giovedì 17 ottobre 2024

Per un mondo più giusto e solidale

Tramite la newsletter di People, alla quale sono iscritta da quando ho acquistato online dei loro libri il mese scorso, ho scoperto che oggi è la giornata mondiale del rifiuto della miseria, o meglio la giornata mondiale dell'eradicazione della povertà (International Day for the Eradication of Poverty). Una problematica che non è certo esclusiva del Terzo Mondo, na ha un'incidenza rilevante pure in Italia.

People mi informa che solo per oggi, 17 ottobre, chiunque effettui un ordine su peoplepub.it riceverà in omaggio il nuovo libro di Giuseppe Civati, Socialismo tascabile, «Un libro dedicato a tutte e tutti quelli che pensano che un'alternativa al presente e alle sue miserie ci sia sempre». Alla mezzanotte mancano ancora quasi due ore... Magari qualcuno può essere interessato a cogliere l'occasione! (Che poi, anche a comprarlo a prezzo pieno, non si va di certo in bancarotta)

People propone anche un calendario 2025 con i disegni di Stefano Tartarotti, ideale per gli amanti dei libri... e per i fan della mitica Cana! :-)

mercoledì 16 ottobre 2024

La sanità NON è uguale per tutti

Anche oggi è arrivata l'ora di andare a nanna... non prima di aver proposto uno spunto di riflessione su una questione che mi sta molto a cuore, e che sia io sia il mio compagno – e non solo noi, ovviamente – abbiamo vissuto più volte sulla nostra pelle: le interminabili liste d'attesa della sanità pubblica, che "miracolosamente" si riducono quasi a zero se si vuole, o meglio si può, mettere mano al portafoglio. Quest'estate ho prenotato un esame abbastanza delicato per il mio compagno con un'impegnativa senza elevata priorità: gliel'hanno fissato a distanza di oltre un anno, verso la fine del 2025. Di recente lui, avendo cambiato lavoro a giugno, ha deciso di sottoporsi all'esame in intramoenia, ricorrendo a uno dei benefici previsti dal welfare della sua nuova azienda: il rimborso dei costi delle visite mediche (e se presenta l'apposita "giustificazione" del medico gli pagano pure le ore non lavorate per andare a sottoporsi alla visita, senza bisogno di richiedere permessi). Pagando 152 euro ha potuto fare l'esame nel giro di una settimana: tutto a posto, per fortuna.

Su questo tema, condivido il testo pubblicato su LinkedIn da Cristina Da Rold, giornalista freelance in ambito sanitario.

Mi si para davanti la foto del rapper Sferaebbasta, tronfio dei suoi 2500 euro spesi per un Total Body Scan al San Raffaele, solo per essere certo (?) di non avere tumori in giro, e pare senza alcuna indicazione terapeutica.
Per chi da 10 anni racconta i dati delle disuguaglianze di salute è un ennesimo pugno e l'istinto è alzarsi dalla sedia. Ma cerco di stare calma e recupero dati. Di seguito quel che mi sento di commentare:
  • Non è l'unico esempio. Dal sito dello IEO che usa una tecnologia simile dal 2009: la Diffusion Whole-Body è una tecnica innovativa di risonanza magnetica che consente di studiare l’intero corpo senza radiazioni ionizzanti e senza mezzo di contrasto che permette di ottenere immagini sensibili alla diffusione microscopica delle molecole di acqua, nelle quali i tessuti ipercellulari (ad esempio, i tumori maligni) sono nettamente più brillanti rispetto ai tessuti circostanti. L’interpretazione della Diffusion Whole-Body si basa su concetti differenti rispetto alla risonanza magnetica tradizionale. In sintesi, vengono ricercate le lesioni su ricostruzioni tridimensionali e panoramiche dell’intero corpo; la singola lesione è poi caratterizzata su immagini assiali dettagliate. La macchina è capace di individuare tumori anche di soli 3-4 millimetri.
  • Bello, perché chiaramente in un mondo ideale futuro la possibilità di fare una scannerizzazione del nostro corpo per la diagnosi precoce sarebbe un sogno. Ma è un sogno vero se è per tutti, se diventa cioè patrimonio comune, non di chi può spendere 2500 euro.
  • Va detto che se allarghiamo lo sguardo alle differenze di offerta sanitaria negli ospedali del mondo, 2500 euro non sono una cifra fuori di testa. Il problema è che accada in Italia dove da 45 anni stiamo lavorando (stiamo?) per una sanità pubblica sostanzialmente gratuita e ugualmente accessibile per tutti.
  • Quella di Sferaebbasta non è pubblicità, dicono dal San Raffaele, almeno se l'è pagato lui. Resta il fatto che sul sito si precisa che chiunque può prenotare l'esame pagando 2500 euro, anche se si tratta di una macchina che è stata acquistata e viene usata per fare ricerca su soggetti con patologia, per studiare meglio i tumori per tutti, e questo è un bene.
  • Il problema sostanziale qui non sono queste tecnologie - anche se la comunità medica discute sul suo reale utilizzo - ma la riccanza e la sua innata tracotanza. Il nostro amore per la boria, l'invidia che diventa stima. Se riuscissimo a scardinare questo maledetto meccanismo che ci fa sbavare intorno a chi può, anche se noi non possiamo. Una tecnologia "esiste" se è per tutti. Mi rendo conto sia difficile mantenere la barra dritta su questa faccenda qui, soprattutto in un contesto dove tutto questo è oramai sdoganato. E lo è davvero. Io ho incontrato in più occasioni persone che pensano che sia giusto che chi può abbia più di chi non può, anche rispetto alla salute. D'altro canto, da lì veniamo.
  • Questa è la situazione in Italia nel 2024 (dati Agenas che abbiamo raccontato su Info Data - Il Sole 24 Ore a giugno): in libera professione oltre il 70% delle visite gastroenterologiche, dell’ecografie addome inferiore, delle spirometrie semplici, delle TAC e degli esami audiometrici viene prenotato entro i 10 giorni. La mammografia si conferma essere la prestazione che registra invece la percentuale più bassa di prenotazioni entro i 10 giorni. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/06/08/sanita-quali-sono-i-tempi-delle-liste-dattesa-quanto-ricorriamo-alle-visite-mediche-a-pagamento-nel-ssn/
  • Non è un male assoluto che esista la possibilità di ricorrere al privato, data la situazione attuale. Per molti è un salvavita, purtroppo. E lo sarà nel prossimo periodo se non vengono fatti investimenti massicci per potenziare le risorse umane della sanità pubblica. "Esame chiama esame" mi ha detto una volta un vecchio medico. Con la popolazione che invecchia, e che monitoriamo sempre di più, per forza che le liste d'attesa si allungano. Il problema è cantare le lodi di questo sistema, quando dovrebbe metterci in imbarazzo e spingerci a fare meglio.
  • Mancano medici specialisti nelle specialità più critiche per il sistema pubblico. Proprio ieri lavoravo a un pezzo che uscirà nei prossimi giorni sui dati ANVUR: Anzitutto si osserva un calo nel numero assoluto di candidati alle scuole di specializzazione nel periodo pandemico. Siamo passati da 15.747 candidati nel 2021/22 a 13.957 candidati nel 2022/23 che significa 1.800 futuri specialisti in meno! Vi sono molte specialità per le quali i posti messi a bando sono risultati molto di più delle effettive iscrizioni. Il boom invece ce l'hanno chirurgia plastica, dermatologia e oftalmologia.
  • L'autonomia differenziata in sanità dovrebbe far tremare gli sgabelli. Qui ci sono i dati che stiamo raccontando: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/10/01/autonomia-differenziata-i-numeri-per-farsi-unidea-della-situazione-di-partenza-prima-parte/
Tutto ciò detto, lui fa ciò che può fare, con la sua scala di prorità. E noi? E noi cosa ne facciamo di notizie come questa?

martedì 15 ottobre 2024

Abbracciare la vita per com'è

Sabato 5 ottobre ha suscitato un'enorme commozione in tanti, me compresa, la notizia della morte a soli 28 anni di Sammy Basso, che era affetto da progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford – una malattia genetica rara che causa un invecchiamento precoce dell'organismo, tranne che del cervello, e riduce molto l'aspettativa di vita, che è intorno ai 13 anni senza trattamenti – ed era molto noto per l'attività di divulgazione sulla sua malattia.

Il 22 settembre 2017 Sammy scrisse una lettera destinata ad essere letta solamente dopo la sua morte, e la consegnò ai suoi genitori in una busta chiusa. Venerdì 11 ottobre, giorno del suo funerale, è stata letta durante l'omelia. Ne riporto qui di seguito il testo, che ho trovato davvero toccante, a prescindere dal fatto che si sia atei, agnostici – a volte chi aveva fede, parlo per esperienza personale, la perde dopo aver affrontato prove assai meno dure rispetto a quella che è toccata in sorte a Sammy – oppure profondamente credenti come lui.

Carissimi,
Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c’è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l’ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose, e il fatto di non poter consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso…
E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole, e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto, e visto che si tratta dell’ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l’essenziale senza cose superflue o altro…
Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la Progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte. Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.
Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito.
Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!
In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questo a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.
Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.
Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato.
Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.
Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.
È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!
Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto.
E da Cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.
L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di veder la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.
Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile.
Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.
Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.
Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora
Famiglia mia, fratelli miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi,
Vi voglio bene.
Sammy
PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...

[Quest'ultima è una citazione dell'epitaffio che il grande Walter Chiari desiderava fosse scolpito sulla sua tomba]

lunedì 14 ottobre 2024

Un'aurora... mediterranea

Dico sempre che vorrei andare in vacanza in Norvegia (anche) per vedere l'aurora boreale... e poi ho l'occasione di ammirarne una, magari non altrettanto spettacolare ma ben visibile, alle mie latitudini, e me la lascio sfuggire?!

Ebbene sì, è andata così... e dire che la possibilità che il fenomeno si verificasse era stata annunciata! :-( Il giorno dopo la mia timeline social era piena di foto meravigliose scattate dai miei contatti italiani anche con un semplice smartphone, e oggi nel mio feed reader è capitata l'Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo Aurora Timelapse Over Italian Alps (timelapse dell'aurora sulle Alpi italiane). In realtà non di un'immagine si trattava, bensì appunto di un video in timelapse realizzato dal fotografo Cristian Bigontina.

Hai visto l'aurora di ieri sera? Questa domanda era pertinente in gran parte del mondo qualche giorno fa perché una potente tempesta aurorale è diventata visibile insolitamente lontano dai poli della Terra. La causa è stato un enorme brillamento di classe X che martedì ha scagliato elettroni e protoni energetici nel sistema solare, collegandosi alla Terra tramite il campo magnetico del nostro pianeta. Un bagliore rosso di queste particelle che colpiscono gli atomi di ossigeno in alto nell'atmosfera terrestre pervade l'inquadratura, mentre le strisce verticali danzano. Il video proposto mostra un timelapse di un'ora visto da Cortina d'Ampezzo sulle cime delle Alpi nel nord Italia. Le stelle della nostra galassia, la Via Lattea, punteggiano lo sfondo mentre le scie di aerei e satelliti passano in primo piano. È probabile che l'elevata attività recente del nostro Sole continui a produrre suggestive aurore sulla Terra nel corso del prossimo anno o giù di lì.

Visto che siamo in tema di astrofotografia, è il momento di sfoderare due bei link a tema:

Quest'ultimo link ha la particolarità che l'autore delle foto, e presumibilmente anche della spiegazione del fenomeno, è un mio compagno di liceo, laureato in fisica e ricercatore di un certo livello. E pensare che all'esame di maturità prese un voto più basso del mio...

domenica 13 ottobre 2024

Talmente assurdi che non si capisce più cosa sia reale

La supercazzola letta con imbarazzante goffaggine dal neo-ministro della cultura Alessandro Giuli – uno che è riuscito nell'impresa di far rimpiangere Genny Delon, e non solo perché è un fascistone della peggiore specie – ha dato spunto a innumerevoli rielaborazioni satiriche; mi limito a segnalare questa e questa.

Oramai le mie aspettative nei confronti del livello culturale degli esponenti di destra sono talmente basse che lì per lì avevo preso per autentico lo screnshot qui sotto, pubblicato da @governo_del_cambianiente assieme ad altri...

... ed ero già partita per la tangente: ma che ignorante, La Russa, non sa che occidente deriva dal latino occĭdens, -entis (sottinteso sol, "sole"), participio presente di occĭdĕre, "tramontare", così come oriente deriva dal latino oriens, -entis, participio presente di oriri, "nascere, sorgere" (sottinteso sempre sol, "sole")... sorvolando sul fatto che non si tratterebbe di un ossimoro, semmai di una tautologia! Ma poi, non trovando altri riscontri di quell'affermazione, mi sono resa conto che si trattava di un fake; l'immagine inclusa nel post autentico è quella qui sotto (che è sempre cringe, forse anche di più, ma in modo diverso).

sabato 12 ottobre 2024

Cosa resterà di noi

Questa sera mi limito a proporti due citazioni nelle quali mi sono imbattuta nei giorni scorsi, e che mi è venuto naturale mettere in relazione.

La prima è tratta dal romanzo Marina dello scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón (1964–2020)...

Il nostro corpo comincia a morire nel preciso istante in cui nasciamo. Siamo fragili. Ciò che resta di noi sono le azioni, il bene e il male che facciamo ai nostri simili.

... e la seconda è l'aforisma del 10 ottobre di Wikiquote, tratto da un discorso ai laureandi dell'Antioch College tenuto dall'educatore e politico statunitense Horace Mann (1796–1859).

Abbi vergogna di morire finché tu non abbia conseguito qualche vittoria per l'umanità.

Devo ammettere che quest'ultimo l'ho trovato un tantino ansiogeno...

venerdì 11 ottobre 2024

Il diritto di vivere l'amore, qualsiasi amore, alla luce del sole

Oggi è la Giornata del Coming Out; tale espressione inglese, da non confondere con outing che indica invece l'esposizione dell'omosessualità di qualcuno da parte di terze persone senza il consenso della persona interessata, denota la decisione di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.

E casualmente proprio oggi ho ascoltato il nuovo episodio, diviso come al solito in due parti, del podcast Altre Indagini (il cui ascolto è riservato agli abbonati de Il Post) uscito ieri. Stavolta Stefano Nazzi racconta un drammatico fatto di cronaca nera che ebbe luogo a Giarre, in provincia di Catania, il 17 ottobre 1980, e del quale mi pare di non aver mai sentito parlare prima: il duplice omicidio del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni.

Il 17 ottobre 1980 due ragazzi scomparvero a Giarre, in provincia di Catania: in città li chiamavano “gli ziti”, i fidanzati. Erano Giorgio Agatino Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, di 15. I loro corpi vennero ritrovati il 31 ottobre in una zona, la Vigna del Principe, che era stata perlustrata nei giorni precedenti senza risultati. I giornali parlarono inizialmente di un doppio suicidio con il veleno. Dall’autopsia emerse che invece erano entrambi morti per colpi di pistola alla testa. Si parlò allora di omicidio-suicidio: il più grande, Giorgio Agatino Giammona, che in città era definito “puppu cu bullu”, e cioè omosessuale patentato, aveva, secondo le cronache, ucciso Antonio Galatola per poi spararsi.
La pistola venne però ritrovata distante dai corpi, parzialmente interrata. Dovette essere esclusa quindi anche l’ipotesi dell’omicidio-suicidio. Il giorno dei funerali, separati per volere delle famiglie, ci fu una confessione: Ciccio Messina, tredicenne, nipote di Galatola, disse di aver sparato ai due ragazzi e che erano stati loro stessi a chiedergli di farlo. Poi Messina ritrattò, disse che era stato obbligato a confessare ma le indagini vennero comunque dichiarate chiuse. Anche se lo stesso magistrato a cui per primo era stato assegnato il caso aveva molti dubbi sulla sua ricostruzione. Ciccio Messina aveva meno di 14 anni e quindi non era imputabile.
Quel delitto provocò una forte reazione del movimento per i diritti delle coppie omosessuali e proprio dopo i fatti di Giarre nacque, in Sicilia, l’Arcigay che divenne più tardi movimento nazionale.
In città, invece, di Giorgio Agatino Giammona e di Antonio Galatola non si parlò più. Solo recentemente è emersa fortemente una nuova ipotesi. Quello dei due ragazzi sarebbe stato un delitto omofobo ma anche d’onore. Qualcuno, all’interno delle due famiglie, non sopportava che Giorgio e Antonio si comportassero come una coppia, addirittura andando in giro mano nella mano, gettando così disonore sulle famiglie stesse. E Ciccio Messina sarebbe stato solo il capro espiatorio da sacrificare, perché non processabile.

In un certo senso Giorgio e Antonio fecero proprio coming out ben prima che tale espressione diventasse di uso relativamente comune in Italia, e con tutta la naturalezza del mondo, vivendo la loro relazione alla luce del sole. E a quanto pare proprio questa autenticità costò loro la vita.

A distanza di quarantaquattro anni non si può negare che la mentalità si sia evoluta e che ci sia mediamente più apertura mentale nei confronti dell'omosessualità... ma ahimè, non abbastanza: l'omofobia alligna ancora nella nostra società.

[La foto dei due giovani è tratta da Fanpage]

giovedì 10 ottobre 2024

Non toccateci lo smart working!

Da giorni dentro e fuori dalla mia "bolla" si parla di una rubrica scritta dall'editorialista Massimo Giannini – che apprezzavo come opinionista in varie trasmissioni televisive, ma che a 'sto giro mi ha proprio delusa, peccato – per D di Repubblica. Poiché l'argomento mi riguarda in prima persona, non posso esimermi dall'occuparmene pure io. Siccome è stato lo stesso giornalista a condividere lo screenshot dell'articoletto nel suo account Twitter, ne riporto qui di seguito il testo ricavato con l'ausilio di onlineocr.net, evidenziando e annotando le parti che mi hanno maggiormente colpita (per non dire che "mi hanno fatto girare vorticosamente gli zebedei").

IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA
Non mi ricordo chi, ma qualcuno ha detto che Shining è il più grande film mai fatto sullo smartworking. Io sono d'accordo. Il capolavoro di Kubrick racconta come nessun altro ha mai saputo fare l'effetto diciamo "vagamente distorsivo" che il lavoro da casa produce sulla mente umana. D'accordo: Jack Nicholson/Torrance non era un impiegato ma un aspirante scrittore, non stava nel suo trilocale a Denver ma nello sperduto Overlook Hotel fuori stagione, non passava le giornate a parlare in videocall col capoufficio ma a tormentare la povera Wendy e inseguire i fantasmi del piccolo Danny. Soprattutto, quando quel geniaccio di Stanley decise di trasformare in cinema il claustrofobico romanzo di Stephen King l'idea che milioni di persone potessero lavorare "da remoto", senza mai andare in azienda, era ancora nella mente del dio covid (dal quale tutto questo casino è cominciato).
E però, come sempre quando c'è di mezzo l'arte, quel regista visionario aveva capito tutto. Se ti dimetti da "animale sociale" e ti fai assumere da Zoom, il rischio che tu finisca per tracannarti un po' di cervello è alto [sarà, ma io "sclero" molto di più quando sono in ufficio, NdC]. Non è un caso che quando Jack impazzisce, tra un incontro con un barista immaginario e una visita alla stanza 237, riempie pagine del suo romanzo mai nato con una frase che nella versione italiana suona "Il mattino ha l'oro in bocca", mentre in quella originale dice "All work and no play makes Jack a dull boy".
Io detesto lo smartworking. So che in pandemia ha messo in salvo l'economia. Ma l'umanità? Come ne è uscita, l'umanità? Chiusi dentro quattro mura, in lockdown obbligatorio, l'abbiamo svangata grazie alle meraviglie digitali, e va bene così. Ma adesso? Continuiamo a guardarci sul display e a parlarci con l'airpods? [Gli AirPods, magari... Comunque bravo, pure la "marketta" ad Apple l'hai portata a casa, NdC] C'è grande confusione, in materia. Da una parte Andy Jassy, ceo di Amazon, informa tutti i dipendenti del colosso di Seattle che dal 2 gennaio 2025 si torna alle vecchie abitudini: si ricomincia a lavorare in presenza per cinque giorni a settimana. Dall'altra parte Jonathan Reynolds, ministro dello Sviluppo del nuovo governo laburista di sua maestà britannica, annuncia un rivoluzionario piano di riforma del mercato del lavoro: settimana corta di quattro giorni e "working from home" di default, obbligatorio per tutti. Chi ha ragione? Lo dico col magone, perché considero i Capitalisti della Sorveglianza un pericolo, ma stavolta sto con quel multimiliardario crapulone di Jeff Bezos e del suo amministratore delegato. Certo che da casa pare tutto più comodo [non pare, bisogna che questa informazione ti raggiunga nel mondo fatato in cui evidentemente vivi: è tutto più comodo, NdC]: lavori in pigiama, mentre discuti il budget ti sorseggi la tisana, nelle pause giochi col pupo o porti a spasso il cane. Certo che ti eviti l'inferno metropolitano del traffico [e hai detto niente... Io nell'odiato traffico ci passo oltre due ore al giorno, e lo stress mi sta sfinendo, NdC] e il logorio fantozziano del badge, e risparmi il pieno di benzina [e hai detto niente, parte 2: io spendo circa DUECENTO EURI al mese di benzina, per non parlare dell'usura della macchina, solo per andare al lavoro, NdC] e il tran tran della piadina. Ma ci sono abitudini che non hanno prezzo. Uscire presto, nelle albe fredde d'inverno [Ma allora dillo, che me stai a percula'!!! ;-) NdC]. Guardare negli occhi i colleghi, compreso quello che detesti [l'unico che davvero non sopportavo, il no-vax che ha attaccato il COVID a mezzo ufficio, ha lasciato l'azienda più di un anno fa... ma anche senza vedere tutti i santi giorni gli attuali colleghi più simpatici vivo bene lo stesso, te lo assicuro, NdC]. Trovare le idee migliori, mentre discuti in corridoio, chiacchieri nell'ascensore, cazzeggi davanti alla macchinetta del caffè.
C'è una dimensione sociale, nel lavoro, che nessun device ti potrà mai restituire. Qualche giorno fa, sul New York Times Magazine, ho letto una magnifica inchiesta: "Storia della nostra solitudine". Più casa e meno ufficio, più social e meno contatto fisico, è un mix che fa sentire le persone sempre più sole [in effetti, se non dovessi andare in ufficio, la mia vita sociale – e non social – si ridurrebbe quasi a zero... ma da introversa quale sono non mi peserebbe granché. Se dovesse pesarmi, non andrei al lavoro così malvolentieri, NdC]. Vivek Murthy, responsabile della salute pubblica americana, sostiene che sta scoppiando una vera e propria "epidemia di solitudine", e che la "mancanza di connessione sociale" colpisce più cittadini del diabete e dell'obesità [paragone insensato, dico solo questo, NdC]. Marcus Corbyn, filosofo della Harvard Medical School, aggiunge che rinchiudersi nel bozzolo di un mondo digitale fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno, tranne la cosa che ci serve di più: il rapporto con gli altri. Ricordatevelo. E ora scusate, ma vado a finire il mio romanzo. Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca...

Concludo con alcuni link a tema:

Già, perché? Perché assecondare i datori di lavoro, soprattutto delle ditte più piccole, che tendenzialmente pensano «Devo vederti in ufficio per essere certo che tu stia lavorando», quando magari sei così stanco e assonnato che avresti lavorato molto meglio a casa, alzandoti un po' più tardi e risparmiandoti un sacco di strada? Perché?

UPDATE: A questo punto ci sta bene un'"infografica" che mostra la sottoscritta nelle tre possibili situazioni lavorative: da remoto, ibrida e in presenza. ;-)

mercoledì 9 ottobre 2024

Farebbero ridere, se non ci fosse da piangere

Giorni fa, nel corso di un evento sulle grandi opere, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha dichiarato «Se ci fosse oggi un terremoto come quello che distrusse Messina a oggi l'unica struttura che resterebbe in piedi sarebbe il ponte, perché più è alta la struttura più assorbe l'urto. Non lo dico io ma centinaia di architetti e ingegneri» (come ricordato da Andrea, qualche anno fa riguardo al ponte sullo Stretto Salvini la pensava in modo diametralmente opposto). Se avesse voluto ideare uno slogan per convincere gli italiani, e soprattutto i siciliani, che il ponte sullo Stretto NON è affatto una priorità, Salvini non avrebbe potuto fare di meglio: la sua frase evidenzia in maniera lampante che prima di sperperare miliardi di euro in un'infrastruttura faraonica – che, ricordiamolo, non esiste ancora se non nelle fantasie di qualcuno, e io mi auguro che rimanga solo sulla carta – bisognerebbe investire nella messa in sicurezza delle strutture esistenti. Ne hanno parlato, con il consueto tono scanzonato ma graffiante, i comici Luca e Paolo nella Copertina della puntata di DiMartedì andata in onda ieri sera, e se ne era già occupato il solo Luca Bizzarri in un episodio del suo podcast Non hanno un amico. Ma temo che l'elettore medio di destra sia privo della consapevolezza necessaria per cogliere certe "sottigliezze"...

Riguardo all'esternazione al raduno leghista di Pontida del generale Roberto Vannacci, secondo il quale «noi la cittadinanza ce la siamo guadagnata», cedo la parola ad Abolizione del suffragio universale che l'ha smontata come meglio non si poteva.

Noi la cittadinanza ce la siamo guadagnata, non vogliamo svenderla”, dice Roberto Vannacci dal palco di Pontida tra gli applausi dei minus habentes lì presenti.
Vien da farsi, molto semplicemente, una domanda: come?
Come ha fatto Roberto Vannacci a “guadagnarsela”?
Come ha fatto qualunque italiano a “guadagnarsela”?
Roberto Vannacci è nato 56 anni fa. Da 56 anni è cittadino italiano. Cos’ha fatto prima di nascere per guadagnarsela? Quali gesta eroiche ha compiuto? La gara dello spermatozoo più veloce?
Cosa?
E più seriamente, chi ha un antenato italiano di generazioni e generazioni fa ma non è in grado di indicare nemmeno Roma sulla cartina, in che modo si sarebbe “guadagnato” la cittadinanza?
Ecco, è molto semplice: la cittadinanza ce la siamo ritrovata. Per puro caso. Ogni cittadino del mondo se l’è solo ritrovata.
Il resto sono solo vannacciate buone per i minus habentes di Pontida.

martedì 8 ottobre 2024

Soffro in silenzio

Secondo episodio della trilogia "le mie magliette dell'estate 2024" (il primo è qui): quella mostrata qui accanto è l'ultima che ho comprato, ordinata su Amazon, e l'ho ricevuta quando aveva già cominciato a fare freschetto, ma non ho resistito a indossarla almeno un paio di volte, benché nessuno sembri averci fatto caso.

Qualora tu non sapessi l'inglese, la scritta recita «Sto correggendo silenziosamente la tua grammatica», e sarebbe perfetta per chi insegna inglese, cosa che non ho la presunzione di saper fare (anche se quando ho sentito una mia collega affermare «I'm a little bit preoccupated», anziché I'm a little worried, la mia espressione deve essere stata abbastanza eloquente). Comunque la grammatica che correggo di continuo con silenziosa rassegnazione è soprattutto quella italiana; ad esempio nell'azienda in cui lavoro, alle porte di Milano, va per la maggiore l'impiego scorretto del piuttosto che, contro il quale mi sono espressa questa e altre volte.

Tanto per restare in tema, ecco un paio di autorevoli link tratti dal sito Treccani...

... e un simpatico reel dei Contenuti Zero.