Al termine dell'intervista pubblicata sul numero 32 del settimanale Vanity Fair, la conduttrice televisiva Paola Perego, in procinto di presentare su Canale 5 La Tribù - Missione India (un reality show che secondo me promette di essere all'"altezza" delle varie Talpe e Fattorie ;-)), ha chiesto al giornalista un piacere: «Non mi faccia sembrare quello che non sono». Mah, a me pare invece che lei sia stata bravissima a mettersi in cattiva luce da sola... a meno che le sue affermazioni non siano state clamorosamente manipolate (e non sarebbe certo la prima volta, nella storia del giornalismo).
Dapprima la Perego ha ammesso che, prima di fidanzarsi con il potente agente dello showbiz Lucio Presta, la sua carriera non andava tanto bene, perché «non so fare pubbliche relazioni e non so parlare di soldi». Però ha tenuto a precisare che il suo lui «è talmente serio professionalmente che per me non fa mai più del dovuto». Chi stabilisca cosa sia il "dovuto", non è dato saperlo.
In seguito, pur respingendo fermamente le accuse di fare tv spazzatura, la conduttrice ha dichiarato che, se uno dei suoi due figli un giorno volesse andare a un reality, «dovrebbe passare sul mio cadavere» (addirittura! :-)), perché «in questi programmi si basa tutto sull'immagine, e io li ho cresciuti con altri principi». Principi che, evidentemente, non si fa scrupoli a ignorare nel suo lavoro.
Ma soprattutto, la Perego ha raccontato di essere stata dall'analista per quattro anni perché soffriva di fortissimi attacchi di panico. Poco dopo ha ammesso che da conduttrice le è capitato di cavalcare le varie situazioni anche con un pizzico di cinismo, ad esempio «quando una concorrente della Talpa ha avuto una crisi di panico. So bene che cosa vuol dire, e in fondo potevo anche evitare di ricamarci sopra, però funzionava così bene...». No comment. :-S
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