sabato 31 dicembre 2022

Ciao ciao 2022, benvenuto 2023!

L'ultimo dell'anno è solitamente il momento di tirare le somme: segnalo due divertenti riepiloghi in musica, quello della Rimbamband...

... e quello di Lorenzo Baglioni (il quale, avendolo preparato con un certo anticipo, non ha potuto metterci le dipartite di Pelé e di Benedetto XVI).

Ma è anche il momento di formulare i buoni propositi per l'anno nuovo, che spesso non verranno rispettati; ecco alcune immagini a tema.




E già, se vogliamo un futuro migliore, dobbiamo per prima cosa cercare di essere migliori noi. Per quanto mi riguarda ho intenzione di fare mio il proposito riportato sulla copertina del Calendario Filosofico 2023, "Inizia a fare ciò che ti piace e rende felice", che inaugurerò domani.

[A dire il vero di proposito ne ho uno specifico, per il bene della mia linea ma soprattutto della mia salute, ma per metterlo in pratica aspetto che passino questi giorni dedicati alle mangiate esagerate e che siano finite tutte le scorte di "porcherie gastronomiche" che ho in dispensa]

Infine, due curiose segnalazioni per concludere degnamente l'anno in compagnia del cinema...


... e della musica.

A proposito di botti, queste sono radiografie di mani dopo lo scoppio di petardi.

Non so a voi, ma a me le mani fanno comodo dotate di tutte e dieci le dita, per cui stetev' accuort'! E buon anno!

venerdì 30 dicembre 2022

Don't mess with Greta!

È l'argomento più discusso del giorno, e pur non essendo probabilmente in grado di aggiungere al dibattito nulla che non sia già stato espresso molto meglio di quanto possa riuscire a fare io, non mi va di esimermi dal dire la mia. ;-)

L'altroieri Andrew Tate, ex campione di kickboxing riciclatosi come influencer, ha pubblicato su Twitter, piattaforma dove era stato riammesso per volontà del nuovo proprietario Elon Musk dopo anni di sospensione dovuti ai contenuti misogini, sessisti, razzisti e abilisti che pubblicava, una provocazione bella e buona rivolta alla giovane Greta Thunberg, nota attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico.

Ciao @GretaThunberg
Ho 33 automobili.
La mia Bugatti ha un quad turbo w16 8.0L.
Le mie DUE Ferrari 812 Competizione hanno 6.5L v12.
Questo è solo l'inizio.
Ti prego di fornirmi il tuo indirizzo e-mail in modo che io possa mandarti un elenco completo della mia collezione di auto e delle loro rispettive enormi emissioni.

La replica di Greta è stata davvero esplosiva, sia come numeri – al momento conta oltre 260 milioni di visualizzazioni e 3,6 milioni di "mi piace", senza contare i retweet e i tweet di citazione – che come enunciazione.

Sì, per favore illuminami. Mandami un'e-mail a energiadelc***opiccolo@fattiunavita.com

Tate le ha risposto beffardo con un altro tweet.

Grazie per aver confermato tramite il tuo indirizzo email che hai il pene piccolo @GretaThunberg
Il mondo era curioso.
E sono d'accordo che dovresti farti una vita ❤️

Nel tweet era incluso un video che mostrava Tate vicino al cartone di una pizza da asporto, con stampato sopra il nome di una pizzeria rumena. Come puntualizzato da Il Post,

Alcuni giornali e account social hanno riportato la notizia secondo cui sarebbe stata proprio quella scritta sul cartone a svelare il luogo dove si trovava alla polizia rumena. Venerdì pomeriggio però il giornale francese Libération ha pubblicato una dichiarazione di uno dei magistrati rumeni che ha seguito il caso e che nega che le cose siano andate così. «È una storia molto divertente ma non è vera. Ieri abbiamo eseguito un mandato di perquisizione ma la decisione era già stata presa prima del suo video, poi è stata autorizzata da un giudice» ha spiegato.

Fatto sta che Andrew Tate è stato fermato dalla polizia in Romania, assieme a suo fratello Tristan, con l'accusa di tratta di esseri umani, stupro e associazione a delinquere, mica bazzecole. Dal momento che nel video Tate aveva tenuto a precisare che si sarebbe premurato affinché quel cartone non fosse destinato a una corretta raccolta differenziata, questione che a Greta sta particolarmente a cuore, la ragazza ha commentato serafica

Questo è ciò che succede quando non ricicli le scatole della pizza

Il web si è diviso tra quelli che "Gajarda Greta, l'ha blastato di brutto!" e quelli che "Se fosse stato un uomo a fare una battuta sessista su una donna, adesso vi straccereste le vesti!". In realtà, come spiegato su Wired, nella sua risposta alla provocazione di Tate, Greta...

lo invita a “farsi una vita” e portare altrove il suo fragile ego, la sua insicurezza e la sua mascolinità tossica, cioè i concetti sottesi dall’espressione small dick energy, di cui sono tutti sinonimi. Basta infatti cercare su Wikipedia [sarebbe Wiktionary, ma vabbè, NdC] o su Urban Dictionary il significato del termine per capire che non abbia nulla a che fare con le dimensioni dei genitali e che non si tratti di un’offesa sessista o di body shaming. Altro concetto che è sufficiente cercare su un dizionario per capire che non abbia a che fare con la "small dick energy", dato che si riferisce, secondo Treccani al “deridere qualcuno per il suo aspetto fisico”. Thunberg, al contrario, nel suo commento non prende in giro l’aspetto dell'influencer misogino, ma il suo atteggiamento tossico e la sua aggressività.

Io tendo a dare per scontato che, se qualcuno insinua che qualcun altro abbia il pene piccolo, non lo si debba prendere alla lettera; salvo casi particolari, chi usa certe espressioni non può davvero sapere quanto poco sia dotato il bersaglio della sua invettiva. Si tratta di un "semplice" modo di dire, della serie "Fai tanto lo sborone per compensare la tua inadeguatezza sessuale". Un modo di dire che per quanto mi riguarda metto sullo stesso piano di "donna con le palle" per definire un individuo di sesso femminile che presenta caratteristiche positive di forza e determinazione tipicamente attribuite ai maschi, oppure "è solo un gay represso" per cercare di ridimensionare i bigotti che fanno di tutto per negare diritti a chi non ha un orientamento sessuale "canonico". A me, sinceramente, questo linguaggio incentrato sulla sessualità con lo scopo di offendere o sminuire le persone oppure incasellarle in una visione del mondo non necessariamente rispondente alla realtà non piace proprio per nulla.

giovedì 29 dicembre 2022

L'autore più citato del mondo, che non esiste

Come dovrebbe sapere chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le bibliografie, et al., abbreviazione dell'espressione latina et alii (ed altri)...

è usato nelle citazioni bibliografiche, sia nelle bibliografie o nei cataloghi delle biblioteche, sia nelle note a piè di pagina, per riferirsi genericamente senza menzionarli ai co-autori di un'opera collettiva, che reca come esplicito riferimento solo l'autore principale o il primo autore.

Se fosse una persona reale, sarebbe di gran lunga l'autore più citato in assoluto! ;-)

Ecco due immagini a tema: un autentico screenshot tratto da Google Scholar e segnalato da @David_Erschler su Twitter...

... e una vignetta di SMBC (acronimo di Saturday Morning Breakfast Cereal) Comics di Zach Weinersmith...

mercoledì 28 dicembre 2022

Un arcobaleno "a tutto tondo"

Quest'oggi ti propongo la notevole Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo A Full Circle Rainbow over Norway (Un arcobaleno circolare completo sulla Norvegia); è opera del fotografo naturalistico svizzero Lukas Moesch.

Ecco la traduzione della relativa spiegazione.

Hai mai visto un arcobaleno intero? Da terra, in genere, solo la parte superiore di un arcobaleno è visibile perché le direzioni verso il suolo hanno meno gocce di pioggia. Dall'alto, tuttavia, l'intero cerchio di 360 gradi di un arcobaleno è più comunemente visibile. Nella foto qui sopra un arcobaleno circolare completo è stato immortalato sopra le isole Lofoten della Norvegia a settembre da un drone che passava sotto un acquazzone. Fenomeno dipendente dall'osservatore causato principalmente dalla riflessione interna della luce solare da parte delle gocce di pioggia, l'arcobaleno ha un diametro completo di 84 gradi. Il Sole si trova esattamente nella direzione opposta rispetto al centro dell'arcobaleno. Come bonus, un secondo arcobaleno più tenue e con i colori invertiti era visibile all'esterno del primo.

martedì 27 dicembre 2022

Una Milano da cartolina

La sera di Natale mi sono incantata a guardare su Raiuno Stanotte a Milano, l'ennesimo episodio della serie Stanotte a.... Il conduttore Alberto Angela, degno erede del mai abbastanza compianto Piero scomparso pochi mesi fa, ha guidato i telespettatori alla scoperta delle meraviglie del capoluogo meneghino – le immagini notturne erano davvero splendide – descrivendole con il suo inconfondibile eloquio pacato e suadente accompagnato da un gesticolare quasi ipnotico. Io che abito a una trentina di chilometri da Milano, ma non ci sono praticamente più tornata da quando è scoppiata la pandemia, tra i luoghi raccontati me ne sono segnati almeno un paio che non ho mai visitato (anzi non li conoscevo proprio) con l'intenzione di colmare quanto prima questa lacuna: la cripta di San Sepolcro e piazza dei Mercanti.

Comunque pure io, che Milano l'ho vista quasi esclusivamente con l'occhio della turista, ho ben presente che non è solo bellezza e sfarzo. E la mia impressione è stata sviscerata in maniera più approfondita da un paio di persone che seguo e che la città la conoscono sicuramente meglio di me: il giornalista e direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli...

Lo so che così creo flame alias casino, ma duole dirvi che Alberto Angela ha visto Milano con lo stesso occhio con cui Woody Allen dieci anni fa vide Roma (e così ho fatto fuori due miti in un colpo solo, ma quando uno canna, canna). [Il riferimento è al film To Rome with Love, NdC]

... e Attilio Ela Durante, tra i curatori della pagina Eliminiamo l'Apostrofo.

Ho visto "Stanotte a Milano". La bravura nel saper raccontare, mischiando "sacro" e 'profano", di Alberto Angela è indiscutibile, magica direi.
Ma...
Sì, permettetemi solo un ma.
Chi conosce "Milano di notte" sa bene che quanto si è visto nella puntata è, diciamo, leggermente falsato.
Ogni notte tra piazza del Duomo, la Galleria, le Colonne di San Lorenzo e tutte le altre meraviglie meneghine raccontate da Angela, vivono -si fa per dire- decine di clochard, esseri umani che "subiscono" la città.
Non averli raccontati rende loro, purtroppo, ancora più trasparenti e noi un po' più ipocriti se dovessimo far finta di dimenticarcene.
Perdonatemi questo piccolo sfogo, ma non ho potuto fare a meno di notarlo.

lunedì 26 dicembre 2022

Pensieri ben poco "festivi"

Per il terzo anno consecutivo, da quando anche mia mamma se n'è andata, le Feste le trascorro a casa con il mio compagno; poiché lui è di gran lunga la persona che mi sta più a cuore, credo di interpretare nel suo significato più autentico il detto popolare "Natale con i tuoi". C'è una sola persona che, in occasione delle feste comandate, sono solita sentire immancabilmente al telefono; con tutti gli altri, in queste giornate abbastanza convulse, me la cavo con un semplice scambio di messaggi. Questa persona, un parente stretto che almeno una volta ha accolto me e i miei genitori in casa sua per Natale, ieri l'ho chiamata verso mezzogiorno per gli auguri, ma non mi ha risposto. Sarà a pranzo coi/dai figli, ho pensato, o meglio sperato. La triste verità è che è gravemente malato. L'ultima volta che l'avevo sentito, pochi mesi fa, si stava sottoponendo alle cure e sembrava abbastanza ottimista. Purtroppo di recente le sue condizioni di salute hanno subìto un repentino peggioramento. Quando oggi mi ha chiamata – recuperate un po' di forze, stava rispondendo a tutte le chiamate perse ieri – sentire la sua voce inconfondibile ma inequivocabilmente impastata mi ha stretto il cuore. Non sono riuscita a trovare le parole giuste, ammesso che esistano, e chissà se avrò occasione di parlarci ancora, prima che...

Colgo l'occasione per condividere questo post pubblicato la vigilia di Natale.

Il pranzo di Natale è l'unico momento dell'anno in cui tutti siamo chiamati a prendere atto delle assenze. Te ne rendi conto appena entrato nella stanza della festa. Quando ti siedi al tuo solito posto, mentre cerchi di trovare qualche differenza nell'arredamento rispetto al Natale precedente, non puoi fare a meno di fissare i posti ora occupati dai tuoi giovani cugini e pensare a chi li ha occupati per anni. In un certo senso è un pranzo con i fantasmi.
Allora hai soltanto due possibilità: farti tramortire dalla tristezza, contare i minuti alla fine dello strazio, oppure godere dei vivi attorno a te, mangiare con gusto e proporre molti brindisi, uno anche alla tua sedia, che prima o poi sarà occupata da qualcun altro.
Perciò ogni Natale faccio così: tiro fuori questa foto, scattata sul Cammino di Santiago, e penso al pellegrino statunitense che non aveva una gamba eppure non la smetteva di sorridermi.
Siamo tutti di passaggio, certo. Ma possiamo passare con grazia, con riconoscenza, con leggerezza, con buonumore. E ai fantasmi offrire, invece che un volto scuro, un vino di quelli buoni.

Oggi si celebra Santo Stefano protomartire. Anche nel mondo anglosassone il giorno successivo al Natale è festa; Boxing Day, si chiama. Quando ho appreso di questa tradizione a lezione d'inglese non mi sono fatta domande sul significato di tale curiosa denominazione, "giorno dell'inscatolamento", in pratica. L'ho scoperto oggi grazie a questa immagine pubblicata sulla pagina Facebook Soppressatira.

E Wikipedia conferma.

Il Boxing Day è una festività del Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Guatemala e, in generale, tutti i Paesi che fanno parte del Commonwealth delle nazioni che hanno popolazione di religione prevalentemente cristiana. [...]
Il termine "Boxing Day" deriva dalla parola inglese "box", scatola, e all'usanza nata nell'Ottocento di regalare doni alle persone o ai membri delle classi sociali più povere. In particolare, era consuetudine delle famiglie agiate britanniche preparare delle apposite scatole con all'interno alcuni doni e avanzi del ricco pranzo di Natale, da destinare al personale di servizio a cui era concesso libero il giorno successivo al Natale, per far visita alle proprie famiglie.
Un'altra possibile origine è legata invece alla tradizione Cristiana, “la scatola” (box in inglese) sarebbe una cassetta per le donazioni esposta per tutto il periodo di Natale nelle chiese, aperta per l'appunto il 26 Dicembre, per distribuire fra i poveri del quartiere quanto raccolto.

Passati i momenti all'insegna del consumismo sfrenato e delle scorpacciate pantagrueliche, insomma, arriva il momento di pensare ai meno fortunati.

domenica 25 dicembre 2022

Christmas with the yours

Stasera condivido alcune immagini a tema natalizio...









... e una breve playlist di canzoni perfette per l'occasione:

sabato 24 dicembre 2022

Classici della Vigilia

Stasera, come avviene immancabilmente ogni vigilia di Natale dal 1997, Italia 1 sta trasmettendo Una poltrona per due, che molti considerano il film di Natale per antonomasia. Sebbene sia uscito nel 1983, quando avevo sette anni, l'ho visto per la prima (e unica) volta molti anni dopo, quando ero ormai adulta, incuriosita dalla sua fama di film di culto, e non ci ho trovato niente di speciale. Comunque elenco qui di seguito alcuni articoli sull'argomento.

Un altro classico dei giorni che precedono il Natale è la smania di trovare il regalo perfetto per le persone care. Io, sapendo per certo che il mio lui qualcosa me lo aveva preso, mi sono sentita in dovere di ricambiare, ma non so se e fino a che punto il mio pensiero sarà apprezzato. Mi sa che dall'anno prossimo aderisco anch'io alla mozione Flanagin di cui ha parlato Luca Sofri nel suo blog! ;-)

Concludo condividendo un paio di vignette...



... e uno spiritoso video dei The Jackal sull'argomento.

venerdì 23 dicembre 2022

Piccole grandi storie forse vere, sicuramente incoraggianti

Questa sera condivido la traduzione di tre testi riguardanti altrettanti personaggi famosi. Il primo è Rowan Atkinson, l'attore britannico noto per il personaggio di Mr. Bean.

[Poiché il post che ho linkato aveva delle incongruenze tali da rendermi difficile tradurlo, ho cercato altre fonti sul web per dargli un senso]

Mr. Bean (Rowan Atkinson) – La storia dell'uomo che non ha mai rinunciato ai suoi sogni.
Rowan Atkinson nacque in una famiglia della classe media e da bambino soffrì terribilmente a causa della sua balbuzie. Fu anche preso in giro e vittima di bullismo a scuola a causa del suo aspetto. I suoi bulli pensavano che sembrasse un alieno. Ben presto venne indicato come strano e diventò un ragazzo molto timido e introverso che non aveva molti amici, quindi si tuffò nella scienza. Uno dei suoi insegnanti ha detto «Non c'era niente di eccezionale in lui. Non mi aspettavo che fosse uno scienziato brillante, ma ha dimostrato a tutti che si sbagliavano». Ammesso all'Università di Oxford, iniziò ad innamorarsi della recitazione ma non poteva esibirsi a causa del suo disturbo del linguaggio. Conseguì la laurea in ingegneria elettrica prima di apparire in qualsiasi film o programma televisivo. Dopo essersi laureato, decise di inseguire il suo sogno di diventare un attore, quindi si iscrisse a un gruppo comico ma, ancora una volta, la sua balbuzie si mise in mezzo.
Molti programmi televisivi lo rifiutarono e lui si sentiva devastato ma, nonostante i numerosi rifiuti, non ha mai smesso di credere in sé stesso. Aveva una grande passione per far ridere la gente e sapeva di essere molto bravo a farlo. Iniziò a concentrarsi sempre di più sui suoi sketch comici originali e presto si rese conto che poteva parlare fluentemente ogni volta che interpretava un personaggio. Aveva trovato un modo per superare la sua balbuzie e ha anche trovato in questo un'ispirazione per la sua recitazione. Mentre studiava per la laurea, Rowan Atkinson ha co-creato il personaggio strano, surreale e non parlante noto come Mr. Bean.
Ha avuto successo con altri spettacoli, Mr. Bean lo ha reso famoso in tutto il mondo e, nonostante tutti gli ostacoli che ha affrontato a causa del suo aspetto e del suo disturbo del linguaggio, ha dimostrato che, anche senza un fisico imponente o una faccia hollywoodiana, puoi diventare uno dei attori più amati e rispettati al mondo. La storia motivazionale di successo di Rowan Atkinson è così stimolante perché insegna che, per avere successo nella vita, le cose più importanti sono la passione, il duro lavoro, la dedizione e il non arrendersi mai, senza preoccuparci dei nostri sentimenti e delle nostre debolezze.
Morale della storia:
Nessuno nasce perfetto. Non avere paura. Le persone possono realizzare cose straordinarie ogni giorno nonostante le loro debolezze e i loro fallimenti. Quindi va' e fai del tuo meglio con l'unica vita che hai.

La seconda è la scrittrice britannica J. K. Rowling, la "mamma" di Harry Potter.

All'età di 17 anni fu respinta dal college.
All'età di 25 anni sua madre morì di malattia.
All'età di 26 anni subì un aborto spontaneo.
A 27 anni si sposò.
Suo marito abusava di lei. Nonostante questo nacque sua figlia.
All'età di 28 anni divorziò e le venne diagnosticata una grave depressione.
All'età di 29 anni era una madre single che viveva di sussidi.
All'età di 30 anni non voleva essere su questa terra.
Ma diresse tutta la sua passione nel fare l'unica cosa che sapeva fare meglio di chiunque altro.
E questa era la scrittura.
All'età di 31 anni ha finalmente pubblicato il suo primo libro.
All'età di 35 anni aveva pubblicato 4 libri ed è stata nominata autrice dell'anno.
All'età di 42 anni ha venduto 11 milioni di copie del suo nuovo libro, il primo giorno di uscita.
Questa donna è J. K. Rowling. Ricordi come aveva pensato al suicidio all'età di 30 anni?
Oggi Harry Potter è un marchio globale che vale oltre 15 miliardi di dollari.
Non mollare mai. Credi in te stesso. Sii appassionato. Lavora duro. Non è mai troppo tardi.

Il terzo è lo scrittore boemo Franz Kafka; per quanto l'aneddoto che lo riguarda suoni un tantino romanzato, lo trovo ugualmente assai edificante.

Come essere "kafkiano":
A 40 anni Franz Kafka (1883-1924), che non si sposò mai e non ebbe figli, passeggiava per il parco di Berlino quando incontrò una ragazzina che piangeva perché aveva perso la sua bambola preferita. Lei e Kafka cercarono la bambola senza successo.
Kafka le propose di incontrarsi lì il giorno dopo, e sarebbero tornati a cercarla.
Il giorno dopo, poiché non avevano ancora trovato la bambola, Kafka consegnò alla ragazza una lettera "scritta" dalla bambola che diceva «Per favore non piangere. Ho intrapreso un viaggio per vedere il mondo. Ti scriverò delle mie avventure».
Iniziò così una storia che continuò fino alla fine della vita di Kafka.
Durante i loro incontri, Kafka leggeva le lettere della bambola accuratamente scritte con avventure e conversazioni che la ragazza trovava adorabili.
Alla fine Kafka riportò la bambola (ne comprò una) che era tornata a Berlino.
«Non assomiglia affatto alla mia bambola», disse la ragazzina.
Kafka le porse un'altra lettera in cui la bambola scriveva: «I miei viaggi mi hanno cambiata». La ragazzina abbracciò la nuova bambola e la portò a casa felice.
Un anno dopo Kafka morì.
Molti anni dopo, la ragazza ormai adulta trovò una lettera dentro la bambola. Nella minuscola lettera firmata da Kafka c'era scritto:
«Tutto ciò che ami probabilmente andrà perso, ma alla fine l'amore tornerà in un altro modo.»

giovedì 22 dicembre 2022

Siamo nel '22. Ma di che secolo?

Stasera condivido alcuni tweet che scherzano amaramente su alcune delle ultime iniziative del governo Meloni.

Qualora dovessi esserne all'oscuro, Il Post ti spiega come mai si parla di POS, di SPID, di ricette digitali e di cinghiali. Potrei dire la mia su ciascuna di queste questioni, riguardo al POS l'ho già fatto più volte, ma c'ho troppo sonno... così vado a letto lasciando a chi lo desideri il "diletto" di indovinare come la penso!

mercoledì 21 dicembre 2022

Le confessioni di don Alberto

In vista del Natale i "buoni cristiani" affollano le cosiddette celebrazioni penitenziali – che definirei gli "open day" del sacramento della riconciliazione ;-) – per confessare al prete i propri peccati. Io non sarò una di quelle persone che si confessano solo a Natale e a Pasqua, semplicemente perché non mi confesso dall'estate del 2006. Ricordo benissimo che il dialogo con quel parroco mi turbò parecchio per motivi molto personali che non starò qui a spiegare, comunque sentii distintamente qualcosa che si spezzava dentro di me, da allora mi allontanai dai sacramenti e dalla pratica della religione cattolica, e non ho mai sentito il bisogno di riaccostarmi; in pratica sono tornata in chiesa solo per i funerali per i miei genitori. Ciononostante, di recente ho apprezzato parecchio questo video di don Alberto Ravagnani, giovane sacerdote brianzolo molto attivo sui social. In estrema sintesi, a suo dire, la confessione è un modo per guardarsi dentro e capire cosa non va nella propria vita e come migliorarla, e questo approccio può essere utile anche per un laico che non ha la benché minima intenzione di andare a raccontare i fatti suoi a quello che di fatto è un estraneo.

In precedenza don Alberto aveva pubblicato un video dal titolo Impariamo l'EDUCAZIONE con Muschio Selvaggio, prendendo spunto dal fatto che in occasione del centesimo episodio del podcast Muschio Selvaggio, condotto dal rapper Fedez e da un certo Luis Sal che non ho idea di chi sia, siano stati invitati gli ospiti degli episodi più popolari mai andati in onda. Per l'episodio 35 era presente un certo ilMasseo, anche lui mai sentito nominare prima dalla sottoscritta, mentre non era stata invitata la sua controparte, don Alberto. Nel corso del centesimo episodio i presenti hanno proferito alle spalle dell'assente una marea di insulti censurati da un interminabile BEEP fin troppo eloquente. Ebbene, sono andata ad ascoltare l'episodio 35 – credo sarà l'ultima volta che ascolto Muschio Selvaggio, non è proprio il mio genere per lo stesso motivo per cui non amo i programmi radio dove ci si perde in chiacchiere senza costrutto, con in più l'aggravante della volgarità e del turpiloquio gratuito – e don Alberto mi è sembrato assolutamente inattaccabile, fermo nelle sue posizioni ma senza per questo risultare indisponente nei confronti dei suoi interlocutori (si parlava delle bestemmie, argomento sul quale ovviamente il prete non poteva essere d'accordo con ilMasseo, uno che è solito utilizzare le imprecazioni come intercalare). Peraltro il don ha abbandonato la diretta ben prima del termine dell'episodio, mentre gli altri hanno continuato a discutere di come creare contenuti di successo su Twitch & company; un argomento del quale nun me ne poteva frega' de meno!

martedì 20 dicembre 2022

La voce del popolo contro Elon Musk

Ieri il magnate Elon Musk ha lanciato sul social network Twitter, del quale è incidentalmente il proprietario, il sondaggio seguente:

«Dovrei dimettermi da capo di Twitter? Mi atterrò ai risultati di questo sondaggio». Del resto lui stesso aveva salutato i risultati di altri sondaggi da lui proposti in passato, come quello per ripristinare l'account dell'ex presidente USA Donald Trump e quello per concedere un'amnistia generale agli account sospesi, con la locuzione «Vox populi, vox Dei». Per la serie: il popolo si è espresso, sia fatta la sua volontà. Stavolta la maggioranza dei votanti, il 57,5% contro il 42,5%, ha votato "Sì".

Sembra però che finora Musk abbia fatto finta di niente; ieri a sondaggio ancora in corso, probabilmente vedendo la mala parata, si era limitato a twittare un sibillino «Come dice il proverbio, fai attenzione a quello che desideri, perché potresti ottenerlo».

Sempre ieri, il rapper Snoop Dogg ha lanciato un sondaggio parallelo per chiedere «Dovrei gestire Twitter?».

In questo caso una maggioranza ancora più schiacciante, l'81% contro il 19%, ha decretato che sì, Twitter dovrebbe gestirlo lui. Com'è che dicevi, Elon? «Vox populi, vox Dei»? ;-)

[Quella che apre il post è l'immagine del profilo dell'account Twitter @ClownElon, che però non twitta da maggio dello scorso anno. Peccato ;-)]

lunedì 19 dicembre 2022

Il contante ha i giorni contati!

Siccome oggi non mi ero portata la "schiscetta" da casa, arrivata all'ora della pausa pranzo sono salita im macchina e mi sono recata all'Esselunga del comune limitrofo per prendere qualcosa da mangiare, visto che non ci vedevo più dalla fame. Solo una volta arrivata a destinazione mi sono resa conto di non avere con me il portafoglio; per fortuna non l'avevo smarrito né mi era stato rubato, ma l'avevo semplicemente lasciato in ufficio, così sono tornata indietro a recuperarlo. Se avessi avuto Satispay avrei potuto pagare direttamente usando lo smartphone – visto che quello non me lo dimentico mai ;-) – ma finora non avevo mai ritenuto necessario scaricare e installare quest'app: in genere pago con la carta BancoPosta, assai più di rado in contanti. Stasera finalmente mi sono decisa a farlo, ho seguito la procedura di registrazione fornendo tutti i dati necessari – compreso un selfie coi capelli ancora bagnati che mi sarei risparmiata volentieri, comunque non appena avrò un aspetto più presentabile potrò sostituire la foto – ed entro pochi giorni lavorativi, una volta terminate le dovute verifiche che hanno lo scopo di garantire la massima sicurezza del servizio, potrò completare l'attivazione del mio account e iniziare a pagare con Satispay. Per fortuna non mi toccherà usare i contanti più di quanto abbia fatto finora, visto che il governo è stato costretto a fare dietrofront sul suo proposito di fissare una soglia al di sotto della quale gli esercenti avrebbero potuto rifiutare i pagamenti elettronici. Oh, come gongolo: reputavo davvero ingiusto che la libertà dei commercianti di evadere le tasse – perché in fondo di questo si trattava – prevalesse sulla libertà dei consumatori di pagare come preferiscono!

Se stai per obiettare che le banche si fregano un sacco di soldi in commissioni, ti fermo subito e ti invito a leggere questo post, nel quale David Wolfgang Vagni ha riepilogato alcune offerte per i POS che non prevedono alcuna commissione per transazioni al di sotto dei 10 euro, mentre per importi superiori si oscilla intorno all'1%. E non si tratta certo di un furto, bensì del costo del tutto legittimo di un servizio che va a vantaggio sia di chi compra sia di chi vende.

Concludo condividendo un divertente video sull'argomento pubblicato qualche giorno fa sul canale YouTube CARTONI MORTI.

domenica 18 dicembre 2022

In morte di un "combattente"

In occasione della scomparsa dell'ex calciatore e allenatore di calcio serbo Siniša Mihajlović, stroncato a soli 53 anni dalla leucemia mieloide acuta che gli era stata diagnosticata nel 2019, si sono sprecati i commenti del tipo «Ha perso la sua battaglia contro la malattia». Il drammaturgo Fabrizio Sinisi ha espresso un netto giudizio negativo nei confronti dell'utilizzo del "vocabolario bellico" riguardo alla malattia in un'uscita della newsletter di Domani dal titolo assai eloquente: La malattia non è una lotta, neanche per Mihajlović.

Io credo che la replica migliore a questa sia pur legittima presa di posizione l'abbia data due anni fa lo stesso mister, il quale il 13 luglio 2019, durante la conferenza stampa convocata per comunicare le sue condizioni di salute, aveva dichiarato...

Ricevere la notizia della malattia è stata una bella botta e sono rimasto due giorni chiuso in camera a piangere e a riflettere. Mi è passata tutta la vita davanti... Ora che farò? Rispetto la malattia, ma la guarderò negli occhi, la affronterò a petto in fuori e so già che vincerò questa sfida, non vedo l'ora di andare in ospedale: prima comincio le cure e prima finisco. La leucemia è in fase acuta, ma attaccabile: ci vuole tempo, ma si guarisce. Non voglio far pena a nessuno, ma spero che da questa storia tutti capiscano due cose: nessuno è indistruttibile e la prevenzione è importante. Nella mia vita ho sempre dovuto combattere, nessuno mi ha regalato nulla e sono sicuro che da questa esperienza ne uscirò come un uomo migliore.

... in questa intervista rilasciata al Corriere a novembre dell'anno dopo:

Sinisa Mihajlovic, le sembra giusto che la lotta contro il cancro venga sempre definita come una guerra, come una battaglia da vincere?
«Oggi, solo oggi, capisco la domanda. Ammalarsi non è una colpa. Succede, e basta. Ti cade il mondo addosso. Cerchi di reagire. Ognuno lo fa a suo modo. La verità è che non sono un eroe, e neppure Superman. Sono uno che quando parlava così, si faceva coraggio. Perché aveva paura, e piangeva, e si chiedeva perché, e implorava aiuto a Dio, come tutti. Pensavo solo a darmi forza nell’unico modo che conosco. Combatti, non mollare mai».
E chi non ce la fa?
«Non è certo un perdente. Non è una sconfitta, è una maledetta malattia. Non esiste una ricetta, io almeno non ce l’ho. Tu puoi sentirti un guerriero, ma senza dottori non vai da nessuna parte. L’unica cosa che puoi fare è non perdere voglia di vivere. Il resto non dipende da noi».

In questa triste circostanza molti si sono affrettati a ricordare la sua amicizia mai rinnegata nei confronti di Željko Ražnatović, noto con il soprannome di "Arkan la Tigre", che si rese autore di numerosi crimini di guerra durante le guerre jugoslave. A tal proposito, Mihajlović aveva già detto la sua nel 2009 al Corriere di Bologna (in quel periodo allenava la squadra della città)...

Rifaresti tutto ciò che hai fatto in quegli anni, compreso il necrologio per Arkan?
«Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così. Rifarei il suo necrologio e tutti quelli che ho fatto per altri».
Ma le atrocità commesse?
«Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all’altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia. I suoi crimini di guerra non sono giustificabili, sono orribili, ma cosa c’è di non orribile in una guerra civile?»
Sì, ma i croati...
«Mia madre Viktoria è croata, mio papà serbo. Quando da Vukovar si spostarono a Belgrado, mia mamma chiamò suo fratello, mio zio Ivo, e gli disse: c’è la guerra mettiti in salvo, vieni a casa di Sinisa. Lui rispose: perché hai portato via tuo marito? Quel porco serbo doveva restare qui così lo scannavamo. Il clima era questo. Poi Arkan catturò lo zio Ivo che aveva addosso il mio numero di telefono. Arkan mi chiamò: "C’è uno qui che sostiene di essere tuo zio, lo porto a Belgrado". Non dissi niente a mia madre, ma gli salvai la vita e lo ospitai per venti giorni».
Hai nostalgia della Jugoslavia?
«Certo, di quella di Tito. Slavi, cattolici, ortodossi, musulmani: solo il generale è riuscito a tenere tutti insieme. Ero piccolo quando c’era lui, ma una cosa ricordo: del blocco dei Paesi dell’Est la Jugoslavia era il migliore. I miei erano gente umile, operai, ma non ci mancava niente. Andavano a fare spese a Trieste delle volte. Con Tito esistevano valori, famiglia, un’idea di patria e popolo. Quando è morto la gente è andata per mesi sulla sua tomba. Con lui la Jugoslavia era il paese più bello del mondo, insieme all’Italia che io amo e che oggi si sta rovinando».
Sei un nazionalista?
«Che vuol dire nazionalista? Di sicuro non sono un fascista come ha detto qualcuno per la faccenda di Arkan. Ho vissuto con Tito, sono più comunista di tanti. Se nazionalista vuol dire patriota, se significa amare la mia terra e la mia nazione, beh sì lo sono».

... poi nell'intervista più recente di cui sopra...

Ricorda il primo incontro con Zeljko Raznatovic, detto Arkan?
«Quando io giocavo nel Vojvodina, al termine di una partita combattuta l’avevo insultato non sapendo chi fosse. Quando mi ingaggiano alla Stella Rossa, mi convoca nella sua villa. Pensavo mi volesse ammazzare. Invece fu gentile, affabile. “Qualsiasi cosa ti serva, Sinisa, sai che puoi venire da me. Ti lascio il mio telefono”. Nei miei anni a Belgrado l’ho frequentato per circa 200 sere all’anno».
La fascinazione del male?
«Forse all’inizio c’era anche quello, poi diventammo davvero amici. Quando morì, pubblicai il famoso necrologio che mi ha attirato tante critiche per il mio amico Zeljko, non per il comandante Arkan, capo delle Tigri».
Vuole che le legga i crimini di guerra del suo amico?
«Non condividerò mai quel che ha fatto, e ha fatto cose orrende. Ma non posso rinnegare un rapporto che fa parte della mia vita, di quel che sono stato. Altrimenti sarei un ipocrita».

... ed è ritornato sull'argomento nella sua autobiografia, La partita della vita, edita da Solferino e scritta insieme al giornalista Andrea Di Caro, vicedirettore della Gazzetta.

Il capitolo Arkan è un pezzo della sua vita, c’è poco da fare. E cosa ha significato per lui, giovane calciatore emergente, anzi proprio molto forte, in una Jugoslavia orfana di Tito e in preda a una malavita piuttosto dura, lo spiega parola dopo parola. La prima volta con Arkan fu uno scontro a muso duro, minacce reciproche a fine partita: Sinisa giocatore della Vidiova, Arkan (era in panchina) capo della tifoseria della Stella Rossa (e non solo). Un amico gli dice, «ma sei matto? Sai chi è lui?». «Sì, uno stronzo, ecco chi è». Poi seriamente: «No, non lo so, chi sarebbe?». «Quello è Arkan. Quello ti ammazza...». Il nome mi fa correre un brivido lungo la schiena. Zeljko Raz Natovic, passato alla storia come la Tigre Arkan, era il capo dei Delije, gli Eroi, il gruppo di ultras più estremi e violenti della Stella Rossa. Ma non era solo questo. Aveva una fedina penale più sporca del catrame, era un noto e pericoloso pregiudicato. Sbircio fuori dalla finestrella dello spogliatoio e lo vedo che gira, guardandosi intorno, con una pistola in mano. Mi sta cercando». Scapperà. Nella partita di ritorno l’allenatore esclude Sinisa, per non fargli correre rischi. Lui però va lo stesso, siede in tribuna e dopo la fine va a mangiare un gelato fuori dallo stadio: è la gelateria di Arkan, che però non lo riconosce. Il terzo incontro è decisivo perché Sinisa è stato acquistato dalla Stella Rossa, guidata da Boskov. Il battesimo di fuoco. Visita a domicilio. «Arkan fu gentile, affabile, alla mano. Simpatico. Quando era tranquillo, sapeva essere piacevole. Un uomo totalmente diverso dal sanguinario leader di milizie durante il conflitto che avrebbe devastato il Paese». Non volendo, eccolo sotto la sua protezione. «Qualsiasi cosa ti serva, Sinisa, sai che puoi venire da me. Ti lascio il mio telefono». Sinisa non lesina particolari. «Il nostro rapporto si basava essenzialmente sul calcio. Con lui non parlavo mai di politica. E non l’ho mai visto in azione o sparare. Però l’ho visto arrabbiarsi un paio di volte: bastava guardarlo negli occhi e ti faceva venire la pelle d’oca».
Pagine da leggere. Durante la guerra succedono cose orrende. L’amico d’infanzia croato che minaccia i genitori, lo zio croato che vuole uccidere il padre, Arkan che lo «grazia» perché il nipote è Sinisa… E «grazie» a lui potrà tornare a vedere la sua Borovo, distrutta. Si parla del conflitto, «partito dal Kosovo», «durante i bombardamenti odiavo gli americani», «andai a parlare con Massimo D’Alema», e parlò pure con Milosevic che lo iscrisse a tradimento nel suo partito, «ma poi ammise l’errore, ero incazzatissimo», e tanto altro. Fino allo striscione «Onore alla Tigre Arkan» sventolato dai tifosi laziali nonostante lui non volesse e quindi rinnegato. Quello sì. Ma non il necrologio, che spiega la posizione intima di Sinisa, «non lo feci per il militare Arkan, il feroce comandante delle Tigri. Lo feci per Zeljko. Possono i due piani rimanere separati? Non lo so, è un tema controverso». E ancora, «ieri come oggi, non ho mai nascosto i suoi crimini efferati. Quelli restano. Sono orribili. E li condanno. Come tutti i crimini commessi, da una parte e dall’altra». Infine la chiosa. «Non ho mai difeso la vita violenta di Arkan e tantomeno le nefandezze di cui si è macchiato guidando le sue Tigri. Ma era un mio amico, mi voleva bene. Gliene ho voluto anche io. Quando è morto potevo far finta di niente (…) l’ho voluto salutare. Mettendoci la faccia, come sempre. Sono a posto con la mia coscienza». Questo e tanto di più per chi non intende fermarsi alla superficie del mondo Mihajlovic, semplicemente un uomo.

sabato 17 dicembre 2022

Io dico NO ai messaggi vocali

Chi mi conosce sa che odio i messaggi vocali su WhatsApp, infatti non ne mando mai – al limite utilizzo la funzione di dettatura fornita dallo smartphone per poi fare i dovuti aggiustamenti, visto che il risultato non è mai perfetto – e per fortuna ne ricevo assai di rado.

Stasera ti propongo due spunti a tema, uno tratto dall'account Instagram di @eiochemipensavo...

... e l'altro dalla pagina Facebook Vicino da incubo.

venerdì 16 dicembre 2022

Il motore del 2000

Dal lunedì al venerdì trascorro mio malgrado circa due ore al giorno – che potrei impiegare in mille altri modi più utili, piacevoli e sostenibili – al volante per andare e tornare dall'ufficio, tranne quelle volte, non più di una a settimana, che chiedo e ottengo di poter lavorare da casa. (A proposito, qui c'è un articolo de Il Post che illustra i vantaggi in termini economici dello smart working, che non è sinonimo di lavoro da remoto, sia per i lavoratori sia per le imprese le quali, soprattutto quelle più piccole come quella in cui lavoro, fanno però ancora un sacco di resistenza)

Proprio oggi la mia Opel Corsa "nata" nel 2008 ha superato i novantamila chilometri; ovviamente l'andamento del chilometraggio ha subìto un'impennata da marzo dell'anno scorso, quando ho iniziato il mio attuale impiego a una trentina di chilometri da casa – dipende abbastanza dal percorso che faccio, sempre guidata da Waze – in un posto che sarebbe improponibile raggiungere coi mezzi pubblici. Perciò tra non molto arriverà il momento di metterla a riposo – quando qualche mese fa ho rotto la frizione dovendo spendere ottocento euro per la riparazione qualcuno mi aveva addirittura consigliato di rottamarla... ma non scherziamo, a parte qualche "acciacco" va ancora benissimo <3 – e valutare l'acquisto di un'auto nuova. Nella scelta dovrò prendere in considerazione i soliti aspetti: prezzo, estetica, praticità, optional, accessori... La mia prossima macchina dovrà tassativamente avere il cambio automatico, del quale ho sentito dire meraviglie, anche se dopo aver letto questo articolo mi sento quasi in colpa nei confronti del cambio manuale. ;-) Comunque, stavolta andrà valutata anche la tipologia di motore: escludo di prendere un'altra auto solo a benzina, ma il fatto è che le altre forme di alimentazione, dall'ibrido all'elettrico, presentano caratteristiche e criticità alle quali non sono abituata, per cui avrò bisogno di qualcuno di fidato che mi consigli. (Il mio lui no, mi dispiace, perché non si rassegna a rinunciare al diesel ;-) )

P.S.: Per la "colonna sonora" di questo post ringrazio il compianto Lucio Dalla. All'epoca – il brano venne scritto nel 1976, per poi tornare in auge nel 1992 grazie a uno spot pubblicitario – l'anno Duemila sembrava ancora lontano, ma senza quasi accorgercene l'abbiamo ormai superato da un pezzo...

giovedì 15 dicembre 2022

La fissazione del capitano Phillips

Manca ancora poco più di un paio di settimane al passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo, ma stasera voglio condividere la traduzione di un testo in qualche modo attinente nel quale mi sono imbattuta di recente a più riprese sui social, e che ho trovato estremamente intrigante.

Il piroscafo passeggeri SS Warrimoo [in marina SS è appunto l'abbreviazione di steamship, piroscafo, NdC] stava avanzando silenziosamente attraverso le acque del Pacifico centrale nel suo viaggio da Vancouver all'Australia. L'ufficiale di rotta aveva appena finito di elaborare una correzione e portò al capitano John DS. Phillips il risultato. La posizione del Warrimoo era 0º 31' di latitudine nord e 179° 30' di longitudine ovest. La data era il 31 dicembre 1899.
«Sa cosa vuol dire?». Il primo ufficiale Payton si intromise: «Siamo solo a poche miglia dall'intersezione fra l'Equatore e la linea internazionale del cambio di data». Il capitano Phillips era stato abbastanza buontempone da sfruttare appieno l'opportunità per raggiungere l'obiettivo di navigazione di tutta una vita.
Chiamò i suoi ufficiali di rotta sul ponte per controllare e ricontrollare la posizione della nave. Cambiò leggermente rotta in modo da puntare direttamente verso il suo obiettivo. Quindi regolò la velocità del motore.
Il tempo calmo e la notte serena giocarono a suo favore. A mezzanotte la SS Warrimoo si trovava sull'Equatore esattamente nel punto in cui attraversava la linea internazionale del cambio di data. Le conseguenze di questa bizzarra posizione furono molteplici:
La prua della nave era nell'emisfero australe e in piena estate.
La poppa era nell'emisfero settentrionale e in pieno inverno.
La data nella parte posteriore della nave era il 31 dicembre 1899.
La data nella parte anteriore della nave era il 1° gennaio 1900.
La nave era quindi contemporaneamente in:
due giorni diversi,
due mesi diversi,
due anni diversi,
due stagioni diverse
e in due secoli diversi.

La storia venne raccontata da John Euller nell'articolo A freak of navigation pubblicato a pagina 18 del volume 3 della rivista Ships and the Sea nel 1953, ma a quanto pare è diventata virale a partire dall'anno scorso.

Per completezza concludo con un paio di precisazioni aggiunte da un mio "facciamico" alla luce della lettura della pagina Wikipedia dedicata alla SS Warrimoo:

  • Il secolo inizia con l'anno '01 e finisce con l'anno '00, quindi l'evento è avvenuto un anno troppo presto.
  • La tecnologia dell'epoca non permetteva il grado di precisione richiesto.

mercoledì 14 dicembre 2022

Tutti pazzi per ChatGPT

Buonasera, parlami di te. Cosa sei in grado di fare?

Ciao! Sono un assistente virtuale e sono stato addestrato da OpenAI per aiutare le persone a rispondere alle loro domande. Sono in grado di rispondere a una vasta gamma di domande su una varietà di argomenti, ma non sono in grado di fare molte altre cose al di fuori di questo. Sono solo un programma di computer, quindi non posso fare molte cose che un essere umano può fare. Inoltre, non posso accedere a internet, quindi non posso cercare informazioni online o condividere dati in tempo reale. Sono solo qui per aiutare a rispondere alle tue domande nel modo migliore possibile.

L'intelligenza artificiale è una disciplina che mi affascina moltissimo. Come la spiegheresti in modo semplice?

L'intelligenza artificiale (IA) è una disciplina che si occupa della creazione di sistemi informatici che possono comportarsi in modo intelligente, cioè in modo simile a quello degli esseri umani. In altre parole, l'IA è la scienza e l'ingegneria di creare macchine intelligenti. Ciò può includere la capacità di ragionare, di risolvere problemi, di imparare e di comprendere il linguaggio umano. L'obiettivo dell'IA è quello di creare sistemi che possano aiutarci a fare cose che normalmente richiederebbero molto tempo o che sarebbero difficili o impossibili per gli esseri umani.

Davvero credi che sia l'intelligenza a caratterizzare il comportamento degli esseri umani?

L'intelligenza è una delle caratteristiche che può influire sul comportamento degli esseri umani, ma non è l'unica. Il comportamento di un individuo può essere influenzato da molti fattori, come la personalità, le emozioni, le esperienze passate, la cultura e le circostanze attuali. L'intelligenza può aiutare una persona a risolvere problemi e a prendere decisioni sagge, ma non determina necessariamente il comportamento di un individuo in ogni situazione. Ogni persona è unica e il loro comportamento dipenderà da una combinazione di fattori differenti.

E il tuo comportamento da cosa dipende?

Come ho detto prima, sono solo un programma di computer, quindi non ho emozioni, personalità o esperienze passate. Il mio comportamento dipende dal modo in cui sono stato progettato e dai dati che mi sono stati forniti durante il mio addestramento. Sono stato programmato per rispondere alle domande nel modo più preciso e utile possibile, basandomi sui dati che ho a disposizione. Tuttavia, non posso fare molte altre cose al di fuori di questo, e non posso agire in modo indipendente dai miei programmatori. Sono solo uno strumento per aiutare le persone a trovare le risposte alle loro domande.

Sei più bravo di tante persone che conosco, credimi! Se più persone ti fanno la stessa domanda, dai sempre la stessa risposta?

Grazie per il complimento! Tuttavia, come ho detto prima, non posso fare molte cose che un essere umano può fare e sono solo un programma di computer. Sono stato progettato per rispondere alle domande in modo preciso e affidabile, quindi se più persone mi fanno la stessa domanda, darò sempre la stessa risposta a meno che non ci siano nuove informazioni o aggiornamenti che possano influire sulla risposta. Tuttavia, posso solo fornire informazioni basate sui dati che mi sono stati forniti durante il mio addestramento, quindi la mia risposta potrebbe non essere sempre completa o aggiornata al 100%. La mia intenzione è sempre quella di aiutare nel modo migliore possibile, ma sono solo un programma di computer e non posso garantire l'accuratezza delle mie risposte in ogni situazione.

Anche conversazioni come quella che stai avendo con me ti servono per addestrarti?

Sì, conversazioni come questa mi servono per "addestrarmi" e migliorare le mie capacità di risposta. Sono un modello di linguaggio molto grande e sono stato addestrato utilizzando una grande quantità di dati, ma il mio addestramento non è mai completamente finito. Continuo a imparare e ad aggiornare le mie capacità in base alle nuove informazioni che ricevo. Le conversazioni come questa mi aiutano a esercitare le mie capacità di comprensione del linguaggio e a migliorare la mia capacità di rispondere in modo coerente e utile. Tuttavia, come ho detto prima, sono solo un programma di computer e non posso garantire l'accuratezza delle mie risposte in ogni situazione. Sono qui solo per aiutare e fare del mio meglio per rispondere alle tue domande.

È stato un piacere conversare con te. Grazie e buona serata!

È stato un piacere conversare con te anche per me. Grazie per avermi fatto delle domande e spero di essere stato utile. Buona serata anche a te! Se hai altre domande, non esitare a chiedere. Sono qui per aiutare.

Quella qui sopra è la "conversazione" (i miei input sono ovviamente quelli in grassetto) che ho appena avuto con ChatGPT, prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI specializzato nel dialogo. Di tutti gli innumerevoli esempi che avrei potuto proporre, ho scelto forse uno dei più banali, ma spero che renda l'idea delle enormi potenzialità di questo strumento. ChatGPT se la cava benissimo non solo con il linguaggio naturale – dà il suo meglio in inglese, ma come puoi notare anche in italiano si esprime in modo più corretto e sensato rispetto a tanta gente ;-) – ma pure coi linguaggi di programmazione: mi sa che prima o poi dovrò cambiare impiego o quantomeno mansione, visto che al momento lavoro come sviluppatrice software.

P.S.: Almeno in questa fase, che mi auguro duri mooooolto a lungo, ChatGPT si può utilizzare liberamente e gratuitamente previa registrazione. Io non mi sono neppure dovuta registrare, perché si può accedere pure con l'account Google.