Tramite un post pubblicato sulla pagina Facebook Storie Scientifiche sono venuta a sapere della scomparsa del matematico e fisico Enrico Giusti. "Il Giusti" è stato uno dei libri su cui ho studiato Analisi Matematica, materia ostica e complessa – credo che al primo anno di ingegneria serva a fare un bel po' di selezione – ma fondamentale per il bagaglio culturale di noi professionisti. Storie Scientifiche ha commemorato Giusti con un simpatico aneddoto.
“Quando ancora mi occupavo di fisica era successo un episodio divertente, e non è escluso che io poi non abbia fatto il fisico anche per questo motivo. Preparavo la mia tesi di laurea presso i Laboratori Nazionali di Frascati. All’epoca si cominciavano a realizzare dei nuovi acceleratori di particelle, i cosiddetti anelli di accumulazione, basati sull’idea che uno, per vedere delle particelle nuove, può accelerare le particelle che già conosce e poi farle sbattere con grandissima energia contro un bersaglio. Negli anelli di accumulazione le particelle si facevano collidere l’una contro l’altra dopo averle accelerate in direzioni opposte lungo un anello circolare. In questi primi anelli le nuove particelle si ottenevano inviando in una direzione degli elettroni e dei positroni: quando queste collidevano fra loro, l’evento si osservava su di un monitor. L’altezza delle tracce dipendeva dalla massa delle particelle stesse. Oltre a tracce che ci si aspettava, se ne notavano più altre più piccole e tutti si chiedevano cosa potessero essere. Una possibilità, per quanto remota era che si trattasse di particelle mai osservate che avevano una massa più grande dell’elettrone. La mia tesi consisteva nel capire se questa era un’ipotesi plausibile. Per fortuna, la risposta che diedi nella mia tesi fu che no, non era possibile. E infatti, poco prima che mi laureassi, quando avevo già finito di scrivere la tesi, si scoprì che in realtà questi impulsi più piccoli dipendevano da Peppino, una persona che lavorava a questi esperimenti e che, stando vicino alla macchina acceleratrice, ogni tanto si girava e dava involontariamente un colpetto sul tavolo col gomito, producendo un tale effetto. Perciò la mia tesi divenne nota in tutto l’Istituto, tra gli studenti e tra i professori, come la tesi sul gomito di Peppino.”
È notizia di oggi la scomparsa di Enrico Giusti, matematico che ha accompagnato generazioni di studenti col suo libro di Analisi Matematica. Questo risultato non rende minimamente giustizia al lavoro e alla carriera di Giusti che, laureato in fisica a Roma, iniziò presto a fare ricerca in matematica a Pisa, collaborando tra gli altri con Ennio de Giorgi ed Enrico Bombieri, ottenendo grandi risultati nell’ambito delle superfici minime, dei sistemi ellittici e del calcolo delle variazioni.
Appena qualche mese dopo la notizia della dipartita di Alessandro Bianchini che di Analisi I fu il mio docente ad Ancona – considerato il suo spiccato accento partenopeo, mai avrei immaginato che fosse ladino di nascita – è come se un altro punto di riferimento venisse a mancare... ma per fortuna i risultati che hanno prodotto nella loro carriera rimangono.
Nessun commento:
Posta un commento