La sera di Natale mi sono incantata a guardare su Raiuno Stanotte a Milano, l'ennesimo episodio della serie Stanotte a.... Il conduttore Alberto Angela, degno erede del mai abbastanza compianto Piero scomparso pochi mesi fa, ha guidato i telespettatori alla scoperta delle meraviglie del capoluogo meneghino – le immagini notturne erano davvero splendide – descrivendole con il suo inconfondibile eloquio pacato e suadente accompagnato da un gesticolare quasi ipnotico. Io che abito a una trentina di chilometri da Milano, ma non ci sono praticamente più tornata da quando è scoppiata la pandemia, tra i luoghi raccontati me ne sono segnati almeno un paio che non ho mai visitato (anzi non li conoscevo proprio) con l'intenzione di colmare quanto prima questa lacuna: la cripta di San Sepolcro e piazza dei Mercanti.
Comunque pure io, che Milano l'ho vista quasi esclusivamente con l'occhio della turista, ho ben presente che non è solo bellezza e sfarzo. E la mia impressione è stata sviscerata in maniera più approfondita da un paio di persone che seguo e che la città la conoscono sicuramente meglio di me: il giornalista e direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli...
Lo so che così creo flame alias casino, ma duole dirvi che Alberto Angela ha visto Milano con lo stesso occhio con cui Woody Allen dieci anni fa vide Roma (e così ho fatto fuori due miti in un colpo solo, ma quando uno canna, canna). [Il riferimento è al film To Rome with Love, NdC]
... e Attilio Ela Durante, tra i curatori della pagina Eliminiamo l'Apostrofo.
Ho visto "Stanotte a Milano". La bravura nel saper raccontare, mischiando "sacro" e 'profano", di Alberto Angela è indiscutibile, magica direi.
Ma...
Sì, permettetemi solo un ma.
Chi conosce "Milano di notte" sa bene che quanto si è visto nella puntata è, diciamo, leggermente falsato.
Ogni notte tra piazza del Duomo, la Galleria, le Colonne di San Lorenzo e tutte le altre meraviglie meneghine raccontate da Angela, vivono -si fa per dire- decine di clochard, esseri umani che "subiscono" la città.
Non averli raccontati rende loro, purtroppo, ancora più trasparenti e noi un po' più ipocriti se dovessimo far finta di dimenticarcene.
Perdonatemi questo piccolo sfogo, ma non ho potuto fare a meno di notarlo.
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