lunedì 30 settembre 2024

Ma non erano i tedeschi, quelli "cattivi"?

Ricorreva ieri l'ottantesimo anniversario dell'eccidio di Marzabotto, un insieme di stragi compiute dalle truppe del nazismo in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, che mieté centinaia di vittime civili, in buona parte donne e bambini. Nell'episodio odierno del suo podcast, che ho ascoltato stamattina andando al lavoro, Francesco Costa ha parlato dell'emozionato ed emozionante discorso, pronunciato in italiano, del presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier, presente alla commemorazione assieme al nostro carissimo Sergio Mattarella, che Iddio ce lo conservi. Dopo essere rientrata a casa stasera e aver letto il post scritto al riguardo dal professor Guido Saraceni, ho cercato e trovato il relativo video, che puoi vedere qui sotto.

Mi è venuto da pensare che di sicuro in Germania ci sono tanti nostalgici del nazismo e di Hitler, come in Italia ci sono tanti nostalgici del fascismo e di Mussolini, anche se non sarei in grado di fare un raffronto quantitativo tra i due paesi. Comunque, per un presidente tedesco che esprime pubblicamente dolore e vergogna e chiede perdono a nome del suo paese agli italiani per i crimini commessi dai suoi connazionali di decenni fa, in Italia abbiamo al governo gente che non sembra affatto vergognarsi della sua oscura eredità politica, fa di tutto per minimizzare e occultare le tragedie del Ventennio – altro che chiedere perdono – e considera la parola "antifascista" quasi alla stregua di un insulto.

domenica 29 settembre 2024

Avrei preferito passare inosservata...

Non so se frequenti, o almeno conosci, Threads. Se ne sei completamente all'oscuro, ti faccio un riassunto. Si tratta di un social network statunitense posseduto e gestito da Meta Platforms – la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, insomma – ed è un servizio dedicato al microblogging, simile a Twitter, ma collegato ad Instagram: per registrarsi, infatti, è necessario possedere un account Instagram, mantenendo lo stesso nome utente di quest'ultimo. Io che Twitter l'ho praticamente abbandonato – anche se di recente ho implementato con make.com un automatismo per continuare a pubblicare lì i link ai miei post, visto che il servizio che usavo prima, dlvr.it, è diventato a pagamento – ogni tanto, piuttosto di rado, scelgo Threads per condividere pensieri brevi che per qualche motivo non mi va di scrivere su Facebook. Ieri sera è stata una di quelle volte.

Mentre aspettavo che fosse pronta la mia pizza da asporto – mezz'ora ci è voluta, e non ci vedevo più dalla fame! – ammazzavo il tempo spippolando sul cellulare, e a un certo punto mi sono imbattuta nella notizia del matrimonio fra l'ex portiere della Juventus e della Nazionale Gianluigi Buffon e la giornalista sportiva Ilaria D'Amico dopo 11 anni di fidanzamento. Ricordo che, da tifosa juventina, ci rimasi molto male quando il "mio" portiere mollò la moglie Alena Šeredová dopo averla presumibilmente cornificata con la D'Amico. Non per bacchettonismo, lungi da me, ma perché vidi naufragare quello che sembrava un amore da favola – possibile che fossi ancora così ingenua? – ed empatizzai moltissimo con la moglie tradita e umiliata (detto ciò, nessuno dei tre, al di fuori della sfera professionale, mi sta granché simpatico).

Comunque, dopo aver letto l'articolo ed essere rimasta particolarmente colpita da un dettaglio, ho scritto su Threads

«Grazie a te, Ilaria, ho conosciuto il vero amore. Non credevo potesse esistere», ha detto Gigi Buffon leggendo la sua promessa alla neo-moglie Ilaria D'Amico. E che poteva di'?, penserai te. Comunque mi è sembrato poco rispettoso nei confronti di Alena Seredova, la sua prima moglie nonché madre di due suoi figli.

Al momento di andare a dormire il mio thread aveva ricevuto una quantità trascurabile di riscontri... ma quando mi sono alzata stamattina ho scoperto che aveva ricevuto un sacco di commenti e like. Al momento siamo a quota 201 like e 64 commenti, quasi tutti provenienti da utenti che non mi seguono e non seguo; il feed di Threads include non solo i thread pubblicati dalle persone che segui, ma anche quelli "consigliati" in base a chissà quale criterio. Per un po' ho provato a tenere sotto controllo la situazione aggiungendo qualche commento per chiarire il mio pensiero... ma poi ho lasciato perdere, tanto ciascuno rimaneva della sua idea: sia quelli che erano d'accordo con me, sia quelli contrari, ovviamente i più temuti dalla sottoscritta. La vignetta qui sotto, di Gemma Correll, mi rappresenta alla perfezione!

sabato 28 settembre 2024

Quella sensazione di "già sentito"

Quando noi della generazione X ascoltiamo le hit del momento, ci capita di avere l'impressione che ci sia qualcosa di già sentito: del resto le note sono solo sette, no? ;-)

Questo fenomeno è rappresentato benissimo nel breve video qui sopra, nel quale una ragazza della generazione Z e un uomo, presumibilmente il padre, della generazione X ascoltano musica in macchina. Mentre la ragazza preferisce i brani di Dua Lipa, cantautrice e compositrice britannica di etnia albanese del Kosovo che è diventata sempre più popolare negli ultimi anni, a ciascuno di essi l'uomo associa una hit degli anni '70, '80 e '90: Need You Tonight degli INXS (1987), I Was Made for Lovin' You dei Kiss (1979), Physical di Olivia Newton-John (1981), Your Woman di White Town (1997), Don Diablo di Miguel Bosé (1979). Mi risulta che in qualche caso la cantautrice abbia inserito di proposito nei suoi pezzi un campionamento dei brani "storici", mentre in qualche altro caso li avrebbe plagiati senza ammetterlo.

La sinistra riparta da Jude Law!

Ospite del talk show The Late Show with Stephen Colbert in onda sull'emittente statunitense CBS, l'attore britannico Jude Law – che sta per uscire nelle sale cinematografiche con un film ispirato alla storia dell'organizzazione terroristica neo-nazista The Order, da cui il titolo del film – si è sentito chiedere dal conduttore Stephen Colbert:

– Qual è l'animale più spaventoso?
– L'homo sapiens fascista. Giusto?
– Sì. Purtroppo... purtroppo, non sono più una specie in via d'estinzione.
– No!
– Si sono davvero ripresi.
@colbertlateshow For Jude Law, the scariest animal is unfortunately not extinct. #Colbert #ColbertQuestionert #JudeLaw ♬ original sound - colbertlateshow

Standing ovation per Jude! :-) Si fa perdonare pure il fatto di aver detto, nel parlato originale, fascist homo sapien – evidentemente credeva che sapiens fosse plurale – e per il suo atteggiamento un tantino troppo scanzonato... ma magari in questo modo il messaggio può passare in maniera più efficace, chissà.

venerdì 27 settembre 2024

L'antiscienza contro il progresso

Nell'episodio dell'altroieri del suo podcast Morning, Francesco Costa de Il Post si è occupato di una questione della quale ero già al corrente grazie a un post del dottor Roberto Burioni.

Complimenti alla Regione Toscana per l'oculato impiego dei soldi pubblici.
PS: uno studio amplissimo dell'OMS, al quale ha partecipato anche l'Istituto Superiore di Sanità, ha già dimostrato che non ci sono legami con leucemie e linfomi.

Costa, che nella sinossi ha riassunto la faccenda con l'eloquente frase «l’assurda indagine della Toscana sul 5G e i tumori ci ricorda che nessuno ha il monopolio dell’anti-scienza» (sottinteso: non certo la destra), ha parlato della lettera indirizzata da Antonello Giacomelli, commissario Agcom, al presidente della Regione Toscana – NON chiamatelo governatore, che diamine, non siamo negli USA! – Eugenio Giani, del Partito Democratico, e pubblicata da Il Foglio, che riporto integralmente qui di seguito.

Caro Presidente, caro Eugenio, tu sai quanta stima io abbia nei tuoi confronti ed è proprio in virtù di questa stima che ho deciso di parlarti con franchezza. La recente decisione della giunta regionale di commissionare uno studio sulla relazione tra emissioni elettromagnetiche, in particolare 5G, e patologie tumorali mi ha lasciato senza parole. Non è accaduto solo a me. In poche ore scienziati come Burioni, testate giornalistiche di vario orientamento culturale, semplici cittadini hanno riversato sui social tutto il loro stupore (per usare un eufemismo) per la decisione della giunta della Toscana. La delibera mi pare sia stata proposta dall’assessore all’Ambiente, Monia Monni, e da quello alla Sanità, Simone Bezzini.
Ora, credo di non sbagliare se dico che i cittadini toscani immaginavano l’assessore Monni intenta a occuparsi di questioni ambientali, della situazione di fiumi e torrenti fuori controllo, di un piano di smaltimento rifiuti che finalmente contenesse qualche risposta concreta e non l’ennesimo rinvio verso l’indefinito. Così come immaginavano Bezzini alle prese con i tempi lunghi per visite ed esami, con la carenza di medici, con le situazioni esplosive dei pronto soccorso.
Forse, per una concezione antica dell’amministrazione, siamo inevitabilmente portati a considerare questi temi molto più reali e urgenti per la vita dei cittadini rispetto alle teorie dei comitati anti 5G. Ci sfuggiva la rilevanza dell’insidioso tema che invece Monni e Bezzini hanno prontamente colto. Mi perdonerai l’ironia ma è difficile parlare sul serio di questa delibera e scegliere tra le tante obiezioni di tipo politico, di competenza istituzionale, di corretto impiego delle risorse pubbliche, del concetto di sviluppo, che si possono fare.
Forse basta ricordare che già da tempo un approfondito studio dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dimostrato la totale inconsistenza della nutrita seria di fake news che ipotizzavano relazioni tra 5G e patologie tumorali o fra 5G e Covid. E magari sottolineare che, se questo fosse davvero il tema, la sproporzione fra 5 miliardi di utenti radioelettrici nel mondo senza nessuna evidenza scientifica di incrementi tumorali e l’indagine di Arpat in sei città toscane è imbarazzante.
In termini amministrativi, si potrebbe dire che Arpat (che interviene nelle autorizzazioni per i nuovi impianti) dovrebbe avere già il quadro completo delle emissioni elettromagnetiche non in sei città ma in tutta la regione. Altrimenti su quale base sta rilasciando le autorizzazioni? I limiti fissati in Italia per le emissioni elettromagnetiche, per quanto recentemente rivisti, sono largamente più bassi di quelli degli altri paesi europei e il loro controllo è già previsto. Immagino che magari chi è preposto al controllo contabile vorrà aver chiaro questo punto. E inoltre, quale segnale sta dando la Toscana al mondo dell’innovazione? Come reagiranno gli investimenti degli operatori? E quale comune toscano potrà rilasciare una autorizzazione per un nuovo impianto prima della conclusione di questa fantomatica indagine?
Perdona il tono amareggiato, presidente, ma è solo di due giorni fa il preoccupato appello del presidente Mattarella che spronava l’Italia e l’Europa a investire di più su innovazione e nuove tecnologie per ridurre il divario con altre parti del mondo. Che la risposta della mia regione sia la delibera di Monni e Bezzini mi lascia sgomento. Sia ben chiaro, leggo anch’io i giornali e vedo anch’io affannate ricerche di accreditamento in nuovi equilibri di governo ipotizzati per la Toscana. Non voglio ovviamente entrare in nessuna valutazione di tipo politico, mi chiedo però, se questa è la nuova linea, quale idea di sviluppo e di crescita sociale si tenda ad affermare.
Spero ancora, te lo confesso, che un sussulto di saggezza porti al ritiro della delibera ma non posso non dirti che rimango orgoglioso di aver varato, nei miei anni al governo nazionale, come sottosegretario alle Comunicazioni, la prima sperimentazione 5G in Europa (che per altro coinvolgeva anche la Toscana) e sono convinto, come il presidente Mattarella, che insieme agli altri paesi europei dovremmo favorire l’avvento di tecnologie che migliorano la sanità, la tutela dell’ambiente, l’assistenza di persone sole e malati cronici, la produzione manifatturiera, i trasporti, la logistica. Insomma, la qualità della vita.
Mi piacerebbe pensare alla mia regione come una delle locomotive che traina il paese con fiducia verso il futuro, scommette sulla innovazione, si pone come riferimento per le iniziative nel settore delle nuove tecnologie. Non so se sia una ambizione eccessiva. Quello che è certo è che all’idea che la Toscana diventi la terra promessa di terrapiattisti, no-vax e complottisti di vario genere non mi rassegnerò mai.
Con immutata stima.

Capita a fagiuolo il reel pubblicato dal divulgatore scientifico Ruggero Rollini la scorsa settimana, peraltro prima che la notizia dello studio toscano salisse agli "onori" della cronaca...

... e accompagnato dal testo seguente.

Il telefono è pericoloso? L'utilizzo del cellulare non sembra associato a un maggiore rischio di sviluppare tumori al cervello.
Questo emerge da un massiccio lavoro di revisione della letteratura che ha preso in considerazione più di 5000 pubblicati dal 1994 al 2022 e ha selezionato i 63 di qualità più elevata per l’analisi.
La review, commissionata dall’OMS, ha valutato il possibile legame tra l’esposizione alle onde radio e il rischio di sviluppare tumori: non sono state trovate associazioni significative.
Sembra che nei prossimi mesi possa uscire una nuova valutazione ufficiale, ma questo lavoro fa sicuramente ben sperare.
Grazie ad Agnese Collino per la revisione dello script del reel
Riferimenti:
Karipidis, K., Baaken, D., Loney, T., Blettner, M., Brzozek, C., Elwood, M., Narh, C., Orsini, N., Röösli, M., Paulo, M.S., Lagorio, S., 2024. The effect of exposure to radiofrequency fields on cancer risk in the general and working population: A systematic review of human observational studies – Part I: Most researched outcomes. Environment International 191, 108983.
International Agency for Research on Cancer, 2013. IARC monographs on the evaluation of carcinogenic risks to humans, volume 102, Non-ionizing radiation: part 2; radiofrequency electromagnetic fields, IARC monographs on the evaluation of carcinogenic risks to humans. International Agency for Research on Cancer, Lyon.

In questa vicenda ci vedo un chiaro nesso con la notizia trattata da un mio "facciamico" in un post del quale mi permetto di copincollare qui di seguito il testo, tanto è pubblico.

Eccoci finalmente, ora si inizia a fare sul serio. Il progetto eolico Phobos prevede 7 aerogeneratori con rotori di 170 metri di diametro e altezza di oltre 200 metri, da installare in Umbria, fra Orvieto e il lago Bolsena. Apriti cielo, 100 intellettuali e artisti, molti dichiaratamente di sinistra come Elio Germano, hanno scritto a Mattarella perché poi la vista delle loro ville di villeggiatura si rovina.
E hanno anche ragione, perché questo non è solo che l'inizio. Questo mini-parco eolico, con 7 turbine da 6 MW, dovrebbe generare, secondo lo studio ottimistico (35% di fattore di capacità!), 0,12 TWh all'anno. Quindi hanno fatto tutto questo casino per sette (7) turbine! Lì non si può, dicono. Mi chiedo allora dove si potranno mai mettere. In Sardegna no, è appena passata una legge regionale che rende praticamente impossibile installare campi eolici.
Ma soprattutto, i fantasiosi scenari 100% rinnovabili, tanto cari anche a molti firmatari della petizione, prevedono che di mega-turbine come queste l'Italia dovrebbe installarne fra le 7.500 e le 15.000, a seconda dello studio. Altro che 7... Dove le mettiamo? Hanno ragione i firmatari, perché se vogliamo il 100% di rinnovabili dovremo accettare che il paesaggio italiano sia costellato di turbine eoliche.
Infatti sarebbe carino che i 100 firmatari, oltre a dire che non vogliono lì questo campo eolico, dicessero anche cosa e dove vogliono mettere in alternativa. Perché la transizione energetica va fatta, vero?
Io un'idea ce l'avrei. 7 centrali nucleari da 4 reattori ciascuna ci darebbero 350 TWh di energia a zero emissioni. Per un confronto, servirebbero 20.000 mega-turbine come quelle del progetto Phobos per produrre gli stessi 350 TWh.
Vedrai che alla fine è più facile trovare 7 siti per le centrali nucleari che affrontare i NIMBY delle migliaia di turbine eoliche da installare in tutta Italia...
Ma mi sa che alla fine questa transizione energetica non arriverà mai. Perché all'Italia servono 700 TWh di energia pulita, quindi vanno fatti le centrali nucleari E i campi eolici. E se per già 7 turbine si protesta così.

[L'articolo al quale il mio "facciamico" faceva riferimento è Umbria, la petizione contro l'impianto eolico. La lettera di cento intellettuali a Mattarella: «Turbine alte più di quattro volte il Duomo di Orvieto», pubblicato sul Corriere. In teoria sarebbe dietro paywall, ma con il solito trucchetto sono riuscita a leggerlo ;-)]

giovedì 26 settembre 2024

C'era una volta il menu cartaceo

Quando vado a mangiare al ristorante, sempre più spesso anziché fornirmi un tradizionale menu cartaceo mi indicano un QR code da inquadrare con lo smartphone per poter visionare appunto il menu; un'usanza che si è diffusa ai tempi del COVID per sacrosante motivazioni igieniche, e che da allora è rimasta in auge. Quando devo scansionare – ma scannerizzare, scansire, scandire, scannerare e perfino scannare sono tutte alternative corrette, garantisce Manolo Trinci – io utilizzo l'app Scandit, rapida, efficace ed efficiente: in una parola, consigliatissima!

[Poi ci sono i casi, fortunatamente sempre più rari, in cui le proposte del giorno ti vengono elencate a voce dal cameriere o dal titolare: una roba che mette a dura prova la mia memoria e la mia indole ansiosa, perché non ho modo di "riflettere" con la dovuta calma sulle mie scelte gastronomiche :-)]

A proposito di questo dilagare dei QR code Giorgio Croce Nanni, curatore di un canale YouTube parecchio divertente ma purtroppo aggiornato con frequenza abbastanza sporadica, ha scritto un post che mi sento di sottoscrivere (quasi) in pieno.

Chiamatemi vecchio, boomer, carcassa, ma io se mi siedo ad un ristorante, chiedo il menu e mi indicano un QR code dal quale scaricare un PDF che devo scrollare con un dito sul mio cellulare (ma che è na cena o un corso avanzato di informatica?), mi viene subito voglia di alzarmi e andare dallo zozzone col numeretto in coda per magnare in piedi un panino trasudante sugna al ciglio della tangenziale.
Tra l'altro 'sti pdf si perdono nei meandri delle cartelle del cellulare, occupando spazio, facendo polvere digitale, uccidendo sogni.
Per non parlare dell'imbarazzo che provoca magari alle persone più anziane che non sono in grado di gestire da soli la situazione e per sapere se fanno l'amatriciana o la cacio e pepe devono chiedere aiuto al giovane accanto, provocando in loro un senso di frustrazione e umiliazione.
E se poi il cellulare non prende? Chiedi se c'è la Wifi, individuala sul cellulare, fai login, chiedi la password, ricopia la password, re-inquadra il QR code sul cellulare, spera che quest'ultimo riconosca il QR-Code, scarica il PDF, trovalo nel cellulare, apri il pdf, scorri il menu col ditino... Non v'è già passata voglia de magnà?
Io quando devo ordinare voglio avere la situazione nella sua globalità sotto mano, nessuno schermo OLED potrà mai sostituire la bellezza di un foglio plastificato, magari intriso di un paio di macchie di sugo lasciate e vissute da qualche commensale precedentemente passato da quelle parti, in cui vedere in un colpo solo tutta la scelta del menu.
PS: per tutti quelli che si sentono giovani e che oramai la carta è obsoleta ecc... La prossima volta che finite la carta igienica in bagno, fateve passà un tablet da sotto la porta.

Detto ciò... Giorgio mio, guarda che se chiedi er menu cartaceo quasi sempre uno da datte ce l'hanno, tranquillo! :-D

I QR code trovano spazio sempre più spesso anche sulle confezione dei prodotti alimentari e non: servono per sfogliare ricettari, ricavare informazioni sulla filiera produttiva e varie altre funzioni attinenti al prodotto in questione.

[Provare per credere: il QR code che apre il post contiene il collegamento alla pagina principale di Wikipedia in italiano]

martedì 24 settembre 2024

In cerca di talenti

La sera di giovedì 12 settembre una parte della mia "bolla social" era in fibrillazione per la prima puntata della diciottesima edizione di X Factor... ma io, pur apprezzando quel talent show musicale nonostante non vinca mai il migliore, poiché non sono "Sky-munita" in teoria dovrei accontentarmi della replica che va in onda cinque giorni dopo in chiaro su TV8. In pratica me ne dimentico oppure, come stasera, preferisco fare altro, limitandomi a guardare online le performance di cui si parla sui social.

Ad esempio, giorni fa un mio contatto si è espresso favorevolmente nei confronti della cantautrice e pianista palermitana Giulia Mei; non tanto della sua "rabbiosa" audizione a X Factor, che le è valsa quattro sì da parte dei giudici, quanto del suo album del 2019 Diventeremo adulti, dal quale è tratto fra gli altri il brano La 600 (tutta rotta). Ebbene, ascoltando l'album su Amazon Music – che mi concede un periodo di prova gratuita senza pubblicità, a differenza di Spotify – trovo quasi deprimente che un simile talento, nella speranza di affermarsi come merita, sia costretto a misurarsi con delle mezze calzette e a farsi giudicare da uno come Achille Lauro.

No, dico, Achille Lauro. Lo stesso che ha liquidato la performance del romagnolo Michele Vinci – uno spassoso mashup metallaro tra Il coccodrillo come fa?, classico dello Zecchino d'Oro, e It's My Life dei Bon Jovi – con uno sprezzante «Ma come siamo arrivati a questo nella musica italiana?», manco lui fosse un redivivo David Bowie. Comunque Michele ha avuto la sua rivincita esibendosi con i bambini del Piccolo Coro dell'Antoniano che facevano headbanging come pazzi! :-D

P.S.: A proposito di mashup... lo statunitense Bill McClintock ne ha realizzato uno di ben sei brani, tra i quali Stayin' Alive dei Bee Gees e Rocket Queen dei Guns N' Roses. Davvero notevole!

lunedì 23 settembre 2024

Pillole di Edamame

Ho già accennato un paio di volte a Edamame, la newsletter di Mattia Marangon, fondatore di Ugolize (ex Legolize) e consulente su LinkedIn. Ecco alcune chicche tratte dalle ultime quattro uscite, andando a ritroso nel tempo.

  • Nell'ultimo numero, uscito giovedì scorso con il titolo I social non esisteranno più così come li conosciamo, viene posta tra le altre una questione che reputo alquanto interessante: non sappiamo se siamo buoni o cattivi finché non veniamo "testati". Se vuoi capire in che senso, ti consiglio caldamente di guardare il video linkato.
  • Nel numero del 12 settembre, Come ingannare l'internet, è linkato un piccolo video "motivazionale e rilassante" al quale vale la pena di dedicare un momento.
  • Il numero del 5 settembre, A lezione da Elon Musk: come influenzare le persone, rimanda al video di un professore che si rammarica del fatto che la caduta in disuso di termini come "codesto" rappresenti un impoverimento del linguaggio. (A me lo insegnarono alle elementari, che codesto si usa per denotare ciò che è lontano da chi parla e vicino a chi ascolta... e no, questo e quello per me non pari sono!)
  • Infine del numero del 29 agosto, Sisifo e l'insostenibile fatica di tornare al lavoro, uscito in quella che per me è stata la fatidica settimana del rientro dalle ferie, mi ha colpita in modo particolare l'incipit; lo riporto pari pari qui di seguito.
Sisifo nella mitologia greca era un re che aveva avuto il coraggio di sfidare gli dei dell’Olimpo, ma soprattutto aveva osato sfidare la morte.
Questo peccato era stato ritenuto inaccettabile, tanto che Zeus lo punì.
All’inferno, la punizione di Sisifo era spingere su per una montagna un masso pesantissimo solo per poi, una volta in cima, vederlo rotolare giù ed essere costretto a spingerlo nuovamente.
Per sempre. Una punizione tremenda.
C’è anche un’altra storia simile che voglio raccontarti.
Franco, dipendente, dopo due settimane di ferie è costretto a rientrare in ufficio per lavorare ininterrottamente fino alle ferie successive.
Per sempre. Una punizione tremenda.
No, non voleva essere una metafora demotivazionale: la storia di Sisifo in realtà è estremamente stimolante.
Non tanto la storia in sé, che chiaramente è fatta di sofferenza eterna, ma l’accezione con cui viene raccontata.
Il mito di Sisifo infatti è stato scritto nel 1942 da Camus e la sua chiave di lettura è tutt’altro che demoralizzante: alla fine del saggio, infatti, Camus conclude con “bisogna immaginare Sisifo felice”.
Ma com’è possibile sia felice con una punizione del genere?
Spingere un masso su per la montagna all’infinito è una palese metafora della vita stessa, in cui l’essere umano deve combattere contro un mondo esterno indifferente che non ti aiuta in nessun modo.
Eppure Sisifo non smette: anche se il suo compito sembra privo di significato, solamente il fatto di svolgere quel compito in realtà dà senso all’esistenza stessa.
È proprio per questo che una tremenda punizione divina può diventare un inno alla perseveranza, dove basta avere qualcosa su cui impegnarsi per dare un significato reale alla vita.
E quindi niente, buon rientro dalle ferie, e spero che Sisifo possa darti nuove energie per affrontare questo periodo.
Oh, almeno noi non dobbiamo spingere un masso su per una montagna, già questa è una cosa positiva.
PS: se vuoi approfondire il mito di Sisifo ti consiglio di leggere la pagina su Wiki.

Comunque questa riflessione non mi ha convinta granché: siamo solo a lunedì, e io già penso a venerdì... anzi alle vacanze di Natale! (Per la pensione, ammesso che ci arrivi, mi sa che è un po' prestino)

domenica 22 settembre 2024

Il giorno in cui il dì dura quanto la notte... o no?

Oggi pomeriggio mi trovavo a Bosisio Parini, sul lago di Pusiano, aspettando il tramonto – pare che in quella località siano particolarmente spettacolari – e mi sono chiesta: come mai oggi, giorno dell'equinozio d'autunno, che insieme a quello di primavera è uno dei due soli giorni all'anno in cui il dì ha la stessa durata della notte (il termine equinozio deriva appunto dalla locuzione latina aequa nox), il sole qui è sorto alle 7:10 e tramonterà alle 19:20, quindi dì e notte non sono esattamente uguali? In realtà la domanda era retorica, perché dentro di me conoscevo già la risposta... ma ChatGPT ha saputo formularla meglio di quanto sarei riuscita a fare io! :-)

Anche se l'equinozio d'autunno segna teoricamente il giorno in cui le ore di luce e di buio sono uguali, diversi fattori fanno sì che la durata della luce solare non sia esattamente pari a quella del buio nella tua posizione.
Alcuni dei motivi principali includono:
  1. Rifrazione atmosferica: L'atmosfera terrestre piega la luce del sole, facendoci vedere il sole anche quando è appena sotto l'orizzonte. Questo fa sì che ci sia un po' più di luce rispetto al buio.
  2. Definizione dell'alba e del tramonto: L'alba è definita come il momento in cui il bordo superiore del sole appare all'orizzonte, e il tramonto come quando scompare. Poiché non si considera il centro del sole ma il suo bordo, ciò aggiunge ulteriore tempo di luce.
  3. Latitudine: La tua posizione geografica influisce su quanto la durata del giorno e della notte si avvicinano a 12 ore esatte durante l'equinozio.
Per questi motivi, anche se teoricamente le ore di luce e di buio dovrebbero essere uguali, ci sono sempre leggere variazioni.

Detto ciò... le nuvole dispettose hanno un po' sciupato lo spettacolo che mi aspettavo di ammirare, anche se la foto scattata alle 19:20 esatte non è venuta poi così male! :-)

sabato 21 settembre 2024

Un dissing d'antan

Torno sulla faccenda del dissing di cui ho parlato ieri non per riferire gli ultimi sviluppi sempre più cringe della vicenda, bensì le sue inaspettate implicazioni didattiche: sia Galatea Vaglio sia Contenuti Zero – dubito che si siano messi d'accordo – si sono occupati di un "dissing" di quasi un millennio fa, ovvero la tenzone fra il sommo Dante Alighieri e Forese Donati, morto relativamente giovane nel 1296, che in seguito sarebbe stato schiaffato dall'amico poeta in Purgatorio nella cornice dei golosi.

Questo è il testo – corredato di un paio di link esplicativi e depurato dagli hashtag, che al di fuori dei social network hanno poco senso – pubblicato da Galatea nella sua pagina di divulgazione storica.

Diciamo che non è vero che queste cose un tempo non succedevano. Diciamo che non è vero perché un tempo, nella Firenze di fine 1200, i dissing fra poeti si facevano, ed anche allora i litiganti tiravano in ballo la famiglia, le mogli e le fidanzate, parlandone come se fossero oggetti. Infatti Dante e Forese Donati si insultarono a morte, tirando in mezzo mogli, padri, madri, amici e tribunali, dandosi del figlio di ladro e dell’impotente senza mezzi termini, anzi i termini tutti interi. Per non parlare di Catullo e dei neoteroi, che un giorno sì e uno anche ai tempi di Cesare, si insultavano ferocemente rinfacciandosi tresche e perversioni, anche lì citando amanti e fidanzate come se fossero tacche sul muro. Per cui non è un problema legato al sessismo o alle parolacce se tonyeffe e fedez in questo dissing fra loro ci fanno un figura un po’ meschina. È che persino quando bisogna insultare a morte qualcuno che ti sta sul ca***, se sei un grande poeta ne esci comunque bene, mentre se sei un rapperino de noantri un po’ trucido o aspirante tale, no.
Perché persino per insultarsi, raga, la cultura aiuta.

E questo è il reel dei @contenutizero.

venerdì 20 settembre 2024

Duelli a colpi di rap

A proposito del cringissimo dissing tra Fedez e Tony Effe – spiegato da Il Post in un articolo che ha indotto una mia "facciamica" abbonata come me a commentare ironicamente «Per la prima volta sento che i miei 80 euro annui non hanno molto senso ;-)» – l'esito più divertente, a mio avviso, sono stati i due reel nei quali Lorenzo Baglioni, che ho avuto il piacere di riascoltare dal vivo due sabati fa a Burago di Molgora e i cui video hanno spesso un taglio divulgativo, "dissa" per scherzo due suoi popolari colleghi nel campo della divulgazione scientifica: Vincenzo Schettini de La Fisica Che Ci Piace...

... e Barbascura X.

Attendo fiduciosa altri scherzosi dissing: le premesse ci sono tutte! :-D

giovedì 19 settembre 2024

E la curva dei miei giorni non è più in salita

Mi capitano di continuo cose che mi fanno sentire vecchia mio malgrado... sì, perché io non ho mai avuto la smania di diventare grande, e vorrei essere ancora una ragazzina spensierata! ;-)

Se vai su questo sito e inserisci la tua data di nascita, il paese in cui vivi e il genere, otterrai parecchie informazioni interessanti sulla posizione che occupi nell'ambito della popolazione mondiale, e qual è la tua aspettativa di vita. La visualizzazione si aggiorna in tempo reale come se tenesse conto delle persone che nascono e muoiono in ogni istante, e questo è abbastanza inquietante, anche se non ho dubbi sul fatto che si tratti di una simulazione.

Ebbene, al momento nel mondo vivono circa 8.134.460.000 persone. Io sono più vecchia del 72% della popolazione mondiale e del 49% di tutti gli italiani (ma si sa che l'Italia è uno dei paesi più anziani in assoluto, secondo solo al Giappone). La stima è che, vivendo in Italia, arriverò all'età di 90,1 anni... il che significa che ho già abbondantemente superato la metà della mia esistenza, e avrei dovuto aspettarmelo, ma rendersene conto non è una bella sensazione. Comunque come cittadina del mondo la mia aspettativa di vita media si ridurrebbe di oltre sei anni, quindi a posto così.

In effetti la mia aspirazione non è certo quella di superare il secolo di vita, mi "accontenterei" di mantenermi il più a lungo possibile in buona salute... e già mi tocca correre ai ripari, soprattutto dal punto di vista della sedentarietà. Dovrei prendere esempio dalla ginnasta tedesca quasi centenaria Johanna Quaas che nel video qua sotto, risalente a non molti anni fa, era intenta a compiere evoluzioni che a me non riuscirebbero nemmeno nei miei sogni più sfrenati...

P.S.: Il titolo del post è una semi-cit. del testo di Spalle al muro, brano presentato da Renato Zero al Festival di Sanremo 1991 e scritto dalla bravissima Mariella Nava.

mercoledì 18 settembre 2024

Women in STEM

L'acronimo STEM, dall'inglese science, technology, engineering and mathematics, è un termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e i relativi corsi di studio. Avendo frequentato il liceo scientifico per iscrivermi dopo la maturità alla facoltà di matematica che poi ho lasciato per qualcosa di ben più concreto, ingegneria elettronica, diventata finalmente il mio mestiere a un bel po' di anni dalla laurea, il tema mi interessa e mi riguarda da vicino. Questa sera vorrei condividere alcuni spunti al riguardo. Cominciamo da un paio di esempi negativi, così poi sarà un sollievo passare a quello positivo, che peraltro ha un peso relativo molto maggiore.

  • Quando ho guardato questo reel nel quale l'influencer Michelle Comi (chi?) fa capire cosa rappresenti per lei una laurea, mi è venuto un nervoso... Almeno la famiglia Lo Cicero di Zelig Off faceva ridere, sia pur a denti stretti!
  • Una certa Virginia Benzi, che a quanto pare è laureata in fisica, fa la divulgatrice scientifica ed ha appena pubblicato un libro con Rizzoli, ha scritto su Threads una roba che nemmeno una bambina di sette anni: «Ma seriamente c’è qualcuno che prende l’aereo con felicità e spensieratezza? Cioè dai, siamo a 10.000 km d’altezza, sospesi nel vuoto. Cosa volete farmi credere? Non è normaleeee». Poi si è corretta, «Metri ovviamente», ma rimane l'altro strafalcione: a diecimila metri di quota non c'è il vuoto ma l'atmosfera, grazie alla quale l'aereo può volare. Sarei forse rimasta all'oscuro dell'esistenza di questa fanciulla se la dottoressa Alice Rotelli, medico specializzato in chirurgia vascolare, non ne avesse parlato in un post (senza fare nomi né fornire link, ma è bastata una veloce googlata per risalire alla fonte).
  • E ora passiamo al buon esempio: qui c'è un'intervista abbastanza recente a Gigliola Staffilani, matematica pluripremiata, autrice di lavori considerati rivoluzionari e seconda donna a occupare la cattedra di matematica pura al prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. Il suo messaggio è «Basta con gli stereotipi. Ragazze, non rinunciate alla bellezza della matematica». (Qui c'è un suo video del 2015, e qui un'intervista dello stesso anno nella quale la professoressa si diceva riconoscente nei confronti del proprio insegnante di matematica e fisica del liceo, il quale convinse la madre a lasciarle proseguire gli studi senza imporle una carriera da parrucchiera — che per carità, sarebbe rispettabilissima di per sé, a meno che non si abbiano passioni, inclinazioni e talenti di tutt'altro genere — a Villa Rosa di Martinsicuro, in Abruzzo; l'articolo è dietro paywall, ma con qualche trucchetto si può riuscire a leggerlo ;-) )

martedì 17 settembre 2024

Non ha un amico

Dal video di Matteo Salvini che tra le altre cose definisce "follia" la richiesta di 6 anni di carcere da parte della procura di Palermo per aver «difeso l’Italia e gli Italiani» mi ero tenuta accuratamente alla larga, e mi ero accontentata di sghignazzare guardando l'immagine che apre il post e soprattutto la parodia in chiave shakespeariana realizzata da @grande_flagello e @nonleggerlo con l'aiuto dell'intelligenza artificiale...

... ma oggi, dopo aver ascoltato Luca Bizzarri che ne parlava nell'episodio del suo podcast Non hanno un amico uscito l'altroieri, ho ceduto alla curiosità di dargli uno sguardo. Se dovessi definirlo con un solo aggettivo, sceglierei "inquietante"...

lunedì 16 settembre 2024

Nevermind?

Quasi sicuramente avrai presente l'immagine qui sotto.

Si tratta della copertina di Nevermind dei Nirvana, uno degli album di maggior successo degli anni '90, contenente tra l'altro il celebre singolo Smells Like Teen Spirit. (A proposito, trent'anni dopo Spencer Elden, il neonato ritratto nella foto, ha fatto causa agli ex componenti della band e alle persone coinvolte nella realizzazione dell'album sostenendo di essere stato sfruttato, ma ha perso)

Ebbene, come ho scoperto oggi tramite un post pubblicato dal creativo Alessandro Colonna su LinkedIn, la foto in questione e il titolo dell'album, che in inglese significa "non importa", "non farci caso", hanno ispirato il manifesto pubblicitario dell'organizzazione di solidarietà internazionale belga 11.11.11 che puoi vedere qui sotto: sconvolgente.

Ecco la traduzione del testo dall'olandese.

Nevermind?
Negli ultimi dieci anni più di trentamila persone sono annegate nel Mar Mediterraneo, in parte a causa della mortale politica migratoria europea. Meritano di meglio dell'assuefazione e dell'apatia. Meglio dell'impunità. Donate loro la vostra indignazione e il vostro attivismo. 11.11.11 si unisce a voi.
Scoprite su 11.be come difendiamo i diritti delle persone in fuga.

domenica 15 settembre 2024

Saraceni Vs Salvini

Guido Saraceni, professore di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Teramo, si è espresso su due delle notizie più discusse di questi giorni.

La prima è quella dell'imprenditrice viareggina che, dopo essere stata scippata della borsetta, ha inseguito e investito ripetutamente col suo SUV il ladro lasciandolo a terra esanime, per poi scendere dalla macchina solo per recuperare il maltolto e ripartire come se niente fosse. La donna, individuata grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, al momento è ai domiciliari.

A tal proposito il professore ha scritto sul suo blog Due minuti di lucidità, in un post dall'inequivocabile titolo Illegittima difesa:

(Viareggio) – Said Malkoun è un clochard, uno straniero senza fissa dimora che vive di espedienti.
Una sera commette l’errore più grave della sua vita: rapina Cinzia Dal Pino della sua borsetta – la donna, 65enne, è titolare di un noto stabilimento balneare.
Dal Pinto lo insegue con il suo suv. Lo investe, fa più volte marcia indietro infierisce sul corpo di Said, schiacciandolo contro una vetrina.
Poi, scende, recupera la sua borsetta e se ne va. Lasciando a terra il corpo senza vita del ladro.
Quando gli investigatori vedono le immagini restano esterrefatti. Individuano facilmente la donna e la fermano per omicidio volontario. Lei si giustifica così: mi aveva scippato.
La Lega interviene prontamente in difesa dell’assassina. Aggiungendo schifo allo schifo.
Punto primo: chi sbaglia deve pagare in base alle leggi. Nessuno può farsi giustizia da solo. Se salta questo principio, vengono meno le fondamenta stesse della società civile.
La difesa, per essere legittima, deve essere necessaria, contestuale e proporzionata. In questo caso non ricorre neanche uno dei tre requisiti previsti dal codice.
Punto secondo: mi dispiace darti questa brutta notizia: ma la tua sacra borsetta non vale la vita di un’altra persona.

Il giorno dopo Saraceni ha commentato sul suo profilo Facebook l'uscita "MeloMeritocratica" (copyright Antonio Cabras) del ministro Salvini.

“Se non fosse stato un delinquente non sarebbe morto”.
Puntuale come le tasse, è arrivato il commento di Matteo Salvini sulla vicenda di Viareggio, indecente, populista e del tutto privo di senso, come suo solito.
Ovviamente, l’elettorato di destra ha gradito e sottoscritto.
Cari destrorsi, il clochard di Viareggio è morto perché una signora di 65 anni l’ha investito con il suo suv, lo ha schiacciato contro una vetrina, ha fatto più volte marcia indietro ed è tornata a colpirlo, infierendo sul corpo, prima di scendere dall’auto, recuperare la sua borsetta e tornare a casa.
Se quella donna si fosse limitata a denunciare il furto, se non l’avesse investito con il suv, se non avesse fatto marcia indietro più volte per tornare a colpirlo, l’uomo sarebbe ancora vivo.
Sarebbe ancora vivo, se quella sera non avesse incontrato sulla sua strada un’assassina.

E oggi il professore ha detto la sua su una notizia che riguarda proprio Salvini: la procura di Palermo ha chiesto per lui 6 anni di carcere nel processo Open Arms.

Avviso agli studenti di giurisprudenza
Chiunque tra di voi avesse pubblicato sul proprio profilo la frase “Matteo Salvini rischia sei anni di prigione per aver difeso i nostri confini!!1!1!!”, o altre analoghe ed incommensurabili corbellerie, è pregato di recarsi urgentemente in segreteria studenti, dove potrà firmare il modulo M49 per chiedere di essere urgentemente trasferito al corso di laurea in Aperitivi, Tornei di Briscola e Discorsi da Bar.
Ai tempi, Matteo Salvini era ministro dell’interno, non aveva alcun diritto di bloccare in mare i passeggeri della Open Arms.
Salvini non ha mai avuto i “pieni poteri” che tanto reclamava, perché i ministri, prima e a prescindere da qualsiasi altro ragionamento, devono rispettare la legge.
Più facile di così ci sono solo i disegnini. Cercate almeno di colorare nei bordi.
Detto ciò, vi faccio i miei migliori auguri per l’esame di Gestione e Tutela delle Noccioline Salate - Fondamentale Obbligatorio del I anno, 9 CFU.
Cialtroni
❤️
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PS: gli avvisi agli studenti non sono veramente rivolti ai miei studenti. Sono espedienti retorici che uso, da anni, per smentire le bufale e le castronerie giuridiche che circolano sul web. Non esprimono il punto di vista del mio Ateneo, ma solo la mia personale e fondata opinione. Nuocciono gravemente alla salute di analfa-fasci e turboidioti. Cosa volete che vi dica, se non cogliete l’ironia, provate coi pomodori.
PS2: vi avverto, non combatto battaglie di intelligenza con persone palesemente disarmate.
Cialtroni
❤️

Nulla da aggiungere...

UPDATE: O meglio, qualcosa da aggiungere ci sarebbe... e cioè, sottolineare l'assurdità di invocare la difesa dei confini italici dall'"invasione" di un gruppo di disperati.

sabato 14 settembre 2024

Un quarto posto non è un fallimento

In questi giorni sto smaltendo gli arretrati – accumulatisi durante le ferie, quando non mi toccava trascorrere un paio d'ore al giorno del mio tempo in macchina da sola – dei sempre più numerosi podcast che seguo. L'episodio del 25 agosto del podcast Non hanno un amico di Luca Bizzarri era incentrato sul post pubblicato su Instagram da Marta Pagnini, ex campionessa di ginnastica ritmica ritiratasi dopo le Olimpiadi di Rio 2016 all'età di 25 anni (la carriera agonistica delle ginnaste tipicamente si conclude abbastanza presto). Ne riporto qui di seguito il testo.

Sì è parlato a lungo di quarti posti durante le Olimpiadi di #Paris2024 ed il pensiero è andato inevitabilmente a #rio2016 dove, per pochi millesimi, finimmo la gara ai piedi del podio.
Ho scritto a lungo sulla mia esperienza brasiliana, qui sui social, nel mio libro, nelle innumerevoli interviste… oggi vorrei parlarvi di come mi sento adesso rispetto a quel quarto posto.
Quando sei atleta la tua vita ruota intorno al risultato che porti a casa dopo la “gara che conta” (inteso come quella più importante in quel momento che siano le Olimpiadi o un campionato italiano). Arrivare prima, quarta o ultima condiziona non solo tutto quello che viene dopo in termini di scelte, cambiamenti strategici, dinamiche personali e di gruppo, ma anche la percezione che hai di te stessa. Allenarsi per vincere spesso significa caricarsi automaticamente di una responsabilità che va ben oltre la propria carriera agonistica. A 16 anni (ma anche a 20 e più) è naturale non voler deludere le persone che lavorano con e per te alla tua vittoria. Quando le cose non vanno come dovrebbero e il risultato sperato non viene conseguito l’atleta ha bisogno di supporto, sostegno e aiuto ben maggiori di quando vince, poiché entra in una fase delicata del suo percorso dove è portato a mettere in discussione diversi aspetti del suo essere (talvolta tutto) e perdere completamente l’equilibrio diventa facilissimo.
Dopo Rio ebbi la netta sensazione di avere agonisticamente fallito, poiché la medaglia era alla nostra portata e sapevo che avremmo potuto vincerla.
Oggi invece la sensazione è un’altra. Nell’incredibile passaggio da atleta a ex-atleta c’è stato un momento in cui ho cambiato totalmente la percezione che avevo della mia carriera agonistica. Ció che ritenevo normale (di routine, per intenderci) oggi mi sembra un vissuto prezioso e speciale, con tutti i suoi alti e bassi. Allo stesso tempo non ha più quel ruolo centrale e imprescindibile nella mia vita ma anzi, si posiziona come elemento tra i tanti. In questo quadro il nostro quarto posto di Rio prende un altro colore e tutt’altra valenza. Sorrido nel pensare che quel risultato mi sembrava un fallimento…
Fallimento sarebbe stato tornare a casa essendo la stessa persona di quando ero partita. Avrei fallito davvero se avessi ritenuto quella mancata medaglia lo scopo della mia esistenza e se mi fossi dimenticata di cosa ha significato per me quell’Olimpiade a 360gradi. Per trovare un paragone verosimile potrei dire che, se concludi un percorso di studi e ti laurei in qualcosa non saresti mai in grado di trasferire raccontando tutto quello che hai imparato sui libri e nelle esperienze correlate che hai vissuto. Ecco, per un atleta che partecipa ai Giochi vale la stessa cosa. Le Olimpiadi sono un’esperienza talmente formativa dal punto di vista umano (oltre che sportivo) che è ingiusto e assurdo ridurre quel vissuto ad un “sei arrivato quarto”. Pertanto, la bellezza di una storia di sport la cerco sempre nelle emozioni di chi è sul campo, allo stesso modo, nella reazione dopo una sconfitta o nell’esplosione della vittoria, ricordando sempre che il sogno di un atleta non è sempre e solo l’oro di una medaglia.

venerdì 13 settembre 2024

E siamo ancora qua...

Un mesetto fa mi sono imbattuta nel video qua sotto, intitolato How Couples Meet? Data from 1930 to 2024 (Come si incontrano le coppie? Dati dal 1930 al 2024), pubblicato sul canale YouTube Data Is Beautiful e basato su un articolo della Stanford University. Da esso prendo spunto per il post di oggi... che in realtà avrei voluto pubblicare ieri, ma come ho scritto è stata una giornata piena. E presto capirai anche il perché! :-)

Nel 1930 il 22,76% delle coppie si conosceva tramite la famiglia, il 22,55% a scuola, il 18,58% tramite amici, l'11,49% come vicini di casa, il 10,32% in chiesa, il 7,93% al bar, il 3,60% all'università, il 2,77% essendo colleghi di lavoro. Col passare degli anni le cose sono cambiate: nel 1939 gli amici in comune hanno scavalcato la scuola e nel 1943 hanno conquistato il primo posto superando anche la famiglia, nel 1960 la frequentazione della chiesa è finita in ultima posizione, la famiglia è diventata via via sempre meno importante... finché nel 1981 non ha fatto il suo ingresso una nuova modalità di incontro: quella online. Il misero 0,01% iniziale è andato aumentando inesorabilmente di anno in anno, finché nel 2012 il mondo "virtuale" non è diventato il primo modo in assoluto di conoscersi per le coppie, superando gli amici in comune e concedendo alle altre modalità di incontro percentuali sempre più marginali: a quanto pare nel 2024 il 61,23% delle coppie si conosce online.

Io e il mio lui, entrambi utenti del fu FriendFeed, abbiamo stretto amicizia su Facebook nel giugno del 2013, ma a parte qualche sporadico like e commento non abbiamo avuto granché a che fare l'una con l'altro fino al maggio dell'anno successivo, quando abbiamo cominciato a chattare sempre più di frequente. Il 12, 13 e 14 settembre 2014 a Rimini era in programma la Festa della Rete organizzata da Gianluca Neri aka Macchianera – quella che fino all'anno prima si chiamava Blogfest, e che per quanto mi riguarda ho sempre continuato a chiamare così ;-) – ed essendo entrambi interessati all'evento abbiamo deciso di partecipare, cogliendo l'occasione per conoscerci di persona e parlarci (perché fino ad allora non ci eravamo mai parlati, soprattutto a causa del mio rapporto notoriamente tormentato con il telefono). Ebbene, incontrarci e metterci insieme è stato praticamente un tutt'uno. ;-) E proprio ieri abbiamo festeggiato 10 anni di relazione. A breve saranno 8 anni da quando ho rivoluzionato la mia esistenza lasciando Pescara e trasferendomi in Brianza a vivere con lui. Non ci siamo ancora sposati non perché non crediamo nel matrimonio, anzi. Se non ci fosse stata la pandemia, il 2020 sarebbe stato l'anno giusto per le nozze, ma poi per un motivo o per l'altro abbiamo continuato a rimandare. Mo' però mi sa che è arrivato il momento di darci una mossa... ;-)