mercoledì 30 settembre 2020

Quando i diritti e la dignità delle donne vengono calpestati

L'aborto è un diritto disciplinato dalla legge 194 del 22 maggio 1978, e se c'è un caso in cui questo diritto andrebbe salvaguardato con particolare cura è quello dell'aborto terapeutico, in cui è a rischio la salute fisica o psicologica della donna e spesso la stessa sopravvivenza del feto.
Negli ultimi giorni ho letto due testimonianze al riguardo tali da far accapponare la pelle.

  • Una donna al sesto mese di gestazione scopre che il feto è gravemente malformato: la decisione di interrompere la gravidanza è solo l'inizio di un'odissea in una città come Roma che, per quanto enorme, conta appena cinque medici disposti a praticare un aborto terapeutico.
  • Un'altra donna, dopo essersi sottoposta ad aborto terapeutico, rinuncia ad occuparsi delle esequie del feto, e dopo qualche tempo scopre che è stato seppellito in una sezione dedicata del cimitero Flaminio, sempre a Roma: sulla tomba campeggia una croce che riporta il suo nome, quello di lei, madre "snaturata". La trovo una violenza inaudita.

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