sabato 1 giugno 2019

Verità che pochi osano rivelare (forse perché sono bufale?)

Se frequenti i social, magari ti sarà capitato di imbatterti in memi come questo qua sotto...


... che dell'augurio «In bocca al lupo!», che tipicamente si rivolge a chi si appresta ad affrontare un esame o una prova importante, e al quale altrettanto tipicamente si risponde «Crepi il lupo!», danno un'interpretazione ben diversa da quella che tendiamo a dare per scontata.
Al mio lato animalista non dispiacerebbe che fosse vera... ma il fatto è che non lo è: Bufale.net illustra le
origini di molti proverbi legati alle formule c.d. apotropaiche, ovvero parole “magiche” usate per allontanare un pericolo imminente o comune. Come ad esempio il famoso proverbio “In bocca al lupo!” cui rispondere “Crepi il lupo!”, frase usata per antifrasi.
L’antifrasi deriva infatti dal concetto tipico della scaramanzia, descritto mirabilmente da Ignazio Silone nei suoi libri, secondo cui vi sia l’invidia nell’aria, ovvero esprimere un augurio ad alta voce sia il miglior modo non solo per non farlo avverare, ma per ottenere il contrario, ovvero conseguenze catastrofiche. Questa è una linea di pensiero ancora evidente nella superstizione comune: viene infatti detto comunemente che, dopo aver espresso un desiderio dinanzi alle candeline della torta di compleanno o innanzi alle stelle cadenti, non bisognerebbe mai esprimerlo ad alta voce, altrimenti il desiderio non si avvererà mai più. Ne consegue il passo logico dell’uso antifrastico delle frasi apotropaiche: se esprimere ad alta voce un desiderio comporta che forze invisibili e onnipresenti quanto crudeli si attiveranno istantaneamente per evitare che il desiderio si avveri e fare del male a chi l’ha espresso, allora tali forze possono essere truffate ed ingannate esprimendo un desiderio negativo. In questo caso, basterà desiderare a gran voce che un lupo feroce sbrani un nostro amico andato nei boschi, per ottenere che le forze oscure malevole e cattive facciano in modo che il nostro desiderio non si avveri mai, concedendo alla nostra vittima un passaggio agevole nei boschi, la salute e la salvezza.
Bufale.net rimanda anche all'analisi dell'Accademia della Crusca:
I dizionari consultati in merito sono concordi nell'attribuire alla locuzione In bocca al lupo! una funzione apotropaica, capace di allontanare lo scongiuro per la sua carica di magia. L'origine dell'espressione sembra risalire ad un'antica formula di augurio rivolta per antifrasi ai cacciatori, alla quale si soleva rispondere, sempre con lo stesso valore apotropaico "Crepi!" (sottinteso: il lupo). L'augurio, testimonianza della credenza nel valore magico della parola, si sarebbe esteso dal gergo dei cacciatori all'insieme delle situazioni difficili in cui incorre l'uomo [...].
L'augurio In bocca al lupo! potrebbe essere ricollegato anche ad altre numerose espressioni che hanno per protagonista il lupo, nonché all'immagine stessa di questo animale nella lingua. Il lupo appare nella tradizione antica e medioevale come il pericolo in persona: animale crudele, falso e insaziabile nella sua voracità egli seminò la morte e il terrore tra abitanti indifesi, pastori e cacciatori, diventando l'eroe di favole (da Esopo e La Fontaine alle numerose versioni del Cappuccetto Rosso) nonché di numerose leggende e storie tramandate per generazioni attraverso l'Europa: basti limitarsi all'immagine celebre del Lupo di Gubbio dei Fioretti di S. Francesco o alla figura di Ysengrin, il lupo del Roman de Renart francese del XII s.. Della visione quasi apocalittica del lupo e delle paure che egli incuteva per secoli agli abitanti dell'Europa, che fossero contadini viventi in mezzo alle foreste o viaggiatori costretti a spostarsi per strade infestate da lupi e banditi, permangono delle tracce in varie lingue europee sotto la forma di modi di dire e proverbi.
Già il Vocabolario degli Accademici della Crusca nella sua prima edizione del 1612 definisce il lupo come 'animal salvatico voracissimo', citando tra l'altro l'espressione gridare al lupo e proverbi quali il lupo cangia il pelo ma non il vezzo e chi pecora si fa il lupo se la mangia. Nella sua terza edizione il Vocabolario riporta l'espressione 'andare in bocca al lupo' con il significato 'andare nel potére del nimico, incontrare da sé il pericolo' citandone il seguente esempio tratto da Guittone d'Arezzoe datato 1294: «Ma la povera femmina, accostandosi a quell'huomo, si accorse d'essere andáta in bocca al lupo». Il dizionario rileva inoltre un'altra espressione, di significato più generico, andare in bocca definita come "andare in preda, restare nel potere' esemplificata con una citazione di Boccaccio dove essa appare sotto la forma andare in bocca del diavolo: «Io n'andréi in bocca del diavolo, nel profondo dello 'nferno, e saréi messa nel fuoco penace». L'espressione andare in bocca al lupo (e altre simili, quali correre nella bocca del lupo, mettere (e mettersi) in bocca al lupo, cascare in bocca al lupo, andare nella tana del lupo), nel significato di 'finire nelle mani del nemico' o 'andare incontro a grave pericolo' riappare successivamente in numerosi altri dizionari [...].
Ne consegue l'immagine del lupo impressa nella lingua, in espressioni, modi di dire e proverbi, immagine che mette in avanti le sue caratteristiche di animale
  • pericoloso e violento: gridare al lupo; anche nelle minacce, specie rivolte ai bambini: il lupo ti mangia; guarda che viene il lupo!
  • furbo e perseverante nel vizio: il lupo perde il pelo ma non il vizio
  • spietato per chi è debole: Trovarsi come un agnello tra i lupi; Chi pecora si fa il lupo se la mangia
  • fedele al suo branco: lupo non mangia lupo
  • insaziabile, affamato (con valore di intensità): una fame da lupi, la fame caccia il lupo dal bosco
  • spesso ridotto in cattive condizioni (con valore di intensità): tempo da lupi.
[...]
In quanto alla risposta Crepi (il lupo)!, a partire dall'uso iniziale proprio al gergo dei cacciatori vi si opera un'estensione pragmatica all'insieme di situazioni in cui alla lingua viene attribuito il potere magico di scongiurare la mala sorte. Un significato performativo analogo si ritrova in varie altre espressioni con il verbo crepare, tra cui Crepi l'avarizia!, Crepi l'astrologo!, anch'esso usato per scongiurare un cattivo presagio, nonché nelle imprecazioni con funzione di malaugurio: Crepa!, Che tu possa crepare!, Ti pigli il lupo! Che tu sia il pan dei lupi! [...].
La ricchezza del materiale linguistico citato, del quale abbiamo notabene escluso il fondo dialettale, altrettanto abbondante e variegato, dimostra quanto profondamente fosse temuto il lupo nei secoli passati; queste paure ataviche si ritrovano oggi nelle medesime espressioni, ma usate simbolicamente per altre situazioni pericolose del nostro quotidiano.
Un'altra ipotesi a dir poco fantasiosa che circola in Rete è quella che ricollega il valore dei simboli numerici al numero di angoli; secondo Close-up Engineering, si tratta di una spiegazione priva di fondamento.


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