Tra i film del suddetto "filone", a straziarmi maggiormente sono quelli che vedono protagonisti dei bambini: La vita è bella e Il bambino con il pigiama a righe, per citarne due tra i più conosciuti. E in questi giorni nelle sale viene proiettato Storia di una ladra di libri, per la regia di Brian Percival, che oggi mi ha fatto versare un bel po' di lacrime.
Il trailer puoi vederlo qui... ed ecco la trama in sintesi. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale in Germania la giovanissima Liesel (l'incantevole Sophie Nélisse) viene affidata dalla madre (Heike Makatsch, la provocante Mia di Love Actually) ai coniugi Hubermann: Hans (Geoffrey Rush) e Rosa (Emily Watson). Scoppiata la guerra, ai tre si unisce il giovane ebreo Max (Ben Schnetzer), verso la cui famiglia Hans si sente in debito: ecco perché accetta di nasconderlo nella cantina di casa sua per proteggerlo dalle persecuzioni antisemite. Al suo arrivo a scuola Liesel non sa né leggere né scrivere, e per questo viene presa in giro da tutti i compagni fuorché da Rudy (Nico Liersch), il quale si prende subito una cotta per lei. Comunque pian piano la ragazzina impara a decifrare le parole una lettera dopo l'altra e si appassiona sempre di più alla lettura, proprio in un momento storico in cui i nazisti bruciano cataste di libri, considerandoli una minaccia per il regime per via del loro apporto culturale. La moglie del borgomastro accoglie Liesel con affetto e le dà accesso alla ricchissima libreria di suo figlio, prematuramente scomparso; quando però il padrone di casa scopre l'intrusa e la mette alla porta, Liesel prende l'abitudine di intrufolarsi di nascosto per rubare, o meglio prendere a prestito, dei libri che nutrano la sua fervida immaginazione. In seguito accadranno tante cose, e il fatto che la voce narrante del film appartenga nientemeno che alla Morte in persona non lascia presagire nulla di buono... :-/Storia di una ladra di libri è un commovente apologo sull'amicizia, sul coraggio e sul potere creativo e salvifico delle parole. Splendido il personaggio del padre adottivo, interpretato in maniera eccellente da un fuoriclasse come Geoffrey Rush il quale, dopo performance come quelle esibite in Shine, Shakespeare in Love, Il discorso del re e La migliore offerta, non ha certo bisogno di presentazioni. Ma pure la madre adottiva, dietro l'apparenza austera e scorbutica, col tempo mostra di avere un cuore generoso. L'unica nota stonata, in una ricostruzione storica che ho trovato rigorosa e accurata, sono stati i libri e le scritte in inglese che si alternavano a quelli in tedesco: mi rendo conto che il film è di produzione statunitense, ma non mi pare che la cosa abbia molto senso, in un film ambientato nella Germania degli anni '30-'40...
Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, che ho prontamente aggiunto alla mia sempre più lunga lista dei desideri su aNobii! :-)
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