In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.
La prima diceva: «Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi. Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi». E a poco a poco, la candela si lasciò spegnere.
La seconda candela disse: «Io sono la fede, ma purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non ha senso che resti accesa». Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
Triste triste, la terza candela a sua volta disse: «Io sono l'amore, e non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano, e non comprendono la mia importanza». E, senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
In quel momento un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente, e impaurito per la semioscurità disse: «Ma cosa fate?! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!». E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora la quarta candela, impietosita, disse: «Non piangere, finché io sarò accesa potremo sempre riaccendere le altre tre candele. Io sono la speranza». Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e accese tutte le altre.
Che cosa vuol dire questa storia? Che non si deve spegnere mai la speranza dentro il nostro cuore, e che ciascuno di noi può essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di accendere con la sua speranza la fede, la pace e l'amore.
sabato 31 marzo 2018
La luce della speranza
Nei giorni scorsi, in seguito alla morte di Fabrizio Frizzi che personalmente mi ha rattristata in maniera particolare, ha iniziato a circolare sui social, dopo essere stato con ogni probabilità condiviso sul Web in primo luogo dalla di lui ex moglie Rita Dalla Chiesa, un video risalente a qualche anno fa nel quale il conduttore scomparso legge una storia che vede protagoniste quattro candele. Desidero condividerlo a mia volta perché, in questi giorni di festa in cui la maggior parte di noi si ritrova con le persone più care, lo trovo edificante e di buon augurio per tutti, credenti e non credenti.
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