sabato 26 luglio 2025

Accogliere la diversità

Nel 2018 Luca Trapanese, attivista e oggi assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha adottato la piccola Alba. Ha potuto farlo pur essendo single perché la legge italiana ammette un'eccezione alla ferrea regola secondo cui "i bambini devono avere una mamma e un papà". Per la precisione, l'articolo 44 della legge 184/1983 (Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori) stabilisce che «quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo [...] l'adozione è consentita, oltre che ai coniugi, anche a chi non è coniugato». E nessuna famiglia "tradizionale" si era detta disposta a occuparsi di Alba, perché la bimba è nata con la sindrome di Down. A settembre 2022 Trapanese, rivolgendosi a Giorgia Meloni, la quale in quel periodo era prossima a vincere le elezioni politiche diventando presidente del consiglio, ha scritto «Sono certo che al nostro tavolo mi diresti che si tratta di un'enorme assurdità, che questo va cambiato, perché è un'idiozia che per un bimbo disabile sia sufficiente un solo genitore e per gli altri ce ne vogliano due sposati».

Lunedì scorso Trapanese ha pubblicato un post davvero toccante.

Sono il papà di Alba, una meravigliosa bambina con la sindrome di Down. Leggere che dei ricercatori giapponesi stanno sperimentando, su cellule in laboratorio, la possibilità di "eliminare" il cromosoma in più utilizzando CRISPR è impressionante dal punto di vista scientifico, ma solleva riflessioni profonde sul senso della vita e dell’accettazione.
Capisco la tentazione di voler “aggiustare” tutto: rendere perfetti i genomi, alleviare le sofferenze, eliminare la diversità.
Ma proprio Alba mi ha insegnato che non è questo il vero scopo.
La vita è un insieme di giornate luminose e giornate scure, di imprevedibilità e di sfide. Voler correggere ogni "imperfezione" può trasformarsi in una prigione sterile, che negazioni la ricchezza dell’esistenza autentica.
La genetica può cancellare un cromosoma, ma non può sottrarre l’amore, la crescita, la bellezza che nasce dallo stare accanto a chi è diverso.
Il rischio maggiore non è la ricerca scientifica: è credere che la vita abbia bisogno di perfezione per essere piena. Invece, è proprio nel riconoscere i limiti, nella convivenza anche con il dolore, che si manifesta la grandezza umana.
Non dico che non bisogna ricercare cure e soluzioni, perché ogni progresso che allevia una sofferenza è benvenuto; ma dico che non serve pensare che tutto ciò che è “diverso” sia sbagliato o debba per forza essere modificato.
Alba non è un cromosoma: è una persona con un’anima, un sorriso, un mondo interiore che va contemplato per quello che è, non per come potrebbe essere se fosse “aggiustato”.

Secondo l'articolo 6 della legge 194/1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza) è possibile abortire dopo i primi 90 giorni solo «quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna», oppure «quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna». Molte donne si avvalgono di tale possibilità, ad esempio nel caso di diagnosi di sindrome di Down per il feto, e lo fanno per svariate ragioni valide, dal timore di non saper fare fronte all'impatto che portare a termine la gravidanza avrebbe sulla loro esistenza alle preoccupazioni sulla sorte della creatura nel momento in cui i genitori dovessero venire a mancare. Ma le parole di Luca Trapanese, pur non mirando a convincere nessuno, mi hanno dato da pensare. Alba è una bambina davvero fortunata, non c'è che dire! :-)

venerdì 25 luglio 2025

Così muore un Paese

Oggi mi sono imbattuta, perché l'aveva condiviso l'autore satirico Luca Bottura, in un lungo tweet dell'utente @SandroR75196788, alias Timostene. Lo riporto qui di seguito perché, in un'epoca in cui a votare ci vanno sempre meno persone, e quelle poche hanno consegnato il Paese nelle mani di chi sta facendo danni d'ogni sorta, mi sembra illuminante.

La metà degli italiani non vota più. E no, non è protesta. È che non gliene frega un cazzo. E peggio ancora, non se ne vergognano.
Vivono nel proprio piccolo regno di abitudini, dove nulla entra e nulla esce, dove tutto si tiene purché nessuno chieda loro di alzare la testa, di leggere, di capire, di prendere parte. Non è solo apatia. È ignavia. È l’assenza di qualsiasi senso del dovere. È il rifiuto anche solo di guardare in faccia la realtà, purché la domenica ci sia la Serie A e il sabato la spesa all’outlet.
Ignavi. Quelli che non scelgono non per paura, non per delusione, ma perché non gli interessa niente e nessuno.
Non scelgono perché non sentono più il bisogno di distinguere il giusto dallo sbagliato, purché la bolletta non dia fastidio e il cellulare abbia campo.
E allora meglio niente. Meglio il silenzio. Meglio il divano.
Meglio far finta che la politica sia lontana.
Ma la politica non è lontana.
La politica vi ha già tolto la sanità, la scuola, i contratti stabili, le pensioni dignitose.
Vi ha svuotato il frigo e riempito le strade di precari.
Vi ha regalato Santanché, La Russa, Rampelli, Lollobrigida, Valditara.
Vi ha tolto i diritti e vi ha venduto la retorica del decoro, della sicurezza, della famiglia come giustificazione per ogni porcata.
E voi?
Zitti.
Fermi.
A guardare.
Parlate di rivoluzione, qualcuno. Ma quale rivoluzione?
Voi non fate nemmeno il gesto più semplice, più minimo, più gratuito: andare a votare.
Parlate di sistema corrotto, ma non vi prendete nemmeno il disturbo di scegliere chi prova a cambiarlo.
Avete scambiato la critica per cinismo, e il cinismo per intelligenza.
Ma è solo codardia.
È solo disimpegno.
È indifferenza mascherata da profondità.
E mentre voi vi fate i cazzi vostri, le destre si organizzano, si mobilitano, si spartiscono tutto.
Dalla RAI al CSM.
Dai fondi del PNRR agli incarichi negli enti pubblici.
Le poltrone, le aziende, i media, perfino i manuali scolastici.
Prendono tutto.
Perché voi non ci siete. Perché non vi interessa esserci.
E non dite che non si può fare nulla.
Non dite che “tanto sono tutti uguali”.
Chi non va a votare è colpevole quanto chi vota fascista.
Anzi no, peggio. Perché chi vota ha almeno scelto, ha almeno combattuto, anche se dalla parte sbagliata.
Voi no. Voi non avete lasciato il campo: non ci siete mai entrati.

Avete spento la luce e vi siete chiusi in camera, a guardare i TikTok dei balletti.
E lo capisco, in parte.
Lo capisco perché anche io, a volte, ho pensato che fosse tutto inutile.
Ma la differenza è che io ci torno, in cabina.
Perché mollare vuol dire consegnarsi.
E consegnarsi, oggi, vuol dire mettere il proprio silenzio al servizio del potere.
Il fascismo non ha più bisogno di fare paura.
Non gli serve più. Gli basta aspettare che ve ne freghiate.
Non è la politica che vi ha abbandonato.
È che voi, della politica, non avete mai voluto sapere nulla.
E ora vi fa comodo dire che non serve.
La democrazia non muore con un colpo di Stato.
Muore a forza di “tanto non cambia niente”.
Muore di ignavia, di menefreghismo, di diserzione civile.
Muore mentre vi distraete.
Così muore un Paese.
Non tra le bombe. Ma nel vuoto lasciato da chi non c’è.

Poco più di due ore dopo l'utente, evidentemente ispirato dai riscontri ricevuti, ha approfondito il suo pensiero.

ADDENDUM – Il mito dell’“io inascoltato”
Dopo ogni testo come questo, i commenti si assomigliano tutti. Un fiume di gente che, con tono offeso o risentito, scrive: “non vado a votare perché non c’è nessuno che mi rappresenta.”
Oppure: “sono tutti uguali.”
Oppure: “chi dovrei votare? dimmelo tu, se hai il coraggio.”
Una parte di questi commenti è francamente ridicola: profili fake, account Novax, gente che scrive a malapena in italiano e si vanta del proprio disinteresse come fosse una medaglia. Sono esattamente il profilo degli ignavi. Gente a cui non frega un cazzo della cosa pubblica, e che si sente pure superiore per questo.
Ma c’è anche un altro fronte, più sottile, più insidioso: quello dell’“anima nobile”. Quelli che dicono che nessun partito li rappresenta, che non trovano un progetto degno, che si sentono delusi, traditi, non ascoltati.
Viviamo in una società iper-individualista, edonista, dove il “noi” è stato dissolto, polverizzato, svuotato. Ognuno si sente un mondo a parte, un’opera d’arte incomparabile, un’opinione da santificare. Ma in una democrazia i partiti non sono specchi. Sono piazze.
I partiti sono luoghi d’incontro, conflitto, compromesso. Sono comunità imperfette, fatte di correnti, discussioni, voti a maggioranza, mediazioni. E dentro quelle piazze ci si sta non perché tutto ti rappresenta, ma perché qualcosa ti orienta.
E da lì si parte, si lavora, si spinge, si sposta l’equilibrio.
Chi pretende un partito fatto a propria immagine e somiglianza, non vuole la democrazia. Vuole l’autocrazia del proprio ego.
Vuole un partito con un solo iscritto: se stesso.

Non è che nessuno lo rappresenta.
È che lui non vuole farsi rappresentare da nessuno, se quel “nessuno” non recita esattamente il suo monologo sul palco.
E diciamocelo: chi se ne esce con queste giustificazioni, nella maggior parte dei casi, è un elettore di destra.
Magari non lo ammette, magari si nasconde dietro la maschera del “né di destra né di sinistra”, ma non si è mai riconosciuto in nulla che abbia a che fare con l’uguaglianza, la solidarietà, i diritti.
Non potrebbe mai riconoscersi in una qualsiasi forma di sinistra, perché nel suo mondo il noi non esiste. C’è solo l’io.
La politica è lo spazio del compromesso.
Il non voto è lo spazio del nulla.
Chi non vota perché non si sente rappresentato non sta facendo una scelta alta:
sta solo dimostrando di non aver capito come funziona una democrazia.

giovedì 24 luglio 2025

Mediterranea Giuni

Il 16 luglio è uscito un remix in chiave italodisco di Mediterranea, brano del 1984 della compianta Giuni Russo, realizzato dal dj e produttore Mattia Del Moro, in arte Dumar. A Maria Antonietta Sisini, che della cantautrice siciliana è stata la compagna di vita fino alla di lei prematura scomparsa nel 2004 a soli cinquantatré anni per un tumore, questa nuova versione piace «Tanto. La voce suona modernissima e l’atmosfera è quella del pezzo originale, che mi incantava come una sirena». E chi sono io per obiettare che l'originale, che – mea culpa – non ricordavo affatto, era di ben altro livello? ;-)

Comunque, dopo il secondo ascolto, questo remix mi piace già un pochino di più. Credo che abbia tutte le carte in regola per farsi strada nella bolgia dei tormentoni dell'estate 2025, e per rendere giustizia a una voce straordinaria e mai abbastanza apprezzata durante la sua vita.

mercoledì 23 luglio 2025

Lasciar andare, dimenticare

Stasera voglio fare la brava e andare a dormire a un'ora decente... non prima, comunque, di aver svolto il mio "compitino" quotidiano! :-)

Condivido giusto tre citazioni tratte da aforismi.meglio.it.

Vi sono momenti minuscoli di felicità e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.
Totò (intervistato da Oriana Fallaci nel 1963)
Alla fine, credo che non sia necessario fare nulla per essere amati. Passiamo la vita cercando di sembrare più belli, più intelligenti. Ma ho capito due cose. Coloro che ci amano ci vedono con il loro cuore e ci attribuiscono qualità al di là di quelle che abbiamo davvero. E coloro che non vogliono amarci non saranno mai soddisfatti di tutti i nostri sforzi. Sì, davvero. Credo che sia importante lasciare in pace le nostre imperfezioni. Sono preziose per comprendere coloro che ci vedono con il cuore.

... e soprattutto...

Col tempo apprendi l'importanza salvifica di lasciare andare tutto.
Cose, case, paure, persone.

martedì 22 luglio 2025

L'eredità di una donna che ha amato la vita

Poiché sono iscritta alla newsletter dell'Associazione Luca Coscioni, oggi ho ricevuto l'email seguente, con oggetto "La vita di Laura si è compiuta".

Cari amici e care amiche,
sono Stefano, il marito di Laura Santi.
Vi scrivo per dirvi che Laura ci ha lasciati.
Dopo anni di progressione della malattia e un ultimo anno segnato da un feroce peggioramento, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili.
Ha scelto di porvi fine con il suicidio assistito, dopo anni di battaglie affrontate con una forza, una dolcezza e una lucidità che tutti le riconosciamo.
Laura ha voluto lasciare un saluto per voi, per quella che considerava la sua grande famiglia: l’Associazione Luca Coscioni. Queste sono alcune delle sue parole:
«Amici, non avete idea di quanto sia stato bello sentirmi parte dell’Associazione Luca Coscioni. Anche solo leggervi mi faceva sentire attiva, viva. Siete stati la mia seconda famiglia. Mi avete regalato bellezza, speranza. Voi siete la parte migliore del nostro Paese. Vi chiedo solo: ricordatemi, e non smettete mai di combattere, anche quando sembra impossibile.»
Laura vi ha voluto bene, profondamente, anche a chi non ha conosciuto di persona, ma ha sentito al suo fianco perché partecipe delle stesse battaglie e iniziative. Le sono stato accanto fino all’ultimo e so quanto per lei fosse importante sapere di non essere sola in questo percorso.
Negli ultimi giorni, Laura viveva un senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai stava affrontando. Se n’è andata portandosi dietro i vostri sorrisi. Se n’è andata con un regalo che tutte e tutti voi le avete fatto: un sacco di bellezza.
Un abbraccio a tutte e tutti voi, pieno di amore e gratitudine.
Stefano Massoli

Laura Santi, 50enne perugina, affetta dall'età di 25 anni, ovvero da metà della sua vita, dalla sclerosi multipla che col passare del tempo l'aveva resa quasi del tutto impossibilitata a muoversi, è morta ieri a casa sua a seguito dell'auto-somministrazione di un farmaco letale. Riporto qui di seguito il testo della sua toccante lettera di saluto.

Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire.
Nonostante la mia scelta fosse ormai nota a tutti, questo mio gesto finale arriva nel silenzio e darà disappunto e dolore. Molti saranno dispiaciuti, altri soffriranno per non avermi potuto dare un ultimo saluto, un ultimo abbraccio. Vi chiedo di comprendere il perché di questo silenzio. Anche nella certezza della mia decisione si tratta del gesto più totale e definitivo che un essere umano possa compiere, ci vogliono sangue freddo e nervi d’acciaio. Come avrei potuto viverlo serenamente aggiungendo lutto a lutto anticipato, dolore al dolore, resistenze, lacrime reazioni e attaccamento? Vi chiedo anche uno sforzo aggiuntivo di comprensione.
Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno. La situazione è stata in evoluzione per anni, poi in tempo reale gli ultimi mesi e settimane. Mio marito Stefano e le mie assistenti l’hanno vista, loro e solo loro e anzi, neppure loro, per forza di cose, potevano essere grado di capire cosa sentissi nel mio corpo, quanto male sentissi, quanta fatica sempre più totalizzante. Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa.
Ho avuto molto tempo per elaborare e maturare questa decisione, ho avuto molto tempo per capire quando era veramente il momento. Avevo quel famoso parapetto, quello di cui avete letto spesso, da cui affacciarmi. Ho avuto molto tempo anche per cambiare idea e rimandare la decisione. Mi sono consentita, in una situazione che ancora reggeva, di assaporare gli ultimi scampoli di vita e di bellezza. Di salutare ogni angolo, ogni luogo, ogni volto, ogni persona ogni situazione ogni cielo ogni colore, ogni minuscola passeggiata fuori. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, si dice. Si dice anche che sia impossibile, nei fatti. Ebbene, io l’ho quasi realizzato. Me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole. Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme. Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere.
Alle persone che resteranno senza un saluto oltre che le mie scuse va un abbraccio fortissimo. È impossibile enumerare tutti i volti che hanno riempito la mia vita. Fate conto che io vi stia salutando e abbracciando. La mia vita è stata piena anche grazie a voi.
La mia famiglia d’origine: papà Renato, mamma Gabriella, mia sorella Elena, mio nipote Matteo; tutti i parenti; Laura, Chiara e le amiche storiche di una vita, tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, i compagni di malattia, i compagni di attivismo, tutti coloro con cui ho condiviso un pezzo di strada. La mia amata Perugia. I miei medici, le mie palliativiste, i miei fisioterapisti, un grazie particolare a Daniela per avermi dato negli anni gli strumenti per combattere. Le mie assistenti, la mia seconda famiglia in quest’ultimo tratto. La politica quella buona, Fabio e Vittoria, i giornalisti amici, come le due Francesca; chi mi ha aiutato; il vescovo Ivan, un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte.
Ho potuto vincere la mia battaglia solo grazie agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi. Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari.
Ricordatemi come una donna che ha amato la vita.

La vicenda di Laura Santi mi fa pensare che dovrei interessarmi di più alle attività dell'Associazione Luca Coscioni, e magari sostenerla economicamente per quello che posso. Se un giorno dovessi trovarmi malauguratamente in condizioni analoghe a quelle di Laura Santi, non vorrei mai essere privata del diritto di decidere se la mia vita vale o meno la pena di essere vissuta, e di agire di conseguenza. E l'Associazione si batte tra le altre cose affinché questo diritto venga garantito a tutti.

lunedì 21 luglio 2025

L'importanza di fermarsi

Molti sono in procinto di andare in ferie, qualcuno le ha già finite, mentre io dovrò aspettare ancora quasi tre settimane. :-/

Chi può permettersi di non rimanere a casa ma parte per qualche destinazione più o meno esotica – il che non è così scontato – spesso si mette d'impegno per riempire il tempo della vacanza con attività di ogni genere: fare più cose possibile, visitare più posti possibile... Ammetto che anch'io tendo a commettere lo stesso errore, per timore di tornare a casa con dei rimpianti. Comunque mi ha dato da pensare un post pubblicato sulla pagina Il Giornale delle Belle Notizie.

Nel sud del Giappone, esiste una stazione ferroviaria dove il treno si ferma ma tu non puoi andare da nessuna parte.
La fermata si chiama Seiryu Miharashi Eki, ed è immersa nel nulla più totale: nessuna strada, nessuna uscita, nessun negozio. Solo natura e silenzio.
Non puoi entrare. Non puoi uscire.
Puoi solo scendere dal treno,
restare fermo e guardarti intorno.
O chiudere gli occhi.
Questa stazione ha un solo scopo:
ricordarci l’importanza di fermarsi.
Di rallentare, respirare e osservare.
Spesso non serve una meta,
serve solo il tempo per sentire che esistiamo.

La stazione esiste eccome, ha un sito ufficiale – che un giorno sarò in grado di leggere, se non di capire, lo prometto a me stessa! :-) – e una pagina Wikipedia.

domenica 20 luglio 2025

Leave me alone!

Il mio ufficio è un open space dove lavorano e interagiscono parecchie persone; per questo, quando necessito di concentrazione e non devo confrontarmi coi colleghi, metto su le cuffie con della musica adatta. Le vignette qui sotto rappresentano quello che succede di solito...


Quando devo continuare a togliermi le cuffie perché qualcuno continua a parlarmi

... eppure non si tratta di auricolari bluetooth pressoché invisibili, bensì di cuffie abbastanza vistose!

sabato 19 luglio 2025

Alla faccia della relazione segreta...

Riguardo alla coppia americana la cui relazione extraconiugale è diventata di dominio pubblico mondiale "per colpa" dei Coldplay, trovo particolarmente condivisibile l'opinione di Professor X; del resto, se non accetto che qualcuno/a ci possa provare con altre persone alle spalle del/della partner ufficiale, figuriamoci quanto posso giudicare inammissibile il "passaggio alle vie di fatto".

No, il TRADIMENTO non lo accetto e non lo perdono. Tutti stanno parlando di quella coppia ripresa al concerto dei Coldplay, mentre si abbracciavano. Immortalati in un tradimento. E nel bel mezzo di questa vicenda è stata detta una cosa che mi ha davvero stupita. In breve, secondo alcuni, non bisogna condannare il tradimento.
«Non sempre c'è un colpevole o una vittima,» scrive ad esempio Luca Trapanese. E non è stato il solo. «Perché l’amore — quello vero, quello umano — non sempre segue le regole. A volte nasce dove non dovrebbe. A volte finisce quando meno te lo aspetti. (…) Ma l’amore, anche quando scompiglia tutto, è sempre qualcosa che merita di essere guardato con rispetto.» E anche se stimo tantissimo Luca Trapanese, stavolta no, non sono d’accordo. Non posso dirmi d’accordo. Quando non si ama più, bisogna dirlo.
Amare significa avere RISPETTO. Non solo di chi ami adesso ma anche di chi hai amato un tempo. Perché l’amore può arrivare inatteso e stravolgere tutto, l’amore è qualcosa di imprevedibile, di imponderabile, ma se non ti amo più, TI AFFRONTO! Perché nessuno merita il dolore e l’umiliazione di un tradimento. Chi ama non tradisce, chi ama non inganna, chi ama non umilia.
A questo servono i libri, i dipinti, le opere d’arte, le grandi canzoni: a farti capire quella cosa meravigliosa e bellissima che si chiamano le EMOZIONI altrui. A farti entrare dentro le emozioni altrui. A farti sentire quella cosa che va maneggiata con dolcezza e trattata con delicatezza che si chiama CUORE. Perfino nei romanzi che apparentemente celebrano il tradimento come Anna Karenina, Anna affronta il marito, e gli dice, e glielo dice chiaro e tondo, che il suo cuore appartiene a un altro. Ed ed è proprio questo il punto: non si tratta di giudicare, fare la morale o condannare, ma di tornare a parlare la lingua del cuore. O per dirla in parole povere: Signori si nasce. E oggi io vedo tanto cafoni, ma pochi signori.

Il post di Luca Trapanese citato da Guendalina Middei è questo.

Non riporterò nessuno degli innumerevoli memi – faccio eccezione per la divertente cover di Yellow improvvisata da Lorenzo Baglioni – che proliferano sui social al riguardo, perché, anche se ritengo che i due imprudenti adulteri si siano comportati in maniera imperdonabile nei confronti dei rispettivi partner, credo che nessuno meriti di essere schiacciato da una gogna mediatica del genere. Su scala ben più ampia, un approccio analogo l'ha adottato il social media manager di Taffo Funeral Service, impareggiabile nella creazione di contenuti virali.

venerdì 18 luglio 2025

Rughe di felicità

Lunedì sera ho preso parte a una pizzata amichevole con altre cinque donne, delle quali ne conoscevo soltanto una, peraltro nemmeno di persona. È stata una serata sorprendentemente piacevole, affabile e rilassata... e a un certo punto una delle commensali mi ha fatto notare che stavo ridendo un bel po', e che avevo davvero un bel sorriso. Ho ringraziato non senza imbarazzo, e ho colto l'occasione per confessare che è difficilissimo trovare una mia foto in cui io sorrida: non appena mi rendo conto di essere inquadrata torno seria, non c'è "cheese" che tenga. Come mai? Beh, perché se sorrido mi vengono un sacco di rughe intorno agli occhi!

Quest'aneddoto si ricollega alla vignetta pubblicata proprio lunedì da Silvia Ziche, che però illustra una prospettiva del tutto opposta.

A questo punto mi sono detta: chissenefrega delle rughe sul contorno occhi... io ho bisogno di leggerezza, di occasioni per ridere fino a sentire la pancia indolenzita, di essere felice!

giovedì 17 luglio 2025

Ben svegliata, Giorge'!

Sarò distratta io, ma non mi risulta che il presidente del consiglio Giorgia Meloni abbia speso mezza parola di condanna contro il vero e proprio genocidio attuato dal governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu contro il popolo palestinese, che finora ha mietuto un numero incalcolabile di vittime civili, tra cui moltissimi bambini. Almeno fino ad oggi, quando ha scritto:

I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta portando avanti da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento.

La cosa ha suscitato innumerevoli reazioni tutt'altro che entusiastiche, tra cui quella di Lorenzo TosaCi voleva un raid israeliano su una chiesa cattolica a Gaza e il ferimento di un prete, padre Gabriel Romanelli, per far svegliare dal suo sonno atavico Giorgia Meloni») e quella del patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, secondo nella mia classifica personale dei papabili dopo Matteo Zuppi («Sì è vero, oggi è stata attaccata la comunità Cristiana di Gaza, ma non dimentichiamoci che ogni giorno, la fuori, muoiono decine di innocenti»). Perfino Alessandro Di Battista, mi è toccato rivalutare.

[La vignetta che apre il post è di Mario Natangelo]

mercoledì 16 luglio 2025

Modelli da seguire per le scienziate di domani

Di recente mi sono imbattuta in un post del quale riporto qui di seguito il testo.

Cos’è l’effetto Scully?
Nel 2018, il Geena Davis Institute e J. Walter Thompson Intelligence hanno pubblicato uno studio sull’“Effetto Scully”. Ecco alcuni dei risultati più significativi:
Tra il 1993 e il 2002, Dana Scully è stata uno dei primi personaggi femminili a lavorare nell’ambito della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM), e la prima ad avere un ruolo da protagonista.
Sebbene all’epoca i personaggi femminili venissero valorizzati soprattutto per l’aspetto fisico, i tratti distintivi di Scully erano fiducia in sé, scetticismo, obiettività e, soprattutto, un’intelligenza brillante.
In quegli anni, i ruoli da scienziato protagonista erano quasi esclusivamente maschili e ambientati in laboratorio. Scully, invece, era una donna scienziata con un importante ruolo operativo sul campo, cosa rivoluzionaria negli anni ’90.
Si stima che verso i 7 anni di età i bambini e le bambine sviluppino un’associazione implicita secondo cui la scienza è un ambito “maschile”; una credenza che tende a durare fino all’età adulta. Dana Scully è arrivata per cambiare questo schema.
Negli anni ’90, Scully ha avuto un impatto forte contro gli stereotipi di genere: ha invertito i ruoli tradizionali, interpretando una figura di autorità, coraggiosa, scettica, scientifica e intelligente, spesso contrapposta al collega Fox Mulder, che rappresentava la parte più fantasiosa e incline alle teorie cosmiche — un ruolo solitamente affidato alle donne nella narrativa dell’epoca.
Il personaggio di Dana Scully ha permesso a molte bambine e donne di avere un modello femminile completamente nuovo per l’epoca, spingendole persino a immaginare un futuro professionale nel campo scientifico.
Molte studenti universitarie in ambito STEM hanno riferito che Scully ha avuto un’influenza sulle loro percezioni, aspirazioni e sul loro rapporto con la scienza.
Circa il 50% delle donne che guardavano X-Files ha dichiarato che Scully ha aumentato il loro interesse verso la scienza. Inoltre, il 43% ha affermato che è stata una motivazione per intraprendere una carriera STEM, e il 27% ha poi studiato una disciplina collegata.
Infine, il 91% delle intervistate considera Dana Scully un modello da seguire per bambine e donne

Ora, io devo ammettere che di X-Files non ho mai guardato neanche una puntata, ma da quel che ne so si trattava di una serie incentrata su fenomeni paranormali. Quanto al personaggio di Dana Scully, per citare Wikipedia è un «medico e scienziata che utilizzando le sue competenze scientifiche dovrebbe screditare le bizzarre tesi di Mulder. In realtà con il passare del tempo anche lei si troverà di fronte a fatti in grado di scuotere le sue certezze e la sua fede nella "scienza ufficiale"». Non proprio il massimo per instillare in bambine e donne la passione per la scienza, quella vera.

Trovo decisamente più esemplare la due volte premio Nobel (per la fisica e per la chimica) Marie Curie, che nel mio piccolo ho omaggiato in occasione dell'8 marzo, e alla quale Guendalina Middei, aka Professor X, ha recentemente dedicato un post.

Fu derisa e umiliata perché DONNA! La diedero perfino prostituita! La donna che vedete si chiamava Marie Curie e non ha soltanto cambiato il mondo della scienza, ma ci ha mostrato che la tenacia è la vera FORZA di una donna.
Fin da bambina Marie manifesta un’intelligenza straordinaria. A 17 anni però le dicono che deve lasciare la scuola. Semplice, «perché sei una femmina». E a quell’epoca in Polonia le donne non potevano frequentare l’università. Marie però non si lascia mettere i piedi in testa. Perché «le donne, tutte le donne, devono sempre ricordarsi chi sono e di cosa sono capaci.» Si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona. All’inizio gli altri ragazzi la prendono in giro, i professori non la prendono sul serio. Una donna che vuole laurearsi in fisica? Si è mai vista una cosa più assurda? Ma Marie se ne frega e si laurea con il massimo dei voti.
Un giorno incontra un uomo di nome Pierre. Pierre non soltanto è contento di avere una moglie istruita, ma vuole condividere con lei la sua passione. «Sarebbe bello passare la nostra vita assieme, ipnotizzati dai nostri sogni.» E così fecero. E alla fine vinsero il Premio Nobel per la Fisica. Poi però Pierre morì: a soli 47 anni investito da una carrozza.«Persi il mio amato Pierre, e con lui ogni speranza».
Il dolore minaccia di distruggerla. Si getta anima e corpo nel suo lavoro. E poi all’improvviso un nuovo, tardivo amore appare nella sua vita. Paul Langevin è un uomo gentile, che guarisce Mary dal suo dolore. Fu allora che iniziarono a darle della putt…. La sua colpa? Aver aperto di nuovo il suo cuore. A un uomo sposato per giunta. I giornali la diffamano. Arrivano perfino a dubitare delle sue precedenti scoperte. Ma Marie continua a lavorare con passione.
«Quando hai davanti un idiota, ricordati sempre chi sei.» E alla fine per la prima volta nella storia le viene di nuovo riconosciuto il premio Nobel. Per la chimica stavolta. Marie Curie fu l’unica donna a riceverne due in due ambiti diversi. Perché le «donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.»

martedì 15 luglio 2025

Io bevo l'acqua del sindaco!

Nella casa dove abitavo prima eravamo soliti bere acqua minerale in bottiglia. Quella che sgorgava dal rubinetto aveva un saporaccio, oltre a essere talmente dura da aver reso inutilizzabile la macchina del caffè espresso a cialde; perciò il serbatoio di quella comprata per sostituirla abbiamo preso l'abitudine di riempirlo con la stessa acqua minerale che bevevamo noi. Abbiamo scelto la Sant'Anna per via del suo ridottissimo residuo fisso, e ogni settimana, essendo solitamente io a occuparmi della spesa, ne riportavo a casa uno o due fardelli da sei bottiglie da un litro e mezzo.

L'altro giorno sono rimasta sorpresa, ma in fondo non più di tanto, leggendo questo post su Facebook.

Queste due acque sgorgano dalla stessa fonte (Rebruant, a 1950 m di altezza); hanno la stessa composizione chimica con un identico residuo fisso a 180° (22 mg/l); sono analizzate1 dagli stessi laboratori (Dipartimento di biotecnologie dell'Università di Torino); sono imbottigliate dalla stessa società (Fonti di Vinadio s.p.a.).
Dove sta allora la differenza? Una costa 25 centesimi a bottiglia; l'altra, se vi va bene, 43.
Dato che l'acqua è identica provate a indovinare cosa state pagando quando comprate la Sant'Anna...

Per chi fosse interessato, a quanto pare l'acqua Blues si trova all'Eurospin.

Quando a inizio giugno ho traslocato, la prima sera ero nel caos più totale; ho cenato tardissimo grazie a un servizio di consegne a domicilio ma, dopo aver bevuto la bibita inclusa nel menù, avevo ancora sete, avendo peraltro perduto moltissimi liquidi quel giorno. Ho quindi assaggiato l'acqua del rubinetto, constatando che non era niente male, e da quel momento in poi ho evitato di includere l'acqua minerale nelle mie liste della spesa, con un risparmio non trascurabile in termini di soldi e di fatica (e pure di plastica, diciamo). Più di recente mi è venuto lo scrupolo di assicurarmi che quest'acqua fosse effettivamente di buona qualità; per farlo ho acquistato questo apparecchietto, e il suo responso mi ha rassicurata.

Concludo linkando alcuni contenuti a tema: un post pubblicato su Facebook dal biologo nutrizionista Gabriele Bernardini e un altro pubblicato su Instagram da Will Media, entrambi risalenti al 22 marzo scorso, giornata mondiale dell'acqua, e un episodio del podcast Ci vuole una scienza – il cui ascolto da qualche mese è riservato agli abbonati a Il Post, ma siccome l'uscita di questo episodio è antecedente a tale cambiamento esso è rimasto disponibile per tutti – condotto da Emanuele Menietti e Beatrice Mautino.

lunedì 14 luglio 2025

Decisioni importanti

Su Threads ho letto un post che ho trovato particolarmente condivisibile... per cui lo condivido. :-)

-Le persone che decidono di avere figli avendo le possibilità di crescerli le chiamo: persone mature.
-Le persone che decidono di non avere figli perché non vogliono fare sacrifici o assumersi responsabilità o, banalmente, non ne sentono il bisogno, le chiamo: persone mature.
-Le persone che decidono di non avere figli perché non hanno le possibilità di dargli una vita dignitosa le chiamo: persone mature.
-Le persone che decidono di avere figli solo per pressione sociale: loro sono il problema.

Di mio aggiungo: le persone che di fatto rinunciano ad avere figli perché non se la sentono di affrontare le conseguenze fisiche, pratiche, psicologiche ed emotive che ciò comporterebbe nella loro situazione e alla loro età sono persone mature.

E poi ci sono persone che mandano all'aria relazioni decennali per ostinarsi a perseguire il desiderio di genitorialità, quando poi non sono in grado neppure di prendersi cura di gatti semirandagi... Come le vogliamo chiamare, quelle?

[A questo punto ho maturato la consapevolezza che per me è stato solo un bene, meglio tardi che mai, e che è il momento di guardare avanti. Ma quante lacrime e quanto dolore mi è costata, questa consapevolezza?]

domenica 13 luglio 2025

La friggitrice... che non frigge

Con l'afa estiva – che in verità in questi ultimi giorni sta concedendo una breve tregua – accendere il forno per cucinare è un atto altamente masochistico... per non parlare del fatto che una sera sono riuscita a far saltare la corrente avendo acceso il forno e solamente un fornello (elettrico). Poiché al lavoro le colleghe – chissà perché solo donne :-/ – mi hanno detto un gran bene delle friggitrici ad aria, ho approfittato del Prime Day di Amazon per acquistarne una, e sono in attesa di ricevere anche il ricettario, perché usare questo elettrodomestico soltanto per cuocere una cotoletta, come ho fatto stasera, è un po' come usare la lavatrice per lavare un paio di calzini alla volta.

Il video qui sotto è quello che mi ha convinta definitivamente a prendere una friggitrice ad aria. È tratto dal canale YouTube QUELLO CHE NON SAPEVI, quasi omonimo (anche se non sembra averci nulla a che fare) di una pagina Facebook e di un account Instagram che seguivo finché non mi sono resa conto che propinavano bufale; i video di questo canale invece li ho trovati tutti piuttosto interessanti, almeno finora.

sabato 12 luglio 2025

Mi dichiaro colpevole

Andrea ha raccontato in un post di essersi sentito un c***ione per aver pagato il costo del tagliando dell'auto col bancomat rifiutando la proposta del meccanico di pagare in contanti, evitare la fattura e risparmiare i soldi dell'IVA. Io invece di recente mi sono sentita a mia volta una c***iona, ma per il motivo opposto.

Martedì notte, anzi oramai era mercoledì da un pezzo, sono giunta a Milano col treno in forte ritardo, e l'unico modo per tornare a casa a Monza era prendere un taxi, non essendoci mezzi pubblici in servizio a quell'ora. Mi sono messa in coda, e dopo qualche minuto è arrivato il mio turno. Il tassista ha caricato la mia valigia nel bagagliaio, ha impostato sul navigatore l'indirizzo che gli avevo indicato ed è partito. Io, sapendo che i tassisti sono notoriamente refrattari ai pagamenti tracciabili, ho chiesto subito «Quanto prevede che costerà la corsa? Posso pagare col POS? Perché sa, non sono sicura di avere contanti a sufficienza» (a dire il vero, fino a un paio di settimane fa, nel portafogli non avevo letteralmente un centesimo, dal momento che ormai uso la carta anche per pagare importi minimi e i pochi spiccioli che avevo li ho cambiati in una moneta utile per prendere il carrello al supermercato, ma successivamente sono andata a prelevare perché non si sa mai).

Lui: «Una cinquantina di euro... Se non le bastano i soldi può pagare un po' e un po', non la accompagno mica a prelevare a quest'ora» (com'è umano lei).

Dopo una mezz'ora scarsa di tragitto, durante la quale gli ho raccontato un po' di fatti miei – e lui mi ha confidato di voler inserire le mie vicissitudini nel libro basato sulle storie dei clienti che ha intenzione di scrivere – siamo arrivati a destinazione.

«Sono quaranta euro, vede?, è anche meno del previsto. Le ho fatto lo sconto simpatia».

E io ho estratto dal portafogli due banconote da venti euro, senza impuntarmi per usare il POS che pure sarebbe stato disponibile, e gliele ho porte.

Mi sono sentita una c***iona, dicevo... e ancora di più dopo che oggi ho letto una frase del post di Andrea: «non si può continuare a lamentarsi che in Italia non funziona niente, che i servizi e la sanità sono allo sfascio e poi continuare coi nostri comportamenti a essere corresponsabili di questo disastro».

[La foto che apre il post è tratta da un articolo dell'avvocato Angelo Greco riguardante proprio la possibilità di pagare il taxi col POS]

venerdì 11 luglio 2025

Una lezione di vita

Stasera condivido, dal momento che l'ho trovata di grande ispirazione, una citazione tratta da La spada nella roccia, il romanzo dello scrittore britannico T. H. White del quale l'omonimo film d'animazione della Disney rappresenta un adattamento. È il Mago Merlino che parla, immagino rivolto a Semola, il futuro Re Artù.

Quando si è tristi [...] la cosa migliore è apprendere qualcosa. Questo è l'unico rimedio infallibile. Puoi diventare vecchio e tremante nella persona, puoi restar sveglio la notte prestando attenzione ai disturbi delle tue arterie, puoi sentire la mancanza del tuo unico amore, vedere il mondo circostante devastato da perfidi folli o sapere che il tuo onore viene calpestato e gettato nelle cloache da menti abiette. C'è un unico rimedio, allora, per questo: apprendere. Capire perché il mondo si muove e che cosa lo muove. Questo è l'unico argomento che la mente non può mai esaurire, da cui non può mai essere tormentata, che non può temere e di cui non può diffidare né rammaricarsi. Conoscere è quello che ti ci vuole. Guarda quante cose vi sono da imparare! Scienza pura, l'unica purezza che esista. Puoi apprendere l'astronomia nel corso di una vita, la storia naturale in tre, la letteratura in sei. E poi, dopo aver esaurito un miliardo di vite per medicina, biologia, teocritica, geografia, storia ed economia... ebbene, puoi cominciare a costruire una ruota da carro col legno giusto, oppure trascorrere cinquant'anni imparando a cominciare a imparare come battere il tuo avversario nella scherma. Dopo di che potrai ricominciare da capo con la matematica, fino a che non sarà giunto il momento di imparare ad arare.

giovedì 10 luglio 2025

Non c'è tempo da "perdere"?

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita.

Questo aforisma di Confucio, a dire il vero non troppo pertinente, mi è tornato in mente mentre leggevo questo post pubblicato su LinkedIn da Bianca Arrighini, la giovane CEO & Co-Founder – parlando come magno, amministratrice delegata e cofondatrice ;-) – di Factanza Media. L'ho trovato talmente interessante da volerlo condividere mentre pratico quello che per me è l'hobby principale, il blogging, senza essere ormai più soggetta all'influsso di qualcuno che aveva come regola di vita "prima il dovere e poi il piacere"... il che sarebbe pure sensato, se solo non ci fosse sempre qualcosa da dover fare che sposta continuamente un po' più in là il momento in cui potersi abbandonare al piacere, con il rischio di beccarsi un esaurimento nervoso ben prima di arrivarci.

Anche il tuo tempo libero è diventato un lavoro?
Siamo passati dal “lo faccio perché mi piace” al “lo faccio se mi torna utile”, trasformando anche lo svago in una nuova forma di produttività.
Per molte persone, l’idea di avere un hobby inizia a sbiadire con l’ingresso nell’età adulta: quando cresciamo mettiamo da parte le passioni, e il tempo libero smette di essere uno spazio di svago per diventare una risorsa da ottimizzare.
Così, anche le attività che un tempo ci davano gioia iniziano a essere valutate in base a cosa “restituiscono”: guadagno economico, visibilità sociale, crescita personale.
Già abbiamo poco tempo libero, poi viviamo in un’epoca in cui persino questo deve “valere qualcosa”. Ma non tutto deve trasformarsi in un contenuto, in un progetto, in un secondo lavoro.
Un hobby è (o dovrebbe essere) uno spazio senza obiettivi, senza performance, senza giudizio.
Forse è il momento di riprenderci uno spazio che non serva a niente, in cui non dobbiamo performare o migliorare.
E magari, proprio lì, tra un’ora "persa" e uno spazio di leggerezza, possiamo ritrovare qualcosa che ci stiamo perdendo: il piacere di fare, senza dover essere (o valere) niente.

E questa è la trascrizione del testo contenuto nel carousel. 

Quando ho smesso di avere un hobby?
C'è chi colleziona figurine, chi va in bici, chi suona uno strumento musicale.
Quasi tutti, da bambini, abbiamo avuto un hobby: un'attività che abbiamo coltivato per il solo piacere di farla, senza farci troppe domande.
Ma perché a un certo punto diventa così difficile portare avanti una passione?
Man mano che si avvicina l'età adulta, molte persone tendono a lasciare indietro i propri hobby. La sensazione è quella di non avere abbastanza tempo: eppure, gli italiani dispongono in media di circa 4 ore e 54 minuti di tempo libero al giorno (nel tempo libero si considera la vita sociale, divertimenti e attività culturali, riposo e tempo vuoto, sport, attività all'aperto, partecipazione sociale e religiosa, passatempi, giochi, uso di mass media... fonte: Istat x Il Sole 24 ore, 2019).
MA NON SOLO
Il tempo inizia a sembrare una risorsa che va "sfruttata": non c'è un minuto da perdere. Ogni attività deve diventare un'occasione di crescita, miglioramento, guadagno o produttività. Anche il tempo libero, quindi, si riempie di doveri mascherati da svago e gli hobby vengono spesso visti come una competizione, una gara, un risultato da raggiungere.
Correre non è più solo un modo per sfogarsi o staccare, diventa allenamento per una maratona; lavorare a maglia non serve più a rilassarsi, ma a costruire un personal brand e vendere le proprie creazioni o postarle sui social. E se la propria passione non conduce a un tornaconto, o porta dei risultati misurabili, si tende a lasciarla indietro.
Ma avere un hobby in età adulta non dovrebbe essere un lusso o qualcosa da coltivare solo se si è bravi a farla. Anche perché, avere un hobby ci aiuta a stare meglio con noi stessi. Significa riservarsi uno spazio solo per sé, in cui si può sperimentare e, soprattutto, sbagliare. È uno spazio in cui la performance, per definizione, si può lasciare da parte.
Benissimo: ma a 30, 40, 50 anni come lo trovo un hobby?
  1. Uno degli errori più comuni è scegliere un hobby per come vorremmo apparire, anziché per ciò che ci piace davvero
    Proviamo a partire da quello che ci emozionava o ci faceva stare bene quando eravamo bambini: quali attività ci facevano perdere la cognizione del tempo, sentire leggeri, curiosi e presenti?
  2. Anche provare qualcosa di nuovo può farci bene, ma bisogna iniziare poco per volta
    Se ti incuriosisce l'arrampicata ma non hai mai camminato su un sentiero, comincia con un'escursione facile: prendere confidenza gradualmente è il modo migliore per costruire una nuova abitudine senza trasformarla subito in una sfida.
  3. Le aspettative vanno ridimensionate
    Spesso abbiamo paura di essere scarsi e ci infiliamo in decine di attività diverse, sperando di trovarne una che ci venga bene. Ma iniziare una cosa alla volta, con costanza, è molto più utile che provarne dieci e abbandonarle tutte. Un hobby richiede tempo, e soprattutto pazienza.
  4. Non tutto deve trasformarsi in un lavoro, in una fonte di guadagno o in un contenuto da condividere
    Avere un hobby significa anche smettere di pensare in termini di performance: possiamo fare qualcosa semplicemente perché ci piace farla. E non esistono passioni piu "passioni" di altre: ognuno le vive a modo suo.
Gli hobby stimolano la mente, alleviano lo stress, aiutano a riconnettersi con il corpo, migliorano l'umore, e possono perfino facilitare la concentrazione sul lavoro. Ritrovare un hobby, in fondo, è anche un modo per tornare a sentire chi siamo, quando non stiamo "funzionando" per qualcun altro.

mercoledì 9 luglio 2025

Respingitori respinti

Oggi sull'account Instagram di Amnesty International Italia è stato pubblicato il post seguente...

Ieri il ministro Piantedosi ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire essere respinti quando si arriva in un paese straniero.
Ma cosa è successo? Il ministro, insieme a una delegazione dell'Unione europea, è stato respinto dalla Libia orientale con la giustificazione di non aver rispettato le norme diplomatiche e le convenzioni internazionali nel disprezzo della sovranità nazionale libica. La missione, neanche a dirlo, era stata organizzata per parlare del contrasto all'immigrazione irregolare.
Questa situazione grottesca che evidenzia la crisi in cui versa la Libia, dimostra ancora una volta come la cooperazione Unione europea-Libia sulle migrazioni sia un fallimento morale e politico che rende l'Ue complice di violazioni di diritti umani. L'Ue e gli stati membri devono smettere di sostenere le autorità e le milizie libiche, sospendere tutte le attività che aiutano a trattenere le persone migranti e rifugiate nei centri dove subiscono sistematicamente detenzione arbitraria prolungata, sparizioni forzate, torture, stup*i, uccisioni illegali, estorsioni e lavori forzati.

... corredato da un'immagine che era tutto un programma.

Il titolo rievocava palesemente il guzzantiano «Spingitori di cavalieri su Rieducational Channel», tanto è vero che lo stesso Corrado Guzzanti ha condiviso lo spunto nelle sue stories.

Qui la notizia riportata da Il Post.

martedì 8 luglio 2025

Pensieri in movimento

Sono stati due giorni davvero stressanti, terminati "in bellezza", dal momento che il treno che mi sta riportando a casa viaggia con tre ore di ritardo, e ha rischiato di non partire affatto a causa di un grosso incendio che ha interessato la linea ferroviaria nei pressi di Chieuti, cittadina pugliese della quale finora ignoravo l'esistenza.
Ebbene, in questo periodo in cui mi sono messa e mi sto mettendo in discussione come donna, come professionista e come... tutto, il destino ha voluto che svariate persone mi tendessero la mano offrendomi più o meno piccoli gesti che però hanno contato moltissimo per me, facendomi capire che la gente non è poi così male, e che magari io non faccio poi così schifo.
E niente, di solito non pubblico post sul blog tramite smartphone, ma stasera ho sentito il bisogno di condividere questo piccolo raggio di luce che sta squarciando le tenebre nel mio cuore. :-)

domenica 6 luglio 2025

Lidl by Lidl

Quando l'altro giorno mi sono imbattuta sui social nell'immagine qui sotto, ho subito pensato a una fake news, magari frutto dell'intelligenza artificiale. Un tizio che somiglia vagamente a uno dei fratelli Gallagher da giovane – io non distinguo bene Noel da Liam, sorry – con addosso un parka con la scritta Lidl by Lidl, che è più o meno il modo in cui noi italiani tenderemmo a storpiare Little by Little, il titolo di una celebre hit degli Oasis. Suvvia, è troppo bislacco per essere vero!

E invece è tutto vero: la giacca sopra è stata fatta appunto dalla Lidl, quella dei supermercati, e sarà messa in vendita il 9 luglio in un’edizione limitata a celebrare, oltretutto, i 30 anni della catena in Inghilterra.

Mezzo mondo è in fibrillazione per la reunion dei litigiosi fratelli Gallagher... mentre io ho giusto una mezza idea di assistere alla surreale reunion di Ruggero dei Timidi, l'unico artista che si è sciolto da solo! :-D

sabato 5 luglio 2025

Io e lui, due perfetti sconosciuti

È passato un po' di tempo, ma non è troppo tardi per parlare dell'episodio di un podcast che a suo tempo mi ha fatto "girare gli ammennicoli": trattasi de Il dito della Gregoraci, episodio 644 di Non hanno un amico, il podcast di Luca Bizzarri. Ne riporto qui di seguito la trascrizione.

La prima volta che Paolo Genovese mi raccontò dell'idea che poi sarebbe diventata il film Perfetti sconosciuti, forse il suo film di maggior successo, per ora, disse che gli era venuta dopo la disavventura di un suo amico il quale, dopo aver avuto un incidente stradale ed essere stato ricoverato d'urgenza in ospedale, al suo risveglio si era trovato di fianco la moglie, alla quale i sanitari avevano affidato il suo cellulare. Una moglie col cellulare del marito in mano, per ore; il resto potete immaginarlo. Lui si è ripreso dall'incidente, ma non sono più marito e moglie.
«Ora è successo a loro, ma quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro?»
Mi è venuto in mente leggendo un'intervista a Elisabetta Gregoraci in cui racconta come controllasse il telefono del pòro Briatore, aspettando che lui dormisse e poi usando il suo dito per sbloccarlo.
«Quindi ho preso questo ditino, signora, l'ho messo su, l'ho inserito sul cellulare, tran, e lui dormiva tranquillamente.»
Ecco, io non ho mai capito questi aspiranti suicidi che mettono in pericolo la loro vita di coppia andando a cercare le prove del partner fedifrago, anche perché, essendo conscio della debolezza del genere umano, ho paura che ad ogni ricerca corrisponda un quasi certo ritrovamento di qualcosa, anche piccola, che possa sembrare innocente a chi non l'ha cancellata e creare invece disagio in chi la legge. E tutto questo, oltre a farci soffrire, ci rende ridicoli.
È ridicola la storia che racconta Gramellini del suo conoscente che dorme con la maschera dell'aereo sugli occhi, non perché infastidito dalla luce, ma per impedire alla moglie di sbloccargli il telefono mentre dorme col riconoscimento facciale. E sono ridicolo io quando ancora oggi mi capita di rispondere se mi scrive Giorgio Radio24, che non si chiama Giorgio, e non lavora a Radio24, ma è una signorina alla quale cambiai il nome durante un mio fidanzamento perché non volevo avere rotture di c***ioni nel caso mi avesse chiamato. Non era la mia amante, e non lo è mai stata; purtroppo, mi verrebbe da aggiungere, ma perché rischiare discussioni infinite? 
Ora, io ho moltissime probabilità di morire solo, e che il mio cadavere venga trovato giorni dopo semimummificato per colpa del mio eremitismo. Ma nella mia carriera amorosa qualche giorno accompagnato l'ho vissuto, e devo dire che mai mi sarebbe venuto in mente di cercare le prove di un tradimento sbirciando nei telefoni altrui, anche perché credo di non sapere cosa sia la gelosia, perlomeno quella rivelata. Sarà che per almeno una decina d'anni io sono stato l'amante, cioè l'altro ero io, ergo non è che potessi permettermi chissà quale senso di possesso, ma in generale sono convinto che la gelosia sia sbagliata in quanto totalmente inutile. Essere gelosi è faticoso, molto faticoso, e non serve a niente, perché il tuo partner farà comunque tutto ciò che gli pare. Se ti vorrà essere fedele ti sarà fedele, e se ti vorrà tradire ti tradirà, indipendentemente da tutti i controlli, i lacci, i guinzagli che proverai a mettergli o a metterle: fidatevi, parlo per esperienza. Eppure continuo ad assistere a episodi pubblici e privati pieni di persone che ficcano il naso nelle altrui conversazioni, senza comprendere il più semplice dei punti di vista: che se tu controlli il telefono di qualcun altro è perché non ti fidi di lui, e se manca la fiducia, se non ti fidi della persona con cui dividi il letto, o i figli, o addirittura il conto in banca, il problema è ben più grave di un eventuale tradimento. Anzi, si potrebbe dire, esagerando ma neanche troppo, che l'atto stesso dell'indagine è di per sé un tradimento: il tradimento di un patto fiduciario che non può non essere la base di una relazione.
E ora siamo arrivati alla parte in cui mi farò odiare; d'altra parte, dopo che mi sono fatto nemiche quelle coi peli delle ascelle rosa, non ho più paura di nessuno. E la parte in cui mi faccio odiare è quella in cui affermo, e ci credo profondamente, che l'ipercontrollo non sia altro che una forma di castrazione chimica che uomini e donne compiono sui loro partner, un vero e proprio atto di egoismo, perché si vuole levare all'altro non la possibilità di avere altri amori o altri partner sessuali, e fin lì ci arrivo; potrebbe – non ne sono convintissimo, ma potrebbe – essere legittimo. Ma qui c'è qualcosa di più, perché spesso si vuole negare all'altro la sola capacità di essere seduttivo, di poter sedurre nel significato proprio di condurre a sé altre persone, e sedurre senza arrivare al dunque, senza il tradimento fisico e neppure emotivo, perché in una frase, in un incontro sul lavoro, in un qualsiasi scambio, molte volte c'è solo il tentativo di una seduzione fine a sé stessa. Stavo per dire innocente, ma no, non innocente, colpevole, ma assolutamente fine a sé stessa. Una seduzione che non è figlia altro che dell'animo degli uomini e delle donne, e quella secondo me non va perdonata: non va proprio scoperta, perché è legittima.
Adesso attendo, e lo faccio con un po' di mestizia, perché dentro di me c'era la piccola speranza che prima o poi qualcuno volesse ancora passare del tempo – non tanto, eh, non sempre, in mia compagnia – ma con oggi credo di essermi giocato le mie misere ultime possibilità.

A questo punto ti chiederai come mai me la sono presa tanto. Non perché io abbia scoperto le prove dell'infedeltà del mio ex, che peraltro è stato lui a darmi il benservito con una cattiveria non giustificabile nemmeno se fossi stata io a mettergli le corna, cosa che, detto per inciso, non mi sono mai sognata di fare. E non mi sarei mai sognata nemmeno di provare a sbirciare nel suo cellulare, ammesso e non concesso che fossi in grado di farlo, perché di lui mi fidavo ciecamente, è proprio il caso di dirlo. Il fatto è che, successivamente alla rottura, sono venuta a sapere per vie traverse che lui era solito inviare da tempo ad altre fanciulle messaggi che definire inappropriati significa usare un eufemismo. Un lessico e un modo di fare che ho stentato a credere appartenessero all'uomo che per oltre dieci anni mi ero illusa di conoscere come le mie tasche. Quando gliel'ho rinfacciato lui non ha negato, anche perché avevo le prove, ma ha tentato di minimizzare e di rivoltare la frittata contro di me, con scarso successo.

Probabilmente, come dice Bizzarri, il suo è stato solo un "innocente" tentativo di seduzione, senza arrivare al dunque... ma se lo avessi saputo prima non lo avrei mai accettato, perché per me una cosa del genere è grave tanto quanto il tradimento fisico. È la prova che il nostro rapporto aveva cominciato a sgretolarsi, ben prima che io me ne rendessi conto.

venerdì 4 luglio 2025

Negare l'evidenza

(Non proprio) per caso, oggi due blogger che seguo con regolarità hanno scritto riguardo a chi nega il cambiamento climatico oppure tenta maldestramente di ridimensionare l'entità del problema.

  • Prendendo spunto da un tweet in cui si sottolineava che quarant'anni fa, il 30 giugno 1975, Bari ha toccato i 38 °C di massima, .mau. ha messo a confronto i dati meteorologici del capoluogo pugliese relativi all'intero mese di giugno 1975 con quelli del mese che si è appena concluso. Il risultato? Mentre a giugno 1975 la temperatura media è stata di 21,4 °C, quella minima di 16,4 °C, quella massima di 25,4 °C, a giugno 2025 la temperatura media è stata di 25,2 °C, quella minima di 19,3 °C, quella massima di 29,2 °C. Ci vuole un bel po' di malafede, ed evito di usare termini più forti, per non riconoscere una tendenza inequivocabile...
  • Da parte sua, Andrea ha messo in risalto il negazionismo del giornalista Giuseppe Cruciani, uno che a mio modo di vedere gode di un seguito assolutamente immeritato. Il discorso è lo stesso: dal fatto che nel 1967 a Roma si siano registrati 42 °C, di per sé, non si può trarre nessunissima conclusione.

Ma dopo aver scoperto che, oltre ai no-vax e ai no-mask, esistono pure i no-crema solare – ai quali si può soltanto controbattere come ha fatto la dottoressa Alice Rotelli: «Fai come vuoi. Fatti tuoi. Fortunatamente i melanomi non sono contagiosi» – non mi stupisco più di nulla...

giovedì 3 luglio 2025

Meglio sola che male accompagnata

Oggi è un mese esatto da quando sono venuta a vivere da sola, per la prima volta in vita mia. Un'esperienza completamente nuova per me, perciò non avevo idea di come l'avrei affrontata, tanto più che ero reduce da una relazione decennale che si è conclusa nel peggiore dei modi – per meglio dire, so che esistono modi ben più drammatici... diciamo nel peggiore dei modi in cui avrei mai potuto immaginare che finisse – lasciandomi col cuore a pezzi e le mie certezze in frantumi.

Ebbene, non è stato facile sotto svariati aspetti, soprattutto all'inizio, e a distanza di un mese non ho ancora finito di organizzare i miei (limitatissimi) spazi... ma oggi posso dire senza timore che sto bene. Tornare a casa la sera e non trovare nessuno che non sai cosa potrà inventarsi di nuovo per avvelenarti la vita, non ha prezzo. L'unica ferita che non si è ancora risanata, e chissà se mai lo farà, è il dolore di aver dedicato oltre dieci anni della mia vita, stravolgendo la mia esistenza, a una persona che si è rivelata ben diversa da quella che credevo che fosse. Aver dovuto aprire gli occhi sul suo conto, non esito a definirlo traumatico.

Trenta giorni fa non ci potevo nemmeno pensare, all'idea di poter avere una nuova relazione. Un po' perché nel caso precedente si erano venute a creare delle condizioni abbastanza irripetibili che hanno permesso al mio ex di squarciare il muro della mia introversione, un po' perché dopo una simile batosta immaginavo che non sarebbe stato facile affidare di nuovo il mio cuore a un'altra persona, un po' perché, se sto così bene da sola, forse semplicemente non sono fatta per la vita di coppia... ma negli ultimi giorni quell'idea ha cominciato a sembrarmi meno inconcepibile. E oggi ho letto su Facebook un post che parla di cosa una donna che ha imparato a star bene da sola si aspetta da una possibile relazione, e ne riporto qui di seguito la traduzione.

Frequentare una donna che è finalmente felice DA SOLA è diverso. Lei non esce con qualcuno per solitudine, noia o dolore. Esce con chiarezza, da una condizione di guarigione, e questo cambia TUTTO.
NON si lascia impressionare dal minimo sindacale di energia, dall'attenzione superficiale o dai messaggi che non portano da nessuna parte. È calma, guarita e protegge i suoi spazi.
NON lascia la pace alle spalle per ansia, confusione o incoerenza. Nessun dramma, nessuna discussione, solo un silenzioso "no grazie".
Ha pagato la sua pace con lacrime, crescita e limiti rigidi. Non la baratta per un bel sorriso e del potenziale. Ha bisogno di coerenza, non di giochetti. Di impegno, non di scuse. Di un uomo, non di un altro progetto.
Se frequentare qualcuno le sembra un colloquio di lavoro, un progetto di gruppo o una seduta di terapia che non ha chiesto di condurre, lei è FUORI.
Non è amareggiata, è consapevole. Non è sola, solo selettiva. E se stare da sola è meglio che stare con te, lei sceglierà la sua PACE. Ogni. Singola. Volta.
Quindi ragazzi, se la volete, fatevi avanti nel modo giusto, o non fatevi avanti affatto.

mercoledì 2 luglio 2025

A nessuno piace (così) caldo

Stasera condivido due notizie che partono dal caldo soffocante di questi giorni per offrire spunti di riflessione più ampi.

L'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sta scontando a Rebibbia una pena di 1 anno e 10 mesi per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite a cui era stato condannato nel 2022 nell'inchiesta nota come "Mafia Capitale", e che due mesi fa aveva scritto al ministro della giustizia Carlo Nordio invocando un intervento strutturale contro il sovraffollamento delle carceri, ha scritto una lettera per raccontare come l'afa renda ancora più insostenibile la vita dietro le sbarre, e prendersela con la politica che «dorme (con l’aria condizionata)». Non posso fare a meno di notare che Alemanno ha notevoli affinità politiche – in un recente passato pure lui ha militato in Fratelli d'Italia – con qualcuno che ha affermato come la sopraffazione dei detenuti affidati alla polizia penitenziaria gli provocasse nientepopodimenoché un'intima gioia. E permettimi di dubitare che Alemanno stesso, quando era un politico all'apice della carriera, si sia dato granché da fare per garantire che le condizioni di detenzione nelle patrie galere fossero più dignitose. Come troppo spesso accade, finché i problemi non ti toccano in prima persona, tendi a ignorarli senza grossi scrupoli. Si potrebbe dire che nel caso di Alemanno sia intervenuto il karma...

A proposito di mettersi nei panni altrui, mi sembrerebbe giusto che i manager di Glovo, azienda di distribuzione di cibo a domicilio, sperimentassero sulla propria pelle anche solo per un giorno cosa vuol dire andare a fare le consegne con questo caldo allucinante, dal momento che hanno comunicato ai loro rider che, qualora fossero disposti a sfidare temperature estreme, avranno diritto a un bonus del 2 per cento (percentuale sugli ordini completati) tra i 32 e i 36 gradi, del 4 per cento tra i 36 e i 40, e dell'8 per cento se le temperature sono superiori ai 40 gradi. Il contributo, che nel migliore dei casi può arrivare a una ventina di centesimi a consegna, dovrebbe servire per l'acquisto di crema solare, sali minerali e acqua. Mi è venuto spontaneo pensare: se qualche rider ci rimane secco, eventualità tutt'altro che remota, chissà se l'azienda sarà disposta a farsi carico dei costi del funerale...

martedì 1 luglio 2025

Sapersi accontentare

Oggi è il primo giorno di luglio, l'inizio della seconda metà dell'anno, che per quanto mi riguarda spero davvero sia migliore della prima. Per fortuna non avevo formulato buoni propositi, verosimilmente destinati a naufragare visti i casini in cui mi sono trovata... ma se anche l'avessi fatto, forse sarebbe bastato poco per ridimensionarli, come mostrano ironicamente un reel pubblicato sulla pagina Mai 'na gioia. (un nome, un programma)...

... e una foto pubblicata sulla pagina Hey Introvert.