mercoledì 11 aprile 2018

Quando "taglia e incolla" andava inteso in senso letterale

Nei giorni scorsi mi è capitato di guardare l'ennesimo video che oserei definire "senza ragione di esistere", in pratica un susseguirsi di slide di testo senza alcun valore aggiunto che scorrevano con una lentezza esasperante – ma mettete tutto per iscritto ché fate prima voi, inoltre io ci metto un decimo del tempo a leggerlo e/o mi è più facile andare direttamente al punto che mi interessa, no?! – e ho pensato che il progresso tecnologico non ha soltanto aspetti positivi: quando i computer avevano poca memoria e navigavamo coi modem a 56k – oggi sembra quasi una vita fa, ma non è affatto così – quella di intasare la Rete con filmati inutili da decine di megabyte l'uno, semplicemente, non era un'opzione praticabile. Ripensavo a questo guardando la NASA Picture of the Day di qualche giorno fa.

Nel mondo digitale di oggi diamo per scontata la possibilità di scaricare immagini rapidamente e facilmente. Appena pochi decenni fa scaricare le immagini del nostro veicolo spaziale non era così semplice. Prima che ci fossero computer e programmi per unire insieme le immagini digitali, esse venivano stampate su carta fotografica, ritagliate a mano e fissate in posizione su una grande lavagna nera, secondo un diagramma dettagliato della copertura fotografica di un pianeta da parte di un veicolo spaziale. Questo mosaico preliminare veniva quindi fotografato e utilizzato per fornire una visione approssimativa della copertura, mostrare la latitudine e la longitudine delle caratteristiche geografiche e mostrare lacune nella copertura. Mosaici aggiuntivi venivano successivamente creati con foto filtrate, corrette e migliorate ed una scala e una disposizione più precise.
In questa immagine del 1972 Patricia "Patsy" Conklin lavorava nella sezione Bioscienza e Planetologia del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Era una delle persone del JPL che assemblavano le foto del Mariner 9 in grandi mosaici. Il JPL ha prodotto 96 pannelli a mosaico di aree selezionate della superficie marziana, e lo United States Geological Survey ne ha creati degli altri. È stato creato anche un mosaico fotografico su un globo grande 1,2 metri.

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