Ieri sera per la prima volta dopo tanto tempo – da ben prima del lockdown, adesso che ci penso – io e il mio amore siamo andati a mangiar fuori con altre persone: due suoi conoscenti, padre e figlio, che non avevo mai visto prima.
Ci incontriamo fuori dal ristorante ed entrambi porgono la mano, visti i tempi che corrono faccio un cenno che vorrebbe dire «Come se ce la fossimo stretta» ma loro non arretrano... e vabbè, stringiamoci 'ste mani.
Entriamo, e per prima cosa il cameriere/gestore ci domanda se vogliamo dell'acqua. «Gasata, grazie», rispondono i nostri commensali. Noi abitualmente la beviamo naturale, ma vabbè...
Dopodiché è il momento delle ordinazioni: gradite i risotti? Il figlio fa sì, sono la specialità della casa, e il gestore ci propone un giro risotti di cinque tipi diversi. Io avvicinandomi al locale ero rimasta ammaliata da un profumino sublime di carne alla brace – oltre che risotteria è anche braceria – per cui avrei tanto desiderato un secondo, ma adeguiamoci...
«Prendete del vino? Bianco o rosso?». «Rosso», risponde convinto il padre. Io avrei preferito un bel bianco (per il semplice motivo che i rossi in genere si servono a temperatura ambiente e a me il vino piace sempre e comunque fresco, per dire quanto ne capisco) ma vabbè.
«Frizzante o fermo?». «No, niente bollicine». Un lambrusco o un gutturnio non è che mi sarebbe dispiaciuto, ma vabbè. Alla fine ci portano un montepulciano d'Abruzzo... aria di casa? Macché, è imbottigliato a Forlì da Caviro, quelli del Tavernello.
Dulcis in fundo – si fa per dire – i tre hanno parlato per tutta la cena di questioni di lavoro, roba che esula abbastanza dalle mie competenze e soprattutto dai miei interessi, ma io ho fatto del mio meglio per dissimulare la noia e l'impazienza.
Comunque ora basta con le lamentazioni: la cena ci è stata gentilmente offerta, se non fosse stato per i nostri commensali non avrei mai gustato quei risotti così squisiti... e sicuramente in quel locale ci voglio tornare prima o poi per mangiarmi una bella tagliata! :-)