In principio fu Noah Kalina: la sua idea di scattarsi una foto al giorno per sei anni, il tutto senza peraltro mai cambiare espressione né abbozzare un sorriso – e senti chi parla, dirà chi si è cimentato nell'impresa di immortalarmi! ;-) – si è trasformata in un video virale che ha totalizzato milioni di visualizzazioni. In seguito la medesima idea è stata riciclata nei modi più disparati: mi limito a linkare il video di un ragazzo che ha registrato la propria crescita scattandosi un selfie al giorno dall'età di 12 a quella di 19 anni, e quest'altro che documenta un'intera gravidanza, fino al tenerissimo lieto evento finale! :-)
Ma il video più significativo di questo filone mi sembra senza dubbio questo, che ho visto segnalato l'altro giorno sull'Huffington Post: esso si intitola «Una foto al giorno nell'anno più brutto della mia vita» e mostra, con l'accompagnamento musicale dello stesso brano di Carly Comando utilizzato da Noah Kalina, una donna il cui volto e la cui espressione col passare del tempo appaiono segnati sempre più spesso e sempre più visibilmente dalle botte ricevute dal suo partner. La scritta sul foglio che la vittima mostra alla fine vuol dire «Aiutatemi. Non so se arriverò a domani». Per quanto si tratti di uno spot commissionato dall'organizzazione serba B92 Fund, e le lesioni siano semplicemente frutto di un accurato make-up, lo trovo un espediente assai efficace per denunciare la piaga delle violenze domestiche sulle donne.
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