In questi giorni si è parlato parecchio del numero di reactions raccolte dal post con il quale tre giorni fa Giuseppe Conte si è congedato dalla carica di presidente del Consiglio: al momento ha superato la ragguardevole quota di 1 milione e 200mila, di cui oltre 950mila "Mi piace" (tra i quali il mio), circa 248mila "Love", 42mila "Abbracci", 2600 "Ahah", 2500 "Sigh", 450 "Grrr" e 270 "Wow".
Un altro tema piuttosto discusso è stato lo scrosciante applauso tributato dal personale di Palazzo Chigi a Giuseppi (copyright Donald Trump) mentre andava via insieme alla sua compagna. C'è chi ha osservato che si tratta di una prassi consolidata, riservata a tutti i presidenti uscenti senza eccezioni, ma altri hanno replicato di non ricordare altrettanto calore in precedenti occasioni. Va detto che Conte si è trovato a guidare il Governo nel momento più difficile della storia d'Italia da decenni a questa parte, e perciò mi sembra abbastanza normale provare una certa riconoscenza per lui, che peraltro ha mostrato sempre, anche nelle situazioni più delicate, un'espressione rassicurante e cordiale, a differenza del suo successore Mario Draghi il quale per contro non è particolarmente fotogenico, diciamo.
Ma ora basta, prima che io mi trasformi in una "Bimba di Conte" fuori tempo massimo – peraltro non sono proprio il tipo che si lascia "intortare" dall'aspetto di una persona – provvedo a ridimensionarlo condividendo il riepilogo della sua esperienza di governo preparato da Lercio.
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