martedì 18 giugno 2019

Niente (e nessuno) è per sempre

Le mie opinioni un tantino controcorrente su due notizie di attualità.
  • Da ieri Andrea Camilleri è ricoverato in rianimazione in seguito a un arresto cardiaco; secondo l'ultimo bollettino medico è in condizioni stazionarie ma critiche, privo di coscienza. I social si sono praticamente spaccati a metà: da una parte i fan di Matteo Salvini, i quali non hanno perdonato allo scrittore siciliano la sua recente esternazione contro il "Capitano", reo di strumentalizzare i simboli religiosi a fini elettorali, e lo insultano da veri sciacalli senza il benché minimo rispetto delle sue condizioni. Dall'altra i fan di Camilleri che già lo piangono, «resisti Maestro, abbiamo più che mai bisogno di te, non siamo ancora pronti a lasciarti andare». Ora, anche a me dispiace moltissimo che Camilleri stia così male, mi considero una sua fan avendo letto quasi tutti i romanzi con protagonista il commissario Montalbano – ahiahiahi, sono rimasta indietro degli ultimi due o tre, tra cui Il cuoco dell'Alcyon, appena uscito – e lo stimo anche per le opinioni che esprime, oltre che per il suo ingegno e per l'invidiabile lucidità che ha mantenuto nonostante l'età. Ma mi deprime notare che così tante persone non sembrino volersi rassegnare all'idea che un ultranovantenne possa passare a miglior vita. A parte il fatto che non ci si può aggrappare a un unico punto di riferimento ma ne servono un bel po', magari non così autorevoli ma più giovani ed energici... se mi è permesso dirlo, con tutte le sigarette che si è fumato Camilleri in fin dei conti è stato assai più longevo rispetto a persone che adottavano uno stile di vita sano, ma ciononostante hanno contratto malattie mortali nel fiore degli anni. Ovviamente non ho nulla a che spartire con 'sto tizio qua; se dico questo è perché so fin troppo bene, per esperienza familiare, quanto il dannato fumo sia nocivo. E comunque non mi sento di dar torto a Deborah Dirani la quale immagina che lo scrittore, se solo ne fosse in grado, si staccherebbe da sé il respiratore per porre fine alla sua agonia.
  • Francesco Totti si è dimesso da dirigente della Roma, perlomeno finché ci sarà l'attuale proprietà. E io devo ammettere di aver pensato: chissà in quanti erano al corrente che "er Pupone", oltre a fare il testimonial per le pastiglie di detersivo, dopo aver detto addio al calcio giocato ricopriva un incarico dirigenziale nel club giallorosso? In effetti contava come il due di coppe quando briscola è denari, come si suol dire, ed è proprio per questo che ha detto basta. Debbo riconoscere che in conferenza stampa Totti ha fatto un figurone... ma non posso fare a meno di ricordare il savoir faire di Alessandro Del Piero quando la Juventus non gli rinnovò il contratto e lui, pur di non appendere gli scarpini al chiodo prima del tempo, andò a concludere la carriera dall'altra parte del mondo, prima in Australia poi in India, non esattamente campionati di prestigio. Il tutto senza fare nessunissima polemica. Bisogna farsene una ragione: le società di calcio, perlomeno ai più alti livelli, sono guidate dal mero profitto, e il concetto di "bandiera" è in via di estinzione. Totti era una delle ultime rimaste. Era. Vale la pena di leggere l'opinione di Fabio Cannavaro al riguardo.

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