mercoledì 5 giugno 2019

Lasciarsi andare, lasciar andare

Da ieri si discute animatamente del caso della diciassettenne olandese Noa Pothoven, la quale non avendo mai superato il trauma degli abusi sessuali subiti da ragazzina soffriva di depressione e anoressia, e alla quale lo Stato avrebbe concesso – il condizionale è quantomeno opportuno, come vedremo – di ricorrere all'eutanasia per porre fine a sofferenze che evidentemente trovava insopportabili. Ho pubblicato un post su Facebook non tanto per giudicare, non mi permetterei mai, quanto per esprimere un paio di interrogativi che questa tristissima vicenda mi ha suscitato. Davvero la depressione può essere così impossibile da curare, al pari di altre patologie (che colpiscono il corpo e non la psiche) terminali e degenerative? Davvero alla sua età non ci sarebbe stato il modo di aiutarla a ritrovare la voglia di vivere, un senso per andare avanti?
Quasi tutti quelli che hanno commentato mi hanno risposto che sì, la depressione può essere davvero incurabile, che chi non ne ha sofferto non può capire... mentre qualcun altro ha citato un post di Marco Cappato secondo cui la faccenda dell'eutanasia altro non è che una fake news.
L'Olanda ha autorizzato #eutanasia su una 17enne? FALSO!!!
I media italiani non hanno verificato. L'Olanda aveva RIFIUTATO l'eutanasia a #Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentite e SCUSE.
Insomma, niente eutanasia né suicidio assistito, Noa si è semplicemente lasciata morire di fame e di sete a casa sua, circondata dai suoi familiari consenzienti. Adesso sì che è tutto a posto, no?
NO! Non va bene per niente!!! Io non oso immaginare l'abisso di solitudine e di disperazione nel quale deve essere sprofondata Noa, complice il fatto che a quanto pare i Paesi Bassi non hanno istituzioni o cliniche specializzate a cui i ragazzi possono rivolgersi per trovare un supporto psicologico. Comunque fatico ancora di più a comprendere il comportamento dei familiari. Non dico che avrebbero dovuto nutrirla a forza, né mi permetto di dubitare che abbiano fatto tutto il possibile per farla sentire amata e per convincerla a desistere dal suo assurdo proposito di rinunciare a una vita ancora tutta da vivere. Fatto sta che ad un certo punto hanno smesso di opporsi alla sua volontà e hanno accettato di assecondarla, cosa secondo me inconcepibile da parte di chiunque voglia davvero bene a una persona. Comunque mi ero ripromessa di non giudicare e quindi non lo farò, perché non so nulla dell'inferno che ha dovuto affrontare Noa insieme alla sua famiglia.
Ecco alcune delle ultime parole di Noa: «Amore è lasciare andare, in ogni caso». Mi dispiace per lei, che tanto ormai a questo punto avrà trovato la pace che cercava disperatamente, ma non la penso affatto così.

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