! :-)

mercoledì 16 ottobre 2024

La sanità NON è uguale per tutti

Anche oggi è arrivata l'ora di andare a nanna... non prima di aver proposto uno spunto di riflessione su una questione che mi sta molto a cuore, e che sia io sia il mio compagno – e non solo noi, ovviamente – abbiamo vissuto più volte sulla nostra pelle: le interminabili liste d'attesa della sanità pubblica, che "miracolosamente" si riducono quasi a zero se si vuole, o meglio si può, mettere mano al portafoglio. Quest'estate ho prenotato un esame abbastanza delicato per il mio compagno con un'impegnativa senza elevata priorità: gliel'hanno fissato a distanza di oltre un anno, verso la fine del 2025. Di recente lui, avendo cambiato lavoro a giugno, ha deciso di sottoporsi all'esame in intramoenia, ricorrendo a uno dei benefici previsti dal welfare della sua nuova azienda: il rimborso dei costi delle visite mediche (e se presenta l'apposita "giustificazione" del medico gli pagano pure le ore non lavorate per andare a sottoporsi alla visita, senza bisogno di richiedere permessi). Pagando 152 euro ha potuto fare l'esame nel giro di una settimana: tutto a posto, per fortuna.

Su questo tema, condivido il testo pubblicato su LinkedIn da Cristina Da Rold, giornalista freelance in ambito sanitario.

Mi si para davanti la foto del rapper Sferaebbasta, tronfio dei suoi 2500 euro spesi per un Total Body Scan al San Raffaele, solo per essere certo (?) di non avere tumori in giro, e pare senza alcuna indicazione terapeutica.
Per chi da 10 anni racconta i dati delle disuguaglianze di salute è un ennesimo pugno e l'istinto è alzarsi dalla sedia. Ma cerco di stare calma e recupero dati. Di seguito quel che mi sento di commentare:
  • Non è l'unico esempio. Dal sito dello IEO che usa una tecnologia simile dal 2009: la Diffusion Whole-Body è una tecnica innovativa di risonanza magnetica che consente di studiare l’intero corpo senza radiazioni ionizzanti e senza mezzo di contrasto che permette di ottenere immagini sensibili alla diffusione microscopica delle molecole di acqua, nelle quali i tessuti ipercellulari (ad esempio, i tumori maligni) sono nettamente più brillanti rispetto ai tessuti circostanti. L’interpretazione della Diffusion Whole-Body si basa su concetti differenti rispetto alla risonanza magnetica tradizionale. In sintesi, vengono ricercate le lesioni su ricostruzioni tridimensionali e panoramiche dell’intero corpo; la singola lesione è poi caratterizzata su immagini assiali dettagliate. La macchina è capace di individuare tumori anche di soli 3-4 millimetri.
  • Bello, perché chiaramente in un mondo ideale futuro la possibilità di fare una scannerizzazione del nostro corpo per la diagnosi precoce sarebbe un sogno. Ma è un sogno vero se è per tutti, se diventa cioè patrimonio comune, non di chi può spendere 2500 euro.
  • Va detto che se allarghiamo lo sguardo alle differenze di offerta sanitaria negli ospedali del mondo, 2500 euro non sono una cifra fuori di testa. Il problema è che accada in Italia dove da 45 anni stiamo lavorando (stiamo?) per una sanità pubblica sostanzialmente gratuita e ugualmente accessibile per tutti.
  • Quella di Sferaebbasta non è pubblicità, dicono dal San Raffaele, almeno se l'è pagato lui. Resta il fatto che sul sito si precisa che chiunque può prenotare l'esame pagando 2500 euro, anche se si tratta di una macchina che è stata acquistata e viene usata per fare ricerca su soggetti con patologia, per studiare meglio i tumori per tutti, e questo è un bene.
  • Il problema sostanziale qui non sono queste tecnologie - anche se la comunità medica discute sul suo reale utilizzo - ma la riccanza e la sua innata tracotanza. Il nostro amore per la boria, l'invidia che diventa stima. Se riuscissimo a scardinare questo maledetto meccanismo che ci fa sbavare intorno a chi può, anche se noi non possiamo. Una tecnologia "esiste" se è per tutti. Mi rendo conto sia difficile mantenere la barra dritta su questa faccenda qui, soprattutto in un contesto dove tutto questo è oramai sdoganato. E lo è davvero. Io ho incontrato in più occasioni persone che pensano che sia giusto che chi può abbia più di chi non può, anche rispetto alla salute. D'altro canto, da lì veniamo.
  • Questa è la situazione in Italia nel 2024 (dati Agenas che abbiamo raccontato su Info Data - Il Sole 24 Ore a giugno): in libera professione oltre il 70% delle visite gastroenterologiche, dell’ecografie addome inferiore, delle spirometrie semplici, delle TAC e degli esami audiometrici viene prenotato entro i 10 giorni. La mammografia si conferma essere la prestazione che registra invece la percentuale più bassa di prenotazioni entro i 10 giorni. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/06/08/sanita-quali-sono-i-tempi-delle-liste-dattesa-quanto-ricorriamo-alle-visite-mediche-a-pagamento-nel-ssn/
  • Non è un male assoluto che esista la possibilità di ricorrere al privato, data la situazione attuale. Per molti è un salvavita, purtroppo. E lo sarà nel prossimo periodo se non vengono fatti investimenti massicci per potenziare le risorse umane della sanità pubblica. "Esame chiama esame" mi ha detto una volta un vecchio medico. Con la popolazione che invecchia, e che monitoriamo sempre di più, per forza che le liste d'attesa si allungano. Il problema è cantare le lodi di questo sistema, quando dovrebbe metterci in imbarazzo e spingerci a fare meglio.
  • Mancano medici specialisti nelle specialità più critiche per il sistema pubblico. Proprio ieri lavoravo a un pezzo che uscirà nei prossimi giorni sui dati ANVUR: Anzitutto si osserva un calo nel numero assoluto di candidati alle scuole di specializzazione nel periodo pandemico. Siamo passati da 15.747 candidati nel 2021/22 a 13.957 candidati nel 2022/23 che significa 1.800 futuri specialisti in meno! Vi sono molte specialità per le quali i posti messi a bando sono risultati molto di più delle effettive iscrizioni. Il boom invece ce l'hanno chirurgia plastica, dermatologia e oftalmologia.
  • L'autonomia differenziata in sanità dovrebbe far tremare gli sgabelli. Qui ci sono i dati che stiamo raccontando: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/10/01/autonomia-differenziata-i-numeri-per-farsi-unidea-della-situazione-di-partenza-prima-parte/
Tutto ciò detto, lui fa ciò che può fare, con la sua scala di prorità. E noi? E noi cosa ne facciamo di notizie come questa?

martedì 15 ottobre 2024

Abbracciare la vita per com'è

Sabato 5 ottobre ha suscitato un'enorme commozione in tanti, me compresa, la notizia della morte a soli 28 anni di Sammy Basso, che era affetto da progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford – una malattia genetica rara che causa un invecchiamento precoce dell'organismo, tranne che del cervello, e riduce molto l'aspettativa di vita, che è intorno ai 13 anni senza trattamenti – ed era molto noto per l'attività di divulgazione sulla sua malattia.

Il 22 settembre 2017 Sammy scrisse una lettera destinata ad essere letta solamente dopo la sua morte, e la consegnò ai suoi genitori in una busta chiusa. Venerdì 11 ottobre, giorno del suo funerale, è stata letta durante l'omelia. Ne riporto qui di seguito il testo, che ho trovato davvero toccante, a prescindere dal fatto che si sia atei, agnostici – a volte chi aveva fede, parlo per esperienza personale, la perde dopo aver affrontato prove assai meno dure rispetto a quella che è toccata in sorte a Sammy – oppure profondamente credenti come lui.

Carissimi,
Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c’è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l’ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose, e il fatto di non poter consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso…
E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole, e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto, e visto che si tratta dell’ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l’essenziale senza cose superflue o altro…
Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la Progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte. Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.
Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito.
Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!
In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questo a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.
Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.
Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato.
Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.
Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.
È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!
Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto.
E da Cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.
L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di veder la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.
Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile.
Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.
Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.
Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora
Famiglia mia, fratelli miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi,
Vi voglio bene.
Sammy
PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...

[Quest'ultima è una citazione dell'epitaffio che il grande Walter Chiari desiderava fosse scolpito sulla sua tomba]

lunedì 14 ottobre 2024

Un'aurora... mediterranea

Dico sempre che vorrei andare in vacanza in Norvegia (anche) per vedere l'aurora boreale... e poi ho l'occasione di ammirarne una, magari non altrettanto spettacolare ma ben visibile, alle mie latitudini, e me la lascio sfuggire?!

Ebbene sì, è andata così... e dire che la possibilità che il fenomeno si verificasse era stata annunciata! :-( Il giorno dopo la mia timeline social era piena di foto meravigliose scattate dai miei contatti italiani anche con un semplice smartphone, e oggi nel mio feed reader è capitata l'Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo Aurora Timelapse Over Italian Alps (timelapse dell'aurora sulle Alpi italiane). In realtà non di un'immagine si trattava, bensì appunto di un video in timelapse realizzato dal fotografo Cristian Bigontina.

Hai visto l'aurora di ieri sera? Questa domanda era pertinente in gran parte del mondo qualche giorno fa perché una potente tempesta aurorale è diventata visibile insolitamente lontano dai poli della Terra. La causa è stato un enorme brillamento di classe X che martedì ha scagliato elettroni e protoni energetici nel sistema solare, collegandosi alla Terra tramite il campo magnetico del nostro pianeta. Un bagliore rosso di queste particelle che colpiscono gli atomi di ossigeno in alto nell'atmosfera terrestre pervade l'inquadratura, mentre le strisce verticali danzano. Il video proposto mostra un timelapse di un'ora visto da Cortina d'Ampezzo sulle cime delle Alpi nel nord Italia. Le stelle della nostra galassia, la Via Lattea, punteggiano lo sfondo mentre le scie di aerei e satelliti passano in primo piano. È probabile che l'elevata attività recente del nostro Sole continui a produrre suggestive aurore sulla Terra nel corso del prossimo anno o giù di lì.

Visto che siamo in tema di astrofotografia, è il momento di sfoderare due bei link a tema:

Quest'ultimo link ha la particolarità che l'autore delle foto, e presumibilmente anche della spiegazione del fenomeno, è un mio compagno di liceo, laureato in fisica e ricercatore di un certo livello. E pensare che all'esame di maturità prese un voto più basso del mio...

domenica 13 ottobre 2024

Talmente assurdi che non si capisce più cosa sia reale

La supercazzola letta con imbarazzante goffaggine dal neo-ministro della cultura Alessandro Giuli – uno che è riuscito nell'impresa di far rimpiangere Genny Delon, e non solo perché è un fascistone della peggiore specie – ha dato spunto a innumerevoli rielaborazioni satiriche; mi limito a segnalare questa e questa.

Oramai le mie aspettative nei confronti del livello culturale degli esponenti di destra sono talmente basse che lì per lì avevo preso per autentico lo screnshot qui sotto, pubblicato da @governo_del_cambianiente assieme ad altri...

... ed ero già partita per la tangente: ma che ignorante, La Russa, non sa che occidente deriva dal latino occĭdens, -entis (sottinteso sol, "sole"), participio presente di occĭdĕre, "tramontare", così come oriente deriva dal latino oriens, -entis, participio presente di oriri, "nascere, sorgere" (sottinteso sempre sol, "sole")... sorvolando sul fatto che non si tratterebbe di un ossimoro, semmai di una tautologia! Ma poi, non trovando altri riscontri di quell'affermazione, mi sono resa conto che si trattava di un fake; l'immagine inclusa nel post autentico è quella qui sotto (che è sempre cringe, forse anche di più, ma in modo diverso).

sabato 12 ottobre 2024

Cosa resterà di noi

Questa sera mi limito a proporti due citazioni nelle quali mi sono imbattuta nei giorni scorsi, e che mi è venuto naturale mettere in relazione.

La prima è tratta dal romanzo Marina dello scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón (1964–2020)...

Il nostro corpo comincia a morire nel preciso istante in cui nasciamo. Siamo fragili. Ciò che resta di noi sono le azioni, il bene e il male che facciamo ai nostri simili.

... e la seconda è l'aforisma del 10 ottobre di Wikiquote, tratto da un discorso ai laureandi dell'Antioch College tenuto dall'educatore e politico statunitense Horace Mann (1796–1859).

Abbi vergogna di morire finché tu non abbia conseguito qualche vittoria per l'umanità.

Devo ammettere che quest'ultimo l'ho trovato un tantino ansiogeno...