mercoledì 16 luglio 2025

Modelli da seguire per le scienziate di domani

Di recente mi sono imbattuta in un post del quale riporto qui di seguito il testo.

Cos’è l’effetto Scully?
Nel 2018, il Geena Davis Institute e J. Walter Thompson Intelligence hanno pubblicato uno studio sull’“Effetto Scully”. Ecco alcuni dei risultati più significativi:
Tra il 1993 e il 2002, Dana Scully è stata uno dei primi personaggi femminili a lavorare nell’ambito della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM), e la prima ad avere un ruolo da protagonista.
Sebbene all’epoca i personaggi femminili venissero valorizzati soprattutto per l’aspetto fisico, i tratti distintivi di Scully erano fiducia in sé, scetticismo, obiettività e, soprattutto, un’intelligenza brillante.
In quegli anni, i ruoli da scienziato protagonista erano quasi esclusivamente maschili e ambientati in laboratorio. Scully, invece, era una donna scienziata con un importante ruolo operativo sul campo, cosa rivoluzionaria negli anni ’90.
Si stima che verso i 7 anni di età i bambini e le bambine sviluppino un’associazione implicita secondo cui la scienza è un ambito “maschile”; una credenza che tende a durare fino all’età adulta. Dana Scully è arrivata per cambiare questo schema.
Negli anni ’90, Scully ha avuto un impatto forte contro gli stereotipi di genere: ha invertito i ruoli tradizionali, interpretando una figura di autorità, coraggiosa, scettica, scientifica e intelligente, spesso contrapposta al collega Fox Mulder, che rappresentava la parte più fantasiosa e incline alle teorie cosmiche — un ruolo solitamente affidato alle donne nella narrativa dell’epoca.
Il personaggio di Dana Scully ha permesso a molte bambine e donne di avere un modello femminile completamente nuovo per l’epoca, spingendole persino a immaginare un futuro professionale nel campo scientifico.
Molte studenti universitarie in ambito STEM hanno riferito che Scully ha avuto un’influenza sulle loro percezioni, aspirazioni e sul loro rapporto con la scienza.
Circa il 50% delle donne che guardavano X-Files ha dichiarato che Scully ha aumentato il loro interesse verso la scienza. Inoltre, il 43% ha affermato che è stata una motivazione per intraprendere una carriera STEM, e il 27% ha poi studiato una disciplina collegata.
Infine, il 91% delle intervistate considera Dana Scully un modello da seguire per bambine e donne

Ora, io devo ammettere che di X-Files non ho mai guardato neanche una puntata, ma da quel che ne so si trattava di una serie incentrata su fenomeni paranormali. Quanto al personaggio di Dana Scully, per citare Wikipedia è un «medico e scienziata che utilizzando le sue competenze scientifiche dovrebbe screditare le bizzarre tesi di Mulder. In realtà con il passare del tempo anche lei si troverà di fronte a fatti in grado di scuotere le sue certezze e la sua fede nella "scienza ufficiale"». Non proprio il massimo per instillare in bambine e donne la passione per la scienza, quella vera.

Trovo decisamente più esemplare la due volte premio Nobel (per la fisica e per la chimica) Marie Curie, che nel mio piccolo ho omaggiato in occasione dell'8 marzo, e alla quale Guendalina Middei, aka Professor X, ha recentemente dedicato un post.

Fu derisa e umiliata perché DONNA! La diedero perfino prostituita! La donna che vedete si chiamava Marie Curie e non ha soltanto cambiato il mondo della scienza, ma ci ha mostrato che la tenacia è la vera FORZA di una donna.
Fin da bambina Marie manifesta un’intelligenza straordinaria. A 17 anni però le dicono che deve lasciare la scuola. Semplice, «perché sei una femmina». E a quell’epoca in Polonia le donne non potevano frequentare l’università. Marie però non si lascia mettere i piedi in testa. Perché «le donne, tutte le donne, devono sempre ricordarsi chi sono e di cosa sono capaci.» Si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona. All’inizio gli altri ragazzi la prendono in giro, i professori non la prendono sul serio. Una donna che vuole laurearsi in fisica? Si è mai vista una cosa più assurda? Ma Marie se ne frega e si laurea con il massimo dei voti.
Un giorno incontra un uomo di nome Pierre. Pierre non soltanto è contento di avere una moglie istruita, ma vuole condividere con lei la sua passione. «Sarebbe bello passare la nostra vita assieme, ipnotizzati dai nostri sogni.» E così fecero. E alla fine vinsero il Premio Nobel per la Fisica. Poi però Pierre morì: a soli 47 anni investito da una carrozza.«Persi il mio amato Pierre, e con lui ogni speranza».
Il dolore minaccia di distruggerla. Si getta anima e corpo nel suo lavoro. E poi all’improvviso un nuovo, tardivo amore appare nella sua vita. Paul Langevin è un uomo gentile, che guarisce Mary dal suo dolore. Fu allora che iniziarono a darle della putt…. La sua colpa? Aver aperto di nuovo il suo cuore. A un uomo sposato per giunta. I giornali la diffamano. Arrivano perfino a dubitare delle sue precedenti scoperte. Ma Marie continua a lavorare con passione.
«Quando hai davanti un idiota, ricordati sempre chi sei.» E alla fine per la prima volta nella storia le viene di nuovo riconosciuto il premio Nobel. Per la chimica stavolta. Marie Curie fu l’unica donna a riceverne due in due ambiti diversi. Perché le «donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.»

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