La vignetta qui sotto, disegnata dal fumettista Peter Steiner e pubblicata sul settimanale New Yorker il 5 luglio 1993, rappresentava piuttosto bene l'Internet dell'epoca.
«Su Internet, nessuno sa che sei un cane.»
Da allora le cose sono molto cambiate: con il diffondersi delle videochiamate è diventato assai più difficile dissimulare la propria identità. La vignetta di cui sopra mi è tornata in mente mentre guardavo lo spassoso video diventato virale nei giorni scorsi: durante un'udienza processuale su Zoom un avvocato texano non riusciva a disattivare il "filtro-gatto", e si è sentito in dovere di assicurare quasi piagnucolando «Non sono un gatto!».
Zoom ha colto la palla al balzo pubblicando un tutorial che spiega per benino come usare e rimuovere i filtri.
Concludo condividendo una vignetta ispirata a questo episodio abbastanza surreale (anche se in effetti di situazioni buffe legate al funzionamento imprevisto dei filtri se ne sono viste parecchie, soprattutto da quando la pandemia ha reso le videochiamate più necessarie che mai).
P.S.: A proposito, la settimana prossima farò il mio esordio nel fantastico mondo di Zoom per un colloquio di lavoro. Un mio "facciamico" mi ha consigliato di farmi bella – a dire il vero ha usato un altro termine :-/ – perché in Zoom la qualità video e audio è al top... e io ho replicato «Sono rovinata, mi toccherà impostare il filtro-gatto!» (che fa tanta tenerezza). ;-)
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