[Il titolo del post richiama il modo di dire romanesco "ciao còre", che mi sembra perfetto per l'occasione perché «è un'espressione colorita per esternare un sentimento di rassegnazione mista ad un pizzico di affezione a quella causa ormai data per persa»]
Non si poteva certo dire che non me lo aspettassi, l'avevo anche scritto... comunque il fatto che si sia così lontani dal raggiungimento del quorum per i referendum – alle 19 aveva votato appena l'11,5% degli aventi diritto – mi lascia alquanto amareggiata.
Io a votare ci sono andata, anche se nel mio Comune non erano in programma le amministrative. L'ho fatto perché ho un profondo rispetto nei confronti di questo diritto conquistato non molti decenni fa dalle nostre antenate. E l'ho fatto perché non mi va giù che chi disapprova questi referendum usi la comoda arma dell'astensionismo per far vincere di fatto il no. In effetti i cittadini non si sono recati alle urne per le ragioni più disparate: perché impossibilitati a farlo, perché totalmente disinteressati alla faccenda, perché non volevano o potevano rientrare nel Comune di residenza per votare... oltre che appunto per sabotare il raggiungimento del quorum, espediente usato per far fallire un sacco di referendum negli ultimi decenni, con notevole spreco di denaro pubblico. Anche l'astensione è un diritto, ne prendo atto, ma non mi piace.
Se per un'ipotesi assai improbabile non venisse più richiesto il quorum per i referendum abrogativi, allora tutti i cittadini davvero coinvolti e informati sulle questioni oggetto della consultazione, sia che siano per il sì sia che siano per il no, sarebbero motivati ad andare a votare. E i politici da una parte o dall'altra sarebbero motivati a convincere delle loro posizioni gli indecisi e i disinteressati. Allora sì che a decidere sarebbe chi ha veramente a cuore ciò che è in ballo, come a mio avviso sarebbe anche giusto. Invece a 'sto giro persino i leghisti, che questi referendum li avevano promossi assieme ai radicali, dopo aver subodorato la débâcle hanno in pratica rinunciato a fare campagna elettorale per non perdere del tutto la faccia.
Qualcuno afferma, non a torto, che questi referendum trattano questioni su cui spetterebbe al Parlamento legiferare. La medesima obiezione a mio avviso vale anche per l'eutanasia, il cui referendum non è stato ammesso, ma molte di queste persone, per loro stessa ammissione, sarebbero andate di corsa a votare sì alla legalizzazione dell'eutanasia se ne avessero avuto la possibilità. E qui ci vedo una grossa incoerenza... (Sorvoliamo sul fatto che il quesito relativo era formulato in maniera tale da renderne inevitabile la bocciatura; non ho le competenze per valutare se e in che modo avrebbe potuto essere migliorato, ma l'onestà intellettuale di riconoscere che era scritto male, pur avendo firmato, ce l'ho)
Qualcun altro, ammettendo la propria ignoranza in materia, obietta che si tratta di questioni troppo tecniche, non alla portata di noi comuni cittadini (le stesse persone che poi magari discettano di virologia e geopolitica ;-) ), e che non è giusto andare a votare basandosi sulle indicazioni del partito di riferimento o dell'amico di miocuggino che ne capisce. Bah, io ho cercato di documentarmi su varie fonti di informazione per avere un quadro più ampio ed imparziale possibile, e alla fine ho votato all'incirca allo stesso modo preannunciato da Andrea in questo post, cioè no ai primi tre quesiti, con la differenza che agli ultimi due, quelli sui quali lui intendeva astenersi, ho votato sì.
Credo che, a questo punto, come si è votato sia del tutto indifferente :-)
RispondiEliminaGià... :-/ ma ho tenuto a precisarlo perché, avendo votato tre no su cinque, e sui quesiti che "sentivo" di più, magari avrei avuto anch'io interesse a contribuire al fallimento dei referendum. Condivido invece quanto espresso dal professor Guido Saraceni in un commento su Facebook: «L’astensione non è un messaggio. L’astensione è ambigua. Nessuno può sapere per quale motivo non hai votato. Il messaggio è andare a votare no. Se non voti ti confondi con una massa di “cittadini da divano” che, da sempre, disertano elezioni e referendum».
EliminaPerfettamente d'accordo col professor Saraceni, come al solito (leggo sempre io suo blog e raramente mi sono trovato in disaccordo).
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