In occasione della scomparsa di Gianni Minà, accolta da un cordoglio pressoché unanime, è circolata parecchio questa foto risalente a una quarantina d'anni fa che, assieme al relativo racconto fornito dallo stesso giornalista, rende bene l'idea della persona che egli è stato.
“All’epoca frequentavo Robert De Niro, che era a Roma per girare “C’era una volta in America”, il film di Sergio Leone, ed una sera mi chiamò. Mi chiese:
-“Gianni, come va? Che hai da fare oggi?”.
– Io gli risposi: “Sono con Muhammad Ali stasera, stiamo per andare a cena”.
– De Niro sobbalzò e disse: “Con chi è che stai? Cioè, stai andando a cena con Muhammad Ali e non me lo dici? Cioè è il mio idolo di sempre. Io vengo a cena con te stasera Gianni”.
Dopo un po’ ricevetti una telefonata di Sergio Leone, per la verità un po’ arrabbiato, e mi disse che De Niro non sarebbe potuto venire perché quella sera avevano un importante incontro per definire alcune scene del film, quindi non si poteva fare nulla.
Io gli dissi che in realtà non c’entravo niente, stavo solo andando a cena con Muhammad Alì e Robert si era voluto aggiungere. A quelle parole, Leone disse:
– “Cosa??? Cioè tu e Robert state andando a cena con Muhammad Ali e non mi avete detto nulla?”.
Volle a tutti i costi accodarsi anche Sergio Leone. A quel punto mi preparai e, una volta pronto, stavo quasi per uscire, ma suonò di nuovo il telefono. Era il premio Nobel Gabriel García Márquez che era a Roma per cenare anche lui con Sergio Leone e De Niro, ma aveva appena appreso che l’incontro era saltato perché c’era una cena con Muhammad Ali.
Morale della favola?
Ci ritrovammo tutti a cena da “Checco il Carettiere” e mi ricordo che mettemmo tutte le donne da una parte del tavolo e noi dall’altra, perché non volevamo assolutamente farci disturbare; e passammo l’intera serata a fare domande a Muhammad sulla sua carriera e sui suoi match. Ci raccontò tutto. Io, De Niro, Marquez e Sergio Leone ascoltavamo: eravamo tornati tutti bambini”.
Pochi mesi fa lo stesso Minà aveva riproposto la foto su Instagram – pur essendo rimasto da anni tagliato fuori dalla televisione, era piuttosto attivo sui social, considerata l'età – osservando che «Questa foto giustifica il mio lavoro di giornalista».
Di questi tempi in cui purtroppo l'attività giornalistica viene svolta in maniera sempre più dilettantesca e priva di scrupoli, Uomo Morde Cane gli ha dedicato questo post.
Il mio tributo a Gianni Minà: come scegliere una testata giornalistica online in cinque punti.
- I giornalisti conoscono il plurale di "pronto soccorso" e non utilizzano "piuttosto che" in forma disgiuntiva.
- Le notizie di gossip non rappresentano il core business e non trovi ciclostilata la stessa notizia più e più volte nello stesso periodo.
- C'è un correttore di bozze che evita errori già nei titoli e un fact-checker che verifica prima se la notizia sia vera.
- Non trovi sensazionalismi, linguaggio colloquiale o da mercato del pesce, costruzioni semantiche infantili. I punti esclamativi rappresentano una rarità.
- Non trovi costantemente notizie di morti improvvise, riducendo un quotidiano a un necrologio continuo al fine di richiamare disagiati e persone che rispondono ai disagiati.
Applicando correttamente questi cinque punti toglierete il like a quelle monnezze online che ormai del passato mantengono solo il nome.
Un saluto a Gianni.
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