L'altro giorno sono andata al cinema a vedere Gran Torino, diretto e interpretato da Clint Eastwood (qui il trailer). Una volta raggiunta l'unica cassa aperta del multisala, al termine di una lunga fila di adolescenti che fremevano per vedere il film dei Jonas Brothers, ho avuto la piacevole sorpresa di scoprire che il biglietto per Gran Torino costava appena due euro, presumo perché cinematograficamente siamo in bassa stagione e il film è uscito da noi ormai diversi mesi fa; ovviamente avrei pagato senza batter ciglio pure la tariffa intera... di sicuro più volentieri che per un cinepanettone, o cinecocomero, o cinecolomba che fosse! ;-)
Due parole sulla trama: Walt Kowalski, veterano della guerra di Corea, è appena rimasto vedovo e, malgrado suo figlio insista perché si ricoveri in un ospizio, continua a vivere da solo con la cagna Daisy in un quartiere popolato per la maggior parte da persone di origine asiatica, da lui detestate. Conoscendo i suoi vicini, però, imparerà pian piano ad apprezzarli e in particolare stringerà un rapporto molto profondo con il giovane Hmong Thao, vessato da una gang di balordi della sua stessa etnia.
Nella parte iniziale del film la rappresentazione del protagonista mi è sembrata non particolarmente credibile, la sua indole rigida e intransigente esasperata fino a rasentare la caricatura (oppure è plausibile che si manifesti la propria rabbia facendo «grrr» in maniera udibile come nei cartoni animati? Probabilmente valeva la pena di vedere il film in lingua originale, anche per risparmiarsi un doppiaggio che non mi è sembrato impeccabile). Ma proseguendo nella visione si assiste all'evoluzione del personaggio, ci si affeziona... e si rimane a bocca aperta davanti al finale dal sapore epico, quando tutte le tessere del puzzle vanno a posto nella maniera più equa per ciascuno.
Una battuta che mi ha colpita in modo particolare? A un certo punto Walt, sconvolto dalle affermazioni dello sciamano che senza averlo mai visto prima ha dato prova di capirlo a fondo, si rifugia in bagno e davanti allo specchio mormora «Dio santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia».
Devo ammettere che Gran Torino non mi ha emozionato tanto quanto Million Dollar Baby, ma si tratta pur sempre di un gran bel film. Sicuramente da vedere, per riflettere sulla natura umana, sulla difficoltà degli anziani a relazionarsi con coloro che percepiscono come "diversi" e con le nuove generazioni... e su tante altre cose, perché no.
Ah, a differenza di ciò che pensavano i miei, il titolo non fa riferimento alla leggendaria squadra di calcio nostrana, ma al bene più prezioso posseduto da Kowalski: una vecchia automobile della Ford.
million dollar e mystic river erano meglio, ma anche questo...non era male!
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