Nelle scorse settimane la mia timeline social è stata letteralmente infestata da post su Temptation Island, il reality show che rende più ignoranti anche solo guardandolo per oltre tre secondi (cit. The Jackal). C'era chi ne parlava per criticarlo e prenderlo in giro, chi – una netta minoranza, perlomeno nella mia "bolla" – perché gli piaceva sul serio... ma il risultato è stato che la quattordicesima edizione del reality è diventata trending topic come mai prima d'ora.
L'unico lato positivo che ci ho trovato è che Manolo Trinci ha preso spunto dal dialogo tra due protagonisti, presumibilmente NON laureati alla Normale di Pisa, per spiegare una regola che faccio mia con piacere.
– Vogliati bene.
– Anche tu.
– Sempre.
Ma "vogliati" esiste? [Fa segno di no con le mani, NdC] Esiste "vogliti", «vogliti bene», forma dell'imperativo del verbo "volere" con l'aggiunta del pronome atono alla fine. Non è una forma diffusissima, ma nel passato è stata adoperata da diversi autori importanti come il poeta Giorgio Caproni. Poi, se non vogliamo incasinarci la vita che è già smandrappata di suo, possiamo sempre usare alternative, come «Abbi cura di te» o «Cerca di volerti bene». Chiaro, no?
Il brillante "influenzatore grammaticale" – così si autodefinisce – aveva già presentato le forme dell'imperativo del verbo "volere" tempo fa, prendendo spunto da un monologo del comico Francesco De Carlo.
Si dà il caso che proprio tra ieri e oggi alcune persone care abbiano sottolineato l'importanza di imparare a volermi bene, come presupposto fondamentale per trovare finalmente qualcuno che mi ami davvero... Così d'ora in poi, guardandomi allo specchio ogni mattina, me lo dirò da sola: «Vogliti bene!». Chissà che, a furia di ripetermelo, non mi entri in testa. ;-)
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