Alcuni spunti sullo smart working, questione che mi sta particolarmente a cuore, in ordine cronologico inverso.
- L'odierno Google Doodle, che puoi vedere in apertura del post, celebra il 306° anniversario della nascita di Francesca Sanna Sulis, nota per la sua attività imprenditoriale nel campo dell'abbigliamento e della seta, la quale dello smart working si può considerare la pioniera: questo perché, oltre a introdurre un nido aziendale in cui i figli delle dipendenti venivano affidati alle cure delle suore, fornì le sue dipendenti di un telaio che poteva essere posizionato in casa, consentendo di lavorare anche senza recarsi in fabbrica.
- Elon Musk ha inviato ai manager di Tesla una mail inequivocabile fin dall'oggetto: "Il lavoro da remoto non è più accettabile". «Si deve essere in ufficio almeno 40 ore alla settimana o lasciare Tesla». Mi pareva una posizione talmente assurda che avevo pensato a un fake, ma a quanto pare non lo è.
- Il 30 maggio è uscito il nuovo singolo degli Eugenio In Via Di Gioia feat. Elio, dal titolo Quarta rivoluzione industriale. Citando dal testo, che comunque vale la pena di leggere per intero, «Troverai te stesso lavorando da casa».
- Il primo ministro inglese Boris Johnson si è detto favorevole al ritorno al lavoro in presenza allo scopo di rilanciare la produttività, perché secondo lui lo smart working non è lavoro: in estrema sintesi, si finisce col perdere un sacco di tempo a "cazzeggiare". Ah beh, se lo dice lui...
- Molti lavoratori da remoto sono stati costretti a ricorrere ai cosiddetti "mouse mover" per far credere ai software di tracking installati sui loro PC aziendali di essere continuamente in attività, altrimenti non potevano neppure allontanarsi dalla loro postazione per andare in bagno senza rischiare un richiamo.
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