giovedì 21 ottobre 2021

Si limiti a parlare di storia che è meglio

Al centro delle discussioni social odierne c'è ancora una volta – dopo le sue controverse posizioni sul green pass – lo storico Alessandro Barbero, il quale in un'intervista a La Stampa ha risposto alla domanda

Barbero, arrivando a oggi, come mai, secondo lei, le donne faticano tanto non solo ad arrivare al potere, ma anche ad avere pari retribuzione o fare carriera?
quanto segue:
Premesso che io sono uno storico e quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all’enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so [e allora era proprio necessario dirla? NdC], ma vale la pensa di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. E’ possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze fra i sessi. E c’è chi dice: “Se più donne facessero politica, la politica sarebbe migliore”. Ecco, secondo me, proprio per questa diversità fra i due generi.

Se dovessi usare me stessa come parametro di riferimento per definire l'universo femminile, dovrei ammettere che Barbero ha centrato il punto – la mia insicurezza mi ha ostacolato e continua a ostacolarmi tantissimo non solo nella carriera ma anche nella vita di tutti i giorni, della spavalderia, «Ostentata sicurezza di sé, temerarietà» (cit.) poi non ne parliamo neppure – ma so benissimo che ce ne sono tante, di donne sicure di sé, spavalde e perfino aggressive – che non è certo un tratto caratteriale positivo, anzi – che magari hanno pure successo, ma non tanto quanto potrebbero averne se fossero uomini. Se Barbero avesse parlato di differenze culturali avrei potuto perfino dargli ragione, perché ancor oggi si tende a educare le femmine in modo diverso dai maschi, ma lui ha parlato di differenze strutturali, come a dire congenite... e a questo punto mi fermo, perché non sono in grado di valutare quanto contino le caratteristiche innate dei due sessi e quanto invece il famigerato patriarcato. (Nel mio caso, magari sarò insicura di carattere, ma indubbiamente l'educazione che ho ricevuto e il contesto in cui sono cresciuta hanno avuto il loro peso)

Lascio la parola a Galatea, la quale occupandosi di divulgazione storica viene scambiata spesso per Barbero, e oggi questo la irrita in modo particolare.

Guardi, professor Barbero, in un certo senso ha ragione lei. C’è davvero una differenza strutturale fra uomini e donne, ed è il vero motivo per cui le donne in molti campi lavorativi sono ancora presenti poco, o hanno ruoli secondari.
In effetti è proprio una differenza di struttura. Perché la struttura della nostra società, è, indovini un po’? Maschilista.
Così maschilista nella struttura che se sei donna vali sempre un po’ meno a prescindere, persino se ti sei fatta un sedere tanto e ti sei laureata con voti migliori. Perché i tuoi colleghi sono dottori e tu resti sempre Marta, o Francesca o Giulia, o ancora meglio “la ragazza”, sia mai che ci mettano un titolo di studio davanti al nome, o se lo ricordino, il nome.
Sei sempre considerata più inaffidabile, e anche un po’ una rogna. Perché magari poi resti incinta e i figli, si sa, li crescono le madri. E le madri sono una rogna perché se il pupo ha una linea di febbre all’asilo, o bisogna fare la colletta per la maestra, o portarlo a tennis, a nuoto, a comprare il regalo per la compagnuccia che lo ha invitato al compleanno, sono loro che devono correre di qua e di là, perché i padri lavorano e le donne invece boh, decorano l’ufficio.
E magari bastasse essere “spavalde” o “aggressive” per risolvere la situazione. Perché vede, prof.Barbero, se niente niente da donna ti azzardi a rispondere per le rime quando un cretino ti discrimina e ti tratta da schifo, pure se hai ragione, ti dicono che sei aggressiva, e presuntuosa, e insomma dovresti essere più comprensiva, perché in fondo se un maschio dice una sesquipedale stupidaggine che ti offende, tu sei donna e deve sempre essere materna è carina, sennò sei poco femminile e nessuno ti sposa più.
E quindi pure se sei “spavalda” carriera la fai difficilmente, perché se un uomo è aggressivo gli dicono che è carismatico, mentre tu, che sei donna, se ribatti sei solo una str0nza.
Ecco, professor Barbero, questa in sintesi è la differenza di struttura fra uomini e donne. Si chiama sessismo, ed è ancora così presente che pure lei, che è intelligente, non si è mai accorto che questo tipo di discriminazione è studiata da anni, in fior di articoli accademici e di saggi. Non se ne è accorto perché a scrivere libri sul tema sono studiose, donne, che contano meno per definizione e i cui libri sono meno noti, perché sono considerate meno autorevoli, e i loro studi, siccome sono tacciati di essere “femministi”, vengono considerati una specie di piagnisteo. Così come non si è accorto che molti uomini non fanno carriera perché sono più bravi, e nemmeno più spavaldi, ma solo perché sono uomini, e, per dirla in maniera semplice e comprensibile a tutti, sono schifosamente privilegiati, in questa società.
E magari sarebbe ora di rendersene conto. Da parte sua e da parte di tutti. Perché sennò finisce che pure noi donne perdiamo la Santa pazienza che ci contraddistingue, e vi mandiamo dove meritate.
In mondo molto spavaldo, giuro.

P.S.: Quasi quasi mi dissocio fin da subito dal ragionamento sotteso al titolo del post, del resto se ciascuno dovesse parlare solo degli argomenti su cui è davvero competente quasi tutto il mio blog non avrebbe ragione di esistere... ma se non altro io non posso vantare nemmeno una briciola della risonanza mediatica di cui gode il professor Barbero, o peggio gli opinionisti improvvisati che vengono interpellati su qualsiasi argomento.

8 commenti:

  1. purtroppo il problema esiste indipendentemente dal sesso, in molti ambiti bulli e machi hanno tuttora la meglio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo sì, e quando una donna si comporta come di norma ci si aspetta che debba comportarsi un uomo si è soliti dire che "è una donna con gli attributi". Ma che ci siano meno donne che raggiungono alti livelli in politica o in altri ruoli di potere qualcosa vorrà dire, o no?

      Elimina
  2. E infatti mi domando cosa stiamo aspettando a mandarli dove devono stare. Barbero per primo.

    RispondiElimina
  3. Faccio un po’ l’avvocato del diavolo.
    Secondo me Barbero non si riferiva a singole caratteristiche (quelle citate erano solo esempi) ma a tipologie psicologiche. Alcune tipologie psicologiche sono avvantaggiate nel mondo del lavoro e altre no.
    Allora ho cercato statistiche sulle tipologie psicologiche Meters-Briggs per vedere se ci sono squilibri di genere nella loro distribuzione. Il primo sito che Google ha trovato è questo (non so quindi se sia affidabile): https://www.personalitycafe.com/threads/statistics-on-myers-briggs-type-and-gender-ratio.1285105/

    Qui si vede che nelle diverse tipologie ci sono grandi differenze fra uomini e donne. A memoria poi mi pare di ricordare che il tipo che a maggior successo al lavoro, il classico CEO per intenderci, sia l’ENTJ dove gli uomini sono il 64%. Sempre a memoria mi pare di ricordare che la personalità INTJ (67%) abbia successo a lavoro mentre la ISTJ (66%) sia quella considerata più “affidabile”, da ufficio insomma.

    Insomma probabilmente un certo maschilismo latente è la ragione principale della discriminazione salariale fra uomini e donne ma non mi pare che l’affermazione di Barbero sulla componente psicologica si debba considerare una totale sciocchezza...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non dubito che le differenze a cui fai riferimento esistano, ma non credo giustifichino l'effettivo gender gap e la difficoltà delle donne ad arrivare ad alti livelli. Un tizio che seguo ha linkato alcuni studi, che credo fossero del tipo a cui alludeva Galatea, ma non ho ancora avuto modo di leggerli.
      Un'altra giustificazione che ho letto è che Barbero è uno storico di formazione marxista, e in quanto tale usa il termine "strutturale" con un'accezione specifica, che non è quella più comune. Lui che è così bravo nella divulgazione avrebbe dovuto ricordarsi che bisognerebbe parlare in maniera tale che il maggior numero di persone possa comprendere senza fraintendimenti...

      Elimina
    2. Non volevo dire che l’ipotesi di Barbero fosse completamente corretta ma solo che aveva una sua plausibilità: su quale effettivamente sia l’origine delle discrepanze salariali fra uomini e donne non ho idea!

      Ho la sensazione che si sia tutti vittime della mentalità da “like”, “not like”, 0 e 1, tipica delle reti sociali: cioè che qualsiasi argomentazione debba essere completamente corretta o completamente errata. In realtà, la maggior parte delle volte, tutti hanno dalla loro un po’ di verità.

      Analogamente la tesi di Barbero non va (secondo me) interpretata come l’unica spiegazione delle differenze salariali uomo/donna ma forse è un fattore insieme a N altri. Fattore che evidentemente Barbero, magari sbagliando, ritiene il più importante: ma anche se non lo fosse ciò non significa che la sua ipotesi sia una totale sciocchezza. Insomma queste teorie non possono essere giudicate come 0 o 1!

      Elimina
  4. Ancora una dimostrazione che il peggior nemico di donne, femminile è femminilità sono le donne che non vogliono essere tali, donne con uno strano anelito a voler essere maschili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' il demone che anima e domina, divora tutti gli ismi antagonistici. Non c'è ragione perché il femminismo dovrebbe fare eccezione.

      Elimina