lunedì 26 dicembre 2022

Pensieri ben poco "festivi"

Per il terzo anno consecutivo, da quando anche mia mamma se n'è andata, le Feste le trascorro a casa con il mio compagno; poiché lui è di gran lunga la persona che mi sta più a cuore, credo di interpretare nel suo significato più autentico il detto popolare "Natale con i tuoi". C'è una sola persona che, in occasione delle feste comandate, sono solita sentire immancabilmente al telefono; con tutti gli altri, in queste giornate abbastanza convulse, me la cavo con un semplice scambio di messaggi. Questa persona, un parente stretto che almeno una volta ha accolto me e i miei genitori in casa sua per Natale, ieri l'ho chiamata verso mezzogiorno per gli auguri, ma non mi ha risposto. Sarà a pranzo coi/dai figli, ho pensato, o meglio sperato. La triste verità è che è gravemente malato. L'ultima volta che l'avevo sentito, pochi mesi fa, si stava sottoponendo alle cure e sembrava abbastanza ottimista. Purtroppo di recente le sue condizioni di salute hanno subìto un repentino peggioramento. Quando oggi mi ha chiamata – recuperate un po' di forze, stava rispondendo a tutte le chiamate perse ieri – sentire la sua voce inconfondibile ma inequivocabilmente impastata mi ha stretto il cuore. Non sono riuscita a trovare le parole giuste, ammesso che esistano, e chissà se avrò occasione di parlarci ancora, prima che...

Colgo l'occasione per condividere questo post pubblicato la vigilia di Natale.

Il pranzo di Natale è l'unico momento dell'anno in cui tutti siamo chiamati a prendere atto delle assenze. Te ne rendi conto appena entrato nella stanza della festa. Quando ti siedi al tuo solito posto, mentre cerchi di trovare qualche differenza nell'arredamento rispetto al Natale precedente, non puoi fare a meno di fissare i posti ora occupati dai tuoi giovani cugini e pensare a chi li ha occupati per anni. In un certo senso è un pranzo con i fantasmi.
Allora hai soltanto due possibilità: farti tramortire dalla tristezza, contare i minuti alla fine dello strazio, oppure godere dei vivi attorno a te, mangiare con gusto e proporre molti brindisi, uno anche alla tua sedia, che prima o poi sarà occupata da qualcun altro.
Perciò ogni Natale faccio così: tiro fuori questa foto, scattata sul Cammino di Santiago, e penso al pellegrino statunitense che non aveva una gamba eppure non la smetteva di sorridermi.
Siamo tutti di passaggio, certo. Ma possiamo passare con grazia, con riconoscenza, con leggerezza, con buonumore. E ai fantasmi offrire, invece che un volto scuro, un vino di quelli buoni.

Oggi si celebra Santo Stefano protomartire. Anche nel mondo anglosassone il giorno successivo al Natale è festa; Boxing Day, si chiama. Quando ho appreso di questa tradizione a lezione d'inglese non mi sono fatta domande sul significato di tale curiosa denominazione, "giorno dell'inscatolamento", in pratica. L'ho scoperto oggi grazie a questa immagine pubblicata sulla pagina Facebook Soppressatira.

E Wikipedia conferma.

Il Boxing Day è una festività del Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Guatemala e, in generale, tutti i Paesi che fanno parte del Commonwealth delle nazioni che hanno popolazione di religione prevalentemente cristiana. [...]
Il termine "Boxing Day" deriva dalla parola inglese "box", scatola, e all'usanza nata nell'Ottocento di regalare doni alle persone o ai membri delle classi sociali più povere. In particolare, era consuetudine delle famiglie agiate britanniche preparare delle apposite scatole con all'interno alcuni doni e avanzi del ricco pranzo di Natale, da destinare al personale di servizio a cui era concesso libero il giorno successivo al Natale, per far visita alle proprie famiglie.
Un'altra possibile origine è legata invece alla tradizione Cristiana, “la scatola” (box in inglese) sarebbe una cassetta per le donazioni esposta per tutto il periodo di Natale nelle chiese, aperta per l'appunto il 26 Dicembre, per distribuire fra i poveri del quartiere quanto raccolto.

Passati i momenti all'insegna del consumismo sfrenato e delle scorpacciate pantagrueliche, insomma, arriva il momento di pensare ai meno fortunati.

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