Due giorni fa l'Europa e il mondo intero sono stati scossi dalla notizia che l'Airbus A320 della compagnia tedesca Germanwings, filiale low cost di Lufthansa, si era schiantato sulle Alpi francesi durante il volo da Barcellona a Düsseldorf: nessun sopravvissuto tra i 144 passeggeri a bordo e i sei membri dell'equipaggio. All'inizio sembrava un incidente inspiegabile: le condizioni meteo erano tutt'altro che critiche, e un'eventuale azione terroristica non è mai stata rivendicata. Ma dall'esame delle registrazioni audio di una delle due scatole nere è già emersa una terrificante verità: come anticipato dal New York Times, il procuratore di Marsiglia Brice Robin ha confermato che ad azionare volontariamente la discesa dell'aereo è stato il copilota Andreas Lubitz, mentre il comandante, uscito dalla cabina di pilotaggio per espletare i propri bisogni fisiologici, tentava disperatamente di rientrarci ma invano, perché il collega dall'interno gli impediva di proposito di aprire la porta. Una situazione che ricorda non poco Pasternak, il primo episodio del film Storie pazzesche... ma si può dire che in questo caso la realtà abbia superato l'immaginazione più sfrenata, ahimè.
Su Blitz quotidiano ho letto una drammatica ricostruzione di quello che i passeggeri devono aver provato negli otto minuti intercorsi da quando il velivolo ha iniziato a perder quota fino allo schianto, man mano che si rendevano conto di ciò che stava accadendo: una di quelle situazioni in cui ti vedi passare l'intero film della tua vita davanti agli occhi della mente in pochi istanti. Ma non oso immaginare la terribile angoscia che deve aver travolto il comandante quando si è reso conto che il suo vice stava per compiere un gesto così inconsulto, portando alla morte sé stesso, lui e decine e decine di persone innocenti e ancora ignare, tra cui sedici studenti, due neonati e una coppia di sposini, mentre lui non poteva far nulla per impedirlo.
L'inchiesta è ancora in corso, ma non credo che nessuno riuscirà mai a capire davvero cosa è passato per la testa di Andreas Lubitz: un mistero che con ogni probabilità il ventottenne tedesco si è portato per sempre nella tomba (mentre il movente di Pasternak risultava chiaro dalla sceneggiatura di Storie pazzesche). Qualcuno ha ventilato l'ipotesi di un plateale suicidio – peraltro non si tratterebbe neanche del primo caso nella storia dell'aviazione commerciale – anche se, come afferma Carsten Spohr, l'amministratore delegato di Lufthansa, «Quando una persona trascina con sé nella morte altre 149 persone, non è suicidio, è un'altra cosa».
Le statistiche assicurano che gli incidenti aerei sono in diminuzione rispetto a pochi decenni fa, che volare è più sicuro rispetto a viaggiare in auto, e che low cost non è affatto sinonimo di risparmio sulla sicurezza, anzi; tutto ciò dovrebbe tranquillizzarmi, dal momento che da qualche mese a questa parte io e il mio amore siamo diventati clienti Ryanair. Ma la sciagura del volo Germanwings dimostra che non ci sono accorgimenti di sicurezza o condizioni meteo che tengano, quando il tuo destino è nelle mani di qualcuno che, per quanto è emerso finora, non esito a definire folle. Purtroppo, a quanto pare, i controlli sulla salute mentale dei piloti si fanno solamente se sono già emersi dei problemi...
[L'immagine del luogo del disastro è tratta da The Wider Image]
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