Nel 2018 Luca Trapanese, attivista e oggi assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha adottato la piccola Alba. Ha potuto farlo pur essendo single perché la legge italiana ammette un'eccezione alla ferrea regola secondo cui "i bambini devono avere una mamma e un papà". Per la precisione, l'articolo 44 della legge 184/1983 (Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori) stabilisce che «quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo [...] l'adozione è consentita, oltre che ai coniugi, anche a chi non è coniugato». E nessuna famiglia "tradizionale" si era detta disposta a occuparsi di Alba, perché la bimba è nata con la sindrome di Down. A settembre 2022 Trapanese, rivolgendosi a Giorgia Meloni, la quale in quel periodo era prossima a vincere le elezioni politiche diventando presidente del consiglio, ha scritto «Sono certo che al nostro tavolo mi diresti che si tratta di un'enorme assurdità, che questo va cambiato, perché è un'idiozia che per un bimbo disabile sia sufficiente un solo genitore e per gli altri ce ne vogliano due sposati».
Lunedì scorso Trapanese ha pubblicato un post davvero toccante.
Sono il papà di Alba, una meravigliosa bambina con la sindrome di Down. Leggere che dei ricercatori giapponesi stanno sperimentando, su cellule in laboratorio, la possibilità di "eliminare" il cromosoma in più utilizzando CRISPR è impressionante dal punto di vista scientifico, ma solleva riflessioni profonde sul senso della vita e dell’accettazione.
Capisco la tentazione di voler “aggiustare” tutto: rendere perfetti i genomi, alleviare le sofferenze, eliminare la diversità.
Ma proprio Alba mi ha insegnato che non è questo il vero scopo.
La vita è un insieme di giornate luminose e giornate scure, di imprevedibilità e di sfide. Voler correggere ogni "imperfezione" può trasformarsi in una prigione sterile, che negazioni la ricchezza dell’esistenza autentica.
La genetica può cancellare un cromosoma, ma non può sottrarre l’amore, la crescita, la bellezza che nasce dallo stare accanto a chi è diverso.
Il rischio maggiore non è la ricerca scientifica: è credere che la vita abbia bisogno di perfezione per essere piena. Invece, è proprio nel riconoscere i limiti, nella convivenza anche con il dolore, che si manifesta la grandezza umana.
Non dico che non bisogna ricercare cure e soluzioni, perché ogni progresso che allevia una sofferenza è benvenuto; ma dico che non serve pensare che tutto ciò che è “diverso” sia sbagliato o debba per forza essere modificato.
Alba non è un cromosoma: è una persona con un’anima, un sorriso, un mondo interiore che va contemplato per quello che è, non per come potrebbe essere se fosse “aggiustato”.
Secondo l'articolo 6 della legge 194/1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza) è possibile abortire dopo i primi 90 giorni solo «quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna», oppure «quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna». Molte donne si avvalgono di tale possibilità, ad esempio nel caso di diagnosi di sindrome di Down per il feto, e lo fanno per svariate ragioni valide, dal timore di non saper fare fronte all'impatto che portare a termine la gravidanza avrebbe sulla loro esistenza alle preoccupazioni sulla sorte della creatura nel momento in cui i genitori dovessero venire a mancare. Ma le parole di Luca Trapanese, pur non mirando a convincere nessuno, mi hanno dato da pensare. Alba è una bambina davvero fortunata, non c'è che dire! :-)