Com'è noto, uno dei settori che hanno maggiormente risentito della pandemia è stato il mondo dello spettacolo: la maggior parte di coloro che ci lavoravano, essendo impossibilitata a continuare a farlo, si è trovata sprovvista dell'unica fonte di sostentamento. Per quanto si possa essere empatici, credo che la cosa che più di tutte dà modo a chi vive fuori da quel mondo di rendersi davvero conto della gravità della situazione sia veder scomparire realtà che si sono conosciute ed amate. A me è capitato in almeno due casi.
Il 1° luglio scorso i gestori del Blueshouse, noto locale di musica dal vivo alle porte di Milano dove avevo passato un paio di piacevolissime serate insieme al mio amore, hanno comunicato che si vedevano costretti a chiudere bottega. Il 23 febbraio di quest'anno hanno commemorato l'anniversario del primo evento annullato a causa del COVID; l'inizio della fine, per loro. Nel frattempo è partita l'iniziativa L'Ultimo Concerto: il 27 febbraio i live club aderenti all'iniziativa hanno trasmesso una serie di eventi in streaming allo scopo di sensibilizzare il loro pubblico.
Il 23 dicembre scorso Silvano Agosti, regista e scrittore nonché gestore dello storico Cinema Azzurro Scipioni di Roma dove avevo trascorso un paio d'ore davvero fuori dal tempo durante la mia breve vacanza romana di qualche anno fa (too ricordi, quanno se poteva ancora viaggia'?), ha annunciato di aver deciso di mettere in vendita le sedie della sala perché anche lui costretto ad interrompere l'attività. La parola fine è stata scritta ieri.
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