«I cantanti di Sanremo si dividono in due categorie: "Chi c***o è?" e "Ancora campa?"», recita un meme divertente che rispunta fuori ogni anno in occasione del Festival. Dal mio punto di vista di boomer inside il vincitore di quest'anno, Olly, appartiene sicuramente alla prima categoria... comunque, anche se non era tra i miei preferiti, condivido ciò che ha scritto Emiliano Miliucci sul suo conto.
Quello che mi ha colpita di più al primo ascolto, anche se dal vivo ha cantato maluccio, è stato senza dubbio Simone Cristicchi con Quando sarai piccola.
C’è quella rabbia di vederti cambiare
E la fatica di doverlo accettare.
Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria
Che non so dimenticare.
Con il suo racconto dell'esigenza di prendersi cura della madre affetta da demenza mi ha toccata nel profondo, anche se il mio vissuto con entrambi i miei genitori prima che morissero aveva solo alcuni punti in comune con il suo. Riguardo alle polemiche sul suo pezzo – in sintesi, sarebbe una canzone "paracula" che spaccia per poetica un'esperienza difficilissima e dolorosa – condivido di nuovo un post del summenzionato Miliucci.
Un altro brano di alto livello cantautorale è stato L'albero delle noci, del terzo classificato Brunori Sas, il quale al contrario ha cantato le gioie della paternità.
Sono cresciuti troppo veloci questi riccioli meravigliosi
E ora ti vedo camminare con la manina in quella di tua madre
E tutta questa felicità forse la posso sostenere
Perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore
E posso navigare sotto una nuova stella polare
Ma la più bella scoperta di questo Festival è stato Lucio Corsi, secondo classificato nonché vincitore del premio della critica, che finora conoscevo solo per sentito dire. Un artista dal look eccentrico ma dall'animo sensibile che in Volevo essere un duro ha cantato le sue fragilità e il suo senso di inadeguatezza, qualcosa in cui trovo fin troppo facile identificarmi.
I girasoli con gli occhiali mi hanno detto
“Stai attento alla luce”
E che le lune senza buche
Sono fregature
Perché in fondo è inutile fuggire
Dalle tue paure
Detto ciò, le canzoni che ho trovato più orecchiabili sono state Balorda nostalgia del vincitore Olly – perfetta da intonare, anzi stonare a squarciagola in macchina ripensando a un amore finito non troppo male – poi Tu con chi fai l'amore dei The Kolors, Grazie ma no grazie di Willie Peyote, e soprattutto Cuoricini dei Coma Cose. Quest'ultima, nella quale Le Coliche avevano subito riconosciuto le potenzialità di tormentone, ha già dato vita a numerose parodie: finora posso segnalare quelle degli Oblivion, dei Contenuti Zero, di Linuccio e dei Gem Boy (per quanto io sia abbastanza ingenua da non essermi resa conto che il mini-ventilatore portatile che ho comprato l'estate scorsa potesse essere scambiato per un sex toy, non lo sono così tanto da non aver saputo cogliere i "raffinati" doppi sensi ;-) ). Giorgia è stata tecnicamente una spanna sopra tutti gli altri e ci sono rimasta malissimo nel vederla esclusa dalla top five tutta maschile dei finalisti, ma colgo l'occasione per implorare i suoi autori di sforzarsi di scriverle dei pezzi che, oltre a valorizzare le sue indiscusse doti vocali, a differenza de La cura per me vadano oltre il mero esercizio stilistico.
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