giovedì 16 maggio 2024

Alla scoperta di Nemo

Sabato scorso si è conclusa la sessantottesima edizione dell'Eurovision Song Contest – mi ricordo ancora quando si chiamava Eurofestival ;-) – con la vittoria del giovane cantante, rapper e polistrumentista svizzero Nemo. L'artista si è presentato sul palco di Malmö con un look a dir poco eccentrico – il che a dire il vero è piuttosto comune all'ESC – e ha proposto il brano The Code, nel quale svela la sua natura di persona non binaria, cioè la cui identità di genere non è né femminile né maschile: «Il titolo parla di infrangere i codici. Penso che tutti noi abbiamo desiderato superare certi limiti nella nostra vita. Nel mio caso, è perché sono non-binario. Non mi sento né uomo né donna. Sono da qualche parte tra i due. Per accettarlo e capirlo, ho dovuto infrangere alcuni codici. Ciò che rende questa canzone così speciale è dire davanti a tutti che mi sento bene e che sono esattamente chi voglio essere».

Il famigerato generale Roberto Vannacci ci è andato giù pesante definendo "nauseante" il suo successo – mentre dal mio punto di vista di nauseante c'è "solo" il fatto che lui si permetta certe esternazioni e che troppa gente gli vada appresso – e pure il cantautore Amedeo Minghi non si è risparmiato. Oggi ho ascoltato il primo episodio dell'Ineludibile Podcast del Post sull'Eurovision Song Contest; c'è chi ha definito il concorrente svizzero nientepopodimenoché "orrido", spendendo parole come "fastidio" e "disagio". Devo ammettere che al primo ascolto The Code non mi ha entusiasmata, ma poi ho dovuto riconoscere che Nemo, oltre a saper rappare, quando canta ha un controllo della voce eccezionale; sembrerà assurdo, ma oggigiorno non è affatto scontato che un cantante sappia cantare.

Comunque Nemo mi ha definitivamente conquistata dopo che l'ho ascoltato interpretare il suo brano in versione acustica e in versione orchestrale. Riporto qui di seguito il testo del post pubblicato da Alex Marchesini su Facebook, che a mio avviso inquadra perfettamente il personaggio e il dibattito sul suo conto.

Ho lasciato passare l'onda. Ora, terminati i vannaccismi e i luxurismi, parliamo di questo personaggio, artista completo, giunto sulla vetta del pop europeo a suon di studio e gavetta. "Approcciatosi alla musica sin dall'età di tre anni, imparando a suonare il violino, il pianoforte e la batteria; dai 9 ai 13 anni studia canto lirico. Dai 13 anni inizia ad approcciarsi al rap, esibendosi ad alcuni eventi svizzeri" (!!!!)
Cioè questo, polistrumentista, andava a fare rap "negli eventi svizzeri". Tipo fare MMA alla sagra della Salama da Sugo. Poi ha preso su ed è andato, da solo, a Berlino. Dove ha messo da parte due soldini e si autoprodotto un EP che è entrato nella Top 100. Parlando del pezzo in gara, è musicalmente e vocalmente complicato e semplice al tempo stesso, con tutti, giudici, presentatrici e pubblico, a fare OH OH OOOOHO dopo un minuto di canzone. In tre minuti dai gorgheggi da soprano al rap di Eminem. Presenza scenica da dieci, nonostante o forse grazie al costume da pipien moj (pulcino bagnato in bolognese) caduto nel pentolone delle vernici da finire.
Da casa del papà inventore in uno dei luoghi più tristi dell'universo al tetto dell'Europa canterina senza favori, amicizie o calcinculo. Studio e talento, talento e studio.
E da due giorni in Italia si discute dei suoi gusti sessuali. In Italia. Dove il più grande stratega militare della Storia lo schiaffava e prendeva da chi gli andava giorno per giorno, duemila anni fa, senza che per questo i suoi soldati non lo seguissero fino alla morte.
Noi invece manderemo al comando d'Europa un generale che sta facendo carriera politica lanciando frasi che scritte qui porterebbero minimo 30 giorni di ban.
2000 anni passati invano.

1 commento:

  1. A proposito di Nemo, mi è venuta in mente una cosa che non c'entra niente col cantante ma, in qualche modo, potrebbe c'entrare con Vannacci. Ne parla Telmo Pievani qui :-)

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