domenica 10 agosto 2025

La giustizia benevolente

Magari avrai sentito parlare dell'enigma dei 17 cammelli. Se non lo conosci, l'economista Stefano Zamagni lo richiama all'inizio del video qui sotto, registrato a Medolla (MO) il 12 aprile 2013... per poi sviluppare tale spunto in maniera davvero interessante e illuminante.

Ecco qui di seguito la trascrizione del parlato.

C'è un cammelliere che sta per morire; decide di fare testamento. Ha tre figli, e scrive nel testamento che al primo gli lascia 1/2 dei suoi averi, al secondo gli lascia 1/4, e al terzo gli lascia 1/6. Avrà avuto le sue ragioni per fare questo [da notare che 1/2 + 1/4 + 1/6 fa 11/12, non 1, NdC]... e muore. I figli aprono il testamento, leggono questo riparto e vedono che l'asse ereditario consisteva in undici cammelli: tutto quello che il padre era riuscito ad accumulare sull'arco della vita, undici cammelli. E iniziano a litigare perché 11 non è divisibile per 2, farebbe 5 e mezzo. Allora il primo dice: «Datemene sei», e gli altri lo contestano. Dice «Come, sei? Hai avuto la fortuna di avere più di noi, accontentati di cinque». Niente da fare: come succede nelle migliori famiglie, litigi. Si passa dalle parole alle mani, dalle mani al pugnale, e questi si sarebbero scannati se, per puro caso, di lì non fosse passato un cammelliere che andava, non conosceva i tre, andava in una certa direzione. Si fa raccontare l'accaduto, avendo visto il trambusto, e a quel punto il cammelliere fa il gesto, e cioè dona – dona, senza essere quindi obbligato – il suo cammello. Allora l'asse ereditario diventa 11 + 1 = 12. Allora 12/2 fa 6, 12/4 fa 3, 12/6 fa 2. Totale 11. A quel punto il cammelliere riprende il suo cammello e procede.
Allora qual è il messaggio, anzi i due messaggi della storia? Primo, che chi pratica il dono non si impoverisce mai. Il cammelliere ha fatto il dono gratuito e non ci ha perso, anzi ha guadagnato. Perché? Perché ha ottenuto la riconoscenza dei tre fratelli, i quali, avendo visto che con quel gesto si sono risparmiati la vita, gli avranno manifestato la loro riconoscenza. Il secondo messaggio è ancora più interessante, ed è che le regole della giustizia... questa è la giustizia perché il testamento ha il valore di legge, quello scritto nel testamento... le regole della giustizia, da sole, non bastano a garantire la pace: i tre fratelli si sarebbero scannati. Nella storia umana quante guerre sono state combattute in nome della giustizia? Tantissime, tantissime. Quindi attenzione quando parlate della giustizia: ci vuole, ma non basta. Ma quando la giustizia si sposa con il dono, col principio del dono, il risultato è ottenuto. Come in questa... Vedete, nella situazione finale le regole della giustizia sono state garantite, perché ognuno ha avuto quello che era scritto, però si è evitato il conflitto tra fratelli.
Ecco allora il punto in questione: noi abbiamo bisogno di declinare il concetto di giustizia benevolente. Non basta la giustizia, ma dobbiamo puntare alla giustizia benevolente, cioè la giustizia che vuole il bene. Mirate, perché se la giustizia non è finalizzata al bene, cosa diventa? Giustizialismo. Sapete cos'è il giustizialismo? Pericoloso: tagliare la testa, come i giacobini fecero dopo la Rivoluzione francese. E quindi ecco perché oggi la vera sfida sul piano questa volta culturale, filosofico e anche politico è che non basta dire «Giusto, giusto». Perché voi potete avere una società giusta dove la gente s'ammazza, oppure dove la gente viene ammazzata, come sappiamo dalla storia: i casi sono tantissimi. Noi dobbiamo mirare alla giustizia benevolente, cioè la giustizia che procede di pari passo con il principio del bene. Perché quando la giustizia e il dono, che sta per carità, marciano assieme, allora si ha sia il benessere sia la pace.

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