mercoledì 28 ottobre 2020

#buioinrete

 

Durante il primo lockdown i bravissimi Oblivion, che ho avuto il piacere di vedere dal vivo ad aprile 2018, hanno fatto il possibile per intrattenere il loro pubblico, rendendo disponibili su YouTube i video di alcuni loro spettacoli e caricando altri sketch registrati rigorosamente a casa, come richiesto dalle circostanze. Dopo l'ultimo DPCM, che tra le altre cose chiude cinema e teatri (considerati attività non essenziali, come se chi ci lavora non ne avesse bisogno per portare a casa la pagnotta, e come se gli stessi spettatori non avessero bisogno di evasione in un momento storico cupo come questo), hanno deciso di adottare un approccio completamente diverso, spiegandolo nel video qua sotto.

Siamo qui, ad allestire il nostro nuovo spettacolo Oblivion Rhapsody che avrebbe dovuto debuttare tra una settimana.
Non fermeremo l’allestimento (il Dpcm non lo vieta), ma non potremo andare in scena, così come tanti nostri colleghi.
Il teatro è un luogo sicuro, lo è stato in questi mesi e continua ad esserlo anche adesso, si gode da spettatori in sicurezza e ci si lavora in sicurezza, come stiamo constatando di persona da qualche settimana.
Questa primavera lo stop all’attività dal vivo ci aveva fatto venire subito la voglia di continuare a lavorare in rete. Abbiamo fatto dirette quotidiane sui social per due mesi, programmando una volta alla settimana anche lo streaming di un nostro spettacolo teatrale. Più di mille persone ci hanno seguito tutti i giorni.
Questa volta vogliamo dare un segno opposto.
A chi fa chiudere il sipario rispondiamo con una (ben più piccola) chiusura simbolica ma concreta: interromperemo l’attività sui social network fino alla riapertura della sale teatrali e oscureremo il nostro canale Youtube per questa settimana.
Il buio in sala, sinonimo dello spettacolo che sta per iniziare, diventa BUIO IN RETE.
Se dal teatro si può prescindere nella vita reale, lo si faccia anche in quel sostituto fittizio che è il web.

Nelle scorse settimane l'AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) aveva reso noto che «Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre, si registra un solo caso di contagio da Covid 19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle ASL territoriali. Una percentuale, questa, pari allo zero e assolutamente irrilevante, che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri».

 

Eppure si chiudono i teatri, mentre i mezzi pubblici continuano a circolare stracolmi senza alcun rispetto delle norme di sicurezza. C'è chi obietta: eh, ma la gente al lavoro o a scuola deve pur andarci. Non vorrei fare l'uccello del malaugurio, ma non sono certo la prima a dire che di questo passo un secondo lockdown, per quanto il governo abbia fatto di tutto per scongiurarlo, non ce lo toglierà nessuno. E prima comincia, prima si porrà un freno a questo disastro. Sperando che nel frattempo non scoppi qualcosa di molto simile a una guerra civile; ci sono già stati segnali parecchio inquietanti in tal senso.

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