domenica 15 settembre 2024

Saraceni Vs Salvini

Guido Saraceni, professore di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Teramo, si è espresso su due delle notizie più discusse di questi giorni.

La prima è quella dell'imprenditrice viareggina che, dopo essere stata scippata della borsetta, ha inseguito e investito ripetutamente col suo SUV il ladro lasciandolo a terra esanime, per poi scendere dalla macchina solo per recuperare il maltolto e ripartire come se niente fosse. La donna, individuata grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, al momento è ai domiciliari.

A tal proposito il professore ha scritto sul suo blog Due minuti di lucidità, in un post dall'inequivocabile titolo Illegittima difesa:

(Viareggio) – Said Malkoun è un clochard, uno straniero senza fissa dimora che vive di espedienti.
Una sera commette l’errore più grave della sua vita: rapina Cinzia Dal Pino della sua borsetta – la donna, 65enne, è titolare di un noto stabilimento balneare.
Dal Pinto lo insegue con il suo suv. Lo investe, fa più volte marcia indietro infierisce sul corpo di Said, schiacciandolo contro una vetrina.
Poi, scende, recupera la sua borsetta e se ne va. Lasciando a terra il corpo senza vita del ladro.
Quando gli investigatori vedono le immagini restano esterrefatti. Individuano facilmente la donna e la fermano per omicidio volontario. Lei si giustifica così: mi aveva scippato.
La Lega interviene prontamente in difesa dell’assassina. Aggiungendo schifo allo schifo.
Punto primo: chi sbaglia deve pagare in base alle leggi. Nessuno può farsi giustizia da solo. Se salta questo principio, vengono meno le fondamenta stesse della società civile.
La difesa, per essere legittima, deve essere necessaria, contestuale e proporzionata. In questo caso non ricorre neanche uno dei tre requisiti previsti dal codice.
Punto secondo: mi dispiace darti questa brutta notizia: ma la tua sacra borsetta non vale la vita di un’altra persona.

Il giorno dopo Saraceni ha commentato sul suo profilo Facebook l'uscita "MeloMeritocratica" (copyright Antonio Cabras) del ministro Salvini.

“Se non fosse stato un delinquente non sarebbe morto”.
Puntuale come le tasse, è arrivato il commento di Matteo Salvini sulla vicenda di Viareggio, indecente, populista e del tutto privo di senso, come suo solito.
Ovviamente, l’elettorato di destra ha gradito e sottoscritto.
Cari destrorsi, il clochard di Viareggio è morto perché una signora di 65 anni l’ha investito con il suo suv, lo ha schiacciato contro una vetrina, ha fatto più volte marcia indietro ed è tornata a colpirlo, infierendo sul corpo, prima di scendere dall’auto, recuperare la sua borsetta e tornare a casa.
Se quella donna si fosse limitata a denunciare il furto, se non l’avesse investito con il suv, se non avesse fatto marcia indietro più volte per tornare a colpirlo, l’uomo sarebbe ancora vivo.
Sarebbe ancora vivo, se quella sera non avesse incontrato sulla sua strada un’assassina.

E oggi il professore ha detto la sua su una notizia che riguarda proprio Salvini: la procura di Palermo ha chiesto per lui 6 anni di carcere nel processo Open Arms.

Avviso agli studenti di giurisprudenza
Chiunque tra di voi avesse pubblicato sul proprio profilo la frase “Matteo Salvini rischia sei anni di prigione per aver difeso i nostri confini!!1!1!!”, o altre analoghe ed incommensurabili corbellerie, è pregato di recarsi urgentemente in segreteria studenti, dove potrà firmare il modulo M49 per chiedere di essere urgentemente trasferito al corso di laurea in Aperitivi, Tornei di Briscola e Discorsi da Bar.
Ai tempi, Matteo Salvini era ministro dell’interno, non aveva alcun diritto di bloccare in mare i passeggeri della Open Arms.
Salvini non ha mai avuto i “pieni poteri” che tanto reclamava, perché i ministri, prima e a prescindere da qualsiasi altro ragionamento, devono rispettare la legge.
Più facile di così ci sono solo i disegnini. Cercate almeno di colorare nei bordi.
Detto ciò, vi faccio i miei migliori auguri per l’esame di Gestione e Tutela delle Noccioline Salate - Fondamentale Obbligatorio del I anno, 9 CFU.
Cialtroni
❤️
————————————————————
PS: gli avvisi agli studenti non sono veramente rivolti ai miei studenti. Sono espedienti retorici che uso, da anni, per smentire le bufale e le castronerie giuridiche che circolano sul web. Non esprimono il punto di vista del mio Ateneo, ma solo la mia personale e fondata opinione. Nuocciono gravemente alla salute di analfa-fasci e turboidioti. Cosa volete che vi dica, se non cogliete l’ironia, provate coi pomodori.
PS2: vi avverto, non combatto battaglie di intelligenza con persone palesemente disarmate.
Cialtroni
❤️

Nulla da aggiungere...

UPDATE: O meglio, qualcosa da aggiungere ci sarebbe... e cioè, sottolineare l'assurdità di invocare la difesa dei confini italici dall'"invasione" di un gruppo di disperati.

sabato 14 settembre 2024

Un quarto posto non è un fallimento

In questi giorni sto smaltendo gli arretrati – accumulatisi durante le ferie, quando non mi toccava trascorrere un paio d'ore al giorno del mio tempo in macchina da sola – dei sempre più numerosi podcast che seguo. L'episodio del 25 agosto del podcast Non hanno un amico di Luca Bizzarri era incentrato sul post pubblicato su Instagram da Marta Pagnini, ex campionessa di ginnastica ritmica ritiratasi dopo le Olimpiadi di Rio 2016 all'età di 25 anni (la carriera agonistica delle ginnaste tipicamente si conclude abbastanza presto). Ne riporto qui di seguito il testo.

Sì è parlato a lungo di quarti posti durante le Olimpiadi di #Paris2024 ed il pensiero è andato inevitabilmente a #rio2016 dove, per pochi millesimi, finimmo la gara ai piedi del podio.
Ho scritto a lungo sulla mia esperienza brasiliana, qui sui social, nel mio libro, nelle innumerevoli interviste… oggi vorrei parlarvi di come mi sento adesso rispetto a quel quarto posto.
Quando sei atleta la tua vita ruota intorno al risultato che porti a casa dopo la “gara che conta” (inteso come quella più importante in quel momento che siano le Olimpiadi o un campionato italiano). Arrivare prima, quarta o ultima condiziona non solo tutto quello che viene dopo in termini di scelte, cambiamenti strategici, dinamiche personali e di gruppo, ma anche la percezione che hai di te stessa. Allenarsi per vincere spesso significa caricarsi automaticamente di una responsabilità che va ben oltre la propria carriera agonistica. A 16 anni (ma anche a 20 e più) è naturale non voler deludere le persone che lavorano con e per te alla tua vittoria. Quando le cose non vanno come dovrebbero e il risultato sperato non viene conseguito l’atleta ha bisogno di supporto, sostegno e aiuto ben maggiori di quando vince, poiché entra in una fase delicata del suo percorso dove è portato a mettere in discussione diversi aspetti del suo essere (talvolta tutto) e perdere completamente l’equilibrio diventa facilissimo.
Dopo Rio ebbi la netta sensazione di avere agonisticamente fallito, poiché la medaglia era alla nostra portata e sapevo che avremmo potuto vincerla.
Oggi invece la sensazione è un’altra. Nell’incredibile passaggio da atleta a ex-atleta c’è stato un momento in cui ho cambiato totalmente la percezione che avevo della mia carriera agonistica. Ció che ritenevo normale (di routine, per intenderci) oggi mi sembra un vissuto prezioso e speciale, con tutti i suoi alti e bassi. Allo stesso tempo non ha più quel ruolo centrale e imprescindibile nella mia vita ma anzi, si posiziona come elemento tra i tanti. In questo quadro il nostro quarto posto di Rio prende un altro colore e tutt’altra valenza. Sorrido nel pensare che quel risultato mi sembrava un fallimento…
Fallimento sarebbe stato tornare a casa essendo la stessa persona di quando ero partita. Avrei fallito davvero se avessi ritenuto quella mancata medaglia lo scopo della mia esistenza e se mi fossi dimenticata di cosa ha significato per me quell’Olimpiade a 360gradi. Per trovare un paragone verosimile potrei dire che, se concludi un percorso di studi e ti laurei in qualcosa non saresti mai in grado di trasferire raccontando tutto quello che hai imparato sui libri e nelle esperienze correlate che hai vissuto. Ecco, per un atleta che partecipa ai Giochi vale la stessa cosa. Le Olimpiadi sono un’esperienza talmente formativa dal punto di vista umano (oltre che sportivo) che è ingiusto e assurdo ridurre quel vissuto ad un “sei arrivato quarto”. Pertanto, la bellezza di una storia di sport la cerco sempre nelle emozioni di chi è sul campo, allo stesso modo, nella reazione dopo una sconfitta o nell’esplosione della vittoria, ricordando sempre che il sogno di un atleta non è sempre e solo l’oro di una medaglia.

venerdì 13 settembre 2024

E siamo ancora qua...

Un mesetto fa mi sono imbattuta nel video qua sotto, intitolato How Couples Meet? Data from 1930 to 2024 (Come si incontrano le coppie? Dati dal 1930 al 2024), pubblicato sul canale YouTube Data Is Beautiful e basato su un articolo della Stanford University. Da esso prendo spunto per il post di oggi... che in realtà avrei voluto pubblicare ieri, ma come ho scritto è stata una giornata piena. E presto capirai anche il perché! :-)

Nel 1930 il 22,76% delle coppie si conosceva tramite la famiglia, il 22,55% a scuola, il 18,58% tramite amici, l'11,49% come vicini di casa, il 10,32% in chiesa, il 7,93% al bar, il 3,60% all'università, il 2,77% essendo colleghi di lavoro. Col passare degli anni le cose sono cambiate: nel 1939 gli amici in comune hanno scavalcato la scuola e nel 1943 hanno conquistato il primo posto superando anche la famiglia, nel 1960 la frequentazione della chiesa è finita in ultima posizione, la famiglia è diventata via via sempre meno importante... finché nel 1981 non ha fatto il suo ingresso una nuova modalità di incontro: quella online. Il misero 0,01% iniziale è andato aumentando inesorabilmente di anno in anno, finché nel 2012 il mondo "virtuale" non è diventato il primo modo in assoluto di conoscersi per le coppie, superando gli amici in comune e concedendo alle altre modalità di incontro percentuali sempre più marginali: a quanto pare nel 2024 il 61,23% delle coppie si conosce online.

Io e il mio lui, entrambi utenti del fu FriendFeed, abbiamo stretto amicizia su Facebook nel giugno del 2013, ma a parte qualche sporadico like e commento non abbiamo avuto granché a che fare l'una con l'altro fino al maggio dell'anno successivo, quando abbiamo cominciato a chattare sempre più di frequente. Il 12, 13 e 14 settembre 2014 a Rimini era in programma la Festa della Rete organizzata da Gianluca Neri aka Macchianera – quella che fino all'anno prima si chiamava Blogfest, e che per quanto mi riguarda ho sempre continuato a chiamare così ;-) – ed essendo entrambi interessati all'evento abbiamo deciso di partecipare, cogliendo l'occasione per conoscerci di persona e parlarci (perché fino ad allora non ci eravamo mai parlati, soprattutto a causa del mio rapporto notoriamente tormentato con il telefono). Ebbene, incontrarci e metterci insieme è stato praticamente un tutt'uno. ;-) E proprio ieri abbiamo festeggiato 10 anni di relazione. A breve saranno 8 anni da quando ho rivoluzionato la mia esistenza lasciando Pescara e trasferendomi in Brianza a vivere con lui. Non ci siamo ancora sposati non perché non crediamo nel matrimonio, anzi. Se non ci fosse stata la pandemia, il 2020 sarebbe stato l'anno giusto per le nozze, ma poi per un motivo o per l'altro abbiamo continuato a rimandare. Mo' però mi sa che è arrivato il momento di darci una mossa... ;-)

giovedì 12 settembre 2024

Come dovrebbe essere il vero amore

Giornata piena, questa: lavoro fino alle 18, poi via di corsa dalla parrucchiera dove ho appuntamento alle 19 – stavolta i capelli devo pure spuntarli, oltre a fare il solito ritocco alla ricrescita – e infine fuori a cena col mio lui: tavolo prenotato per le 21, spero che domani mi permettano di lavorare da casa.

Quindi oggi mi limito a condividere, velocemente ché la pausa pranzo è ormai finita, il testo di una poesia in genere attribuita alla pittrice messicana Frida Kahlo, la cui autrice è invece Estefanía Mitre, pure lei messicana.

Ti meriti un amore

Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
nonostante le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
nonostante i demoni che non ti fanno dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi
e non si stanchi mai di leggere le tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che spazzi via le bugie,
che ti porti l’illusione,
il caffè
e la poesia.

P.S.: Domani forse svelerò come mai oggi sono così insolitamente romantica! ;-)

mercoledì 11 settembre 2024

Non c'è 15 senza 16

L'altroieri Apple ha presentato il nuovo modello del suo smartphone, iPhone 16. A detta di chi se ne intende non sembra ci siano differenze sostanziali rispetto al modello precedente, perlomeno non tali da convincere i possessori di iPhone 15 a mettere mano al portafoglio, comunque il prezzo del modello base sarà di 979 euro, quasi du' mijoni der vecchio conio! :-O

Di sicuro non lo comprerà il mio compagno, fedelissimo della mela morsicata in fatto di cellulari; il suo iPhone Xs Max, comprato cinque anni e mezzo fa, va ancora che è un piacere. Se la cava benone pure il mio OnePlus 10 Pro 5G – io a differenza sua sono androidiana da sempre – solo che l'ho comprato meno di due anni fa, non proprio per du' spicci (anche se è costato parecchio meno del suo). Lui sostiene che, visto che gli smartphone in media li cambio più spesso di lui, in fin dei conti spendo di più. Bah, staremo a vedere...

L'uscita del nuovo iPhone ha ispirato anche video umoristici: ecco quello dei The Jackal...

@_the_jackal Finalmente i nuovi iPhone #thejackal #iphone16 ♬ suono originale - The Jackal

... e quello di Federico Basso.

@federicobassoofficial Il nuovo modello #humor #fun #smartphone #telefonino #cabaret #risate #umorismo #apple #iphone #parodia ♬ suono originale - federicobassoofficial

P.S.: L'immagine che apre il post è uno screenshot tratto da questo video.

martedì 10 settembre 2024

Tre libri (e non solo) al prezzo di due

La prima volta che ho avuto a che fare con la casa editrice People è stata in occasione dell'edizione del Book Pride, fiera nazionale dell'editoria indipendente, tenutasi a Milano nel marzo scorso; ho avuto il piacere di incontrare di persona presso il loro stand il politico Pippo Civati, fondatore della casa editrice insieme a Stefano Catone e Francesco Foti, e Stefano Tartarotti accompagnato dalla sua adorabile "cana", e mi sono portata a casa un libro di ciascuno dei due, rispettivamente Struzzi! – sottotitolo "L'emergenza climatica e i criminali che la negano" – e La cana spiega cose. Dopodiché ho cominciato a seguire People su Facebook; l'altro giorno mi sono imbattuta in un post nel quale l'attrice Emanuela Fanelli, interprete di un ruolo secondario ma fondamentale nel bellissimo film C'è ancora domani di e con Paola Cortellesi, presentava il libro scritto con Marco Tiberi, dal titolo deliziosamente autoironico Potevo intitolarlo "Voce di donna" ma non sto ancora a questi livelli. Incuriosita, ho deciso di ordinarlo; visto che con un acquisto di almeno 30 euro entro l'8 settembre, oltre a non pagare le spese di spedizione, avrei ricevuto in omaggio la shopper Berlinguer, il taccuino Gaza e la spilla Antifa, ho fatto 31 ed ho ordinato pure Non siete fascisti ma (edizione 2023) del summenzionato Pippo Civati. L'ordine l'ho effettuato venerdì, e il pacchetto mi è stato recapitato oggi; nel frattempo venivo aggiornata regolarmente via mail circa lo stato della consegna. Aprendo il pacchetto, con sorpresa ho trovato non soltanto quello che mi aspettavo, ma pure Stranieri per sempre del solito Pippo Civati, il cui tema, quello del riconoscimento della cittadinanza italiana ai migranti, mi sta molto a cuore. Inutile dire che questo inatteso omaggio l'ho gradito ancor più degli altri. E ora si tratta "solo" di mettermi a leggere... In questo caso l'alibi della mancanza di tempo non sta in piedi: sono tutti libri piuttosto agili e snelli, con meno di duecento pagine.

lunedì 9 settembre 2024

Vivere dietro le sbarre

Esiste una realtà che noi persone libere tendiamo a rimuovere, credendo che non ci riguardi, e sotto sotto pensando che coloro che sono costretti ad affrontarla se lo siano meritato: è quella di chi vive in carcere.

Stasera condivido alcuni link, raccolti nel corso del tempo, che riguardano proprio questo tema.

  • C'è un episodio del podcast Timbuctu di Marino Sinibaldi che racconta la vicenda di Beniamino Zuncheddu, un pastore sardo accusato di una strage con cui non c'entrava nulla; non riuscendo a difendersi, è stato condannato e ha trascorso in carcere trentatré anni da innocente, finché un avvocato tenace e coraggioso non è riuscito a riaprire il caso e a ottenere la sua libertà.
  • L'episodio di agosto del podcast Indagini a cura di Stefano Nazzi (qui la prima e qui la seconda parte) riguardava l'omicidio della tredicenne Milena Sutter, avvenuto a Genova nel 1971, per il quale fu condannato Lorenzo Bozano al termine di un processo indiziario, ossia con numerosi elementi convergenti contro l'imputato ma senza prove decisive.
  • Il video pubblicato qualche tempo fa dal professor Guido Saraceni sulla condanna all'ergastolo di Massimo Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio. Anche di questa vicenda si era occupato Stefano Nazzi in Indagini.
  • L'episodio del podcast Passa dal BSMT in cui la giornalista Daria Bignardi parla con Gianluca Gazzoli, tra le altre cose, del suo legame con il mondo carcerario.
  • Il post pubblicato su LinkedIn da Factanza Media sulla situazione delle carceri italiane, a dir poco sovraffollate e particolarmente invivibili nei mesi estivi, a tal punto che decine di detenuti arrivano a togliersi la vita, e il documentario ivi menzionato, Oltre le Sbarre - Storia di un ex rapinatore di banche.

domenica 8 settembre 2024

Buon sangue? No, mente!

Da quando convivo con un uomo astemio – ma proprio completamente, a tal punto che non c'è verso di fargli assaggiare neanche un goccetto di spumante in occasione del tradizionale brindisi di fine anno – pure io bevo senza dubbio meno alcolici rispetto a un tempo. Quando andiamo a mangiare fuori insieme, se una bibita gassata analcolica mal si abbina al pasto e non mi va di accontentarmi dell'acqua, non ordino mai una bottiglia di vino intera, anche se riportarsi a casa la doggy bag con il vino avanzato è ormai un'usanza abbastanza sdoganata, ma mi limito a un quartino o un calice di vino – che ha sempre un rapporto quantità/prezzo scandalosamente basso, accidenti! – oppure a una birra media. (Non di rado il cameriere, quando non chiede conferma, serve la bevanda alcolica direttamente al mio lui... ma questo è un'altro discorso)

Comunque sto valutando seriamente come non mai l'eventualità di chiudere del tutto con l'alcol pure io: ne trarrà giovamento sia la mia linea, sia soprattutto la mia salute.

L'altro giorno per caso ho guardato il video pubblicato un anno fa da Andrea Lorenzon di CARTONI MORTI in collaborazione con Giacomo Moro Mauretto di Entropy for Life – sono entrambi veneti e nessuno dei due è diventato (ancora) astemio, ma a quanto pare sono ben consapevoli dei rischi che si corrono – per spiegare quanto faccia male bere alcolici. Quella che "il vino fa buon sangue" è solo una fallace e un tantino autoassolutoria credenza popolare; è vero che, ad esempio, il vino rosso contiene resveratrolo, una sostanza con proprietà benefiche, ma in quantità talmente irrisorie che, volendo cercare di assumerne una dose efficace, la sbronza sarebbe assicurata.

E fra i contenuti correlati al penultimo modulo del corso L'arte di gestire Tempo e Attenzione di Massimo Polidoro, uscito oggi con il titolo Una mente sana (in un corpo sano), c'era il video qua sotto realizzato dalla Fondazione Umberto Veronesi e rivolto in particolare ai giovanissimi... ma guardandolo ti renderai conto che non si è mai troppo vecchi per rendere più sano il proprio stile di vita.

Dal momento che si parla di alcolici, ecco un paio di link a tema.

  • Questo post spiega come mai le bottiglie di vino sono tipicamente da 750 ml (3/4 di litro) e non, ad esempio, da 1 litro o altra cifra tonda.
  • Quest'altro articolo l'ho reperito una sera in cui ero a cena con alcuni conoscenti. Una delle signore presenti ha affermato che se si beve la birra con la cannuccia è più facile beccarsi una bella sbornia, e la sua figliola ha replicato per nulla convinta «Chi te l'ha detta 'sta c***ata?». Ebbene, a quanto pare non era proprio una c***ata...

sabato 7 settembre 2024

Le assurdità della normativa italiana sulla cittadinanza

Francesco Costa ha cominciato l'episodio di mercoledì scorso del suo podcast Morning, il cui ascolto è riservato agli abbonati de Il Post, dapprima parlando dell'articolo de La Stampa – è dietro paywall, ma qui c'è una sintesi – che racconta la paradossale situazione di Montorio dei Frentani, paesino del Molise con 361 abitanti ma oltre mille residenti, perché figli e nipoti di emigranti hanno chiesto il passaporto italiano, con tutti i vantaggi che questo comporta, senza probabilmente aver mai messo piede in Italia né parlare una parola della nostra lingua; poi accennando al referendum il cui scopo è ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana (io ho appena firmato, e se pure tu ritieni che si tratti di una giusta causa sai cosa devi fare); infine ha letto la lettera inviata da un'abbonata de Il Post, che mi ha provocato uno sconforto e un'indignazione indescrivibili. Mi permetto di riportare qui di seguito la trascrizione, invitandoti caldamente ad abbonarti a Il Post, che merita.

Sono nata nel 1990 a Treviso da mamma inglese e papà iraniano. Quando avevo otto anni la mamma si è ammalata, per cui l'anno successivo ci siamo trasferiti in Inghilterra per tentare il tutto per tutto con delle cure sperimentali in un rinomato ospedale oncologico; ho frequentato quindi la quarta elementare nel Regno Unito. Dopo dodici mesi siamo rientrati in Italia; mamma non ce l'aveva fatta. Dopo l'asilo nido, dopo la scuola elementare e dopo le scuole medie, tutte frequentate in Italia, mi sono iscritta al liceo scientifico a Treviso, diplomandomi con voti brillanti. Mi sono iscritta poi alla facoltà di medicina e chirurgia a Bologna, determinata più che mai, e mi sono trasferita a Bologna consapevole del fatto che per tenere tutto insieme avrei dovuto trovare anche un lavoretto; ho anche tre fratelli, infatti, di cui due più piccoli, ed economicamente le cose a mio padre non stavano andando benissimo. Alla fine del primo anno, poi, terminato con tanta fatica e sacrifici, ho perso inaspettatamente anche mio padre, e sono rimasta orfana. È stato davvero difficile; ho lavorato – erano principalmente lavoretti part-time, ripetizioni ai ragazzi, babysitting – per poi avere tempo per studiare. Non ho mai pagato l'affitto con un giorno di ritardo; guardandomi alle spalle non so come ho fatto, ma mi sono laureata perfettamente in tempo, e ho subito proseguito con la specializzazione, che ho conseguito con il massimo dei voti.
Cosa faccio oggi? Oggi ho 34 anni, sono un medico specialista all'ospedale Sant'Orsola, lavoro a tempo indeterminato per il nostro sistema sanitario nazionale che al momento sta passando un periodo di estrema criticità. Come tutti i colleghi ho abbondanti ore in esubero che mai mi verranno pagate, ma sono fiera di me, e so che lo sarebbero anche i miei genitori. Solo che non ho diritto a essere una cittadina italiana. Qui tutti mi chiedono "Ma cosa, ma tu non sei italiana?!". Proprio così: perché quando sono nata ho acquisito la cittadinanza della mamma, quindi sono cittadina britannica. Al compimento dei diciotto anni non potevo inoltrare la richiesta di cittadinanza italiana perché non avevo la continuità di dieci anni di residenza qui, perché quando avevo 9 anni abitavo a Londra. A 22 anni, quando avrei avuto la continuità dei dieci anni, ero già orfana, quindi non avevo più un genitore alle spalle per rientrare nei parametri economici richiesti. Durante i quattro anni di specializzazione ho percepito 1600 euro al mese, cifra probabilmente superiore allo stipendio medio del cittadino italiano, eppure ancora non posso chiederla, questa maledetta cittadinanza, perché quello che veniva accreditato sul conto era solo una borsa di studio; servono almeno tre anni di reddito per poter chiedere la cittadinanza.
Ora, io capisco il concetto "Non ti puoi mantenere, quindi torna a casa tua". Ma qual è casa mia? Ma possibile che io la debba chiedere? Come posso non essere italiana, io? Io che sono nata qui, che sono cresciuta in Italia, che ho studiato qui per 24 anni, che ho faticato per arrivare dove sono, che pago le tasse qui, che lavoro per i cittadini con passione e dedizione; non me lo merito. Anzi, adesso sono anche extracomunitaria dopo Brexit, giusto per semplificare la burocrazia che il nostro paese è molto bravo a gestire. Periodicamente ho l'onore di recarmi all'ufficio immigrazione per avere il permesso di soggiorno, luogo in cui non auguro a nessuno di mettere piede, e dove l'essere umano perde ogni dignità per il modo in cui viene trattato; solo chi lo frequenta può capire.
Ne dico un'altra? Ho 34 anni, sono in Italia da quando esisto, lavoro, pago qui le tasse, e non ho mai votato. Allora forse valgo davvero poco, forse fanno bene a trattarmi come una pezza da piedi in quel posto. Forse faccio comodo, ma non merito una cittadinanza. Dovrei lavorare altri due anni per rientrare nei requisiti per fare domanda, e poi dal momento della richiesta, come per qualsiasi altro cittadino extracomunitario, passeranno almeno quattro anni prima di ottenerla da quando la si richiede avendo tutti i requisiti: sono questi i tempi. Se tutto procede senza intoppi, vuol dire che nel migliore dei casi avrò quarant'anni. Nel frattempo dall'altra parte del mondo una persona X con un parente italiano ottiene la cittadinanza senza essere mai stata in Italia, senza sapere l'italiano. Casa mia è Bologna; nessun posto è casa quanto Bologna, a Bologna ho tutto, e l'Italia potrebbe essere, sì, un paese bellissimo. Mi scende una lacrima perché non è giusto che io... forse sbaglierò, ma mi sento comunque italiana da 34 anni.

venerdì 6 settembre 2024

Adieu, Genny Delon!

Il caso politico del momento è arrivato a una svolta: il ministro della cultura (!) Gennaro Sangiuliano ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili ed è stato già sostituito da Alessandro Giuli, attuale direttore del museo di arte contemporanea MAXXI di Roma, nonché giornalista considerato molto vicino a Fratelli d'Italia ed ex vicedirettore del Foglio. L'ormai ex ministro aveva concesso una lunga intervista esclusiva al Tg1 nella quale confessava di aver avuto con Maria Rosaria Boccia una relazione "sentimentale" extraconiugale, ma assicurava di averla sempre incontrata a spese sue e non del ministero, negando che la donna abbia avuto accesso a informazioni riservate. È probabile che la controintervista rilasciata dalla sua ex amante a La Stampa sia stata determinante per far precipitare la situazione.

Il vignettista @marionatangelo ha ironicamente rivolto a Sangiuliano un saluto colmo di gratitudine per aver offerto così tanti spunti alla satira.

L'immagine pubblicata da @feudalesimoeliberta...

... fa idealmente il paio con il video di @contenutizero...

... e la rivisitazione di Bocca di rosa, classico di Fabrizio De Andrè, firmata da @cantautoresimo...

... ricorda una parte del divertente micro-musical ideato da @lorenzobaglioni1.

Stai a vedere che la previsione fatta dal professor Guido Saraceni a fine agosto, prima che il caso Boccia-Sangiuliano diventasse la prima notizia, sta per avverarsi? Ma magari...!

P.S.: Nel mio piccolo, io due o tre giorni fa avevo scritto su Facebook «Sangiuliano che rischia di perdere il posto per il caso Boccia anziché per la sua manifesta incompetenza mi sembra un po' come Al Capone che viene arrestato per evasione fiscale». Non che le colpe che gli si attribuiscono siano di poco conto sul piano istituzionale... ma insomma, uno come lui non avrebbe mai dovuto ricoprire un incarico di tale prestigio. MAI!

giovedì 5 settembre 2024

Un pranzo decente senza cucinare

Poiché lavoro a circa un'ora di strada da dove abito, tornare a casa in pausa pranzo non è un'opzione praticabile. In media una o due volte alla settimana esco a mangiare coi colleghi oppure a comprare qualcosa da mettere sotto i denti, ma in genere mi porto la "schiscetta" da casa. Quasi mai qualcosa di preparato da me, salvo rare eccezioni, tipo lunedì che avevo un po' di insalata di farro avanzata dal giorno prima.

Di solito, ebbene sì, si tratta di piatti pronti comprati all'Esselunga. Un tempo mi concedevo anche robe assimilabili al junk food, ma da quando i valori delle mie analisi hanno cominciato a sballare e di pari passo il mio metabolismo è rallentato fino a ingranare in pratica la retromarcia – più riduco le quantità di cibo e più prendo peso – cerco di fare attenzione. Il pranzo di oggi, che puoi vedere qui sotto, è stato particolarmente soddisfacente sia dal punto di vista del palato sia da quello nutrizionale.

L'app Yuka, che utilizzo da qualche mese per valutare la qualità degli alimenti confezionati che acquisto (non in maniera sistematica e ossessiva, eh!), ha promosso con "buono" sia la gramigna con cime di rapa, pomodori secchi, quartirolo lombardo DOP e nocciole della Bonduelle (voto 66/100), uno dei primi pronti più gustosi che io abbia mai provato (e ne ho provati un sacco, eh), basta un minuto di microonde...

... sia la My Fruit Bowl con mango, ananas, banana e semi di lino macinati della Cameo (voto 72/100).

Ma un voto ancora migliore (84/100, eccellente!) l'aveva meritato l'altra variante di My Fruit Bowl che ho assaggiato giorni fa, con fragola, banana, aronia e semi di lino macinati; avevo comprato i due vasetti come alternativa al solito yogurt greco magro alla frutta approfittando di un'offerta.

Secondo il signor Cameo, le fruit bowl sono perfette come ingrediente base per creare tante fantasiose ricette personalizzate... ma siccome io sono pigra, mi accontento della versione apri-e-gusta!

Comunque si trattava di un pasto troppo sano per non rovinarlo con qualche schifezzuola; nella fattispecie, un'untissima ma irresistibile focaccina dell'Esselunga.

P.S.: Inutile dire che, essendo la sottoscritta l'antitesi di un'influencer, dalla pubblicazione di questo post non ricavo un centesimo... ma, qualora il signor Bonduelle fosse sintonizzato, non mi offenderei se volesse sdebitarsi con una fornitura a vita di Pastallegre! ;-)

mercoledì 4 settembre 2024

Se ne riparla a settOH WAIT

A giudicare dal traffico che incontro la mattina quando vado al lavoro e la sera quando rientro a casa, nettamente aumentato rispetto a lunedì della settimana scorsa quando sono tornata dalle ferie (e non è ancora arrivato il momento clou, la riapertura delle scuole), sembrerebbe che oramai siano rientrati quasi tutti.

Stasera condivido due video divertenti a tema "rientro": uno di Cartoni Morti, al secolo Andrea Lorenzon, nel quale sono mostrati i possibili modi in cui le persone reagiscono all'arrivo di settembre (scommetto che ciascuno di noi nel corso della vita ne ha sperimentati più d'uno)...

... e un altro fresco fresco di giornata, in cui i bravissimi @contenutizero immaginano i consigli di Niccolò Machiavelli sul rientro al lavoro, quando ci si reincontra/scontra coi colleghi dopo le vacanze. In estrema sintesi, il fine giustifica i mezzi!

A proposito... ma è vero che nel saggio Il principe si trova la frase summenzionata? In realtà no: trattasi di una sintesi abbastanza superficiale e un tantino fuorviante del pensiero di Machiavelli, il quale in realtà scrisse «nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de' Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati».

martedì 3 settembre 2024

Superare i propri limiti

A tre settimane di distanza, sarà il caso che io mi rassegni all'idea che il mio proposito di raccogliere in un post tutti i momenti salienti delle Olimpiadi di Parigi sia definitivamente naufragato. Oramai, con l'aiuto di Parì, la newsletter a tema olimpico de Il Post, sto cercando di seguire i Giochi Paralimpici, che per certi versi offrono spunti ancora più avvincenti.

  • Ascoltando l'intervista a Rigivan Ganeshamoorthy subito dopo la vittoria dell'oro nel lancio del disco F52 – se hai bisogno di spiegazioni su come funzionano le categorie delle Paralimpiadi, le trovi qui – mi sembra impossibile mettere in dubbio non soltanto che sia italianissimo – è nato a Roma da genitori originari dello Sri Lanka e cresciuto a Dragona – ma pure che sia una gran bella persona, aperta, positiva, ironica e autoironica.
  • Questo video pubblicato sul canale TikTok ufficiale dell'evento spiega le regole del rugby in carrozzina. Guardando quest'altro video, non c'è da stupirsi che tale sport venga chiamato anche murderball!
  • Tra i 22 sport delle Paralimpiadi ce ne sono due che non hanno una diretta controparte olimpica: la boccia e il goalball.
  • Last but not least, non posso non citare la straordinaria impresa del 22enne brasiliano Gabriel Geraldo dos Santos Araujo, meglio noto come Gabrielzinho, che ha vinto tre ori nel nuoto – qui la gara dei 100 metri dorso S2 – pur essendo affetto da focomelia, una malformazione congenita; è praticamente privo di braccia, e le sue gambe sono poco sviluppate. Questo video risalente alle Olimpiadi di Tokyo mostra chiaramente il suo stile di nuoto. Dopo averlo sentito parlare qui, mi sono resa conto che ha molto da insegnare a noi "normodotati", a me per prima!

lunedì 2 settembre 2024

La sensazione di non essere mai abbastanza... per gli altri

Secondo il dizionario italiano online Hoepli, il significato principale del sostantivo favola è «Breve narrazione, in versi o in prosa, dove, facendo agire e parlare animali, piante e cose inanimate, si mettono in evidenza i difetti e i vizi umani, con l'intento di dare un insegnamento morale». Dovremmo conoscere tutti le favole dello scrittore greco antico del VI secolo a.C. Esopo e quelle dello scrittore romano del I secolo d.C. Fedro, i cui protagonisti sono animali personificati.

Tre giorni fa sulla pagina Facebook Non è successo niente, che ti consiglio caldamente di seguire se non lo fai già, è stata pubblicata una "favola" moderna con protagoniste popolari mete turistiche; ne riporto il testo di seguito (l'illustrazione qui accanto è di Amandine Delclos).

Santorini - Ciao, mi chiamo Santorini e sono una meta turistica.
Maldive – Ciao.
Tokyo – Ciao.
Parigi – Ciao.
Ibiza – CIAO.
Maiorca – Ciao.
- Come ti senti oggi, Santorini?
Santorini – Come sempre. Stanca.
- Stanca per cosa?
Santorini – E me lo chiedi pure? Tre virgola quattro milioni di turisti.
- Ti va di condividere un po’ con gli altri?
Santorini – Ma è sempre la solita storia, loro lo sanno. Ogni estate arrivano in massa e si aspettano…
- Si aspettano?
Maldive – La versione migliore di noi.
Santorini – Esatto.
- Potete spiegarvi meglio.
Maiorca – Ieri da me ha piovuto. Non avete idea gli insulti. Ma che ci posso fare io? Non la controllo mica la pioggia.
Tokyo – Io ho tutti i ciliegi con l’alopecia.
- Prego?
Tokyo – Per forza! Li vogliono in fiore tutto l’anno. E così poi mi si ammalano.
Groenlandia – Questo è niente. Da me si aspettano l’aurora boreale tutte le volte che vengono.
- Non c’è ogni volta?
Groenlandia – Ma secondo te la faccio io con le tempere? C’hai l’urgenza di emozionarti e allora guardati una pozzanghera di benzina!
Thailandia – Brava. Stessa cosa coi monsoni. Tutti arrabbiati per i monsoni. Ma che posso fare? Fanno parte di me.
Petra – E se per un giorno io non lo volessi essere patrimonio dell’umanità?! Se volessi stare in ciabatte e braghe del pigiama?
Ibiza – SU QUELLE MANI!
- Ibiza, stai urlando.
Ibiza – CHE HA DETTO ORLANDO?
- Mi par di capire che si tratta di un problema comune a tutte voi.
Maiorca – Certo. Dobbiamo sempre essere perfette.
Groenlandia – Venire bene in foto.
Maldive - Avere sempre la luce giusta.
Tokyo - Sorridere.
Ibiza - NON AVERE MAI UNA GIORNATA GRIGIA!
Santorini – Essere sempre accoglienti.
Cinque Terre – Ahahah.
Santorini – Cosa?
Cinque Terre – No, mi ha fatto molto ridere “accoglienti”. Scusate, continuate pure.
Parigi – Pensi che io non posso permettermi neanche un museo chiuso.
- Altrimenti?
Parigi – Altrimenti? Legga qua, legga le recensioni. Legga cosa scrivono.
Ibiza – “MI ASPETTAVO MEGLIO!”.
Maiorca – “Noiosa”.
Parigi – “Fredda”.
Groenlandia – “Deludente”.
Londra – “Ha piovuto sempre”.
- C’è Venezia che vuole dire qualcosa.
Venezia – Nessuno mi considera più casa. Io sono un museo, un parco dei divertimenti. E guai che ci sia un’impalcatura. S’incazzano. Ma dico io, vecio sto qua da milleseicento anni, c’avrò pure il diritto di cadere a pezzi, o no?
Santorini – Nessuno ha idea dello stress…
Groenlandia – Dell’ansia…
Maiorca – La paura, gli attacchi di panico, la sensazione di non essere mai abbastanza.
- Per chi?
Maiorca – Eh?
- Hai detto “non essere mai abbastanza”. Per chi?
Maiorca – Per gli altri.
- D’accordo, ma chi sono questi altri?
Santorini – Be’, gli altri. La gente a cui piacciamo, che ci ama, che ci viene a vedere, a visitare.
- Temete che, se non siete sempre al massimo, non vi ameranno più? Non torneranno più?
Maldive – Esatto, e noi diventeremmo solo…
- Solo?
Maldive – Be’, Casalborgone.
Santorini – Guzzano
[chissà quale delle numerose località con questo nome sparse per l'Italia, NdC].
Parigi – Barzana.
- E, secondo voi, Casalborgone o Barzana non sono felici con loro stessi?
Parigi – Non vedo come.
- Ho un’altra domanda. Queste persone, la cui approvazione è così fondamentale per voi, come vi lasciano?
Parigi – In che senso?
- Vi lasciano migliori o peggiori? Vi sentite amate o usate?
Santorini – Be’…
- Verrebbero a trovarvi anche con la pioggia?
Mykonos – Nessuno in inverno si preoccupa di sapere come sto.
Groenlandia – Tu hai l’inverno?
Mykonos – Lo vede?
- Voi vi concepite in funzione degli altri. E non c’è niente di male, lo fanno tutti. Il problema è che, a forza di farlo, adesso vi concepite solo in funzione degli altri. Proviamo una cosa, Venezia cerca di pensare a quello che vorresti tu, non gli altri, chi ti vive, chi ti visita e chi ti sfrutta, ma solo tu. Se potessi scegliere cosa vorresti essere?
Venezia – Abitata.
- Ibiza?
Ibiza – SILENZIOSA!
- Parigi?
Parigi – Sciatta.
- Tokyo?
Tokyo – Scortese.
- Maldive?
Maldive – Triste.
- E sono tutte cose che siete o che potete essere, solo che le nascondete per paura di deludere qualcuno che vi dà valore solo se corrispondete all’idea che si è fatto di voi. Alcune persone vi hanno appiccicato delle aspettative e queste aspettative non vi fanno bene perché non sono le vostre. Sono le loro. Sono loro che vi vogliono solari, accoglienti, disponibili. Che vi guardano senza volervi vedere davvero. Sono loro che hanno un’immagine di Venezia, di Santorini, di Parigi e voi che vi affannate a soddisfarla. Voi valete, non indipendentemente dagli altri, questo è impossibile. Ma dovete capire che valete per ciò che siete, non per quello che potreste essere.
Santorini – Io mi sveglio ogni mattina terrorizzata all’idea che tutti smettano di arrivare.
- Forse succederà, forse sarai piovosa e inospitale per un mese o per un anno, e nessuno verrà più. Essere sé stessi ha un prezzo. Forse ti sentirai sola, dimenticata, insignificante. Forse ti sentirai persino Casalborgone. Ma poi qualcuno verrà, magari non qualcuno che ti saresti aspettata, ma qualcuno verrà. Nonostante sia inverno, abbiate i musei chiusi, le ristrutturazioni in corso e nessuna aurora boreale da mostrare. Nonostante la pioggia.
Santorini - …
Maldive – E se non dovesse venire comunque nessuno?
Santorini – Esatto, se non viene più nessuno?
- Sapete perché Casalborgone sta bene?
Santorini – Perché?
- Perché sa esattamente chi è. E non gli fa paura.

L'intento "istruttivo" del post è reso ancora più esplicito dal fatto che sia stato taggato l'Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto.

Niccolò Targhetta, l'autore della pagina summenzionata, ha pubblicato diversi libri che credo proprio meritino di essere letti.

domenica 1 settembre 2024

Tenetevi gli Oasis, noi sogniamo gli Oesais!

In occasione della reunion degli Oasis di cui parlavo qui – a proposito, ieri pomeriggio per curiosità ho dato un'occhiata alla coda virtuale su Ticketmaster e risultava una low availability (bassa disponibilità) di biglietti per i concerti dell'estate 2025, mentre in serata è arrivato l'annuncio del sold out – la pagina Facebook Baresi Semplici ha pubblicato il post qui sotto.

Venivano taggati gli attori Emilio Solfrizzi – che ho adorato ai tempi di Tutti pazzi per amore – e Antonio Stornaiolo, componenti del duo comico pugliese Toti e Tata (qui la loro pagina Wikipedia), per invitarli a riunire gli Oesais, parodia molfettese degli Oasis. Solfrizzi non sembra aver ancora replicato, ma Stornaiolo sì, condividendo il post sopra e pure l'immagine qua sotto, sullo stesso tema.

Io ammetto che, pur essendo ai tempi del successo di Toti e Tata una grande consumatrice di televisione, non ce li avevo proprio presenti... e allora ho pensato di recuperare su YouTube. Guardando la prima parte del video qui sotto non mi sono stupita che abbiano avuto successo soprattutto in Puglia e in Basilicata: io stessa che sono di provenienza "terrona" capivo forse una parola ogni dieci. Ma quando si sono messi a cantare una canzone, la storia di un giovane che spiega alla fidanzata per quale motivo il suo desiderio di convolare a giuste nozze non sia al momento realizzabile, leggendo i sottotitoli con la traduzione in un italiano esageratamente forbito che contrastava in modo esilarante con la verace parlata dialettale, mi sono scompisciata dalle risate... :-D

A questo punto mi auguro anch'io che il duo salga alla ribalta nazionale. Dal post qua sotto sembrerebbe che sia già tutto programmato, ma mi sa che è solamente il sogno di un fan...