A proposito del disegno di legge presentato dal senatore leghista Manfredi Potenti per vietare la declinazione del genere femminile sui titoli istituzionali negli atti pubblici – come nel caso di "sindaca", "questora", "avvocata" o "rettrice" – pena una multa fino a 5mila euro, dal quale persino il suo partito ha preso le distanze definendola un'iniziativa del tutto personale, mi limito a linkare i post pubblicati di recente sulla questione dall'insegnante Galatea Vaglio, dalla sociolinguista Vera Gheno, dal politico radicale Alessandro Capriccioli – anche per garantire un minimo delle doverose "quote azzurre" ;-) – e da Elena Zannoni, eletta a giugno sindaca di Lugo per il PD.
Visto che siamo in tema, facciamoci spiegare da Manolo Trinci la differenza tra maschile non marcato e maschile sovraesteso (quello che usa Giorgia Meloni quando parla di sé come "il presidente").
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