In alcuni casi, però, c'è chi abusa delle potenzialità insite nel marketing virale sviluppando idee discutibili che a volte sconfinano davvero nel cattivo gusto, con esiti a mio parere addirittura controproducenti.
- Tempo fa, essendo iscritta a non ricordo più quale newsletter, ricevetti uno strano messaggio. Il testo dell'e-mail parlava di una persona scomparsa da rintracciare con la massima urgenza, e sotto c'era il link a un video che prometteva informazioni utili al caso. Al termine del filmato, vagamente ansiogeno e confezionato con tutti i crismi del genere thriller, veniva svelato l'arcano: si trattava di una campagna pubblicitaria, decisamente non convenzionale, dedicata a un certo detersivo per lavastoviglie. Anche se al caso della persona scomparsa non ci ho creduto neppure per un nanosecondo e ho subodorato immediatamente la finalità promozionale, pur non potendo immaginare di cosa si trattasse di preciso, altrettanto immediata è stata la mia conclusione al riguardo: se pensano di convincere la gente come me a scegliere il loro prodotto ricorrendo a certi mezzucci... beh, si sbagliano di grosso! ;-)
- Il mese scorso Massimo Mantellini ha parlato della campagna di marketing del nuovo libro di Sandro Veronesi, largamente basata sul web, riportando la dichiarazione di uno dei responsabili: «Per attrarre potenziali lettori abbiamo iniziato inserendo voci fittizie su Wikipedia». Mantellini ha concluso che «Per attrarre potenziali lettori - come direbbe il multimedia designer - ne hanno definitivamente allontanato uno». Ecco, io dico: almeno due... per quello che vale (mai letto nulla di Veronesi, finora).
- Infine... di recente Paolo Attivissimo ha pubblicato e aggiornato man mano un'indagine antibufala dedicata ad un video, dal titolo Girl died o Girl dies, che stava facendo registrare un numero di visualizzazioni da record. Protagonista: una ragazza che, dopo essere stata spaventata da un burlone intrufolatosi in casa sua, scendeva di corsa in strada e veniva investita e uccisa da un'auto. Immagini potenzialmente scioccanti, tanto è vero che bisogna essere maggiorenni (o meglio giurare di esserlo ;-)) per poter visualizzare il filmato su YouTube. Una volta raccolti tutti gli elementi necessari all'indagine, ha trovato conferma la prima impressione formulata dal Disinformatico, che cioè si trattasse di «un falso ben confezionato [neanche tanto bene, come risulta dall'indagine stessa] da parte di qualcuno che vuole diventare famoso facendo leva sulla morbosità della gente»: per fortuna la ragazza, che fa l'attrice con tanto di sito e profilo Twitter e Facebook, è viva e vegeta. Insomma, un'ennesima campagna di marketing virale, da ricondurre con ogni probabilità al regista Kyle Rankin e alla società di produzione cinematografica Newborn Pictures.
Generalmente poco, riesco quasi sempre a cestianre il tutto senza dargli neanche un occhiata.
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