giovedì 12 aprile 2018

Condividi con la testa!

Quest'oggi ti propongo un decalogo della consapevolezza digitale «scritto e pensato dai bambini per i bambini», per la precisione gli studenti delle classi terze della Scuola Media "Cocchi-Aosta" di Todi. Esso fa parte della guida all'educazione digitale inclusa nel libro #gnomeide. Salvate le mamme e i papà, i cui proventi sono stati destinati dagli autori Gilberto Santucci e Sonia Montegiove all'Associazione Italiana per la Lotta al Retinoblastoma (AILR). Ne ha parlato Luigina Foggetti su Girl Geek Life, della cui redazione Sonia Montegiove è una colonna portante.


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Ed ecco la trascrizione dei dieci "comandamenti".
  1. Ciò che condividi rimarrà visibile per sempre. Sai che quello che posti resterà per sempre? Sai che potranno vederlo i tuoi figli, i tuoi nipoti, il tuo datore di lavoro, potenzialmente tutti? Può danneggiarti o ti crea imbarazzo?
  2. Ciò che condividi ha conseguenze. Positive e negative. Quale effetto avrà ciò che stai postando? Sei sicuro di quello che affermi? È vero? È utile ad altri? Farà star male qualcuno o te stesso?
  3. Ciò che condividi deve essere vero. Sei sicuro che ciò che condividi sia vero? Sei certo della fonte della notizia che condividerai? Hai fatto delle verifiche? Sei sicuro di voler scrivere una cosa non vera su una persona? Hai valutato le conseguenze?
  4. Ciò che condividi deve essere utile. Stai condividendo una cosa di valore per gli altri? Ciò che stai condividendo può aiutare qualcuno a conoscere qualcosa di nuovo o di interessante? Sarà utile alla crescita della tua Io SpA? Ti aiuterà a costruire una rete di contatti basata sugli interessi?
  5. Ciò che condividi ti rappresenta. Stai condividendo post, commenti, video e foto che danno una idea corretta di te? Oppure ciò che condividi può dare un'idea sbagliata su come sei? Le persone potrebbero vederti in modo diverso da quello che realmente sei?
  6. Ciò che condividi ti profila. Sai che fine faranno i dati che stai cedendo? Sai per quali scopi saranno utilizzati e da chi? Sai che ciò che condividi può essere usato per disegnare un profilo di te e delle tue abitudini? Ti sei chiesto se valga la pena fornire i tuoi dati come pagamento per il servizio che vuoi usare?
  7. Ciò che condividi ti potrebbe far correre dei rischi. Sei sicuro di voler condividere informazioni personali? Qualcuno, oggi o in futuro, potrebbe utilizzare questo contenuto per danneggiarti o farti del male?
  8. Ciò che condividi può fare molto male. Con ciò che condividi stai offendendo qualcuno? Stai minacciando? Stai disturbando? Come ti sentiresti al posto della persona della quale stai parlando? Sei certo di voler condividere qualcosa che fa male?
  9. Ciò che condividi può fare molto bene. Con ciò che condividi farai felice qualcuno? Rispondendo in modo gentile ed educato ti distinguerai in meglio dagli altri? Stai contribuendo alla discussione in maniera tale da creare accordo invece che stimolando disaccordo o addirittura odio?
  10. Ciò che condividi deve essere sensato ma soprattutto pensato. Sicuro di voler postare? Sicuro di voler commentare? Sicuro di voler partecipare alla discussione? Sicuro di dover rispondere? Pensaci prima di postare.
Sarà anche "roba da bambini", ma io trovo che potrebbero e dovrebbero farne tesoro pure tanti più "grandi". Di particolare attualità il punto 6, in un momento nel quale mai e poi mai vorrei trovarmi nei panni del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, costretto a render conto del caso Cambridge Analytica...
In effetti, le informazioni che più o meno consapevolmente comunichiamo riguardo alle cose che facciamo possono avere ripercussioni inaspettate; ne ha parlato Paolo Attivissimo spiegando il concetto di metadati, e citando un articolo dell'Electronic Frontier Foundation.
  • Loro sanno che hai chiamato una linea erotica alle 2:24 del mattino e hai parlato per 18 minuti. Ma non sanno di cosa hai parlato.
  • Loro sanno che hai chiamato il numero per la prevenzione dei suicidi mentre eri su un ponte. Ma l’argomento della conversazione resta segreto.
  • Loro sanno che hai parlato con un servizio che fa test per l’HIV, poi con il tuo medico e poi con il gestore della tua assicurazione sanitaria. Ma non sanno di cosa avete discusso.
  • Loro sanno che hai chiamato un ginecologo, gli hai parlato per mezz’ora, e poi hai chiamato il consultorio locale. Ma nessuno sa di cosa avete parlato.
Roba che ti vien voglia di ritirarti a vivere in un eremo senza alcun tipo di connessione con la cosiddetta civiltà...

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