venerdì 31 agosto 2018

Tutti pazzi per Rubik

Di recente ho guardato un video che... beh, rivoglio i cinque minuti e quindici secondi che ho sprecato a guardarlo! ;-) (In realtà qualcosina di meno, perché l'ho riprodotto a velocità 1,3x dopo averlo scaricato) Ho voluto dargli una chance perché mi incuriosiva il titolo, CUBO DI RUBIK 1x1x1 ROMPICAPO IMPOSSIBILE PIÙ DIFFICILE AL MONDO rubik's cube 1x1 ale magix... e invece nessun colpo di scena né trovate originali o divertenti: 'na strunzata dall'inizio alla fine.
Eppure il "giocattolo" inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nel 1974 è un passatempo "serissimo". A me il cubo di Rubik venne regalato quando ero bambina, ma non ho mai avuto la pazienza di dedicarmi sul serio a capire come risolverlo: ecco perché ammiro così tanto chi ci riesce, a volte con estrema naturalezza, almeno in apparenza. Come il tredicenne cinese Que Jianyu, che ne ha risolti ben tre simultaneamente mentre li faceva volteggiare in aria da bravo giocoliere nel tempo record di cinque minuti e sei secondi...



... oppure il protagonista del video qui sotto, che è un po' più amatoriale.



Se ti interessa una soluzione universale al cubo di Rubik, la trovi spiegata in questo video.


giovedì 30 agosto 2018

Sarà il caso di ricaricare dove capita...?

Oggi ho ricevuto, sul mio indirizzo di posta elettronica aziendale, un messaggio in inglese inviato dalla responsabile del comparto viaggi e indirizzato presumibilmente a tutti i dipendenti della compagnia, una multinazionale americana operante nel settore dell'elettronica. Poiché lo ritengo attendibile, nonché di potenziale interesse non soltanto per chi frequenta gli aeroporti per motivi di lavoro, ma in generale per chiunque vada in giro portandosi appresso i suoi dispositivi mobili, ne riporto qui di seguito la traduzione.
Cari viaggiatori,
Vorremmo sollecitare la vostra attenzione circa una minaccia riguardante la sicurezza dei dati in aeroporto di cui siamo appena venuti a conoscenza.
Siete pregati di essere consapevoli del fatto che molti dispositivi nei quali si collegano cavi USB (come le porte USB messe a disposizione per ricaricare in aeroporto) sono stati infettati da codici e virus malevoli, quindi è necessaria una cautela aggiuntiva quando si ricarica il telefono in aeroporto. Una soluzione per questo problema potrebbe essere fornita dagli USB data blocker, che si possono acquistare in molti negozi online. [Qui c'è un esempio, NdC] Prima dell'acquisto, parlatene per favore con il vostro manager.
Inoltre è consigliabile disattivare il Bluetooth sul telefono quando non serve, in quanto potrebbe servire anche come un modo per ottenere accesso non autorizzato.
Siete pregati di considerare sempre queste informazioni quando usate il telefono negli aeroporti di tutto il mondo.
Fate un viaggio sicuro, tutti.
Il Travel Team
[L'immagine che apre il post è tratta da Fidelity House]

mercoledì 29 agosto 2018

Giocherellando coi fiammiferi

L'altroieri Presh Talwalkar ha pubblicato nel suo blog Mind Your Decisions il quesito dal titolo Can You Solve These Matchstick Puzzles? (Riesci a risolvere questi enigmi coi fiammiferi?). Come osservato da lui stesso, può essere simpatico sfoggiarli a una festa oppure al bar/ristorante, magari usando gli stuzzicadenti al posto dei fiammiferi, per cui ne riporto qui di seguito la traduzione.
Ecco 3 problemi divertenti a partire dalla figura seguente.
  1. Togli 3 fiammiferi per rimanere con 3 quadrati
  2. Togli 3 fiammiferi per rimanere con 5 quadrati
  3. Togli 5 fiammiferi per rimanere con 2 quadrati
Per leggere la soluzione, non devi far altro che scorrere la pagina un po' più in basso.









































Ecco come formare 3 quadrati togliendo 3 fiammiferi.
Ecco come formare 5 quadrati togliendo 3 fiammiferi. Ci sono 4 quadrati di dimensioni 1×1, che insieme formano un quadrato grande 2×2, il quinto quadrato.
Ecco come formare 2 quadrati togliendo 5 fiammiferi.

Presh conclude linkando alcuni video di enigmi analoghi... e ben, appena ho un pochino di tempo li guarderò senz'altro.

martedì 28 agosto 2018

Per una password a prova di bomba

In questi primi mesi al lavoro mi sono stati assegnati training di vario tipo e differente complessità. Uno di quelli che ho trovato più agevoli, in quanto riportava nozioni che mi erano in larga misura già note, riguardava la sicurezza informatica. Nel post di oggi ti parlo di uno degli argomenti trattati, la scelta delle password, traducendo un breve documento dal titolo How to create a strong password in three easy steps (Come creare una password sicura in tre semplici passaggi).
  1. Scegli una frase facile da ricordare.
    Esempio: Chi va piano va sano e va lontano
  2. Forma un acronimo a partire dalla tua frase.
    Chi va piano va sano e va lontanocvpvsevl
  3. Aggiungi/sostituisci i caratteri secondo necessità.
    cvpvsevlCVpv53Vl!
Tutte le password dovrebbero soddisfare le linee guida seguenti.
  • Non essere una parola di nessuna lingua (scritta in avanti o all'indietro) oppure basata su informazioni personali
  • Avere almeno 3 dei seguenti 4:
  1. Lettere minuscole
  2. Lettere maiuscole
  3. Cifre da 0 a 9
  4. Caratteri non alfanumerici
  • Essere lunghe almeno 8 caratteri
Inserendo una possibile password in questa pagina si può ottenere una stima della sua robustezza, proporzionale al tempo massimo che occorrerebbe per "craccarla". E questo articolo mette in guardia nei confronti della pessima abitudine di riutilizzare la stessa password su più siti.
P.S.: Secondo questo articolo, in realtà, non vale tanto la pena che escogiti password complicatissime – questa prassi venne inaugurata quindici anni fa da un certo Bill Burr, all'epoca impiegato del National Institute of Standards and Technology – a maggior ragione se poi te le dimentichi: l'importante è che siano sufficientemente lunghe. In pratica «è meglio avere come password una sequenza di parole di senso compiuto e facili da ricordare per chi la conosce, piuttosto che una breve stringa di caratteri incomprensibili e difficilissimi da tenere a mente per un essere umano, ma semplici da indovinare per un computer».

lunedì 27 agosto 2018

I wish a Salvini free Italy

«Tristo è quel popolo che crede a una cosa sol perché ella è scritta su facebook», come disse Jacopone da Todi nel 1278... ;-)
Avrai già intuito che in questa citazione non c'è nulla di autentico: trattasi di una trovata satirica del mio "facciamico" Francesco che mi offre lo spunto per tornare a occuparmi del problema della veridicità dei contenuti trovati sul Web.
Ieri sulla pagina Generatore di Wi-Fi per immigrati negli hotel è stata pubblicata l'immagine qua sotto, che sembrava assestare un duplice duro colpo alla Lega: da una parte al suo leader Matteo Salvini, a quanto pare inviso agli inglesi dell'autorevole The Guardian, e dall'altra ai suoi sostenitori, tanto ignoranti da aver clamorosamente frainteso il titolo «We wish a Salvini free Italy».


Ho subito googlato quel titolo non trovandone la minima traccia, e oggi Bufale.net mi ha dato la conferma che si trattava appunto di una bufala.
Però è vero, questo sì, che Salvini ha dichiarato «possono indagare e arrestare me, ma non possono arrestare la voglia di cambiamento di 60 milioni di italiani», sparandola grossissima dal momento che il 4 marzo la Lega ha preso "solo" – si fa per dire, dal mio punto di vista anche lo 0,01% sarebbe stato troppo – il 18% circa dei voti. Siccome la "voglia di cambiamento" a cui si riferisce non è certo la mia – se in fin dei conti questo governo porterà ad un cambiamento, sarà senza dubbio in peggio – non posso far altro che condividere l'immagine qui sotto.


Comunque, salvo casi eccezionali, a partire da domani mi riprometto di non occuparmi più di Salvini su questo blog. Il motivo per cui ho preso questa decisione è ben spiegato nel video qui sotto.

domenica 26 agosto 2018

Quando la musica incontra l'informatica

Quest'oggi mi limito ad accennare a un paio di sfiziose chicche scovate su Tumblr.
Nove anni fa jeannie, titolare del tumblelog jeannr.tumblr.com, ha disegnato un diagramma di flusso basandosi sul testo della canzone Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler (clicca per ingrandire)...


... e il giorno successivo il titolare del tumblelog loveallthis.tumblr.com, ispirato da ciò, ha fatto la stessa cosa a partire dal testo di Hey Jude, classico dei leggendari Beatles.


Sto già pensando a quali altri brani, magari italiani, sarebbe particolarmente divertente applicare la stessa idea... :-)

sabato 25 agosto 2018

Sì-Vax

Quest'oggi ti propongo quattro video che riguardano tutti quanti un argomento che mi sta particolarmente a cuore: le vaccinazioni.
  • In un episodio della settima stagione della serie televisiva E.R. – Medici in prima linea, nota per il suo approccio scientificamente rigoroso, viene affrontato il caso di un bambino che arriva al pronto soccorso del County General Hospital di Chicago manifestando dei sintomi riconducibili al morbillo; in effetti i suoi genitori non avevano voluto vaccinarlo. Mi sento in dovere di "spoilerare" che non andrà a finire bene...
  • Questo episodio della serie a cartoni animati Siamo fatti così – Esplorando il corpo umano, che andò in onda per la prima volta quando ero bambina, riguarda le vaccinazioni, in particolare quella antitetanica – a proposito, mi è venuto un atroce dubbio: quando ho fatto l'ultimo richiamo? Devo assolutamente verificare, e se necessario darmi una mossa – e le possibili conseguenze se si viene contaminati dal batterio del tetano senza essere vaccinati.
  • In una puntata del programma televisivo Piazzapulita di La7 la schermitrice paralimpica Bebe Vio ha lanciato un forte messaggio a favore dei vaccini. Aveva delle validissime ragioni per farlo, dal momento che se fosse stata vaccinata contro la meningite non avrebbe contratto la malattia che le ha causato l'amputazione di tutti e quattro gli arti.
  • Dopo tutto questo, guardo la mamma No-Vax che rimane irremovibile nelle sue insensate posizioni, e avrei voglia di prenderla a sberle, ecco...

venerdì 24 agosto 2018

Ti presento don Mateusz

Ieri un mio "facciamico" ha condiviso su Facebook l'immagine qui sotto...


... accompagnata dall'ironica didascalia «Secondo una recente indagine dell'FBI, queste sono le tre città con il più alto tasso di criminalità al mondo». ;-) Eh già, dopo Metropolis, dove sono ambientate le avventure di Superman, e Gotham City teatro delle gesta di Batman, la popolazione di Gubbio, anche se solo per fiction, è stata decimata a tal punto che dopo l'ottava stagione è stato pressoché inevitabile trasferire don Matteo & company a Spoleto! ;-)
Andando alla ricerca della fonte originaria dell'immagine sopra tramite Tineye, sono approdata a questa qui sotto, che è molto simile...


... ma al posto di don Matteo vi compare il suo collega Ojciec Mateusz, che in lingua polacca vuol dire proprio "Don Matteo". Ebbene sì, come riferito quattro anni fa da TvBlog.it, «della serie italiana è stato realizzato un vero e proprio remake in Polonia, in onda dal 2008 sul primo canale nazionale polacco TVP 1, in pratica l'equivalente della nostra Rai 1». Le vicende sono ambientate nella cittadina di Sandomierz.

giovedì 23 agosto 2018

Cercavo un mare calmo... e che ho trovato?

Ebbene sì, devo farmene una ragione: pare proprio che il tormentone numero uno dell'estate 2018 sia Amore e Capoeira – che non è un ballo latinoamericano bensì un'arte marziale, sapevatelo – di Takagi & Ketra featuring l'insopportabile Giusy Ferreri & Sean Kingston. Ma io apprezzo assai di più le sue parodie: in ordine decrescente di visualizzazioni su YouTube – al momento sono troppo stanca per proporre un criterio più sofisticato – abbiamo i PanPers, i Masa, Leonardo Bocci e la Rimbamband.
Un altro tormentone di questo periodo è Faccio quello che voglio di Fabio Rovazzi, del quale ho già parlato qui: ha ispirato anch'esso delle parodie da parte (tra gli altri) di xMurry e, rieccoli, i Masa con le loro molteplici versioni.
Ma la mia preferita, anche se sono passati mesi dal secondo posto al festival di Sanremo, è Una vita in vacanza de Lo Stato Sociale; anche di questa Leonardo Bocci ha realizzato una divertente parodia.

mercoledì 22 agosto 2018

Essere umani

In quest'epoca che non esito a definire buia per l'umanità, intesa come «Complesso di doti e sentimenti solitamente positivi che si ritengono propri dell'uomo e lo distinguono dalle bestie», sento più che mai il bisogno di prendere in esame biografie edificanti per cercare di risollevarmi un po' il morale. Oggi te ne propongo un paio, entrambe ahimè appartenenti al passato più o meno recente.
Comincio dalla vicenda di Astutillo Malgioglio detto "Tito", portiere di riserva dell'Inter di Trapattoni, rievocata dal giornalista de Il Fatto Quotidiano Paolo Ziliani prendendo spunto dalla notizia del matrimonio del calciatore Lionel Messi, celebrato lo scorso anno. Gli sposi hanno invitato i 260 selezionatissimi ospiti dell'esclusiva cerimonia a non fare regali, ma donazioni a una ONG che si occupa dell'allestimento di rifugi d'emergenza. La somma raccolta è stata pari all'equivalente di 10mila euro, ossia 37 miseri euro a testa. Che c'entra Malgioglio? Beh, negli anni '80 il giocatore aveva aperto vicino a casa una palestra per la rieducazione motoria dei bambini cerebrolesi, e coadiuvato dalla moglie prestava questo servizio gratuitamente mettendo a disposizione tutto il suo tempo libero. Si può fare a meno di giudicare un simile comportamento encomiabile? Incredibile ma vero, sì che si può: Ziliani ricorda che Malgioglio gli raccontò «che stava facendo tutto questo da 7-8 anni ma a fari spenti, quasi in incognito: perché non era buona cosa, per come andavano le cose nel mondo del pallone, che un calciatore professionista si distraesse con pensieri (o attività) inutili o bizzarre come, appunto, aiutare il prossimo», e che «l’Associazione Calciatori, sul suo giornale, aveva aperto una sottoscrizione tra tutti gli iscritti (gli oltre mille calciatori di serie A, serie B, serie C1 e serie C2) per raccogliere fondi a favore dell’attività di Tito; e che alla fine il ricavato era stato di 700 mila lire, che con un certo imbarazzo l’AIC aveva provveduto a fargli avere».
L'altra storia, nella quale mi sono imbattuta per caso nei giorni scorsi bazzicando i social, risale all'epoca della Seconda Guerra Mondiale e vede protagonista Irena Sendler (1910–2008), l'infermiera polacca divenuta famosa per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa duemilacinquecento bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo loro falsi documenti e trovando rifugio per loro in case al di fuori del ghetto.

domenica 19 agosto 2018

Ognuno crede a quello che vuole

Il disastro di Genova mi ha offerto lo spunto per interrogarmi come non mai circa la veridicità dei contenuti che trovo condivisi sul Web.
Ieri sui social è circolata parecchio la foto qui sotto, scattata durante i funerali di Stato delle vittime di Genova (una cerimonia che una buona metà delle famiglie ha rifiutato... e non sai quanto li capisco). La foto mostra una tizia che si fa un selfie insieme a Matteo Salvini.


Premetto che la foto è autentica, anche se in tanti si sono affrettati a sostenere che si trattasse di un fotomontaggio, perfino con dovizia di argomentazioni (farlocche), evidentemente perché temevano che potesse mettere in cattiva luce il loro leader di riferimento. Al contrario, molti altri hanno criticato Salvini per essersi prestato all'indecorosa foto ricordo mettendosi addirittura in posa. La verità è che il tutto si è svolto in modo così rapido che difficilmente il vicepremier avrebbe potuto tirarsi indietro senza risultare scortese... anche se in effetti ci voleva poco a replicare «Mi scusi, ma non mi pare proprio il caso». Trovo che il segretario leghista andrebbe criticato assai di più per sortite tipo questa.
L'insegnamento che ho ricavato da questo episodio è il seguente: la maggior parte di noi ha una tendenza più o meno marcata ad interpretare gli argomenti di discussione in un modo che asseconda le proprie opinioni (nel mio caso, assolutamente sfavorevoli al governo in carica). Ad esempio l'altro giorno ho visto su Facebook l'immagine qui sotto, che denunciava un clamoroso conflitto di interessi sul blog di Beppe Grillo: ma come, nel momento stesso in cui criticate Benetton per la gestione delle autostrade, gli fate pubblicità?! Anche per voi pecunia non olet, è chiaro!


Soltanto dopo qualcuno mi ha fatto notare che probabilmente si trattava di un fake. Come se ci fosse bisogno di inventarseli, gli argomenti per perculare i pentastellati: non ce ne sono già a sufficienza di autentici? ;-)
Tre giorni fa ho letto un testo in apparenza scritto dal padre di Marta Danisi, una delle vittime del crollo del ponte. Per quanto mi sembrasse qualcosa di irreale – quale padre, all'indomani della sconvolgente scomparsa di una figlia nel fiore degli anni, avrebbe la freddezza di elaborare un post così lungo e ben scritto? – l'avevo trovato sinceramente toccante, per cui volevo condividerlo. Il tempo di decidere di farlo, e quel post era già stato eliminato. Poi ho scoperto non soltanto che era tutto finto – la prima versione di quel testo risale all'epoca della strage del Bataclan – ma che addirittura il padre di Marta è morto da tempo.
In conclusione volevo accennare al fatto che il presidente del PD Matteo Orfini ha promosso un'iniziativa per ripulire Facebook dalle fake news, invitando chi volesse contribuire ad inviare le relative segnalazioni. Di per sé non sarebbe mica una cattiva idea... ma nel momento in cui se ne fa carico un partito politico, a me pare che la cosa abbia un (nemmeno tanto) vago sentore orwelliano, ecco.

sabato 18 agosto 2018

Cosa c'è di vero?

Quest'oggi ti propongo la traduzione del quesito pubblicato due giorni fa da Presh Talwalkar nel suo blog Mind Your Decisions con il titolo Best Multiple Choice Question Ever? (La migliore domanda a scelta multipla di sempre?).
Ho visto questo divertente problema su Math StackExchange.
Quale risposta in questa lista è la risposta corretta a questa domanda?
  1. Tutte le seguenti.
  2. Nessuna delle seguenti.
  3. Tutte le precedenti.
  4. Una delle precedenti.
  5. Nessuna delle precedenti.
  6. Nessuna delle precedenti.
Riesci a indovinarlo?
Scorri la pagina un po' più in basso per leggere la soluzione...










































La risposta è la 5. Ci possiamo arrivare ragionando sulle asserzioni una per una.
  1. Tutte le seguenti.
  2. Nessuna delle seguenti.
  3. Tutte le precedenti.
  4. Una delle precedenti.
  5. Nessuna delle precedenti.
  6. Nessuna delle precedenti.
Cominciamo dalla 1. Se la 1 è vera, ciò implica che la 5 è vera, il che implica che la 1 è falsa. Quindi la 1 è auto-contraddittoria e non può essere vera.
Saltiamo la 2 e passiamo alla 3. Affinché la 3 sia vera, è necessario che la 1 sia vera. Ma poiché la 1 è falsa, se ne deduce che la 3 è falsa.
Adesso consideriamo la 2. Se è vera, allora la 4 deve essere falsa. Poiché la 1 e la 3 sono false, se la 4 è falsa dobbiamo avere che anche la 2 è falsa. Quindi la 2 è auto-contraddittoria ed è falsa.
Poiché la 1, la 2 e la 3 sono false, questo implica che anche la 4 è falsa (poiché nessuna delle asserzioni precedenti è vera).
Che dire della 6? Se la 6 è vera, allora la 5 deve essere falsa. Se la 5 è falsa, allora qualcuna delle asserzioni precedenti deve essere vera. Ma tutte le asserzioni che precedono la 5 sono false, quindi la 5 sarebbe effettivamente vera. Quindi la 6 non può essere vera.
L'unica possibilità è la 5. La 5 può essere vera? Sì! Si deduce che nessuna delle asserzioni precedenti è vera, quindi la 5 può essere vera.
La risposta è 5.

giovedì 16 agosto 2018

Genova nel cuore

Quando percorro in macchina un ponte abbastanza alto, capita che nella mia mente si affacci più o meno inconsciamente l'idea che la struttura potrebbe cedere sotto di me precipitandomi nel vuoto. Ma a livello razionale scarto subito tale eventualità, giudicandola estremamente improbabile. Ecco perché mi ha colpita così tanto quello che è successo a Genova, e perché, pur senza sbilanciarmi in prima persona, ho deciso di raccogliere in questo post gli spunti che ho trovato più interessanti al riguardo.
Eviterò di commentare il comportamento del governo, limitandomi a linkare alcuni post: quello di Antonio Paolacci, quello di Roberto Recchioni, quello di Valentino Tavolazzi e quello di Matteo Renzi (ebbene sì, proprio quel Matteo Renzi: se rispetto al governo in carica mi appare meno peggio perfino Berlusconi, che ai tempi della sua discesa in campo reputavo il male assoluto, figuriamoci se posso fare a meno di sentire la mancanza dell'ex leader PD).
Infine, cercando di alleggerire per quanto possibile il tono, ecco un'immagine condivisa da Fabio Franchi che illustra la sequenza dei tipici avvenimenti successivi a una tragedia...


... un'altra immagine condivisa da Dario Agosta per prendere di mira i tuttologi da social...


... una battuta di Kotiomkin...
I social in Italia sono quel posto dove puoi passare da ingegnere edile a sismologo in meno di 24 ore.
... e un dialogo incentrato sul famoso/famigerato effetto Dunning Kruger così tipico, ahimè, di situazioni come questa.

mercoledì 15 agosto 2018

Come scampai allo scam di Ferragosto


Quest'oggi ho ricevuto sul mio indirizzo e-mail principale un messaggio con oggetto [OMISSIS], Critical security alert for your account #8393. Ecco cosa c'era scritto.
Your account is listed as the recovery email for [OMISSIS]@gmail.com. Don't recognize this profile? click here.
Sign-in attempt was blocked for your linked account
[OMISSIS]@gmail.com
Someone just used your password to try to sign in to your account.
CHECK ACTIVITY
You received this email to let you know about important changes to your profile and services.
© 2018 1600 Amphitheatre Parkway, Mountain View, CA 94043, USA
È bastata una rapida ricerca su Google per trovare conferma al mio sospetto, ovvero che si trattasse di un messaggio di scam. Su Online Threat Alerts è spiegato che... (traduco dall'inglese)
Gli utenti online che hanno ricevuto l'e-mail fake "Sign-in attempt was blocked for your linked account" riportato di seguito, il quale afferma che qualcuno ha appena usato la tua password per tentare di accedere al tuo profilo e ai tuoi servizi, sono invitati a non seguire le istruzioni nell'e-mail. Questo perché l'e-mail è una truffa che ha link che puntano a siti di phishing o fake che rubano informazioni sugli account, personali e finanziarie. [Nel mio caso il link puntava a una pagina del dominio www.kndirangu.com, NdC]
[...]
Gli utenti online che sono stati ingannati dall'email di phishing sono invitati a cambiare le loro password e controllare le discrepanze dei loro account.
Sei pregato di condividere quello che sai o di fare una domanda su questo articolo lasciando un commento qui sotto. Inoltre controlla la sezione commenti qui sotto per ulteriori informazioni, se ce ne sono.
Ricordati di inoltrarci messaggi di posta elettronica sospetti, dannosi o di phishing al seguente indirizzo di posta elettronica: info@onlinethreatalerts.com
Inoltre segnalaci truffe, siti Web non affidabili o fraudolenti. Dicci perché consideri tali siti web non affidabili o fraudolenti.
Se vuoi trovare rapidamente le risposte alle tue domande, usa il nostro motore di ricerca.
Ricordati di aiutarci, e di aiutarti, donando. Clicca qui per donare
Io non ho ancora donato... ma mi sa tanto che quelli di Online Threat Alerts un contributo se lo meritano! :-)

martedì 14 agosto 2018

#apriamoiporti #apriamolementi #apriamoilfuturo

Su Facebook mi sono imbattuta nell'album Profughi creato da Stefano Casi, che raccoglie le foto di alcune decine di personaggi del presente e del recente passato che sono stati costretti a lasciare il Paese d'origine, accompagnate dagli hashtag #apriamoiporti #apriamolementi #apriamoilfuturo, e ho selezionato le storie che mi hanno colpito di più. Ma ti invito a sfogliarlo tutto, per scoprirne molte altre che sicuramente non meritano di essere ignorate: è tutto davvero interessante... e sì, anche parecchio istruttivo.

Farrokh Bulsara, diciottenne di origine indiana, fugge dal paese in cui vive nel cuore dell'Africa, dove era in corso la guerra civile, e arriva in Inghilterra.
Pochi anni dopo fonda uno dei gruppi musicali più importanti della storia, i Queen. Con il nome di Freddie Mercury.
La musulmana Zara Mohamed Abdulmajid era la figlia di una famiglia benestante, ma ugualmente esposta alle violenze e ai conflitti nella sua Somalia. Da ragazza scappò in Kenya con la famiglia: "Avrei potuto essere in un campo profughi adesso", ha dichiarato dopo aver raggiunto il successo come modella, attrice, imprenditrice e, per le cronache rosa, moglie di David Bowie.
Il suo nome d'arte è Iman.
Ad appena un anno di vita fugge dal Libano con la sua famiglia a causa della guerra civile, e viene accolto a Parigi. Da lì, pochi anni dopo, si trasferirà in Inghilterra. Oggi le sue canzoni fanno ballare milioni di persone.
Il suo nome d'arte è Mika.
E' dovuta fuggire dal Paese in cui era nata, per le persecuzioni razziali. Rifugiata in Francia, aiutò altri profughi come lei, prima che lo sterminio avanzasse e la costringesse a fuggire negli Usa, apolide per molti anni. Filosofa e giornalista, coniò un'espressione che spiega tanto delle aberrazioni di ieri e di oggi: la banalità del male.
Si chiamava Hannah Arendt.
E' stata una stella dello sport come ne compaiono di rarissime, dalla più tenera età, facendo strabiliare il mondo. Ma non è tutto oro quel che luccica. Trascinata nel vortice della dittatura, fugge di notte con altri profughi, a piedi, oltre i confini del suo Paese, dichiarando poi: "ho rischiato di morire quella notte, certo, ma ho conquistato la libertà, che è il bene più prezioso per tutti, ricchi e poveri".
Il suo nome è Nadia Comaneci.
Marie Jana Korbelová dovette fuggire da Praga a un anno di vita con la famiglia, incalzata dal nazismo e dalla guerra, rifugiandosi in Inghilterra. Ritornata nel suo Paese, dovette scappare nuovamente a 11 anni all'avvento del comunismo, riparando negli Usa. Dove ebbe una folgorante carriera politica, diventando la prima donna Segretario di Stato.
Il suo nome attuale è Madeleine Albright.
Una celebrità mondiale, uno scienziato di prima grandezza, un fisico premiato col Nobel, ma pur sempre un ebreo e per giunta antimilitarista: troppo per la Germania nazista. Così, anche lui dovette rifugiarsi altrove, negli Usa, senza mai più tornare in Europa.
Lo scienziato in questione è Albert Einstein.
A 14 anni è costretto a lasciare la sua città, in una delle grandi espulsioni di massa del dopoguerra, e a riparare prima a Brindisi e poi a Venezia. Diventerà uno dei cantautori più raffinati. E lo ricorderà in uno dei suoi brani più struggenti: "Da quella volta non ti ho trovato più / Strada fiorita della gioventù / Come vorrei essere un albero che sa / Dove nasce e dove morirà".
Si chiamava Sergio Endrigo.
I genitori decidono di uscire dalla Russia e riescono ad arrivare negli Usa con difficoltà. Lui ha solo 6 anni. Ricorderà più avanti: "Venivamo dal Paese peggior nemico degli Usa e hanno avuto il coraggio di prenderci come rifugiati". A 24 anni decide di fondare con l'amico Larry una di quelle tante aziendette internettare con poche prospettive.
Il suo nome è Sergey Brin, e quell'aziendetta è Google.
Le sue poesie e i suoi testi teatrali infastidivano i nazisti che avevano appena conquistato il potere. Dovette fuggire dalla Germania prima che gli eventi precipitassero, mentre dietro di lui i suoi libri venivano bruciati. Alla fine della guerra, pure dagli Usa fu obbligato ad andarsene rifacendo il percorso a ritroso: il suo comunismo era "anti-americano"...
Si chiamava Bertolt Brecht.
Stava completando la specializzazione in neurologia, quando le leggi razziali la obbligarono a fuggire dall'Italia in Belgio. Ma quando i nazisti invasero questo Paese, decise coraggiosamente di tornare per proseguire nelle sue ricerche, nascondendosi e scappando dove possibile. Ebbe poi una vita lunga e straordinaria, coronata dal premio Nobel per la medicina.
Era Rita Levi Montalcini.
Tre giovani militari in fuga dall'avventura bellica fascista: meglio essere rifugiati fuori dal proprio Paese che servire la Repubblica di Salò. Si conobbero e diventarono amici in un centro accoglienza profughi in un paesino svizzero. Poi, tornati in Italia, uno diventò raffinato regista e commediografo, un altro il padre della commedia all'italiana e il terzo il più grande regista teatrale italiano nel mondo.
Erano Franco Brusati, Dino Risi e Giorgio Strehler.

domenica 12 agosto 2018

La Storia insegna

Quest'oggi mi limito a condividere un paio di spunti parecchio affini riguardo allo stesso argomento: il confronto tra i migranti che oggi arrivano in Occidente – in Italia in particolare – in cerca di una vita migliore se non addirittura in fuga da morte certa, e gli italiani che molti decenni fa intrapresero analoghi viaggi della speranza. In rigoroso ordine cronologico, il primo post è di Matteo Bussola...
Ogni volta che si tocca il tema dell'immigrazione, citando la nostra Storia, saltano fuori gli immancabili buontemponi che sentono la necessità di urlare a gran voce che non si possono paragonare gli immigrati di oggi, quelli che vengono qui, ai nostri emigrati italiani!
E io tutte le volte mi chiedo: perché? Che cosa dà loro così fastidio, nel paragonare la situazione di indigenza e il desiderio di una vita migliore dei nostri bisnonni, nonni, o padri, alle stesse legittime aspirazioni di chi oggi si sposta da altre parti del mondo per gli stessi motivi?
Ti dicono: "Eh, ma gli italiani emigravano regolarmente, con i documenti a posto e col lavoro già assicurato prima di partire!"
Falso.
Ci sono migliaia, milioni di italiani che sono stati immigrati irregolari, che partivano alla sperindio, privi di ogni genere di bene o con valigie di cartone e spesso senza manco le lacrime per piangere, altro che documenti. Infatti venivano registrati all'arrivo talvolta con cognomi storpiati, quando non del tutto inventati, quando non registrati per niente. Come ci sono italiani che per decenni hanno cercato di valicare clandestinamente la frontiera con la Francia, passando a piedi da Ventimiglia o da Bardonecchia, attraversando i passi alpini, venivano catturati dalla gendarmeria francese ogni giorno, e ogni notte ci riprovavano, spesso in mezzo alla neve, centinaia di uomini, donne, bambini.
Ti dicono: "Eh, ma gli italiani erano brava gente, mica andavano a delinquere!"
Falso.
La grande maggioranza erano sicuramente brave persone che cercavano solo un lavoro e una possibilità, ma quando il lavoro non c'era, o non si trovava, e si doveva comunque sopravvivere, si delinqueva eccome, e anche fra gli italiani c'era chi rubava, beveva, stuprava, e per quanto riguarda il nostro contributo alla criminalità basterebbe ricordare che gli italiani sono riusciti a esportare perfino la più grande associazione a delinquere del mondo, ovvero la mafia. Questo significa forse che tutti gli italiani siano mafiosi o ladri? Naturalmente no, e ancora oggi ci offendiamo quando vengono fatte battute su questo, riducendoci allo stereotipo pizza-spaghetti-mandolino-mafia. Allo stesso modo: tutti gli immigrati che arrivano nel nostro paese sono delinquenti? Naturalmente, no. E quando viene posta in essere questa equivalenza dovremmo offenderci allo stesso modo, proprio perché abbiamo subito per decenni lo stesso genere di pregiudizi, quelli che avrebbero dovuto aiutarci a diventare esseri umani migliori e più sensibili alle difficoltà e alle sofferenze altrui, ma si vede che poi qualcosa è andato storto. L'unica cosa che perciò dovremmo dire chiara, in questo senso, è che chi delinque va perseguito a prescindere, sia italiano o straniero o marziano, applicando le leggi che ci sono e senza sciocche generalizzazioni etniche.
Ti dicono: "Eh, ma agli italiani mica regalavano niente, non gli pagavano mica le cene al ristorante o i pernottamenti in albergo!"
Agli immigrati che arrivano oggi nel nostro paese non "regalano" niente, infatti, semplicemente vengono messi in atto i principi minimi di sostegno umanitario, ovvero si cerca di non far morire chi chiede aiuto, chi fugge da guerre o carestie o situazioni di insopportabile miseria, attraverso l'applicazione di elementari condizioni di sussistenza. Si chiamano "strategie di accoglienza" o più banalmente - se preferite - "diritti umani", ed è una cosa che dovremmo tenere a mente, e difendere, proprio perché i nostri nonni non li hanno potuti sperimentare, e perfino perché un giorno, di averne bisogno, potrebbe toccare proprio a noi. Altrimenti ditelo chiaro che quel che volete è solo una contorta forma di rivalsa, o di vendetta. Siccome a mio nonno non hanno dato il lavoro, siccome doveva dormire ai dock del porto in mezzo ai cartoni, siccome gli dicevano che solo in quanto italiano rubava e puzzava e portava le malattie, allora oggi noi dobbiamo fare lo stesso con gli altri, mettere in campo le stesse discriminazioni. La stessa rabbia nei confronti di chi arriva in cerca solo di un po' di speranza.
Ti dicono: "Sciacquatevi la bocca prima di parlare, i nostri nonni emigravano e morivano in miniera, e accettavano di fare perfino i lavori più umili e terribili e venivano trattati come bestie!"
Proprio come gli immigrati di oggi che muoiono a raccogliere pomodori per quattordici ore sotto il sole per un euro e mezzo l'ora, così poi noi possiamo comprarci la passata al supermercato a un euro e mezzo al barattolo, o come quelli che perdono la vita mentre vengono trasportati, stipati come bestie, dentro i cassoni incandescenti di furgoni che poi si rovesciano in autostrada. E, per quanto appaia terribile da dire, questi sono addirittura i più fortunati, quantomeno rispetto a chi muore annegato in mare abbracciato ai propri figli.
Ti dicono: "I nostri emigrati hanno contribuito alla crescita dei paesi in cui sono andati a lavorare!"
Proprio come gli immigrati che sono arrivati in Italia e ai quali è stata data una minima possibilità, quelli che sono oggi i nostri infermieri, le nostre badanti, i nostri operai, i nostri manovali, i nostri tornitori, perfino i nostri medici o ingegneri. Quelli che col loro lavoro stanno pagando le nostre pensioni, proprio le pensioni di chi vorrebbe rispedirli tutti "a casa loro", inconsapevole del fatto che, se davvero, tutti gli immigrati presenti su suolo italiano se ne andassero tutti insieme, l'Italia precipiterebbe nel fallimento.
Perciò, cosa c'è di male a ricordare che noi italiani siamo stati uno dei popoli che è emigrato di più nel mondo, ci siamo spostati in Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Brasile, Argentina, Australia e chi più ne ha. E cosa c'è di strano a dire che - sorpresa! - lo facciamo ancora oggi, lo fanno i nostri figli quando se ne vanno all'estero per cercare lavoro o per vedere valorizzate le loro competenze professionali, o il loro percorso di studi, o per poter fare quella ricerca che in questo paese è sempre più utopia. Per poter essere pagati per ciò che sanno fare. O semplicemente per tentare la fortuna cercando un impiego. Quindi: a loro il diritto a una vita migliore lo riconosciamo, ai nostri nonni lo riconoscevamo e ne difendiamo la memoria a spada tratta gridando alla lesa maestà ogni volta che qualcuno si permette di fare parallelismi fra esseri umani che hanno vissuto o vivono le STESSE condizioni di inumana miseria e difficoltà. MA riconosciamo tale diritto solo ai nostri cari, ai nostri connazionali, mentre a tutti gli altri, invece, no.
Perché i nostri emigrati, a quanto pare, erano e sono migliori di tutti, solo in quanto italiani.
Ecco, questo atteggiamento ha un solo nome, e non è una cosa che ha a che fare necessariamente col razzismo, men che meno col patriottismo, ma con qualcosa che viene prima, che ha radici più profonde, e che contraddistingue da sempre chi crede che il "prima noi" significhi fregarsene di tutti gli altri, dando valore solo alle proprie difficoltà, alla propria storia, o alle proprie singole esperienze.
Questa cosa si chiama: ipocrisia.
Non ha niente a che fare con l'onorare la nostra memoria, men che meno con la Storia, ma solo col credersi migliori degli altri.
Mentre invece è la ragione specifica per cui non lo siete, non lo siete mai stati, non lo sarete mai.
... e il secondo, pubblicato meno di un'ora dopo, è di Emiliano Rubbi.
“Paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a cui nessuno regalava niente né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità, della storia e del buon senso"
Ce lo fanno sapere Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, capigruppo alla Camera e al Senato della Lega.
E sostanzialmente si tratta della stessa, identica, idiozia che mi è capitato di leggere mille volte su Facebook.
Allora forse, visto che viene nominata la Storia, bisognerebbe ricordare a tutti un po’ di cosine che abbiano leggermente perso di vista.
Quella degli italiani è stata la migrazione di massa più grande della storia moderna.
Più di ventiquattro MILIONI di italiani, a partire dal 1861, espatriarono in cerca di fortuna.
E anche oggi, con circa 250.000 partenze ogni anno, siamo all’ottavo posto AL MONDO, come paese di emigrazione.
Partono più italiani di quanti immigrati non entrino in Italia ogni anno.
E la nostra è stata (ed è tuttora) una migrazione prettamente ECONOMICA.
Non emigriamo a causa di una guerra o di un dittatore, diversamente da molti altri popoli, emigriamo per andare a cercare lavoro.
Ovvero, per dirla “alla leghista”, per “andare a rubare il lavoro” a svizzeri, inglesi, tedeschi e via dicendo.
La tesi leghista è: “ma gli italiani, quando emigravano in massa, non avevano diritto a nulla, non c’erano i centri di accoglienza, li trattavano come bestie.
E gli italiani andavano a lavorare, mica a bighellonare gratis con l’Iphone in tasca a spese di quelli che li accoglievano o a fare i criminali in giro!”.
E, a parte il trascurabilissimo export di un fenomeno tutto sommato minore e marginale, come la mafia (forse qualcuno di voi l’ha sentita nominare, evidentemente i leghisti no), è vero che i nostri emigranti non trovavano di sicuro delle condizioni favorevoli, spesso, nei paesi in cui approdavano.
Erano oggetto di razzismo (per gli statunitensi e gli australiani noi non eravamo neanche classificabili come “di pelle bianca”, del resto, eravamo “olivastri”) e in molti paesi spuntavano spesso cartelli fuori dai negozi come quello che vedete qui sotto.
Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani.
Gli italiani spesso venivano sfruttati come bassa manovalanza, visto che solitamente erano poco istruiti.
E lavoravano (quelli che non delinquevano, ovviamente) in condizioni precarie, disumane, pericolosissime.
Forse qualcuno ricorda Marcinelle.
Ci sfruttavano, insomma.
Esattamente come gli italiani, oggi, a volte purtroppo sfruttano il lavoro in nero dei migranti africani.
Ma noi eravamo “eroi che si facevano sfruttare pur di mantenere le famiglie”, loro, invece, vanno lasciati “a casa loro”, “perché sennò ci sono i criminali che li sfruttano”.
E se non vengono sfruttati, ci rubano il lavoro.
E se stanno in un centro di accoglienza, non li vogliamo lo stesso, perché li manteniamo.
In pratica, non li vogliamo e basta.
Come gli altri popoli non volevano noi, del resto, se non per sfruttarci.
Altro cavallo di battaglia leghista è: “ma noi eravamo e siamo migranti regolari, questi sono clandestini!”.
Ora, a prescindere dal fatto che, se uno richiede asilo, NON È UN CLANDESTINO, è un richiedente asilo, quello che sfugge a questi geniacci è che, semplicemente, in moltissimi paesi dai quali provengono gli immigrati NON SI PUÒ RICHIEDERE UN VISTO (provate voi ad andare a chiedere un visto per espatriare in Eritrea o in Sudan, poi mi raccontate), in altri paesi, invece, è impossibile ottenerne uno.
Se sei un somalo e vuoi un visto per venire in Italia, puoi rassegnarti sin da subito: nessuno te lo concederà mai.
Non puoi partire regolarmente.
Se vuoi andare in Europa, devi semplicemente salire su un gommone, metterti nelle mani di uno scafista e pregare il tuo Dio di restare vivo.
E ora, vi prego, venitemi a spiegare perché sarebbe “poco rispettoso” paragonare la nostra emigrazione a quella di un qualsiasi altro popolo.
[L'immagine che apre il post è tratta da Sinapsi Satiriche]

venerdì 10 agosto 2018

Libertà di scelta sulla pelle dei più deboli?

Dopo il post dell'altro giorno mi tocca tornare sul controverso dibattito riguardante i vaccini, che sta assumendo contorni assurdi... con il trepido auspicio che la situazione non diventi a breve drammatica, come prefigurato ironicamente da Taffo Funeral Services.


Se Giulia Grillo, che in qualità di ministro della Salute è senza dubbio l'autorità più competente al riguardo, arriva al punto di affermare che «Non puoi illudere la gente che non morirà nessuno. Dobbiamo essere realisti»... beh, stiamo messi proprio male!
C'è chi sostiene che l'accesso a scuola condizionato all'adempimento dell'obbligo vaccinale comprometta il diritto all'istruzione. Se vogliamo metterla su questo piano, allora bisogna dedurne che per gli alunni che non sono vaccinati perché i loro genitori o tutori hanno voluto dar retta a credenze ampiamente sconfessate dalla comunità scientifica tale diritto prevale su quello dei bambini che non si sono potuti vaccinare perché immunodepressi, e quindi sono costretti a fare affidamento sull'immunità di gregge, come questa bimba di Treviso.
In fatto di vaccini, Christian Raimo ha raccontato la sua esperienza di insegnante.
Daniele Villa ha proposto un test di ammissione alla facoltà di Medicina in chiave satirica. Io lo leggo anche come un monito a vigilare affinché la situazione non degeneri nei prossimi anni.


Ecco una battuta di Kotiomkin...


... e un'altra di MalEdizioni.


[Accenno rapidamente a un altro aspetto abbastanza paradossale: mentre l'obbligo vaccinale, che riguarda la salute di milioni di bambini, viene reso "flessibile", a quanto pare diventeranno obbligatori i seggiolini salva-bebè, che avvisano il guidatore se sta dimenticando il bambino a bordo dell'auto, sebbene statisticamente rispetto alle morti per malattia prevenibile tramite vaccino siano molti, ma molti, ma molti di meno i casi di simili dimenticanze che si concludono nel peggiore dei modi]
Su Facebook Andrea Ebana illustra il modo di ragionare degli antivaccinisti usando un paragone particolarmente efficace...
Io vorrei la mia libertà di passare col rosso. Non voglio esser come le altre pecore che passano solo con il verde, solo perchè lo dicono i poteri forti. Chissà le multinazionali dell'ingegneria civile quanto ci guadagnano a farci stare fermi a guardare il rosso: non vi dice niente il fatto che le industrie automobilistiche e quelle della benzina ci guadagnino, pure loro, quando noi consumiamo carburante stando fermi al semaforo, eh? E vi siete mai chiesti quanto ci guadagnerà lo Stato per ogni multa fatta a chi passa col rosso? Per non parlare di chi ci lava i vetri mentre siamo fermi al semaforo rosso (guarda caso extracomunitari, eh). E poi ci spaventano dicendo che se passiamo con il rosso magari abbiamo un incidente, ci facciamo male od addirittura uccidiamo qualcun altro che era passato con il verde, i soliti esagerati! SVEGLIA, i poteri forti ci vogliono pecoroni che passano solo con il verde, ormai è chiaro il COMPLOTTO: non ci lasciano neanche più decidere con che colore passare!
Io voglio essere libero di passar con il colore che credo: siamo in DEMOCRAZIA o no?
Ecco , se dovessi spiegare la posizione dei No-Vax, non saprei farlo meglio di così.
Passate col verde amici...
Per una gelateria – la Cremeria Spinola di Chiavari – che espone una scritta per avvisare i no-vax che non sono i benvenuti...


... c'è un B&B in provincia di Roma che al contrario offre un congruo sconto alle famiglie "FreeNoVax", e solo a quelle – in che modo vada certificata l'appartenenza alla categoria, non è dato saperlo – invocando la libertà di scelta. E per quanto ho scritto finora, mi aspetto che tu abbia capito a quale delle due attività auguro un'esistenza lunga e prospera e a quale... tutto il contrario! ;-)

Dieci agosto

Oggi è il 10 agosto, giorno di San Lorenzo, data associata a quelle che sono tradizionalmente quanto impropriamente chiamate stelle cadenti, sebbene quest'anno il picco delle Perseidi sia previsto fra due o tre giorni. Perciò ti propongo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata l'altroieri – a dire il vero questa volta non si tratta di un'immagine e nemmeno di un video, bensì di un'animazione – corredata dalla traduzione della relativa spiegazione.

Da dove vengono le Perseidi? Per lo più piccoli frammenti di ghiaia sassosa, i meteoroidi Perseidi sono stati espulsi un tempo dalla cometa Swift-Tuttle e continuano a seguire l'orbita di questa cometa mentre si disperdono lentamente. L'animazione proposta mostra l'intero flusso dei meteoroidi mentre orbita attorno al nostro Sole. Quando la Terra si avvicina a questo flusso, come fa ogni anno, si manifesta lo sciame meteorico delle Perseidi. Evidenziati come luminosi nell'animazione, i detriti della cometa sono solitamente così deboli da non essere praticamente rilevabili. Solo una piccola parte di questi detriti entrerà nell'atmosfera terrestre, si surriscalderà e si disintegrerà emettendo luce. Questo fine settimana promette ad alcuni dei cieli migliori di vedere lo sciame delle Perseidi e altri sciami attivi perché la luna nuova non sarà soltanto debole, sarà completamente assente dal cielo per gran parte della notte. Sebbene non offuschi le deboli Perseidi, la luna nuova coprirà parzialmente il Sole in quanto un'eclissi solare parziale sarà visibile da alcune località del Nord [non dall'Italia, NdC].

giovedì 9 agosto 2018

Una mappa virtuale per le mie vacanze

Giorni fa ero impegnata ad organizzarmi le vacanze, e per rendermi conto di dove fossero ubicate le possibili destinazioni una rispetto all'altra mi è venuto in mente di posizionare i relativi marcatori su una mappa di Google [mappe cartacee... che roba antica! ;-)]. Non sapendo bene come fare, ho chiesto lumi – indovina un po'? – a Google, che mi ha indirizzata verso questa guida del sito Create. A dire il vero ciò che insegna a fare è più di quello che mi serviva... ma chissà, magari in un prossimo futuro tutto questo potrebbe tornare utile a me o a qualcun altro, ecco perché ne riporto qui di seguito la traduzione con qualche piccolo adattamento.
Come segnare località multiple su Google Maps
Se desideri visualizzare sul tuo sito web una mappa su cui è segnata più di una località, dovrai crearla sul sito web di Google Maps e quindi incorporarla nel tuo sito [o blog, ovviamente, NdC].
Per prima cosa dovrai generare la tua mappa con le località multiple segnate. Per fare ciò, segui questi passaggi:
  1. Vai a https://www.google.it/maps.
  2. Assicurati di aver effettuato l'accesso: puoi farlo cliccando sul pulsante Accedi nell'angolo in alto a destra.
  3. Nell'angolo in alto a sinistra, accanto alla casella di ricerca, fai clic sull'icona del menu per espandere il menu.
  4. Fai clic su I tuoi luoghi, Mappe e quindi su Crea mappa per modificare la mappa.
  5. Verrà visualizzata una nuova finestra. Dai alla mappa un titolo e una descrizione, quindi fai clic su Salva.
  6. Adesso puoi segnare manualmente le località facendo clic sull'icona del marcatore e posizionandola direttamente sulla mappa, oppure cercando le località mediante la casella di ricerca nella parte superiore dello schermo.
  7. Se aggiungi le località manualmente, puoi assegnare un nome alla località e salvarla per aggiungerla alla mappa. Se stai cercando e aggiungendo località specifiche, sulla mappa verrà visualizzato un indicatore verde, e puoi fare clic sul collegamento Aggiungi alla mappa.
  8. Ripeti i passaggi 6 e 7 per ciascuna località che desideri segnare.
Una volta fatto ciò, salva di nuovo la mappa e aggiorna la pagina. Quindi, per ottenere il codice per incorporare la mappa nel tuo sito web, segui questi passaggi:
  1. Assicurati che la tua mappa sia pubblica. Puoi farlo facendo clic su Condividi sotto il nome della mappa.
  2. Sotto Chi ha accesso fai clic su Cambia, seleziona Attivo - Pubblico sul Web e salva.
  3. Successivamente, fai clic sull'icona del menu e fai clic sul collegamento Incorpora sul mio sito.
  4. Il codice verrà quindi visualizzato in una nuova finestra.
  5. Per utilizzarlo, dovrai incollarlo nel punto desiderato del sorgente HTML della pagina prescelta.

P.S.: Personalmente ho modificato il codice originario, che era del tipo <iframe src=URL width="640" height="480"></iframe>, in <iframe src=URL width="480" height="360"></iframe>, per adattare la larghezza della mappa al layout del mio blog mantenendo inalterate le proporzioni.


P.P.S.: La mappa mostrata qui sopra l'ho creata a puro titolo esemplificativo: non c'entra niente con quelle che sono state le mie Vacanze con la V maiuscola, terminate purtroppo proprio oggi...

mercoledì 8 agosto 2018

Se c'è cascato pure Feynman...

Quest'oggi ti propongo la traduzione del quesito pubblicato l'altroieri da Presh Talwalkar nel suo blog Mind Your Decisions con il titolo A Puzzle Richard Feynman Missed? (Un enigma che Richard Feynman non è riuscito a risolvere? Il punto interrogativo implica che al grande scienziato e premio Nobel per la Fisica va concesso il beneficio del dubbio).
Questo è un piccolo enigma divertente. L'arco, centrato nel punto O, è un quarto di cerchio. Trova la formula più semplice per il raggio del cerchio in termini di a, b e c.
Ho letto che questo problema in un primo momento ha tratto in inganno persino Richard Feynman: anche le più grandi menti possono commettere errori!









































Esiste una risposta molto rapida a questo problema. Ma prima esaminiamo in che modo qualcuno potrebbe non risolverlo. Supponiamo che il raggio del cerchio sia r, il che significa che il rettangolo avrebbe lati r – a ed r – c.
Possiamo quindi usare il teorema di Pitagora con b come ipotenusa per ottenere:
(ra)2 + (rc)2 = b2
Questo si può scrivere come un'equazione di secondo grado in r:
r2(2) + r(–2a – 2c) + (a2 + c2b2) = 0
Possiamo quindi usare la formula quadratica, e poi prendere il valore positivo della radice quadrata, per ottenere una formula per il raggio:
r = (a + c + √(2b2 + 2aca2c2))/2
Questa formula funzionerà, ma non è affatto necessaria! Esiste una formula molto più semplice per il raggio del cerchio: esso è uguale alla variabile b.
r = b
Perché questo? Disegna l'altra diagonale del rettangolo, e nota che si tratta di un raggio del cerchio. Quindi, poiché le diagonali di un rettangolo sono uguali tra loro, possiamo concludere che il raggio del cerchio è uguale a b. La risposta è straordinariamente semplice!
L'avevi capito?

martedì 7 agosto 2018

Servirebbe un vaccino anche contro l'ignoranza

Uno degli ambiti nei quali i pentastellati stanno dando il peggio di sé – anche se francamente non saprei indicarne uno dove si stanno comportando dignitosamente – sono le politiche sui vaccini. Al riguardo basta ascoltare quello che ha detto (e anche come lo ha detto) Paola Taverna, vicepresidente (santi numi) del Senato, e poi leggere quello che ha scritto Davide Barillari, "Portavoce dei Cittadini al Consiglio Regionale del Lazio", per mettersi le mani nei capelli. Ma come è potuto succedere che i no-vax siano diventati così influenti nel nostro Paese?! La sottoscritta, per quello che vale, non smetterà mai di dar retta agli addetti ai lavori, come il dottor Roberto Burioni.
[La vignetta che apre il post è tratta da Vignette di AGJ]