Non è un caso che l'autorevole Oxford English Distionary abbia scelto come parola dell'anno l'aggettivo post-truth, facilmente traducibile come "post-verità" che a me viene più naturale usare come sostantivo, definito come «relativo a oppure denotante circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto al ricorso alle emozioni e alle credenze personali».
Lo stesso fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, è rimasto vittima di questo andazzo, anche se solo per scherzo, ritrovandosi protagonista di articoli satirici: per citare solo i primi due nei quali mi sono imbattuta, Facebook To Ban Fake News, Says Mark Zuckerberg While Eating Dolphin (Facebook metterà al bando le notizie false, dice Mark Zuckerberg mentre mangia un delfino) su Above Average, e Mark Zuckerberg – Dead At 32 – Denies Facebook Has Problem With Fake News (Mark Zuckerberg – morto all'età di 32 anni – nega che Facebook abbia dei problemi con le notizie false) su The Shovel. Due giorni fa il giovane CEO del social network numero uno ha fatto il punto della situazione sulla sua pagina.
Molti di voi hanno chiesto cosa stiamo facendo riguardo alla disinformazione, così ho voluto dare un aggiornamento.
La morale è: noi prendiamo la disinformazione molto sul serio. Il nostro obiettivo è quello di collegare le persone con le storie che esse ritengono maggiormente significative, e sappiamo che le persone vogliono informazioni accurate. Abbiamo lavorato su questo problema per un lungo periodo di tempo e prendiamo sul serio questa responsabilità. Abbiamo fatto progressi significativi, ma c'è ancora del lavoro da fare.
Storicamente abbiamo fatto affidamento sulla nostra comunità affinché ci aiutasse a capire ciò che è falso e ciò che non lo è. Chiunque su Facebook può segnalare qualsiasi collegamento come falso, e noi usiamo le informazioni provenienti da tali segnalazioni assieme a un certo numero di altre – come la gente che condivide collegamenti a siti antibufala come Snopes – per capire quali storie si possano tranquillamente classificare come disinformazione. Similmente al clickbait, allo spam e alle truffe, penalizziamo questi contenuti nel News Feed, così è assai meno probabile che si diffondano.
I problemi qui sono complessi, sia tecnicamente sia filosoficamente. Noi crediamo nel dare voce alla gente, il che significa permettere alle persone di condividere quello che vogliono, quando possibile. Dobbiamo stare attenti a non scoraggiare la condivisione di opinioni o a limitare erroneamente contenuti accurati. Noi non vogliamo essere arbitri della verità, ma facciamo invece affidamento sulla nostra comunità e su terzi di fiducia.
Sebbene la percentuale di disinformazione sia relativamente piccola, abbiamo ancora molto lavoro da fare sulla nostra tabella di marcia. Normalmente non condivideremmo dettagli sui nostri lavori in corso, ma data l'importanza di questi temi e la quantità di interesse per questo argomento, voglio delineare alcuni dei progetti che abbiamo già in corso:
- Rilevamento più forte. La cosa più importante che possiamo fare è migliorare la nostra capacità di classificare la disinformazione. Questo significa migliori sistemi tecnici per individuare quello che le persone contrassegneranno come falso prima che lo facciano essi stessi.
- Facilità di segnalazione. Rendere molto più facile per le persone segnalare le storie come false ci aiuterà a catturare più disinformazione più velocemente.
- Verifica da parte di terzi. Ci sono molte organizzazioni di fact checking rispettate e, pur essendo già entrati in contatto con alcune di esse, abbiamo in programma di imparare da molte altre.
- Avvisi. Stiamo esplorando la funzionalità di etichettare storie che sono state contrassegnate come false da parte di terzi oppure dalla nostra comunità, e di mostrare avvisi quando la gente le legge o le condivide.
- Qualità degli articoli correlati. Stiamo alzando l'asticella per le storie che compaiono fra gli articoli correlati sotto i collegamenti nel News Feed.
- Arrestare l'economia delle notizie false. Molta disinformazione è veicolata dallo spam finanziariamente motivato. Stiamo esaminando come arrestare l'economia con politiche di annunci come quella che abbiamo annunciato all'inizio di questa settimana, e una migliore individuazione degli inserzionisti pubblicitari. [Però non si fa troppi scrupoli a pagare i ladri di password, sia pur a fin di bene, NdC]
- Ascoltare. Noi continueremo a lavorare con i giornalisti e altri operatori dell'industria dell'informazione per avere il loro contributo, in particolare per capire meglio i loro sistemi di fact checking ed imparare da loro.
Alcune di queste idee funzioneranno bene, e altre no. Ma voglio che voi sappiate che noi abbiamo sempre preso sul serio questa cosa, comprendiamo quanto sia importante il problema per la nostra comunità e ci stiamo impegnando per agire correttamente.
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