@insopportabile, veterano di Twitter, piattaforma che con ogni probabilità è stata determinante nella rielezione di Trump, ha indirizzato al suo proprietario Elon Musk, trumpiano di ferro, questo tweet...
Dear (!) @elonmusk, your goal is achieved, ok. Can you resell now X and make us Twitter which before your advent was more than a Cloaca Maxima? (I know you love Roman history)
Per restare in tema, se sei abbonato a Il Post – e se non lo sei, cosa aspetti ad abbonarti? ;-) – vale la pena di ascoltare l'episodio di ieri del podcast Tienimi Bordone, emblematicamente intitolato Il giorno in cui andarsene da Twitter.
Concludo con alcune immagini che descrivono il mio stato d'animo odierno: un disegno che vorrebbe descrivere la reazione della Statua della Libertà...
... due vignette evergreen di Altan...
... e un meme confezionato dalla sottoscritta, sperando che nessuno si offenda!
In occasione dell'Election Day, mi sembra che tornino di particolare attualità due post pubblicati da .mau. riguardo al paradosso dei gelatai, che a dispetto del nome c'entra moltissimo con la politica e in particolare con un sistema elettorale come quello statunitense, nel quale si sfidano due soli candidati. Il primo risale al lontano 2005...
Si stanno di nuovo avvicinando delle elezioni. Non so se sia capitato di sentire anche a voi questa “dimostrazione matematica” che porta in uno schieramento bipolare entrambi i candidati verso il centro dello schieramento.
Supponiamo di avere una lunga spiaggia (le posizioni politiche, da sinistra a destra) dove i vari bagnanti sono variamente distribuiti. Questa spiaggia non ha venditori ambulanti: gelati aranciate cocco e quant’altro si possono comprare solo da due banchetti, che hanno l’esclusiva. Si può immaginare che ognuno vada a prendersi il gelato da quello che è più vicino, e che all’inizio siano uno più o meno a sinistra e uno a destra. Però il primo può pensare “se mi spostassi un pochino a destra, continuo ad essere il più vicino per quelli alla mia sinistra; continuo ad essere il più lontano per quelli alla destra del mio collega; ma per alcuni di quelli in mezzo divento io il più vicino. Quindi ci guadagno: domani mi posiziono più a destra”. Il gelataio di destra fa naturalmente il discorso simmetrico, e così per Ferragosto ce li troviamo in mezzo schiena contro schiena.
Cosa c’è di sbagliato in questo ragionamento? Matematicamente, nulla. Fila perfettamente qualunque sia la distribuzione degli elettori, pardon dei bagnanti, sulla spiaggia. Funzionerebbe perfino con una spiaggia non lineare ma planare, se lo spostamento avviene in direzione dell’altro. L’errore è molto più sottile: viene fatto l’implicito assunto che tutti prendano necessariamente il gelato. Se qualcuno decidesse che non vale la pena fare tutta quella strada, e quindi si astenesse, il ragionamento viene subito inficiato. Il problema non è quindi sul ragionamento, ma molto più alla base, sul modello; qualcosa che non sembra però essere compreso da molta gente, che non solo si rifiuta di capire la matematica ma ha un atteggiamento fideistico che forse è ancora più pericoloso. Aggiornamento: temo di essere stato troppo nebuloso: provo ad aggiungere un esempio con i numeretti. (ancora modificato… l’ho sempre detto io che è difficilissimo divulgare la matematica)
La nostra spiaggia ha cento persone. In questo momento, la situazione è simmetrica: ci sono 30 persone a sinistra del gelataio S divise in due gruppi di 20 e 10 persone, 15 un pochino a destra di S, 10 più o meno equidistanti tra S e D (che divido in 5+5 per far vedere meglio la simmetria… pensateli comunque tutti come pencolanti da una parte all’altra), 15 un po’ a sinistra di D, 30 a destra di D. Tutti inoltre si comprano un gelato. Graficamente: 20 10 S 15 S1 5 X 5 D1 15 D 10 20
Supponiamo che D decida di spostarsi verso il centro e andare a piazzarsi al punto D1, in modo che le cinque persone all’immediata sinistra e destra del centro X trovino più comodo andare da lui piuttosto che da S; il tutto mentre S se ne sta fermo. Così ad occhio sembrerebbe che S rimarrà con solo 45 clienti mentre D ne avrà 55. Se però i venti all’estrema destra decidessero che tanto a questo punto sia S che D sono due gelatai comunisti, e quindi preferiscono non degnarsi di andare a prendere un gelato, abbiamo che S continuerà ad avere 45 clienti, ma D ne avrà solamente 35. Ergo, l’imprenditore con maggior successo sarà S, nonostante D abbia più persone nel suo bacino di utenza.
Intendiamoci, anche questo è un modello estremamente semplificato, e che fa delle assunzioni molto forti sulla distribuzione dell’elettorato, pardon dei bagnanti: ma il mio punto è proprio che occorre studiare attentamente il modello.
Un paio di giorni fa, parlando della vittoria di Elly Schlein, avevo accennato al paradosso dei gelatai 2.0, suscitando un certo qual interesse nei mio socialcoso di nicchia. Ecco qua cosa intendo!
Il paradosso dei gelatai è piuttosto noto, e lo si trova anche su Wikipedia. Immaginate di essere a Pocacabana, su una spiaggia lunga un chilometro, dove è stata data una concessione a due gelatai. Inizialmente essi si mettono nella posizione in alto in figura, a 500 metri tra di loro e a 250 metri dagli estremi della spiaggia. Ma A pensa che se si sposta un po’ verso B farà sì di trovarsi un po’ di bagnanti più vicini a lui che a B, e quindi guadagnerà di più. B però non si lascia fregare e si avvicina anch’egli verso il centro, recuperando i bagnanti persi e prendendone ancora altri. Alla fine i due si troveranno fianco a fianco: avranno lo stesso pubblico di prima, ma in compenso mentre prima i bagnanti avevano un gelataio al massimo a 250 metri di distanza ora ce ne sarà qualcuno che dovrà percorrere 500 metri, e magari gli passa la voglia.
In teoria dei giochi il posizionamento di entrambi i giocatori, pardon i gelatai, al centro è un equilibrio di Nash: con il vincolo di doversi per forza trovare nella propria metà della spiaggia quella posizione è stabile perché a nessuno conviene muoversi. Ecco perché i partiti tendono a posizionarsi al centro, dicono i teorici dei giochi. Fin qui la teoria. Passiamo ora alla pratica…
La soluzione suindicata è corretta nell’ipotesi che tutti i bagnanti vadano a prendere il gelato. Ma se quelli più lontani si astengono, la soluzione rimane ottima ma con i due gelatai che guadagnano molto meno. Cosa succede allora se un gelataio decide di essere più radicale e spostarsi di nuovo verso un estremo? Ringalluzzisce i bagnanti che tornano in massa al chiosco e fanno aumentare gli incassi al furbo gelataio. Fuori di metafora, posizionarsi verso gli estremi in una situazione stagnante può dunque essere un vantaggio: l’abbiamo visto con Meloni a queste elezioni, lo vedemmo con Vendola in Puglia, e potremmo vederlo con Schlein. Funzionerà davvero? Chi lo sa. Quello che però sappiamo è che bisogna sempre stare attenti con i modelli :-)
Vabbè, io adesso vado a dormire, e (di)spero che al mio risveglio non debba accogliermi una pessima notizia analoga a quella di otto anni fa. Che la vignetta di Rolli in apertura del post sia di buon auspicio!
[Lascio un paio di link per chi non sapesse cosa vuol dire MAGA o Project 2025]
Io incrocio le dita perché altro non posso fare, ma penso che una rielezione di Donald Trump sarebbe una catastrofe non solo per gli Stati Uniti, ma per l'intero pianeta. Tu dirai: in fondo è già stato presidente una volta e non c'è stata nessuna apocalisse... È vero, ma rispetto al suo precedente mandato è peggiorato lui, e pure la Terra nel suo insieme non se la passa granché bene.
Per alleggerire un po' i toni, concludo con un elenco (in ordine cronologico) di parodie "non politicizzate" interpretate da Shirley, precisando che mi identifico in qualche misura praticamente in tutte. :-D
P.S.: Buona parte delle "cose di cui mi fido più di Donald Trump" elencate nella foto che apre il post mi risulta un tantino difficile da capire... ma l'ultima è fin troppo chiara! ;-)
«Prima che arrivassero gli smartphone... in bagno, tutti leggevamo le etichette degli shampoo!», recita la quarta di copertina di un libro umoristico dal titolo Etichette esilaranti da leggere mentre... ehm, espleti le tue funzioni fisiologiche! ;-) Ma non si tratta dell'unica occasione di lettura che accomuna(va) tanti italiani, pur non avendo un particolare valore culturale: su un'altra fa leva la campagna Good To Read Packs promossa dalla catena di supermercati Bennet.
In Italia, le persone passano molto tempo a leggere... le etichette alimentari. Oltre 9 italiani su 10 leggono i valori nutrizionali dei cibi, mentre 2 su 3 non leggono neanche un libro all'anno. Ma il vero benessere nasce dall'equilibrio di corpo e mente. Per questo in Bennet ci siamo chiesti: come invogliare le persone ad alimentare anche il proprio pensiero?
Abbiamo inserito pagine di grandi classici sul media più letto dagli italiani: le confezioni alimentari, abbinando alcuni prodotti essenziali con brani di libri famosi in cui sono citati. Così, abbiamo trasformato un ordinario momento di lettura nell'occasione per coinvolgere le persone in una storia e invitarle a continuare a leggerla. Da oggi, i nostri "pack letterari" saranno al centro di una grande campagna di comunicazione per riportare nelle abitudini delle persone la lettura. Quella vera. Il pensiero ha bisogno di essere nutrito. Acquista un libro su bennet.com.
A proposito di libri, per qualche strano motivo Amazon mi ha proposto più volte di acquistare i libri con protagonista il commissario Montalbano, che ho già letto praticamente tutti in lingua originale, tradotti in inglese in formato Kindle. Sarei curiosa di leggerne uno per rendermi conto di come il traduttore è riuscito a trasporre il peculiare lessico camilleriano, fortemente basato sui dialetti siciliani, ma temo che rimarrei delusa. Comunque, facendo il test Quale detective letterario sei? de ilLibraio.it, ho scoperto che... beh, sono appunto il commissario Montalbano. :-)
Intuizione, empatia e sincerità: tre parole che descrivono allo stesso tempo la tua personalità e quella del commissario Salvo Montalbano, ideato da Andrea Camilleri. Anche se preferisci lavorare in autonomia, sei sempre disponibile per il dialogo. A volte il tuo modus operandi potrebbe sembrare un po’ disordinato, ma alla fine ti porta sempre alla soluzione del problema. Ami la buona cucina, la tranquillità e aiutare chi ne ha bisogno.
La scorsa settimana sul lavoro ho frequentato un corso sulla Safety Culture, ovvero la cultura della sicurezza (in italiano abbiamo un'unica parola, appunto sicurezza, per esprimere concetti diversi che in inglese si traducono appunto con due parole distinte, safety e security... e mi perdonerai se a quest'ora preferisco delegare ad altri la spiegazione della relativa differenza! ;-) ).
Il docente era un pilota di aerei e di elicotteri, e in quanto tale ha preso spunto dalle cause di alcuni tristemente noti incidenti aerei per illustrare a noi, che pur lavorando in ambito avionico certe situazioni non dobbiamo affrontarle in prima persona, alcuni concetti potenzialmente utili a chiunque nella vita quotidiana... in particolare nella guida, che molti approcciano come un automatismo, e senza rendersi davvero conto di tutte le possibili distrazioni che possono comportare dei rischi; poiché il cervello umano, a differenza di ciò che spesso si crede, non supporta il multitasking, anche solo ascoltare la radio mentre si è al volante può essere complicato da gestire per la nostra mente, in particolare quando si verifica un imprevisto.
Per rimanere in tema, condivido il link a un post piuttosto allarmante pubblicato giorni fa da .mau. sui rischi mortali che corrono i ciclisti soprattutto in città, e un reel apparentemente leggero nel quale Lorenzo Baglioni spiega in modo a dir poco elementare quanto sia pericoloso guidare guardando il cellulare.
Sto trascorrendo questo weekend lungo a Sirmione, dove ero già stataall by myself nel 2010 – ma tornarci in (dolce) compagnia è decisamente meglio <3 – e all'indomani della festa di Halloween ho notato che in giro è ancora pieno di zucche, candele, palloncini, ragnatele finte... ma no, grazie, a me bastano e avanzano quelle vere con cui devo combattere di continuo a casa! ;-)
... mentre nel secondo , di livello più "terra terra", Konrad il Brianzolo riferisce l'atteggiamento degli altri brianzoli nei confronti di questa "americanata". Io che in Brianza ci abito posso confermare che il suo racconto, per quanto ironico, non è certo privo di fondamento.
Questa sera condivido un thread molto interessante pubblicato ad agosto dal divulgatore scientifico AC🧬DS - A Caccia Di Scienza riguardo a un tema tristemente attuale. Ne riporto qui di seguito il testo, dopo aver dato giusto una sistematina per rendere più evidente che si tratta di un ragionamento articolato e coerente anziché di una sequenza di 16 tweet slegati tra di loro.
SOLO UNA TEORIA?
L'evoluzione? Solo una teoria!
La gravità? Solo una teoria!
Il cambiamento climatico? Solo una teoria!
Da quando ho iniziato a fare divulgazione non passa giorno che non mi tocca dover spiegare che in campo scientifico "Teoria" non vuol dire "Ipotesi". Al contrario una Teoria è un insieme di ipotesi DIMOSTRATE che concorrono a formulare un modello coeso che descrive un determinato fenomeno naturale. E le Teorie sono importanti perché permettono di fare previsioni ragionevolmente accurate sul comportamento di tali fenomeni.
Altra potenza delle Teorie scientifiche, anche se per qualcuno rappresenta una debolezza, è che esse non danno mai una risposta certa, perché la certezza (o la non certezza) di un evento sono praticamente impossibili. In altre parole è impossibile che qualsiasi evento abbia il 100% di probabilità di verificarsi o il 100% di probabilità di NON verificarsi. Le predizioni fatte attraverso una teoria scientifica sono invece sotto forma di "probabilità di essere corrette". Sembra un modo paraculo di dire che non siamo sicuri di qualcosa, ma è esattamente il contrario. Grazie alle Teorie scientifiche sappiamo ESATTAMENTE qual è la probabilità che il nostro risultato sia giusto, e qual è la probabilità che sia sbagliato.
Vi faccio un esempio un po' truculento, e che forse sembrerà ovvio, ma spiega perfettamente questo concetto, ma soprattutto mette chiaramente alla luce i limiti di chi nega il ragionamento scientifico. Vi propongo una singola mano di RouletteRussaAlContrario, ovvero una variante del noto "gioco", in cui nel tamburo della pistola vengono messi 5 proiettili anziché 1. Il gioco si svolge in una singola mano. Se sopravvivete, vincerete qualunque cifra decidiate. Se perdete... beh... diciamo che se non altro non dovrete essere voi a pulire.
Vi consultate con i due amici che sono con voi. Lo scienziato vi dice non farlo perché c'è solo 1 probabilità su 6 di vincere, ovvero il 16,7% di probabilità. Di contro c'è un bel l'83,3% (5/6) di probabilità che perdiate la testa per il gioco. E vi dice anche che queste probabilità sono certe al 99,9% (c'è sempre una piccolissima probabilità che il tamburo si inceppi). Ovvero è praticamente certo che il risultato del gioco sia di 1/6 per la vittoria, e di 5/6 per la sconfitta. Questo è quanto predetto dalla Teoria della probabilità. La scienza non ti dice quale evento si verificherà, ma ti dirà con una buona certezza qual è la probabilità che si verifichi tale evento (o il suo opposto).
L'altro vostro amico, il girasugo, invece dice di non fidarsi dello scienziato, perché la probabilità è "solo una Teoria", che i numeri mica tengono conto di tutto quello che può succedere, che agli scienziati piace terrorizzare la gente perché sono catastrofisti e pagati da [inserire potere forte a caso], e oh, suo cugggino una volta ci ha giocato e ha vinto! Voi di chi vi fidereste? Mi sembra ovvio che vi fidereste dello scienziato, e vorrei ben vedere!
Questo esempio è molto semplice e ovvio, e anche per chi non mastica la probabilità in senso matematico è abbastanza facile e ovvio calcolare intuitivamente la probabilità. E sono sicuro che a nessuno verrebbe in mente di giocare ad una tale roulette russa... VERO????
E INVECE NO! Ci stiamo giocando tutti! Ci giochiamo ogni volta che vogliamo negare il cambiamento climatico e i suoi effetti. Il cambiamento climatico è una teoria che ha un consenso superiore al 99.999% riguardo alle sue cause, e ai suoi effetti. Continuare a negare il cambiamento climatico è come giocare ad una roulette russa con una pistola dove entrano 100.000 proiettili, e un solo colpo è a salve.
Ditemi voi se ci giochereste, visto che l'estrema probabilità di lasciarci le penne è tutto sommato, "solo una teoria".
«La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso», recita una delle innumerevoli frasi erroneamente attribuite al grande fisico Albert Einstein. Questa in particolare è molto cara ai motivatori, perché sembrerebbe dimostrare che se non si è consapevoli dei propri limiti, o perlomeno non ci si lascia condizionare da essi, si riescono a compiere imprese che sembrerebbero impossibili.
Lo short video qui sotto pubblicato da Kodami, il progetto editoriale di Fanpage.it dedicato agli animali, dimostra che si tratta più o meno di una leggenda metropolitana.
Ecco la trascrizione della traduzione del parlato.
«Il calabrone non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso». Tra parentesi, qui si parla di calabrone, ma in realtà si fa riferimento proprio al bombo.
1934. Secondo la leggenda, un entomologo francese, Antoine Magnan, applicando a questi insetti le equazioni relative alla resistenza dell'aria, dimostrò che il loro volo sarebbe stato impossibile. Il mistero fu poi risolto poco dopo in ambito accademico, e quei calcoli validi per aerei, però con ali lisce e rigide, non si potevano applicare al volo del bombo, che non solo possiede delle ali a bordo frastagliato, ma le muove in un modo peculiare, cioè questi animali disegnano dei piccoli 8 creando dei mini-vortici in grado di aumentare la portanza, cioè la forza che spinge in aria il peso del bombo. Per giunta le dimensioni dell'insetto rispetto alla viscosità dell'aria riducono la quantità di energia necessaria per mantenersi in volo, e quindi non c'è trucco e non c'è inganno. Il bombo è semplicemente un gioiellino dell'evoluzione.
Probabilmente il video sopra è la versione ridotta di questo più lungo che non ho ancora avuto tempo di guardare per intero, solo che nel primo l'audio è in inglese sottotitolato e nel secondo in italiano.
Qualcosa di analogo lo pubblicò su Facebook tempo fa il professor Vincenzo Giordano, insegnante di matematica.
"La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso". Questa frase attribuita ad Einstein ha in realtà un'origine piuttosto incerta. Intanto l'insetto in questione non è il calabrone ma il bombo (l'equivoco è nato dalla errata traduzione della parola inglese "bumblebee" che si riferisce appunto al "Bombus terrestris"). Secondo le ricerche dell'ingegnere aeronautico J. H. McMasters, la fonte più probabile sarebbe una frase scritta nel 1934 dall'entomologo francese, A. Magnan, nel suo libro "Le Vol des Insectes": "Spinto da ciò che viene fatto nel settore dell'aviazione, ho applicato le leggi della resistenza dell'aria agli insetti e sono arrivato alla conclusione che il loro volo è impossibile". Al di là della paternità della frase, resta il fatto che per tanti anni gli studiosi di aerodinamica hanno cercato inutilmente di capire come potesse riuscire a volare il bombo: in effetti, osservando l'apertura alare dell'insetto in rapporto alla dimensione della "fusoliera", anche un profano si rende conto che le ali sono apparentemente troppo piccole. Poi si è scoperto che le piccole ali di questo insetto tozzo e peloso gli consentono di volare grazie alla turbolenza che generano vorticando, alla viscosità dell'aria e al fatto che non sono lisce come le ali di un aeroplano, ma coperte di rugosità che rendono il moto dell'aria ancora più turbolento, contribuendo così alla portanza.
Comunque, se vogliamo, anche nella spiegazione veritiera dei fatti si può leggere un importante messaggio motivazionale: per quanto si abbiano a disposizione risorse limitate, sfruttandole in modo opportuno si possono ottenere risultati impensabili. :-)
P.S.: A proposito di Einstein, sulla pagina Storie Scientifiche ho letto un aneddoto che sarà anche fake, comunque è notevole.
Probabilmente la leggenda metropolitana più famosa della storia della fisica è quella che vede protagonisti Albert Einstein e il suo autista.
Einstein emigrò negli Stati Uniti nel 1933, accettando il posto di professore al prestigioso Institute for Advanced Study di Princeton. La sua Teoria della Relatività si stava affermando con forza, grazie anche alle prime conferme sperimentali (la più famosa delle quali avvenuta nel 1919). Tuttavia, a quel tempo, la sua immagine non era ancora di dominio pubblico e non tutti erano in grado di riconoscerlo. Negli USA Einstein era chiamato continuamente a tenere conferenze e veniva sballottato da un’università a un’altra. Ma il buon professor Einstein non imparò mai a guidare e gli fu affiancato un autista, Harry. Sebbene Harry non conoscesse la matematica, e ben che meno la fisica, ascoltava assorto ogni conferenza dalle ultime file.
Un giorno, mentre era in viaggio, Einstein si confidò con l’autista, dicendo di essere terribilmente stanco di tenere continue dissertazioni in pubblico. Harry pacatamente rispose: “Professor Einstein, ho ascoltato la sua lezione un centinaio di volte e, anche se non ci capisco un bel niente, sono sicuro di poterla ripetere parola per parola”. All’inizio titubante, il padre della Teoria della Relatività realizzò che nessuno in quell’università lo aveva mai visto e decise di accettare la proposta.
Arrivati nel luogo della conferenza, Einstein si accomodò negli ultimi posti e Harry salì in cattedra. Nel frattempo, un professore si era vantato di essere uno dei maggiori esperti della Relatività; diceva di essere arrivato a una comprensione addirittura più profonda dell’autore e che non vedeva l’ora di porre alcune domande. Harry fu magistrale nell’interpretazione, nessuno si era accorto di niente e la lezione passò via tranquilla. Giunti al termine, dal pubblico il professore un pochino presuntuoso alzò la mano e formulò una domanda alquanto insidiosa, con l’intenzione di mettere in mostra la sua competenza sull’argomento. Harry sussultò un attimo, ma poi si riprese e disse:
“Lei è un bravo studioso ma non riesco a immaginare che qualcuno possa formulare una domanda così semplice. In effetti è talmente tanto semplice che lascerò che sia il mio autista, seduto là in fondo, a rispondere al mio posto.”
Essendo appassionata dei mitici mattoncini LEGO a tal punto da aver dedicato loro una categoria apposita su questo blog, ho letto con particolare interesse l'articolo Are Legos a part of your wellness routine? (I LEGO fanno parte della tua routine di benessere?), pubblicato su The Hustle il 17 gennaio 2020, ma a mio modo di vedere ancora attualissimo.
Il gigante dei giocattoli sta rivolgendo nuove proposte agli adulti, sottolineando che i LEGO sono la chiave per liberare la calma.
I bambini adorano i LEGO. Ma la saggezza popolare dice che, ad un certo punto, ogni adolescente deve dare via i giocattoli e muovere i primi passi lungo il tremendo percorso verso l'età adulta.
Questo significa più spostamenti, più impieghi monotoni e più riunioni. Ma sicuramente niente più LEGO. Almeno, questo era ciò che significava una volta.
Se sei ancora un bambino nell'anima, tira un sospiro di sollievo. Perché il LEGO Group, il più grande produttore di giocattoli al mondo, ha alcuni blocchi dai colori vivaci da venderti.
Come la LEGO si sta rivolgendo agli adulti
Questi sono tempi duri nell'industria dei giocattoli. La concorrenza è serrata e le distrazioni digitali competono per il tempo e l'attenzione dei bambini.
La LEGO ha recuperato espandendo la sua traccia digitale e vendendo in luoghi diversi. Pensa alle catene di supermercati e ad Amazon, piuttosto che solo a Toys"R"Us.
Ancora più significativamente, come ha osservato il Washington Post: il tono dell'azienda è cambiato. Non siamo più solo per i fanatici di Star Wars. I LEGO fanno parte di una sana routine di benessere.
Aspetta, cosa? I LEGO come nuova app di mindfulness?
La strategia dell'azienda ha senso. Essa sfrutta due grandi tendenze:
La crescente domanda dei consumatori di nuovi modi per alleviare stress e ansia
Il nostro appetito smisurato per la nostalgia, questa volta tra chi fa parte della generazione X
Come ha sottolineato il Post, gli adulti hanno anche tasche più fornite. Il set per il castello di Hogwarts di Harry Potter costa ben 400 dollari [al momento è arrivato a $ 469,99 sul sito statunitense, mentre su quello italiano l'importo è lo stesso ma in euro, il che significa che al cambio attuale ci rimettiamo, NdC].
La LEGO sta per portare il treno della nostalgia direttamente nel tuo soggiorno: Lego Masters, una nuova serie TV condotta dall'attore Will Arnett, debutterà a febbraio [ovviamente del 2020, NdC].
È basata su una serie britannica di successo con lo stesso nome, e metterà squadre di posatori di mattoncini giocattolo l'una contro l'altra.
Mi sono resa conto di quanto sia vero, che mentre costruisco un modello coi LEGO mi sento meglio, tranquilla e rilassata. Stavo pensando di chiedere a Babbo Natale la decorazione da tavolo natalizia (€ 39,99 sul sito del produttore)...
P.S.: Tengo a precisare che la LEGO non si è neppure lontanamente sognata di pagarmi per la pubblicazione di questo post, né in denaro né, purtroppo, in natura! ;-) (ché poi i modellini che costruisco non so proprio più dove metterli. Di sicuro non intendo smontarli per riporli nelle rispettive confezioni. Uhm, quasi quasi ci vorrebbe una vetrinetta...)
Pochi giorni fa i The Jackal hanno realizzato in collaborazione con ActionAid un video, contraddistinto dal loro stile inconfondibile, per sensibilizzare nei confronti dell'adozione a distanza, che può garantire a un bambino del Sud del mondo e alla sua comunità accesso a cibo, acqua, istruzione e cure mediche.
In precedenza CARTONI MORTI aveva pubblicato un video, in collaborazione con il centro medico di psicologia online Unobravo, per smontare certi pregiudizi ancora parecchio radicati nei confronti degli psicologi (e suggerire che l'importanza del benessere psicologico tende ad essere sottovalutata, aggiungo io).
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