giovedì 1 luglio 2021

Beni di prima necessità?

Un genitore che si trova ad avere un figlio omosessuale può prenderla bene, come il papà (ideale?) dello spot di Idealista...

... oppure male, ma molto male: nei mesi scorsi si è discusso parecchio della vicenda di Malika Chalhy, cacciata di casa in malo modo dai genitori, incapaci di accettare che la figlia fosse lesbica. Poiché la ventiduenne di Castelfiorentino si era ritrovata letteralmente senza niente – le era stato impedito di portare con sé perfino i suoi vestiti – sono state lanciate due raccolte fondi, grazie alle quali la giovane ha intascato finora 140mila euro. Aveva assicurato che avrebbe usato i soldi ricevuti in particolare per prendere una casa in affitto e pagarsi l'avvocato, quello che avanzava l'avrebbe dato in beneficenza... ma si è appena scoperto che oltre alla casa – a Milano, mica nell'hinterland, che è senza dubbio meno proibitivo come costi oltre che collegato in modo adeguato – Malika ha acquistato una Mercedes "per togliersi uno sfizio" – sostiene di averla presa usata a un prezzo conveniente, ma torniamo al punto di prima: la macchina, a Milano? Conosco svariate persone anche benestanti che ne fanno tranquillamente a meno – e pure un cane di razza.

Nella mia "bolla" molti sostengono che col suo denaro Malika aveva tutto il diritto di fare quello che voleva, e che le spese da lei sostenute non sono poi così avventate... ma io sono convinta che se la gente avesse saputo in che modo sarebbero stati spesi i soldi – donati con le migliori intenzioni, quelle di sostenere una persona in gravi difficoltà economiche – non sarebbe stata così generosa, e per quanto mi riguarda mi dà un certo sollievo l'idea di non aver contribuito con un solo centesimo. Del resto non partecipo mai alle raccolte fondi diffuse sui social: troppe ce ne sarebbero, anche più degne di considerazione. Preferisco destinare la mia beneficenza ad associazioni con un ampio spettro di attività, che sappiano organizzarsi al meglio per aiutare chi ha veramente bisogno, perché ci tengo ad avere una qualche garanzia che il mio contributo non andrà sprecato. C'è chi si toglie il pensiero raccontandosi la storia che «io la mia buona azione l'ho fatta, che fine farà non è affar mio, tanto chi dovesse approfittare del buon cuore altrui ne risponderà alla propria coscienza», ma io non ci riesco.

3 commenti:

  1. Concordo appieno, riguardo alle associazioni organizzate (spesso lo sono e male), non sopporto più l'invio di materiale extra, mi spiego, se sono associato a Greenpeace mi sembra ovvio che non desidero ricevere una tonnellata di materiale pubblicitario o la tessera cartacea o altro ancora (questo vale anche per Amnesty International, MSF, Emergency). Hanno database aggiornati al 1990, arrivano messaggi tripli, tessere di associazioni a cui non sono più iscritto... dono un po' di soldi da parecchi anni ma penso che la maggior parte vada nella gestione dell'associazione più che per le finalità della stessa (la mia parte ottimista non è d'accordo con quanto ho appena scritto e gestisce i conti correnti così dopotutto continuo le donazioni).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "La maggior parte" mi sembra un tantino esagerato. Comunque mia madre era solita fare beneficenza a una nota associazione che assiste bambini gravemente disabili, e non ho potuto fare a meno di notare come non lesinassero sui gadget spediti per posta ai benefattori: biglietti d'auguri, penne, portachiavi... Ammetto che la cosa mi lasciava abbastanza perplessa.

      Elimina
    2. tra dipendenti, spese di spedizione, produzione dei gadget (magari con lavoro non proprio etico) mi fanno dubitare sulla gestione della grande parte che non vedo, ho fatto volontariato per molti anni senza mai venir pagato una lira (giustamente) e trovo poco corretto essere frequentemente sollecitato ad aumentare quanto dono però, malgrado tutto, bisogna avere fiducia e dare quanto si può

      Elimina