venerdì 26 luglio 2024

Dubbi sullo sport "pulito"

Nel 2012 Alex Schwazer, campione olimpico uscente nella 50 km di marcia, venne escluso dalle Olimpiadi di Londra perché risultato positivo al doping; dal momento che ammise di essersi dopato, venne squalificato per tre anni e nove mesi. Nel 2016, poco dopo il suo ritorno alle gare e in vista delle Olimpiadi di Rio, venne trovato di nuovo positivo a un controllo effettuato mesi prima; questa volta proclamò la sua innocenza, ma essendo considerato recidivo gli toccò il massimo della pena: otto anni di squalifica, che sono terminati di recente. Una settimana fa Schwazer, all'età di quasi quarant'anni, ha voluto correre l'ultima gara della sua carriera, senza purtroppo riuscire a portarla a termine, perché ci teneva troppo a gareggiare almeno una volta davanti ai suoi bambini.

Io sinceramente, non avendo seguito la vicenda, ho sempre dato per scontato che nel 2016 Schwazer "ci fosse ricascato"; oggi devo ammettere che non avevo la minima idea di cosa potesse esserci dietro. L'ho scoperto ascoltando il podcast Storia dell’omicidio di un marciatore, che è stato realizzato dall'inviato Rai Vincenzo Frenda e si può ascoltare su RaiPlay Sound.

Ciascun episodio include la registrazione della voce di Frenda che spiega

Questa non è una storia di sport, non è solo il racconto di un processo per frode sportiva, non è uno spaccato sul doping né sull'atletica mondiale. Non è nemmeno una storia di redenzione o di riscatto; in questa storia non c'è un lieto fine. Questa è la storia dell'omicidio di un marciatore, la storia di Alex Schwazer.

All'inizio pensavo che il titolo a effetto del podcast fosse esageratamente sensazionalistico... ma arrivata alla fine ho capito quanto invece avesse senso, e ho provato una rabbia incredibile, e un'enorme compassione per questo atleta che, schiacciato dalle pressioni della federazione e degli sponsor, è caduto, poi ha fatto di tutto per rialzarsi, ma è rimasto vittima di quello che non esito a definire un complotto.

Tornando ai giorni nostri, a proposito delle prestazioni mostruose del ciclista sloveno Tadej Pogačar al Tour de France, e non solo le sue, l'ex preparatore della Festina Antoine Vayer ha dichiarato, dati dei watt alla mano, «Questo Tour puzza di doping, è il Tour più sporco di tutta la storia del ciclismo».

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