venerdì 15 marzo 2019

Divario di genere, tra forma e sostanza

Alla vigilia dell'8 marzo Eurostat ha pubblicato il grafico qua sotto, che mostra il gender employment gap, ossia il divario in punti percentuali fra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne, nei vari Paesi europei. Spiace notare che in questo genere di classifiche l'Italia si piazza fin troppo spesso ai vertici... :-(


Per illustrare la situazione capita a fagiuolo questa vignetta di Eric Grosjean.

«Preferisce che la si chiami signora ingegnere o ingegnera?»
«Mi basta avere lo stesso salario del signor ingegnere, andrà benissimo»
A proposito dei femminili dei nomi di professione, ecco due articoli da tenere presenti:
Quando si discute di quest'argomento salta quasi sempre fuori un maschio che, credendo forse di apparire brillante, afferma: «Ah, allora io che ho una farmacia pretendo di essere chiamato farmacisto!», palesemente ignorando che -ista è un suffisso di origine greca, invariabile. E costoro magari di nome fanno Luca oppure Andrea, e non hanno mai avuto alcun dubbio sulla loro mascolinità... ;-)
Concludo accennando a una questione ben più sostanziale sulla quale ci sarà ancora parecchio da lavorare: a quanto pare alla guida del Paese abbiamo gente convinta che le cause del declino della famiglia naturale siano «il divorzio, l’omosessualità e le donne lavoratrici». Eccerto, una donna che non percepisce un reddito proprio deve pensarci mille volte prima di chiedere la separazione, anche se è infelicemente sposata... :-(

Nessun commento:

Posta un commento