Qualche giorno fa un mio "facciamico" ha condiviso un articolo in spagnolo del quale ha tradotto alcuni frammenti che mi hanno colpita parecchio, per cui ho deciso di tradurlo (quasi) per intero, facendomi aiutare pesantemente da Google Translate dal momento che no hablo español (ragion per cui mi scuso in anticipo per i possibili strafalcioni, le cui correzioni saranno ovviamente ben accette).
L'articolo si intitola “No tema morir; tenga miedo a perderse la vida” (Non aver paura di morire; abbi paura di perdere la tua vita) ed è un'intervista fatta da Lluís Amiguet de La Vanguardia a Julio de la Iglesia, che in quanto esperto di esplosivi (artificiere) deve avere una certa familiarità con la paura, quella vera.
Tic-tac... Julio de la Iglesia spiega ad un pubblico attento come gestire le proprie paure. E comincia avviando il timer: tic-tac... Passato il pericolo, già davanti a un bar, mi racconta come partecipò al concorso per entrare in polizia, diventare ufficiale e, infine, artificiere dopo aver invidiato la sicurezza e la determinazione con cui aveva visto uno di loro avvicinarsi ad un ordigno terroristico. Gli chiese perché lo stesse facendo: «È il mio lavoro», rispose l'artificiere, ancora vestito della sua tuta protettiva. De la Iglesia rimase affascinato da quella risposta, ed è per questo che ha voluto essere uno di loro. Da allora, di fronte alla paura che prova, più volte si è risposto: «È il mio lavoro». Confessa pure di essere ancora angosciato quando parla in pubblico; ma non è più un sudore paralizzante, perché è riuscito a trasformarlo in un solletico stimolante. È la ricompensa per coloro che imparano a superare la paura. E così trasforma il tic-tac nel suo ritmo.
Come gestisci la paura di un ordigno esplosivo?
La trasformo in una decisione.
Ma come?
All'inizio, la paura si traveste da prudenza e ti sussurra: «Stai attento»...
Come evitare che arrivi a dominarci?
Tanto per cominciare, ammettendo che esiste. Hai paura, e spesso è una follia non averne.
Lo ha già ammesso: sono angosciato e...
La paura è un'emozione incontrollabile che può dominarmi; ma quando decido di superarla, comincio a trasformarla in una decisione razionale che domino. In quel momento smetti di essere vittima della paura, e diventi qualcuno che cerca di dominarla.
Sali di livello?
È essenziale, perché se neghi quella paura e la lasci crescere dentro di te, finirà per dirti «non puoi», e poi «non farlo».
Ma non puoi dire «non posso».
Nessuno dovrebbe. Cerca la motivazione. La mia motivazione è quella di servire, e per te può essere quella di guadagnarti da vivere o semplicemente di dominare te stesso ed essere padrone del tuo destino...
E poi...?
Non puoi più scappare. Hai deciso che non puoi scappare e che gestirai quella paura... Vedi come sei già un attore e non una vittima?
E paure più sottili?
La paura è la guardiana della tua zona di comfort. Ti impedisce di abbandonarla. È necessaria per evitare l'incoscienza, ma se cedi il controllo della tua vita alla paura, ti impedirà di crescere. Non aver paura di morire; abbi paura di perdere la tua vita.
[...] hai ammesso di avere paura; hai deciso di controllarla, perché hai una motivazione più grande della tua paura e del tuo comfort, e ora devi solo usare la tecnica per trasformare la tua decisione di gestire la paura in un comportamento efficace che la fermerà.
È qui che volevo arrivare: qual è la tecnica?
Ora controlla la tua respirazione, perché con esso controllerai le tue emozioni.
In che modo?
Il cervello interpreta la tua respirazione come un indicatore di ciò che sta accadendo. E se sei tu a controllarla, il messaggio che mandi è che hai la situazione e il pericolo sotto controllo. Non dimenticare che la maggior parte delle paure ha un'origine immaginaria: il pericolo sta nel crederci.
Come respiro per non angosciarmi?
Fai sport. Se pratichi sport, sarai molto abituato ai sintomi della paura, che sono gli stessi di un duro esercizio: respiri brevi e rapidi, sudorazione, battito cardiaco accelerato, tensione alle stelle...
Cosa c'è da fare?
Mi rendo conto che mi sto angosciando, e allora comincio a respirare: inspiro quattro volte, trattengo il respiro contando fino a quattro ed espiro l'aria inspirata altre quattro volte.
Arf-buf, arf-buf, arf-buf. Sto controllando.
Respira, perché finché la tua respirazione non si rasserena, il tuo cervello sarà nuvoloso. [...]
Adesso allontanati dal dramma.
In che modo?
Se puoi, lascia la zona del conflitto, dello scontro, della paura... E se non puoi farlo fisicamente, rifugiati in te stesso finché non troverai dentro di te quel momento di calma che ti darà temperanza e chiaroveggenza. Allora sì, troverai quell'eroe che tutti portiamo dentro.
«Combatti o fuggi», dicono gli evoluzionisti, e allora sarò già concentrato sulla "lotta".
Ti sarai separato dal dramma come vittima e reciterai già come un attore che ha deciso di affrontare la sua paura e la situazione.
Attore? Con quale ruolo?
Quello che hai scelto. Scegli, decidi, agisci: non essere vittima della situazione, perché poi la paura ti distruggerà. Prima dell'ordigno, cerco l'artificiere in me stesso. È quello che sono. Ho deciso e poi seguo le istruzioni. Non sono più schiavo della paura: sono il protagonista della mia stessa esistenza.
Attore: tragico o comico...?
Nel momento in cui riesco a scherzare con me stesso sulla situazione, ho già superato la paura. Se sorrido, il mio cervello capisce che la cosa non è così grave, e se non è così grave, mi dice che posso controllarla.
Qualche trucco personale?
Canticchio cose molto volgari quando sono davanti a un ordigno.
E se non ci riesco?
Pensa a dove andrai a finire. [...] Rimarrai per il resto della tua vita a lamentarti e sentirti in colpa per non averci provato. Quindi prima di gettare la spugna pensa a cosa succederà quando l'avrai gettata.
E se preferissi scappare?
Dove? A volte vai al lavoro e ne mancano tre perché sono volati via, ma devi scegliere tra il male e il peggio. Nella maggior parte delle situazioni davvero complicate, devi scegliere tra il male e il peggio, e la cosa peggiore è non accettare il male e scappare.
Hai paura del tuo pubblico?
Sì, ma ho già imparato a trasformarla in un solletico stimolante.
Hai imparato qualcosa da questa pandemia?
Che gli umani possono tollerare gli errori, ma non le bugie.
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