mercoledì 17 dicembre 2014

Nella mente di una madre

Un caso che nelle ultime settimane sta tenendo l'Italia con il fiato sospeso è quello dell'omicidio di un bambino di otto anni, Andrea Loris Stival, a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa (vicenda esposta e continuamente aggiornata qui su crimeblog.it). A rendere questo delitto, già spaventoso di per sé, ancora più sconvolgente è il fatto che la principale sospettata sia sua madre, la ventiseienne Veronica Panarello, la quale attualmente è in stato di fermo ma continua a proclamarsi innocente. Anche se gli indizi raccolti contro di lei dagli inquirenti sono piuttosto pesanti, per quanto mi riguarda non me la sento di condannarla prima del tempo, a differenza di ciò che tendono a fare in troppi, commentando il caso come se fosse già chiuso. Anzi, vorrei tanto che alla fine la giovane venisse scagionata... ma se davvero fosse stata lei, e poi magari avesse rimosso ogni cosa...? Cosa mai può scattare nella testa di una madre per indurla a compiere un gesto così assurdamente estremo?! Esiste un'idea più atroce rispetto a quella che una donna possa togliere con le proprie mani la vita alla creatura che lei stessa aveva messo al mondo? Io lo trovo inconcepibile... eppure non sarebbe certo la prima volta: purtroppo, e il delitto di Cogne non è che un esempio, casi del genere sono tristemente ricorrenti nelle cronache.
Davanti a interrogativi di questo tipo la mente vaga smarrita, alla vana ricerca di risposte definitive. Non sentendomi in grado di mettere insieme un discorso di senso compiuto su una questione tanto delicata e complessa, mi limito a segnalare alcune opinioni che ho letto al riguardo nei giorni scorsi e nelle quali, a prescindere da quanto mi sentissi d'accordo, ho trovato interessanti spunti di riflessione: in rigoroso ordine cronologico, un articolo scritto alcuni mesi fa dalla giornalista Concita De Gregorio assieme allo psicoanalista Massimo Recalcati a commento di un caso analogo, e ripescato per l'occasione; Deborah Dirani dell'Huffington Post – con un articolo il cui titolo mi ha fatto sussultare, salvo poi rendermi conto di quanto meritasse di essere letto – e poi Luisa Betti sul suo blog bettirossa * donne x diritti; last but not least Daria Bignardi, che tra l'altro mi ha definitivamente convinta a leggere la Medea (a quanto pare il paragone con il tormentato personaggio messo in scena da Euripide è abbastanza scontato, in casi come questo).
Dopo riflessioni così cupe, mi piace concludere linkando un articolo che in qualche modo si ricollega all'argomento di questo post – poiché parla di quanto possa essere impegnativa la maternità – ma che è decisamente più positivo. Mi auguro che nessuno lo trovi eccessivamente fuori luogo...

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