lunedì 9 marzo 2020

Je ne veux pas mourir

Un paio di settimane fa è diventato virale, perlomeno nella mia "bolla social", il servizio di un notiziario pugliese nel quale alcuni baresi parlavano del coronavirus. Mi ha colpita in modo particolare il tizio che con la massima tranquillità dichiarava «Non ho preso niente, né mascherina né niente, voglio morire»; con ogni probabilità si trattava di semplice humour nero, tanto più che all'epoca la situazione non appariva compromessa come oggi. La pagina Facebook Futili motivi, specializzata nelle rivisitazioni delle frasi celebri più disparate in stile Nouvelle Vague, gli ha reso omaggio come segue.


Oggi per me è stata la giornata più pesante dall'inizio dell'emergenza coronavirus: l'ansia da contagio che si somma allo stress del lunedì e del lavoro da casa, la situazione che si fa ogni giorno più seria, la preoccupazione di non poter circolare liberamente – e meno male che sono una delle persone più pantofolaie dell'universo – e di non poter fare visita a mia madre (la quale, con mio sommo sconcerto, ieri sera al telefono mi ha proposto di andare da lei. Come se finora non fosse stato il timore di poterla contagiare a trattenermi. E come se adesso non ci fosse un decreto che vieta espressamente gli spostamenti non giustificati. Se fossi così incosciente da recarmi a Pescara, dovrei starmene chiusa in camera in quarantena per due settimane...)...
Paura di morire? Non proprio, anche se le mie condizioni di salute non sono ottimali, ragion per cui il comune vaccino antinfluenzale, purtroppo del tutto inutile in questo frangente, ho potuto farlo gratis. In fondo, dal momento che il vaccino contro il "corona" appare ancora come un miraggio, una parte di me quasi quasi preferirebbe beccarselo, 'sto malanno: starei male per un po', certo, ma poi mi immunizzo e non ci penso più... o no? Ho letto che una donna si è ammalata di nuovo dopo essere guarita, sarà vero?

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