martedì 22 luglio 2025

L'eredità di una donna che ha amato la vita

Poiché sono iscritta alla newsletter dell'Associazione Luca Coscioni, oggi ho ricevuto l'email seguente, con oggetto "La vita di Laura si è compiuta".

Cari amici e care amiche,
sono Stefano, il marito di Laura Santi.
Vi scrivo per dirvi che Laura ci ha lasciati.
Dopo anni di progressione della malattia e un ultimo anno segnato da un feroce peggioramento, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili.
Ha scelto di porvi fine con il suicidio assistito, dopo anni di battaglie affrontate con una forza, una dolcezza e una lucidità che tutti le riconosciamo.
Laura ha voluto lasciare un saluto per voi, per quella che considerava la sua grande famiglia: l’Associazione Luca Coscioni. Queste sono alcune delle sue parole:
«Amici, non avete idea di quanto sia stato bello sentirmi parte dell’Associazione Luca Coscioni. Anche solo leggervi mi faceva sentire attiva, viva. Siete stati la mia seconda famiglia. Mi avete regalato bellezza, speranza. Voi siete la parte migliore del nostro Paese. Vi chiedo solo: ricordatemi, e non smettete mai di combattere, anche quando sembra impossibile.»
Laura vi ha voluto bene, profondamente, anche a chi non ha conosciuto di persona, ma ha sentito al suo fianco perché partecipe delle stesse battaglie e iniziative. Le sono stato accanto fino all’ultimo e so quanto per lei fosse importante sapere di non essere sola in questo percorso.
Negli ultimi giorni, Laura viveva un senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai stava affrontando. Se n’è andata portandosi dietro i vostri sorrisi. Se n’è andata con un regalo che tutte e tutti voi le avete fatto: un sacco di bellezza.
Un abbraccio a tutte e tutti voi, pieno di amore e gratitudine.
Stefano Massoli

Laura Santi, 50enne perugina, affetta dall'età di 25 anni, ovvero da metà della sua vita, dalla sclerosi multipla che col passare del tempo l'aveva resa quasi del tutto impossibilitata a muoversi, è morta ieri a casa sua a seguito dell'auto-somministrazione di un farmaco letale. Riporto qui di seguito il testo della sua toccante lettera di saluto.

Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire.
Nonostante la mia scelta fosse ormai nota a tutti, questo mio gesto finale arriva nel silenzio e darà disappunto e dolore. Molti saranno dispiaciuti, altri soffriranno per non avermi potuto dare un ultimo saluto, un ultimo abbraccio. Vi chiedo di comprendere il perché di questo silenzio. Anche nella certezza della mia decisione si tratta del gesto più totale e definitivo che un essere umano possa compiere, ci vogliono sangue freddo e nervi d’acciaio. Come avrei potuto viverlo serenamente aggiungendo lutto a lutto anticipato, dolore al dolore, resistenze, lacrime reazioni e attaccamento? Vi chiedo anche uno sforzo aggiuntivo di comprensione.
Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno. La situazione è stata in evoluzione per anni, poi in tempo reale gli ultimi mesi e settimane. Mio marito Stefano e le mie assistenti l’hanno vista, loro e solo loro e anzi, neppure loro, per forza di cose, potevano essere grado di capire cosa sentissi nel mio corpo, quanto male sentissi, quanta fatica sempre più totalizzante. Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa.
Ho avuto molto tempo per elaborare e maturare questa decisione, ho avuto molto tempo per capire quando era veramente il momento. Avevo quel famoso parapetto, quello di cui avete letto spesso, da cui affacciarmi. Ho avuto molto tempo anche per cambiare idea e rimandare la decisione. Mi sono consentita, in una situazione che ancora reggeva, di assaporare gli ultimi scampoli di vita e di bellezza. Di salutare ogni angolo, ogni luogo, ogni volto, ogni persona ogni situazione ogni cielo ogni colore, ogni minuscola passeggiata fuori. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, si dice. Si dice anche che sia impossibile, nei fatti. Ebbene, io l’ho quasi realizzato. Me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole. Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme. Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere.
Alle persone che resteranno senza un saluto oltre che le mie scuse va un abbraccio fortissimo. È impossibile enumerare tutti i volti che hanno riempito la mia vita. Fate conto che io vi stia salutando e abbracciando. La mia vita è stata piena anche grazie a voi.
La mia famiglia d’origine: papà Renato, mamma Gabriella, mia sorella Elena, mio nipote Matteo; tutti i parenti; Laura, Chiara e le amiche storiche di una vita, tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, i compagni di malattia, i compagni di attivismo, tutti coloro con cui ho condiviso un pezzo di strada. La mia amata Perugia. I miei medici, le mie palliativiste, i miei fisioterapisti, un grazie particolare a Daniela per avermi dato negli anni gli strumenti per combattere. Le mie assistenti, la mia seconda famiglia in quest’ultimo tratto. La politica quella buona, Fabio e Vittoria, i giornalisti amici, come le due Francesca; chi mi ha aiutato; il vescovo Ivan, un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte.
Ho potuto vincere la mia battaglia solo grazie agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi. Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari.
Ricordatemi come una donna che ha amato la vita.

La vicenda di Laura Santi mi fa pensare che dovrei interessarmi di più alle attività dell'Associazione Luca Coscioni, e magari sostenerla economicamente per quello che posso. Se un giorno dovessi trovarmi malauguratamente in condizioni analoghe a quelle di Laura Santi, non vorrei mai essere privata del diritto di decidere se la mia vita vale o meno la pena di essere vissuta, e di agire di conseguenza. E l'Associazione si batte tra le altre cose affinché questo diritto venga garantito a tutti.

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