Seguendo la pagina Facebook di Storie Scientifiche, dedicata a raccontare la vita e le scoperte di uomini e donne che hanno contribuito, con le loro idee e i loro sogni, al progresso scientifico, ho scoperto il lato più privato di due grandi fisici. Werner Heisenberg, il "papà" dell'omonimo principio di indeterminazione, premio Nobel per la fisica nel 1932...
"Non appena sarai di nuovo qui, voglio dimenticare tutto ciò che non riguarda noi. Credo che sarebbe bene se durante questa estate la fisica venisse messa in un angolo buio, per essere ripresa più tardi, perché prima ho più da imparare da te che da tutti i trattati del mondo."
Così scriveva Werner Heisenberg a Elisabeth Schumacher. I due si conobbero la sera del 28 gennaio 1937 quando Heisenberg, accompagnato da due amici violinisti, si esibì al pianoforte. Lui si innamorò immediatamente di lei, e lei del suo Beethoven, rimanendo insieme fino alla fine dei loro giorni. Nella risposta di Elisabeth si legge perfettamente, come scrive Maria Popova nell'articolo che è al primo commento, "uno dei pilastri centrali della loro vita insieme: il sostegno incondizionato alla pienezza dell'essere dell'altro":
"Se in estate vorrai prenderti un po' di tempo libero dalla tua carissima fisica per me sarà, naturalmente, un po' come essere in paradiso. E puoi star certo che in seguito non mi dispiacerà mai se tu ti dedicherai per lunghi periodi nient'altro che alla fisica. Ha bisogno di te, lo so. E io sto bene da sola, quando so che tu mi ami."
... e Paul Dirac, che ammetto di ricordare più che altro per la funzione delta di Dirac, anche se vinse pure lui il Nobel per la fisica nel 1933 assieme a Erwin Schrödinger, quello del celebre paradosso del gatto.
Il matrimonio con la sorella di Eugene Wigner, Margit (Manci per la comunità dei fisici), sembrò aver fatto scoprire l'amore a Paul Dirac. Dopo la luna di miele, mentre Manci era a Budapest, Dirac fu colto da un attacco di malinconia e nel freddo inverno di Cambridge si sentì sopraffatto dalla solitudine. Indirizzò, allora, alla moglie "la prima lettera d'amore che abbia mai scritto":
"A mano a mano che il tempo passa, mi accorgo sempre di più che ti sei l'unica per me. Prima che ci sposassimo ero preoccupato che il matrimonio avrebbe provocato in me una reazione, ma ora sento che ti amerò sempre di più, perché ti conosco meglio e vedo quanto sei cara e dolce. Pensi che anche tu mi amerai sempre di più?"
Sembra opinione comune che il matrimonio avesse anche migliorato il carattere di Dirac. Migliorato, ma non stravolto visto che era rimasto sempre poco comunicativo. Sono testimoni i suoi colleghi con i quali, almeno una volta alla settimana, cenava. Tra i testimoni c'era Glyn Daniel, un archeologo che sedeva accanto a Dirac durante una cena al St John’s, che ricordò:
"Arrivò la zuppa e il silenzio proseguì; a metà del secondo decisi di fare uno sforzo per rompere il silenzio. Ma come? Non certo parlando del tempo. Neanche della politica. Nemmeno l’approccio più semplice: 'Mi chiamo Daniel, studio i monumenti megalitici. Che cosa pensa di Stonehenge?'. Mi voltai verso Dirac, che stava esaminando gli acini di uva nel suo piatto, e gli chiesi con noncuranza: 'È andato a teatro o al cinema questa settimana?'. Lui rifletté un momento, si girò verso di me con quello che io interpretai come un sorriso garbato, e disse: 'Perché lo vuole sapere?'. Il resto della cena venne consumato in silenzio."
Io ero convinta di essere un po' stramba, ma lui mi batte! ;-)