Nel post di oggi faccio qualcosa che di norma reputerei opinabile, ovvero commentare una trasmissione senza averla seguita in prima persona, neppure in differita su RaiPlay; trattasi delle prime due puntate del programma televisivo Storie maledette condotto da Franca Leosini, entrambe dedicate all'omicidio della giovanissima Sarah Scazzi, meglio noto come delitto di Avetrana (stasera andrà in onda la terza puntata). Due domeniche fa e domenica scorsa non avevo il televisore acceso su Rai3, ma seguivo l'intervista a Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della quindicenne uccisa, condannate all'ergastolo per omicidio volontario aggravato, leggendo i commenti mediamente entusiastici dei miei "facciamici" leosiners (così si fanno chiamare i fedelissimi della Leosini, immagino sulla falsariga dei fan della popstar Justin Bieber, i cosiddetti "beliebers"). Ammetto che il fatto che riferissero certe frasi pronunciate dalla Leosini con lessico aulico e ricercato ma con fare vagamente morboso e pruriginoso – qui c'è un "blobbone" della prima puntata – giudicandole in modo mediamente assai positivo mi ha lasciata piuttosto perplessa. E ho trovato parecchio condivisibile quest'articolo pubblicato alla vigilia della messa in onda della seconda puntata da Gianluca Neri, che per contro è stato aspramente criticato da coloro che ne erano il bersaglio: «Come puoi giudicare una trasmissione che va in onda da più di vent'anni guardando una sola puntata?», «Franca Leosini è una professionista serissima e umana, che ha un modo unico di rendere avvincenti i casi narrati», eccetera eccetera.
E tu, hai un'opinione in merito? Ti va di esporla nei commenti?
[Cielo, spero di non rimanere vittima di un cyber-attacco di leosiners inferociti ;-)]
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