Ieri sono stata a
Castelluccio di Norcia, nel
Parco nazionale dei Monti Sibillini, per ammirare la famosa
Fioritura. Ci sono andata tutta sola: fino all'ultimo ho cercato qualcuno che mi facesse compagnia, ma invano... al che ho stabilito che d'ora in poi in casi analoghi mi atterrò sempre alla regola aurea del «Chi fa da sé, fa per tre». :-)
Cosa posso dire su ciò che ho visto? Beh, adesso che ho scoperto un simile portento, prevedo che diverrà per me un appuntamento fisso di ogni estate. :-) Fino a quest'anno ero quasi ignara dell'esistenza di una simile meraviglia della natura... o meglio, me ne avevano parlato, ma non come di qualcosa che valesse granché la pena di vedere con i propri occhi: niente di più sbagliato! Mentre percorrevo la tortuosa strada provinciale che attraversa il confine tra Marche ed Umbria, all'improvviso davanti a me si sono schiuse immense distese verdi ricoperte da ampie "pezze" colorate, gialle, rosse, viola: uno spettacolo. Man mano che proseguivo, l'incanto andava vieppiù crescendo, assieme al numero degli automezzi dei turisti posteggiati lungo la strada... e, poco prima che decidessi di sostare anch'io, sull'
altopiano si è abbattuto un forte scroscio di pioggia. Che disdetta, ho pensato ricordando che in effetti le previsioni del tempo non erano delle più incoraggianti... ma del resto non avrei potuto continuare a rimandare questa gita: la fioritura è appena giunta al culmine (se così si può definire), peraltro con un certo ritardo rispetto agli anni passati a causa delle sfavorevoli condizioni meteo degli ultimi mesi, e nelle prossime settimane cotanto splendore sbiadirà progressivamente. Per fortuna la mia "sfida" al tempo inclemente è stata vinta: la pioggia che mi ha dato il "benvenuto" nell'altopiano altro non era che il classico temporale estivo, tanto intenso quanto breve.
Sono scesa dall'auto lasciandovi lo zainetto e senza portare con me nient'altro che il golf, l'ombrellino (casomai ricominciasse a piovere, cosa che non è accaduta) e ovviamente la fotocamera; l'intenzione era quella di scattare qualche foto nei paraggi, sotto un cielo ancora plumbeo, per poi tornare a riprendere la macchina e allontanarmi alla ricerca di un'altra postazione. Sta di fatto che all'auto ci sono ritornata più di tre ore dopo: nel frattempo era uscito anche il sole, faccia e spalle mi si erano arrossate perché non ero stata abbastanza previdente da applicare la crema solare, sono salita fino al paesino di Castelluccio senza poter comprare neanche un sacchetto di lenticchie (nota prelibatezza locale) perché ero senza un soldo appresso... ma soprattutto ho scarpinato un sacco, per l'ultimo tratto a passo piuttosto sostenuto perché ero stata colta dal timore che qualcuno notasse il mio zainetto abbandonato e mi scassinasse la macchina per impadronirsene. Con me avevo un bel bottino di scatti, che prima di effettuare l'upload su
Flickr ho selezionato fino a dimezzarne il numero: chi vuoi che se le guardi, quasi duecento foto?! Meglio mostrare solo le migliori. Decidere quali scartare però è stata un'impresa ardua, perché le trovavo tutte talmente belle... per merito non certo della fotografa, ma di quella sublime e inarrivabile artista che è la Natura! :-)
Ebbene sì, adoro i fiori vivi, specialmente quelli di campo, a differenza dei fiori recisi che mi mettono tristezza. In particolare sono andata in visibilio per i
papaveri: distese color rosso acceso di milioni, miliardi di papaveri a perdita d'occhio... ricordavano l'atmosfera di un
celebre quadro di Monet, che non a caso è il mio pittore preferito. Ho capito che, alla faccia delle pregiate orchidee, d'ora in poi sarà l'umile papavero il mio fiore prediletto, quello nel quale mi riconosco maggiormente: petali rossi come la passione e come il mio viso quando m'imbarazzo (oppure prendo troppo sole ;-)), fragili, delicati, pronti a tremare e ad agitarsi al minimo soffio di vento. Essendo un po' scarsina in botanica, il papavero è stato l'unica specie floreale che sono riuscita ad identificare con sicurezza ma, secondo la
pagina che aggiorna costantemente circa l'andamento della fioritura, nella piana abbondano anche
genzianelle,
narcisi,
violette,
ranuncoli,
asfodeli,
trifogli,
acetoselle... oltre alla summenzionata
lenticchia (
da NON calpestare).
Avevo intenzione di trattenermi fino al tardo pomeriggio, ma all'ora di pranzo la stanchezza e ancor di più una fame da lupi si sono fatte sentire prepotentemente: non mi è sembrato il caso di risalire fino a Castelluccio per mangiare – troppa ressa e troppo traffico – perciò ho imboccato la strada del ritorno, fermandomi quasi a ogni piazzola per scattare le ultimissime foto. Raggiunta Pretare, frazione di
Arquata del Tronto (AP), il primo centro abitato che ho incontrato lungo il percorso, ho sostato per rifocillarmi in un ristorantino che avevo già adocchiato nel corso del viaggio di andata,
L'ara della regina. A dispetto del nome un tantino pretenzioso, si tratta di un locale semplice e accogliente, che offre letteralmente una cucina casalinga: le tagliatelle al ragù, gli involtini e le verdure grigliate erano identici anche nel sapore a quelli che prepara mia madre, pure lei marchigiana di confine con l'Umbria, ma un po' più a nord; solo che mamma non mi fa pagare 17 euro, acqua e caffè compresi... ;-) (si fa per scherzare, suvvia... il conto era onesto)
Concludo con qualche riflessione sul perché la gita di ieri sia stata per me un'esperienza memorabile. Credo di non aver mai guidato per così tanti chilometri (circa trecento) in un giorno solo... ma soprattutto ho finalmente trovato il coraggio di percorrere di nuovo lo stesso tratto di
autostrada A14 lungo il quale non molto tempo fa ci lasciai quasi le penne: anche se le relative conseguenze sono ancora lontane dal divenire solo un brutto ricordo, è stato come esorcizzare una parte del trauma, per tornare ad essere un po' più autonoma. Passando a discorsi più leggeri... sarò vanitosa, ma mi ha fatto un enorme piacere ricevere un sacco di like e commenti positivi nei social network dove ho condiviso le mie foto. Qualcuno mi ha fatto i complimenti per non aver alterato i colori (cosa che di questi tempi succede fin troppo spesso per "colpa" di
Instagram)... ma perché mai avrei dovuto farlo?! Erano talmente belli e vividi così, al naturale! :-) A dire il vero, dopo che ieri ho visto decine di turisti sfoggiare equipaggiamenti di livello professionale, con reflex, teleobiettivi, cavalletti e quant'altro, mi è balenato il desiderio di concedermi un'attrezzatura un po' più "seria"... ma me lo sono fatto passare quasi subito: la mia fedele compattina
Canon Digital IXUS 85 IS è troppo pratica, a quasi cinque anni dall'acquisto continua a darmi delle belle soddisfazioni, e poi devo ancora imparare ad usarla al massimo delle sue potenzialità!