Come avevo preannunciato giovedì scorso, oggi pomeriggio sono andata al cinema a vedere C'è ancora domani, il primo film da regista di Paola Cortellesi, la quale ne è anche la protagonista accanto a Valerio Mastandrea; i due ebbero una relazione anni fa, rimanendo in seguito in ottimi rapporti anche dopo essersi rifatti entrambi una vita in ambito sentimentale.
Il mio amore mi ha accompagnata senza fare tante storie, ma a un certo punto del primo tempo mi sono voltata verso di lui e l'ho sorpreso che si era appisolato: una cosa per me inconcepibile!!! :-O
Il trailer dà un'idea piuttosto esauriente delle tematiche trattate.
A me il film è piaciuto parecchio... comunque a differenza di un mio "facciamico" – il quale ne ha criticato l'approccio eccessivamente didascalico, riscattato però a suo dire da un bel finale – per quanto mi riguarda è stato proprio il finale a lasciarmi un po' perplessa.
Partiamo dal riassunto della trama che si trova su Wikipedia.
Roma, maggio 1946. Delia è sposata infelicemente con Ivano, le strade sono ancora pattugliate dagli angloamericani e l'Italia si prepara al referendum istituzionale e alla elezione dell'Assemblea Costituente del 2 e 3 giugno prossimi: le prime consultazioni nazionali alle quali potranno votare anche le donne. Delia si divide tra il suo ruolo di moglie maltrattata e umiliata, quello di madre di tre figli, facendo pure da infermiera al suocero e di lavorante saltuaria in vari negozi cittadini. La donna però ha anche qualche alleato in quella vita così dura: un meccanico che le vuole bene, un'amica spiritosa che la incoraggia e un soldato afroamericano che vorrebbe darle una mano. Un giorno, Delia riceve una misteriosa lettera che potrebbe dare una svolta alla sua vita.
Da qui in poi ci saranno SPOILER... per cui, se non hai ancora guardato il film e vuoi evitare di farti rovinare la visione, ti consiglio di interrompere qui la lettura del post, non senza averti prima chiesto il favore di tornare qui a finire di leggerlo e, se ti va, dirmi la tua nei commenti dopo che lo avrai visto.
Per tutto il film mi sono domandata cosa mai potesse esserci scritto di così importante su quella lettera che la protagonista ha letto – il fatto che sapesse leggere non era affatto scontato, considerato il contesto – con sguardo sognante e nascosto nel cassettino in cui teneva l'occorrente per il cucito, in seguito appallottolandola e gettandola nel cestino in preda alla disillusione, salvo poi recuperarla e stirarla accuratamente con le mani.
Alla fine il mistero viene svelato: altro non era se non era la tessera elettorale da presentare al seggio per poter votare in quello storico referendum, il primo aperto anche alle donne in Italia. Secondo Wikipedia «risultarono votanti circa 13 milioni di donne e 12 milioni di uomini, pari complessivamente all'89,08% degli allora 28 005 449 aventi diritto al voto». Quella tessera Delia se la lascia inavvertitamente cadere dalla tasca uscendo di casa per recarsi al seggio, dopo aver fatto credere al marito che sta andando a lavorare. Ivano trova la tessera e, avendo capito cosa sta succedendo, si dirige furibondo al seggio con l'evidente intenzione di "farla pagare" alla moglie, ma per fortuna non riesce a trovarla subito tra la folla. Quando Marcella, la primogenita della coppia, in nome della cui felicità Delia ha fatto cose impensabili, trova a sua volta la tessera, corre anche lei al seggio per consegnarla alla madre e permetterle di votare.
Ora, per tutto il film Delia subisce le violenze e i soprusi di quel bruto di Ivano, ed è costretta a chiedegli permesso – senza peraltro ottenerlo sempre, anzi – qualunque cosa intenda fare al di fuori delle sue incombenze domestiche. Ma mi è sembrato poco credibile che la donna fosse così intimorita dalla reazione del marito da sentirsi costretta a recarsi alle urne addirittura di nascosto da lui, creandosi alibi e inventando scuse. Posso capire – pur non giustificandole di certo – le scenate di gelosia... ma quale torto avrebbe mai potuto fare a Ivano andando a votare? Tu cosa ne pensi?
Concludo con una piccola osservazione sul confronto fra passato e presente. Ottant'anni fa le donne erano tipicamente destinate a stare in casa ad accudire la prole, e quelle che riuscivano a sfuggire a tale destino rappresentavano eccezioni abbastanza rare. Nel 2023 per fortuna molte cose sono cambiate, e il fatto che una donna possa e voglia affermarsi anche professionalmente è ritenuto oramai del tutto normale... ma conciliare il lavoro con la maternità può essere ancor oggi un'utopia: quante donne sono costrette a lasciare il loro impiego per poter badare ai figli, dal momento che non sussistono i presupposti – orari di lavoro flessibili, disponibilità di asili di qualità a buon mercato, e chi più ne ha più ne metta – per conciliare le due cose?
Non ho visto il film ma nel 1990, facevo la quinta liceo, ci fu un referendum contro la caccia: a una mia compagna di classe il padre cacciatore sequestrò la tessera elettorale per paura che andasse a votare (non importa come) e che il referendum raggiungesse il quorum (non lo fece).
RispondiEliminaAlla fine è una forma di controllo e non importa se l'esito del voto non è immediatamente evidente. Mi pare coerente con la personalità del personaggio che egli voglia controllare anche questo aspetto della vita della moglie.
In effetti da parte di un personaggio così spregevole ce lo si poteva aspettare, hai ragione. Ma se l'intento della Cortellesi non era tanto quello di raccontare una vicenda individuale quanto quello di descrivere la condizione delle donne dell'epoca, si è trattato di una scelta di sceneggiatura poco felice, IMHO. Se il "marito medio" si fosse comportato come Ivano allora il voto femminile sarebbe stato numericamente poco rilevante, invece ha votato un milione di donne in più rispetto agli uomini.
EliminaProbabilmente hai ragione...
EliminaIo comunque volevo sottolineare che se a cavallo fra gli anni '80 e '90 era possibile l'episodio che ti ho descritto allora forse, sebbene non diffuso nella popolazione, era plausibile anche il comportamento del film...
Beh, il padre della tua compagna di classe aveva i suoi motivi, per quanto assolutamente discutibili, per fare quello che ha fatto; non era mosso solo dall'intento di limitare la sua libertà.
EliminaÈ vero anche questo: ma alla fine si tratta comunque di una forma di controllo.
Elimina“Io so cosa è meglio e decido per te: tu non devi votare”. Se la vedi da questo punto di vista non c’è troppa differenza...